• Non ci sono risultati.

Nell’ambito degli strumenti finanziari derivati si possono individuare diverse tipologie di contratti derivati, di cui le principali sono60:

a) Swap: è un contratto che obbliga le parti a scambiarsi, a date prestabilite, flussi finanziari determinati sulla base di parametri prestabiliti, cioè sulla base del valore che una certa variabile (tasso di interesse, tasso di cambio, azioni e merci) avrà in una determinata data futura.

Il swap più semplice sui tassi di interesse è l’interest rate swap (IRS).

Si tratto di un contratto che, nella sua forma più semplice, prevede che una parte paghi all’altra un flusso determinato sulla base di un tasso di interesse fisso, mentre la controparte paghi un flusso determinato sulla base di un tasso di interesse variabile.

58Commissione per i principi contabili dei consigli nazionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, 2005

59 ALLINI, “Il bilancio secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS: regole e applicazioni”, Giappichelli, 2008

76

Il swap più semplice sui tassi di cambio è, invece, il currency swap. Si tratta di un contratto che prevede lo scambio di flussi di pagamento periodici in due diverse valute, relativamente al capitale e agli interessi a tasso fisso di un prestito denominato in valuta contro il capitale e gli interessi a tasso fisso di un prestito denominato in un’altra valuta. Il swap può avere, anche, come sottostante le azioni, come nel caso dell’equity swap. Si tratta di un contratto che prevede che le parti si scambiano i dividendi ed i guadagni in conto capitale (variazioni di fair value) relativi ad un titolo azionario contro un tasso di interesse fisso o variabile. L’equity swap può essere regolato attraverso la modalità net cash settlement (in questo caso non ci sono scambi di titoli) o con la modalità physical settlement (in questo caso una parte trasferisce i titoli azionari e l’altra una somma di denaro).

Il swap può avere, inoltre, come sottostante le merci, come nel caso del commodity swap. Si tratta di un contratto che prevede che le parti si scambiano il valore di determinate merci.

I swap sono generalmente sottoscritti a condizioni di mercato e, pertanto, inizialmente non comportano esborsi finanziari. I diritti e gli obblighi assunti dalle controparti, tuttavia, si configurano come attività o passività finanziarie e, come tali, devono essere rilevati nel bilancio;

b) Forward: è un contratto a termine che obbliga le parti a scambiare un’attività finanziaria ad una data futura e ad un certo prezzo (prezzo a termine o forward price). In particolare, una parte si assume l’obbligo di acquistare l’attività finanziaria consegnando disponibilità liquide, mentre l’altra parte si assume l’obbligo di vendere l’attività finanziaria incassando disponibilità liquide. Il prezzo a termine (forward price), determinato al momento della stipulazione del contratto, dipende in primo luogo dal prezzo a pronti (spot price) dell’attività sottostante, dalla durata del contratto forward e dal tasso di interesse sui titoli privi di rischio.

I contratti forward più diffusi hanno come sottostante i tassi di cambio su valute, anche se è possibile stipulare contratti forward su qualsiasi attività (es.: titoli di debito, titoli azionari, merci, ecc.).

Nel caso dei forward i diritti e gli obblighi che sorgono in capo alle parti configurano l’esistenza di attività/passività finanziarie, indipendenti dalla attività finanziaria oggetto del contratto. Il valore delle attività e delle passività finanziarie derivanti dal contratto forward varia in funzione dell’andamento del valore dell’attività finanziaria che deve essere scambiata;

77

c) Future: quando i contratti forward sono negoziati in borsa, essi assumono la denominazione di contratti future. Il future è, pertanto, un contratto standardizzato, che viene sempre scambiato su mercati regolamentati;

d) Opzioni: sono contratti che danno il diritto all’acquirente (holder) di acquistare/vendere una determinata attività finanziaria (es.: un titolo a reddito fisso, un’azione, ecc.) ad una data futura e ad un prezzo prefissato. Il venditore dell’opzione (writer), invece, è obbligato a dar corso alla transazione, sulla base della scelta esercitata dall’acquirente dell’opzione.

L’acquirente dell’opzione, tuttavia, paga un premio (premium) al venditore dell’opzione, a causa dell’asimmetria del rischio delle due parti coinvolte.

Le opzioni possono essere:

- opzioni call; - opzioni put.

Le opzioni call danno il diritto all’acquirente (holder) dell’opzione di acquistare ad una data futura una certa attività ad un determinato prezzo.

Il venditore (writer) dell’opzione, pertanto, avrà l’obbligo di vendere l’attività, se l’opzione sarà esercitata.

Le opzioni put, invece, danno il diritto all’acquirente (holder) dell’opzione di vendere ad una data futura una certa attività ad un determinato prezzo. Il venditore (writer) dell’opzione, pertanto, avrà l’obbligo di acquistare l’attività, se l’opzione sarà esercitata. La scelta dell’acquirente dell’opzione di acquistare (opzione call) o di vendere (opzione put) l’attività finanziaria sottostante dipende dall’andamento del fair value dell’attività finanziaria stessa. In tal senso, un’opzione è detta out of the money quando il suo esercizio non è conveniente, at the money quando è indifferente l’esercizio o il mancato esercizio, e in the money quando il suo esercizio è conveniente.

La data indicata nel contratto è detta data di estinzione (expiration date) o scadenza (maturity): le opzioni europee (european options) possono essere esercitate solo alla scadenza, mentre le opzioni americane (american options) possono essere esercitate in qualunque momento durante la loro vita.

Le opzioni, inoltre, possono avere molteplici variabili sottostanti, come ad esempio titoli di debito, titoli azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, ecc. Nel caso delle opzioni il diritto e l’obbligo che nascono in capo alle parti si configurano come attività e passività finanziaria e, come tali, devono essere rilevati nel bilancio. Tale diritto e tale obbligo sono distinti dall’attività finanziaria sottostante e non sono influenzati dalla probabilità

78

che l’opzione venga o meno esercitata. Fino alla scadenza dell’opzione, pertanto, una parte (acquirente) ha un diritto e l’altra (venditore) ha un obbligo: il fair value di questi diritti/obblighi varia in funzione dell’andamento del fair value dell’attività sottostante. Esistono, poi, anche delle altre tipologie, denominate strumenti sintetici, frutto della combinazione di diverse fattispecie di derivati.

I derivati si distinguono, inoltre, in61:

- derivati negoziati su mercati regolamentati (future e alcune opzioni);

- derivati negoziati su mercati non regolamentati, cd. over the counter (OTC) (swap, forward, opzioni).

I mercati regolamentati sono caratterizzati dall’esistenza di regole riguardanti:

i soggetti che vi operano, coloro che vi esercitano il controllo, i beni oggetto degli scambi, la struttura dei contratti e le modalità di formazione dei prezzi, nonché quelle di regolamento dei beni, se previsto. I derivati negoziati in tali mercati sono pertanto di tipo standardizzato, vale a dire con caratteristiche omogenee quanto a prezzo, ammontare unitario, scadenza e termini di consegna.

Nei mercati OTC, i contratti sono invece perfezionati su base bilaterale e personalizzati sulla base delle esigenze dei soggetti contraenti che ne stabiliscono liberamente le varie peculiarità (importo, scadenza, tempistica, ecc.).

L’opportunità di utilizzare gli strumenti finanziari derivati da parte delle imprese che non hanno il loro core business nella gestione dei flussi finanziari (come le imprese industriali commerciali e di servizi non finanziari), si può legare ad alcune specifiche necessità di copertura, o meglio di trasferimento del rischio.

Esistono sostanzialmente due categorie di rischi: il business risk (o rischio operativo), legato all’attività core dell’azienda che si concretizza nel rischio proprio dell’attività imprenditoriale svolta ed è quindi connaturato alla natura dell’azienda (ad esempio è il caso di un’azienda che è esposta al rischio di obsolescenza tecnologica dei suoi prodotti, al rischio che qualche concorrente introduca sul mercato nuovi prodotti di maggior qualità e/o minor costo ecc.) e i rischi finanziari, i quali sono così classificati nei documenti dei principi contabili internazionali:

a) il rischio di mercato (market risk) che include tre tipologie di rischi:

- rischio di cambio, derivante dalle oscillazioni delle parità di cambio tra due valute;

79

- rischio di tasso di interesse, che è connesso alle fluttuazioni del tasso di interesse le quali portano alla variabilità del valore di alcuni strumenti finanziari (ad esempio un finanziamento a medio termine a tasso fisso);

- rischio di prezzo, che deriva dalle oscillazioni del prezzo di mercato degli strumenti finanziari, dovute a cause riguardanti uno specifico strumento, o l’entità che lo emette o cause generali di mercato (ad esempio le variazioni dei corsi di borsa delle azioni); b) il rischio di credito, che si concretizza nell’eventualità che, alle scadenze stabilite nel contratto, la controparte sia insolvente;

c) il rischio di liquidità, (o rischio di finanziamento) è il rischio che l’impresa abbia difficoltà nel reperire fondi per far fronte agli impegni derivanti dagli strumenti finanziari (ad esempio per rimborsare un finanziamento ricevuto).

Il rischio operativo non può mai essere interamente eliminato, in quanto intrinseco alla stessa attività aziendale, per cui l’unica modalità che potrebbe permettere di eliminarlo è costituita dalla cessazione dell’attività imprenditoriale. E’, invece, possibile, tramite l’utilizzo dei derivati, coprire i rischi finanziari, per limitare le fluttuazioni nei risultati prodotte da eventi non strettamente legati alla gestione operativa.

Documenti correlati