In assenza di rilevanti dati archeologici, la documentazione letteraria ed epigrafica - pur essendo lacunosa - restituisce una serie di informazioni sulle strutture giuridiche e religiose del centro.
Come accennato, in merito alla fondazione di Festòs esistono diverse versioni tramandate dalla letteratura: una di stampo dorico trasmessa da Pausania160, secondo il quale “Il re di
Sicione, Phaistos, ritenuto uno dei figli di Eracle, venuto per obbedire ad un oracolo nell’isola di Creta, a fondarvi l’omonima città” e ripresa da Stefano Bizantino161 che cita il mito di Ropalo
“fu fondata da Festo di Ropalo, figlio di Eracle”; e una legata a Minosse e tramandata da
154 SEG XXV, 1018. 155 IGCH 001.
156 CUCUZZA 2005, p. 317; LEFÈVRE -NOVARO 2004, pp. 181-197. 157 LA ROSA 2004, pp. 244-246; CUCUZZA 2005, p. 318.
158 LEFÈVRE - NOVARO 2004, pp. 181-197; CUCUZZA 2005, p. 317.
159 Per questa analisi si rimanda a SANDERS 1982, pp. 20-24. Per l’analisi della Festòs di età romana, LA ROSA,PORTALE 2004, pp. 477-514; ROSSI 2015, pp. 509-518.
160 Paus. II 6, 6-7
35 Strabone162, che narra “Festòs fu l’ultima delle tre città fondate da Minosse”, e da Diodoro163
“Minosse, che dunque fu il primo a regnare sul’isola e a fondarvi non poche città, fu ritenuto il
fondatore di queste tre: Cnosso, Festòs sul mare rivolta a mezzogiorno, Cidonia”.
Si tratta di due linee diverse che hanno anche cronologie differenti: quella di Pausania, infatti, sarebbe la più antica tra le due, dove Phaistos è un eroe pre - dorico, ma non è da escludere una chiave di lettura anti - spartana, soprattutto se si considera che Conone parla di una componente lacedemone nella fondazione della vicina Gortina164.
Altre sono le attestazioni letterarie relative alla topografia e alla toponomastica. La prima menzione è in Omero che nell’Iliade ricorda la città con una menzione nel Catalogo delle navi165, indicata come ‘città ben popolata’ 166, mentre nell’Odissea167 ne indica la posizione
geografica. La stessa è menzionata anche da Strabone168 e ripresa poi da Eustazio169 “Festòs si
trova a sessanta stadi da Gortina, a venti dal mare e a quaranta dal porto di Matala”. Sarà lo
stesso Strabone a dare notizie sulla distruzione del centro170 riportando come “Festòs, fu
interamente distrutta dagli abitanti di Gortina che si impadronirono del suo territorio”.
Altre informazioni restituite dalle iscrizioni sono utili per individuare aspetti pubblici e sacri che spesso si riflettono anche nella monetazione. Un esempio sono le testimonianze sui rapporti di Festòs con Gortina e Cnosso: un primo documento è un decreto di Mileto, che cita anche Gortina, datato al 252 a.C.171 dove si legge del divieto di riduzione in schiavitù dei
cittadini dei centri contraenti, stabilendo i criteri per l’affrancamento e il riacquisto della libertà172. Un altro è il patto di asylìa tra Tenî e Festî173 del 242 a.C., esposto nel tempio di
Poseidone e Anfitrite a Tenio, nel santuario di Apollo Pythios a Gortina e a Lebena.
Tra il 240 e il 222 a.C. si colloca un decreto tra Festòs e Gortina, rispettivamente definite άνω
πόλις e κάτω πόλις e datato dalla presenza del collegio dei Kosmoi, che attesterebbe un
162 Str. X 479. 163 Diod. V 78. 164 Conon FGrH I 26. 165 Hom. Il. II 645-649. 166 Hom. Il. II 648. 167 Hom. Od. III 293-296. 168 Str. X 479.
169 Eust. 91. 170 Str. X 479.
171 IC I, XXIII, 1; GUARDUCCI 1943, pp. 278-261.
172 CASSAYRE 2010, pp. 120-127: nel dettaglio sono tre trattati impostati secondo una struttura comune. Nel caso del decreto di Festòs si vieta l’acquisto di un cittadino della città contraente, tranne se questo è condotto con l’assenso del prigioniero che può riacquistare la libertà rimborsando la somma d’acquisto.
36 rapporto di sympoliteia tra i due centri, anche se non totale174. Questo stesso legame è
riportato nei decreti di prossenia datati al III-II secolo a.C.175.
Un eventuale stato di isopoliteia, quindi, sarebbe entrato in vigore alle soglie del III secolo a.C., e nel 252 a.C. Festòs avrebbe ancora goduto di una certa autonomia, mentre prima del 242 a.C. il centro sarebbe caduto sotto il controllo di Gortina176. Dalla presenza di Festòs in
iscrizioni successive alla guerra di Litto (221-219 a.C.) è stato ipotizzato che i Festî riuscirono a riacquistare una certa indipendenza grazie all’appoggio dei neoteroi gortinî, vincitori del conflitto177, sebbene dovette essere sempre forte l’egemonia di questi ultimi178.
Dalle attestazioni epigrafiche sono desumibili anche aspetti religiosi. Un’iscrizione vascolare da Haghia Triada179, databile al V secolo a.C., attesta il culto di Zeus Velchanos, documentato
a Festòs dal ritrovamento di tegole con il nome della divinità e dalle monete (fig. 6).
fig. 6 - IC I, XXIII, 5, iscrizione su tegola
Oltre al culto della Megale Mater presso il cosiddetto Tempio di Rhea180, per il quale sappiamo
da Nicandro di Colofone attraverso Antonino Liberale181 dell’esistenza di riti di passaggio
maschili e femminili legati al culto di Pan182, è da menzionare un santuario di Apollo che
sembra essere stato in funzione nell’area del Palazzo, come attestato da una base di tripode con dedica a Paian da parte di Semer Diogeneus Kyrenaius183 e datata al III-II secolo a.C.184.
174 GUARDUCCI 1943, pp. 66-73.
175 IC IV, 229; IG IX, 4, 1132. CUCUZZA 1997 propone un abbassamento della cronologia al II sec. a.C. sull’analisi dei caratteri epigrafici.
176 Sembra essere attestato anche un esodo di cittadini festî nel 223-222 a.C. quando Kleidamos, figlio di Sodàmo di Festòs fu nominato cittadino di Mileto, vedi KAWERAU,REHM 1914, pp. 1-3.
177 PLASSART 1921, pp. 1-85; IC IV, 179. Alcune battaglie furono combattute ‘περί Φαιστόν’ (IC I, VIII, 7). 178 Ne è prova la presenza di iscrizioni festie sulle pareti del Pythion gortinio, vedi IC IV, 230.
179 IC I, XXIII, 24.
180 IC I, XXIII, 3; PERNIER 1910, pp. 243-253; DE SANCTIS 1932, pp. 222-226; Secondo CUCUZZA 1993 pp. 21-27, la
Mater sarebbe stata identificata da Nicandro con Leto Phytia.
181 Ant.Lib. XVII; KIRSTEN 1938, pp. 1596-1608.
182 Sull’interpretazione della presenza del culto di Pan a Festòs vedi CUCUZZA 2009. 183 IC I, XXIII, 2.
184 A questa fase si riconducono numerose iscrizioni, testimoni di una fervente attività diplomatica (IC I, XVII 1; IC I, XXIII, 1; IC I, XIV; IC IV, 229; IG XI 4, 1132; IC IV, 230; IC IV, 179).
37 Un culto dedicato ad Artemide è attestato da più iscrizioni di cui una dedicata da L. Antonios
Inbentios185 datata tra il I a.C. e il I d.C., e altre due provenienti dalla stessa area, il primo che
cita Artemis Oxouchias186 e il secondo dedicato da T. Iulius Parmon187, sono riferibili all’età
imperiale.
Infine, sul Christos Effendi è stato rinvenuto un frammento di ansa inciso con le lettere ΘAN e una quarta lettera, probabilmente A, che restituirebbe [A]thana, rendendo plausibile l’attestazione di un culto ad Atena sul rilievo più alto188.