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Prima delle coniazioni cretes

8 C AVEDONI 133; 135; 141 9 S ECCHI 140, pp 334-370.

2.2 Prima delle coniazioni cretes

Per lungo tempo si è pensato che le prime serie prodotte dalle città cretesi, e in particolare Gortina, Festòs e Cnosso, fossero da ricondurre al secondo quarto del V secolo a.C., anche se la data precisa di inizio delle coniazioni è ancora da chiarire82.

In ogni caso, queste sarebbero iniziate quasi un secolo dopo l’introduzione della coniazione dell’argento nel Mediterraneo se si considera la cronologia proposta per l’avvio della monetazione di Egina, generalmente datata intorno alla prima metà del VI secolo a.C. La città, 73 STEFANAKIS 2000, pp. 195-207. 74 STEFANAKIS 2002, pp. 171-189. 75 STEFANAKI 2008, pp. 47-80. 76 STEFANAKIS, TRAEGER 2003, pp. 383-394. 77 PALUCHOWSKI 2011, pp. 299-322. 78 TRAEGER 2005, pp. 411-418. 79 STEFANAKIS 2013. 80 STEFANAKI, STEFANAKIS 2006, pp. 165-190. 81 STEFANAKI, STEFANAKIS 2013, pp. 147-174. 82 Infra, paragrafo 3.2.

52 infatti, è ritenuta tra le prime poleis greche a coniare moneta, anche se ancora oggi ci sono diverse ipotesi circa la periodizzazione delle sue prime emissioni83.

Gli studiosi hanno cercato di spiegare con diverse ipotesi il ritardo nell’inizio della coniazione delle città cretesi, cercando conferme negli avvenimenti storici che coinvolsero l’isola e nell’assenza di miniere d’argento. Quest’ultimo dato è stato considerato come fondamentale dato che il metallo da coniare sarebbe dovuto essere importato, ipotesi supportata anche dall’assenza di ritrovamenti di monete cretesi in argento al di fuori dell’isola84. A tal proposito

anche l’utilizzo della tecnica della riconiazione85 su monete straniere durante IV e III secolo

confermerebbe l’assenza di metallo prezioso da poter essere trasformato in moneta86.

Va considerato, tuttavia, che in queste ricerche87 non si è tenuto conto degli studi del Faure88

il quale ha più volte ribadito la presenza sull’isola di giacimenti metalliferi contenenti argento e piombo, come si evince anche dalle recenti carte geologiche e morfologiche dell’isola. Inoltre, non sono state condotte finora analisi metallografiche per determinare l’origine del metallo, anche se queste sono state più volte auspicate dagli studiosi.

Altra ipotesi riguardante il tardo avvio delle coniazioni è quella proposta dal Price89, che

considera come questo sia stato causato da un divieto legislativo, sebbene manchino riferimenti nelle fonti. Questa tesi si basa sul confronto con la politica adottata a Sparta, ignorando che Creta non aveva un’impronta culturale di stampo dorico. Inoltre, non esisteva una autorità amministrativa centrale che gestisse l’organizzazione economica per tutti i centri e, come evidenziato dalla Polosa90, è improbabile l’adozione di una legge che di fatto avrebbe

83 In un primo studio dell’Holloway (HOLLOWAY 1960, p. 30) viene proposta una datazione intorno alla prima metà del VI secolo, per poi essere circostanziata dallo stesso studioso (HOLLOWAY 1971, p. 16) in un periodo tra 575 e 550 a.C. Il Kraay e la Waggoner hanno poi proposto come periodo il 550-530 a.C. (PRICE, WAGGONER 1975, p.76),

successivamente anticipata dallo stesso Kraay al 575-550 a.C. (KRAAY 1976, p. 3). Si riferiscono invece al 570 a.C.,

data vicina alle prime emissioni di Atene e Corinto, il Kroll e la Waggoner (KROLL, WAGGONER 1987, p. 339); mentre FIGUERA 1981a fa riferimento al 580-550 (FIGUERA 1981a, pp. 65-80; 1993, p. 63). Infra, paragrafo 3.2.

84 Al contrario vi sono diversi ritrovamenti di monete in bronzo di età ellenistica: un tesoretto rinvenuto nel 1961 a Sifno contiene 46 bronzi di Axos e 2 di Gortina; monete di Aptera, Arsinoe e Cnosso sono state rinvenute negli scavi dell’agora di Atene; esemplari provengono anche dagli scavi presso l’Artemision di Delo e a Citera, (vedi STEFANAKIS 1999, p. 248).

85 L’argomento è stato analizzato da G. Le Rider (LE RIDER 1975, pp. 27-56; LE RIDER 1981, pp. 43-45).

86 Sul ritardo nell’avvio della coniazione legato all’assenza di argento si vedano KRAAY 1976, p. 49; THOMPSON 1973, p. 350; LE RIDER 1966, pp. 120-128; SUTHERLAND 1942, pp. 5-12, 15.

87 È questo il caso di Gale e Stos - Gale (GALE, STOS - GALE 1981, p. 185) mentre Garraffo sostiene la sufficienza delle miniere cretesi (GARRAFFO 1974, p. 47)

88 Infra, paragrafo 3.2.1. FAURE 1966 pp. 45-78; 1973 pp. 70-83; 1980 pp. 150-168. Riguardo la presenza di giacimenti di rame grezzo nella parte occidentale dell’isola si veda DAVIES 1935, pp. 266-268.

89 PRICE 1981, p. 461. 90 POLOSA 2003, p. 201.

53 bandito la produzione di moneta ma non il suo uso, vista la presenza di moneta eginetica in circolazione91.

L’utilizzo di moneta straniera prima di quelle di produzione locale è largamente attestato. La più antica testimonianza è rappresentata da un’iscrizione dall’area di Festòs92 databile alla

seconda metà del VI secolo a.C. che in una porzione di testo cita [δια]κατίονς σ[τατɛ̂ρανς], ossia ‘duecento stateri’. Significativi sono anche altri frammenti databili al VI secolo a.C. provenienti da Gortina93 ed Eleuterna94, che contengono le parole όδελός e τριόδελον; ma

come suggerito da M.I. Stefanakis, non è da escludere che questi termini si riferiscano a unità metrologiche, e non a monete in circolazione95. Se si trattasse di monete, queste sarebbero

state usate contemporaneamente con altre unità di valori, tradizionalmente calderoni e tripodi, il cui utilizzo come strumento di misura per gli scambi è attestato almeno fino al III secolo a.C.96.

Iscrizioni di poco posteriori, provenienti da Axos97, Cnosso98, Eleuterna99, Eltyna100 Gortina101

e Litto102, tutte datate tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C., menzionano stateri

(στατῆρανς oppure στατɛ̂ρανς) e dracme (δρακνάς o δρακμάς) e in questo caso i termini dovrebbero riferirsi ad unità monetarie103. Anche la Grande Iscrizione di Gortina, fa

riferimento a sistemi di valore riferibili a monete, in una fase di poco precedente, se non contemporanea, all’apertura della zecca di Gortina104 visto che viene citato il pagamento da

effettuare in stateri105. Se si accetta l’interpretazione di una remunerazione in moneta106,

queste sarebbero straniere e non di produzione locale.

91 Per questa frase cronologica, il Price considera l’ipotesi dell’esistenza di un Koinon già nel V sec. a.C., inteso come una federazione tra le città dell’isola, che attraverso politiche conservative tese a limitarne l’espansione politica e militare, creando un ritardo anche nell’adozione della moneta.

92 DI VITA, CANTARELLA 1978, pp. 429-434; MELVILLE JONES 1993, p. 534, n. 927; SEG XXXIII 908. 93 IC IV 25u, 26 a-b, 34; MELVILLE JONES 1993, p. 28, nn. 44-45; JEFFERY 1990, p. 313.

94 IC II, XII 4 l.3, 9 l.3, KOERNER 1993, nn. 110-111; VAN EFFANTERRE, RUZÈ 1995 nn. 25-83. 95 STEFANAKIS 1999, pp. 249-250.

96 IC IV 1, nn. 1-3, 5-8, 10-11, 14 g-p, 21; VAN EFFANTERRE, RUZÈ 1995, p. 310. 97 IC II, V 9. 98 IC I, VIII 2. 99 IC II, XII 13. 100 IC I X 2. 101 IC IV 46b, 52, 57, 58, 63, 80. 102 SEG XXVI 631 103 POLOSA,PACELLI 2016, c.d.s. 104 WILLETS 1967, p. 9; 1974, p. 27; DAVIES 1996 105 IC IV 72; POLOSA 2005, pp. 128-151.

54 Per gli studiosi, ci sono almeno due importanti evidenze sulla presenza di monete eginetiche nell’isola prima della avvio delle produzione locale di moneta: il tesoretto di Matala107, e il

reimpiego delle monete di Egina come tondelli per le prime emissioni cretesi108.

Riguardo al tesoretto IGCH 001 rinvenuto nel 1943 a Matala - il centro portuale di Festòs - è composto da 71 esemplari (di cui 70 ‘tartarughe’ eginetiche) contenute in un’olpe attica datata alla metà del VI secolo a.C.109. Si ritiene che le monete siano state emesse non prima

del 530 a.C. 110, e che il notevole grado di usura sia indicativo di una loro lunga circolazione

prima della deposizione. Inoltre, anche le officine cretesi coniarono tondelli provenienti da diverse zecche esterne all’isola, ed è stato considerato che le prime serie di Gortina e Festòs, così come quelle poco posteriori di Cnosso e Litto, sono ribattute quasi esclusivamente su tondelli con tipi eginetici.

Come ribadito dallo Stefanakis, la presenza di monete di Egina indica l’esistenza di contatti commerciali tra le due isole, dato confermato anche dalle fonti letterarie111. Seguendo

Erodoto112 i primi rapporti sono da datare al momento in cui gli Egineti aiutarono gli abitanti

di Cidonia - uno tra i maggiori centri cretesi - ad espellere i Samî. Questi, infatti, si erano lì rifugiati nel 524 a.C. dopo essersi ribellati al tiranno Policrate. La loro permanenza durò cinque anni, caratterizzati da prosperità e forte rinnovamento urbanistico, ma nel 519 a.C. gli equilibri mutarono e, grazie all’aiuto della flotta eginetica, essi furono ridotti in schiavitù. Egina era già in conflitto con Samo, poiché quest’ultima ostacolava i commerci della rivale attraverso la pirateria. Strabone aggiunge che i coloni di Egina, una volta stanziatisi a Cidonia, continuarono ad utilizzare il proprio dialetto e alfabeto113. Di fatto non vi sono evidenze archeologiche che

permettono di distinguere l’impronta culturale eginetica e l’unico riferimento è dato proprio dalle monete per le quali è utilizzato l’alfabeto eginetico114 e i tipi - appunto definiti “pseudo-

eginetici” - presenti sulle prime emissioni di questa città.

107 IGCH 001; Si tratta di un tesoretto composto da 71 monete: 70 sono attribubili ad Egina, una probabilmente alla città di Thera.

108 STEFANAKIS 1999, pp. 250-251.

109 PRICE, WAGGONER 1975, p. 337, lo datano intorno al 500 a.C.; per Holloway (HOLLOWAY 1971, p. 14) la data è verosimilmente intorno al 550-525 a.C.; il Kraay (KRAAY 1964, p. 79) indica il 520 a.C. circa.

110 HOLLOWAY 1971, p. 14 teorizza una loro datazione a partire dal 550 a.C. 111 STEFANAKIS 1999, p. 251.

112 Hdt. III 59. 113 Str. IX 6, 16.

114 Vedi anche LSAG 314 L’uso a Creta dell’alfabeto eginetico è attestato per tre lastre tombali, forse riferibili a coloni.

55 I fitti rapporti tra a Creta e Egina sono testimoniati da diversi indizi archeologici e dagli intrecci mitologici115, che restituiscono elementi per poter stabilire che vi furono delle relazioni,

costituite da intensi contatti. Dall’analisi di J. Hicks116 emerge che uno dei modi per poter

ridurre il rischio nell’ambito del commercio era quello di stabilire dei nuclei commerciali - definite come ‘piccole colonie’ - su di un territorio straniero. Anche le espansioni mercantili portarono all’installazione di gruppi stabili, e non si esclude che queste avessero funzioni non solo commerciali. Il loro ruolo poteva avere anche fini militari per controllare territori retrostanti ostili o con il semplice compito di osteggiare geograficamente l’espansione di città rivali. Insediamenti di questo tipo, inoltre, possono fornire contatti con le genti indigene e servire da punti strategici per penetrare commercialmente nuovi territori.

La cosiddetta ‘colonizzazione’ di Cidonia da parte di Egina di cui parla Strabone sembra plausibile - seppur con delle sfumature - a maggior ragione se si considera la precedente partecipazione nel contingente inviato per la fondazione di Naucrati in Egitto117 e il fatto che

Cidonia, per la sua posizione geografica e la disponibilità di risorse118, poteva servire da punto

di sosta lungo la rotta che collegava Egina e il Peloponneso con Cirene e l’Egitto.

È stato ipotizzato che ad un primo insediamento di carattere commerciale abbia fatto seguito una fase di colonizzazione dovuta sia alla crescita della propria popolazione in loco, sia alla necessità di proteggere i propri commerci, principale attività dalla quale dipendeva l’economia dell’isola. L’opportunità presentatasi nel 519 a.C. con i conflitti con i Samî, quindi, non poteva essere trascurata dato che questi stavano occupando le rotte verso l’Egitto, praticando la pirateria119 e competendo direttamente con i mercanti di Egina120.

Con l’espulsione dei Samî nel 519 a.C. è possibile che il flusso di monete eginetiche verso Creta sia aumentato e che vi sia giunto per la posizione geografica dell’isola, sia per la spinta

115 La ninfa cretese Britomarti, ad esempio, era sicuramente venerata a Cidonia come ‘Diktynna’ e ad Egina come ‘Aphaia’ (Paus. II 30, 3; Diod. V 76, 3). Secondo la tradizione mitologica della Creta occidentale, la ninfa

Britomartis / Diktynna saltò in mare per fuggire da Minosse e venne catturata dalle reti dei pescatori (Call. Hymnus in Delum Dian. III 189-205); secondo un’altra tradizione fu portata ad Egina da un gruppo di pescatori

che avrebbero tentato di violentarla durante la navigazione, ma la ninfa riuscì a scappare scomparendo in modo improvviso (Paus. II 30, 3; Ant.Lib. 40, 3).

116 HICKS 1969, pp. 49-52. 117 Hdt. II 178, 2.

118 L’isola di Creta abbondava di legno, tanto che alla fine del V secolo a.C. fornì legno di cipresso ad Atene, e all’inizio del IV secolo altro materiale fu inviato ad Epidauro per il rifacimento del tempo di Asklepios. Vedi MEIGGS, 1982, pp. 98-101, 116-153, 424; CHANIOTIS 1991, p. 101.

119 È da considerare che i Samî avevano acquistato l’isola di Idra dagli Hermioniani e lì avevano creato una prima base per le attività piratesche (vedi KYROU 1996, pp. 31-41), poi trasferita a Trezene (vedi ERODOTO III, 59, 1-10) e,

infine, a Cidonia.

56 commerciale di Egina. Se è vero che queste furono utilizzate dapprima all’interno della comunità eginetica stanziatasi a Cidonia121, questo attesterebbe una diffusione iniziale tra la

compagine cittadina autoctona e nei territori sotto la loro influenza, per penetrare poi nella parte occidentale dell’isola - dove non a caso si trova il centro di Matala - e infine alle grandi città della parte centrale e orientale di Creta122.

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