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LE TEORIE DELL‟INTERNAZIONALIZZAZIONE

Capitolo II: L‟INTERNAZIONALIZZAZIONE E LA COMPETITIVITA‟

2.3 LE TEORIE DELL‟INTERNAZIONALIZZAZIONE

Oggi le teorie esistenti sull‟internazionalizzazione sono tante, ciò è dovuto ad un livello di globalizzazione che nel tempo è sempre andato ad crescere. Tramite queste teorie si cerca di individuare i presupposti e le modalità con cui le aziende decidono di intraprendere il percorso dell‟internazionalizzazione. Tra i diversi contributi teorici a riguardo, quelli più importanti ed utilizzati sono fondamentalmente tre: l‟eclectic paradigm theory o OLI model (Dunning, 1993), la stage theory e le imprese born global. La prima teoria è quella del cd. Paradigma eclettico di Dunning, il quale sostiene che lo sviluppo internazionale avviene al manifestarsi di tre condizioni: ownership, location e internalization. L‟ownership riguarda il possesso di vantaggi competitivi esclusivi che derivano dalle risorse possedute dall‟azienda (le risorse possono essere tangibili o intangibili, come: le conoscenze, i brevetti, le tecniche produttive). Con localization si intende la dotazione di risorse e le caratteristiche distintive di determinati mercati, come ad esempio un basso costo della manodopera. L‟internalization, infine, si riferisce ai vantaggi che possono derivare dallo svolgimento interno delle attività piuttosto che rivolgersi al mercato. Sulla base di questi vantaggi l‟azienda sceglierà il modo con cui internazionalizzarsi (export, licensing, IDE) e il paese target.

Figura 6: schema della teoria di Dunning (1991)

Fonte: Alberto Onetti – Economia e Gestione delle Imprese Internazionali

La seconda teoria che si analizzerà, la Stage Theory, si è affermata come una delle teorie dominanti sulle modalità di espansione internazionale di un‟impresa. L‟assunto alla base di questa teoria afferma che le aziende svolgono le loro attività di vendita dei prodotti o servizi prima nel mercato interno appartenente al Paese di nascita, solo successivamente a questo momento seguirà una progressiva apertura verso i mercati esteri. Più in particolare, uno dei principali contributi riguardanti la Stage Theory è stato dato da Johansson e Vahlne (1977) e Fosgren (2002), il cd. Uppsala Model. Secondo questo modello si ipotizza che l‟azienda inizi le sue attività internazionali attraverso un impiego modesto di risorse, espandendosi in aree geograficamente e culturalmente vicine a quella di origine; in base ai risultati raggiunti rafforzerà ed estenderà le sue attività in altri territori. Il processo di internazionalizzazione, in questo modo, è un percorso lineare sequenziale che si espande gradualmente attraverso un aumento progressivo delle risorse impiegate e una conoscenza internazionale sempre più approfondita che l‟azienda matura nel tempo; proprio questa conoscenza è considerata di fondamentale importanza per l‟espansione internazionale in quanto porta ad una

INTERNAZIONALIZATION

Internalization advantages (HOW)

Locational

advantages

(WHERE)

Ownership

specific

advantages

(WHO)

crescente comprensione dei mercati esteri. La conoscenza di ogni mercato, infatti, viene acquisita principalmente attraverso l‟esperienza pratica.

Diametralmente opposto rispetto alla Stage Theory è il caso delle aziende born global (Rennie, 1993), il quale ha trovato forte diffusione da vent‟anni a questa parte. Le aziende born global, le quali solitamente sono di dimensioni medio-piccole, fin dall‟inizio della loro attività operano in un contesto internazionale. Spesso le aziende born global operano in mercati ad alto contenuto tecnologico e sono guidate da imprenditori giovani. Anche qui le conoscenze sono di fondamentale importanza, ma il ruolo di protagonista è assegnato all‟imprenditore piuttosto che all‟impresa; infatti spesso gli imprenditori che fanno parte di una realtà born global hanno già avuto modo di maturare una propria esperienza la quale ha insegnato lezioni preziose.

2.3.1 Le modalità di ingresso nei mercati esteri

Le aziende, in base al loro grado di coinvolgimento, complessità e livello crescente di investimenti, possono scegliere in che modo entrare in un mercato estero. Facendo riferimento alle teorie prima analizzate, la stage theory sostiene che il passaggio da una fase all‟altra avvenga in modo sequenziale; mentre le imprese born global, ad esempio, saltano da una fase all‟altra puntando all‟internazionalizzazione diretta. Di seguito verranno analizzate tutte le possibili modalità di ingresso in un nuovo mercato seguendo un grado di coinvolgimento e complessità crescente.

Figura 7: Modalità di Entrata nei Mercati Esteri in relazione al grado di coinvolgimento

Fonte: rielaborazione personale

Le esportazioni sono considerate come la forma di internazionalizzazione più diffusa, in quanto permettono un espansione graduale e prudente, utile soprattutto alle imprese di piccola e media dimensione. Le esportazioni continuano ad essere le modalità scelte dalle aziende per verificare le proprie capacità di internazionalizzarsi, limitando di molto il rischio finanziario associato. Le esportazioni si presentano in forma indiretta e in forma diretta:

 Nelle esportazioni indirette il produttore si serve di operatori indipendenti

collocati nel Paese di destinazione per gestire le operazioni commerciali, non coinvolgendosi quindi direttamente; l‟espansione internazionale perseguita in questo modo richiede un grado molto basso di investimenti.

 Tramite le esportazioni dirette l‟impresa viene coinvolta direttamente tramite la

creazione di una propria rete commerciale (tramite agenti o uffici di rappresentanza). All‟interno della fattispecie delle esportazioni dirette ricade anche il commercio elettronico, il quale risulta di particolare importanza per le aziende di più piccole dimensioni; in questo modo le aziende riescono a promuovere la propria offerta commerciale nel mondo riducendo i costi di comunicazione e di costruzione di una struttura all‟estero.

Esportazi oni indirette Esportazioni dirette Accordi strategici Joint venture Investimenti diretti esteri (IDE)

Con gli accordi strategici si stabiliscono delle intese di medio-lungo termine tra due o più imprese, le quali sono strutturate in modo tale da raggiungere obiettivi specifici. Gli accordi strategici spesso si manifestano con il contratto di franchising o di licenza, permettendo all‟azienda che vuole intraprendere il precorso di internazionalizzazione di accedere alle risorse e alle competenze dell‟altra azienda, sfruttando le conoscenze del mercato e la rete commerciale presente, oltre a ridurre notevolmente l‟impegno finanziario e il rischio imprenditoriale legato all‟attività.

Attraverso le joint venture, invece, l‟impegno finanziario e organizzativo diventa più pressante. Con l‟accordo di joint venture due o più società (le parent companies) costituiscono una terza società per perseguire attività ben precise di comune interesse. Solitamente questi accordi sono stipulati tra l‟azienda che vuole internazionalizzarsi ed un‟altra già operante nel mercato target, in modo tale che la prima posa sfruttare la conoscenza del mercato e la rete distributiva della seconda.

Ultima, e quindi anche più complessa, forma di internazionalizzazione è costituita dall‟investimento diretto estero (IDE) che può realizzarsi tramite la costituzione di una nuova società nel mercato estero (greenfield) oppure acquisendo una società gia operante nel mercato di riferimento (brownfield). Con l‟IDE gli investimenti in termini finanziari, strategici e organizzativi sono estremamente alti, oltre alla piena assunzione del rischio che deriva dal Paese in cui si decide di effettuare l‟investimento.

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