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La letteratura vista da lontano

2. Il computer e le scienze umanistiche


2.1. Tra metodologie ed epistemologia

2.1.1. La letteratura vista da lontano

The emotions of London

Uno degli approcci quantitativi nello studio della storia del letteratura è definito da Franco Moretti come distant reading. La “letteratura è vista da lontano” perché, come scrive nella prefazione del suo libro lo stesso autore, la distanza è la condizione di conoscenza, con cui si può cogliere la forma specifica delle cose e questo ci permette di identificare pattern e rapporti che sussistono nel modo delle informazioni. Moretti afferma che siamo abituati a studiare la letteratura concentrandoci su un testo letterario di un autore di chiara fama come oggetto raro in un contesto privilegiato lasciando da parte, invece, la produzione esistente tra un opera di particolare pregio e l’altro. Quella produzione, seppur minore in termini di valore artistico o sociale, esiste ugualmente ed è rappresentativa di una fase storica da cui possiamo trarre informazioni relative al consolidamento di un genere, alla geografia umana, ai cambiamenti sociali. Per studiare la storia della letteratura attraverso l’intera produzione editoriale naturalmente non basterebbe una vita, «you invest so much in individual texts only if you think that very few of them really matter. Otherwise, it doesn’t make sense. And if you want to look beyond the canon (and of course, world literature will do so: it would be absurd if it didn’t!) close reading will not do it. It’s not designed to do it, it’s designed to do the opposite» (Moretti, 2000). Dallo studio attraverso la close reading lo studio tradizionale del testo ha portato un bagaglio di conoscenza per cui noi possiamo conoscere autori e opere attraverso ricerche condotte da altri. Possiamo usare una “conoscenza di seconda mano” per creare un patchwork di ricerche condotte da altri. Secondo Moretti tanto più è ambizioso il progetto tanto più da lontano bisogna osservare la produzione letteraria. Distant reading è «a little pact with the devil: we know how to read texts, now let’s learn how not to read them» (Moretti, 2000), in quanto si rinuncia al tradizionale metodologia di studio del testo (close reading) in favore di una visione più ampia che permette di estrapolare conoscenza dalla grande produzione testuale. «Ci vuole un’eternità per raccogliere i dati […] [che] sono indipendenti dall’interpretazione del singolo ricercatore e possono essere ripresi da altri e usati in contesti diversi» (Moretti, 2005), risulta quindi indispensabile un lavoro di cooperazione e di fiducia rispetto a quanto fatto da altri autori. Lo studio di questi fenomeni viene svolto attraverso i pattern dove vengono riconosciute le fasi che si ripetono in cicli di storia lunga che possono poi giovare alla confronto con un breve periodo dove si concentrano anche eventi eccezionali, ma anche essi prevedibili. I grafici le mappe gli alberi possono

aiutarci ad interpretare periodi storici, produzioni letterarie, nascite di movimenti culturali. Da questo punto di vista l’approccio indicato da moretti è affine alla storia sociale e ai cultural studies.

Nella sua rifondazione della critica letteraria e della storia della letteratura fatta attraverso grafici, mappe e alberi la lettura quantitativa fornisce i dati e non le interpretazioni, rappresentati tramite i grafici. Il grafico permette di mostrare allo studioso l’andamento per curve o per bastoni della permanenza dei generi in archi temporali molto estesi proponendo di costruire pattern spesso ricorrenti. Per creare i grafici Moretti si basa sui concetti storiografici di longue durée di Braudel: gli archi temporali degli eventi, delle oscillazioni cicliche e della lunga durata appunto. Esiste una specificità: i cicli sono sempre contenuti nella storia lunga, scatenati da una congiuntura, un evento. Le mappe, forse lo strumento più gradito nella produzione scientifica di Moretti, sono diagrammi che riproducono i mondi immaginari, messi in relazione con le mappe in cui si può vedere il cambiamento dell’impianto urbanistico sulla base dei cambiamenti sociali. «Nel grande laboratorio della storia, di cui le carte ci forniscono a loro modo un diario di bordo - scrive Moretti - la forza “esterna” [di] eventi socio-politici è la variabile indipendente che agisce sulla struttura narrativa e rivela il rapporto diretto tra conflitto sociale e forma estetica». Gli alberi sono da intendersi evolutivi, altri diagrammi quindi che tentano di tradurre la storia della letteratura in una concatenazione di divergenze e convergenze, ramificate come gli alberi nei cui nodi risiedono non i testi come oggetti reali ma i procedimenti, i generi (e la loro nascita). sono diagrammi morfologici dove «si stabilisce cioè una correlazione tra la forma e la storia»: il tronco si costituisce come la scansione temporale che può essere anche centenaria, la parte orizzontale, quella dei rami, accoglie la diversificazione morfologica. In questo tipo di approccio, che come lo stesso 34

In La letteratura vista da lontano Moretti [2005] mostra come forme “egemoniche” di generi letterari inglesi 34

permangono per circa 160 anni, mettendo a confronto la produzione, le vendite e la loro distribuzione in luoghi della terra sottoposti alla colonizzazione inglese, quali ad esempio l’India. altro pattern è quello relativo all’analisi spaziale che all’interno del libro è trattato da due punti vista: uno fa riferimento alla realizzazione di diagrammi che mettono in evidenza le relazioni tra personaggi e luoghi della narrazione in uno spazio immaginario; l’altro sono le mappe reali, la «stilizzazione dello spazio». Moretti prende le mosse da Walter Christaller che descrisse lo spazio urbano come «divisione spaziale del lavoro». Moretti per dimostrare l’importanza di un analisi spaziale e della necessità di studiare la storia della letteratura attraverso le mappe si basa sui racconti di villaggio a cui è possibile applicare l’analisi di Christaller che si dimostra come un’astrazione, uno spazio isotropo. Per quanto concerne gli alberi come diagrammi, Moretti si concentra sulla nascita e l’affermarsi del romanzo poliziesco nell’Inghilterra del XIX secolo ponendo a confronto Conan Doyle con autori coevi mettendo in evidenza come la forma determinata dalla presenza degli “indizi” nella narrazione delle avventure di Sherlock Holmes e di altri racconti decretarono la sua vittoria soprattutto grazie al pubblico. Nelle ramificazioni dell’albero Doyle è presente fino all’apice della chioma, lasciano alle basi dell’albero gli altri autori).

Moretti afferma, che vuole essere una proposta metodologica su cui lavorare, vi è il sacrificio della ricchezza dell’espressione umana perché bisogna portare la varietà della realtà ad una questione di concetti, che per definizione sono poveri: in questa povertà risiede la capacità di gestire meglio le informazioni. Less is more, insomma dove la realtà sta nel meno. La distant reading è la concezione materialistica della forma letteraria in quanto la forma assume un ruolo centrale ed è l’aspetto più importante per una critica sociale della letteratura.

Un esempio è il progetto di ricerca, The emotions of London , condotto da Ryan 35

Heuser, Franco Moretti e Erik Steiner, studiosi affermati nel campo delle Digital Humanities 36

del LitLab della Stanford University. L’esperimento ha puntato a mettere in evidenza i sentimenti percepiti nei confronti di alcuni luoghi di Londra attraverso lo sguardo dell’analisi della produzione narrativa a cavallo dal XVIII al XX secolo. Questa mappatura dei sentimenti, realizzata attraverso l’approccio della Sentiment Analysis, è nata da due progetti già portati avanti negli anni precedenti di estrazione delle informazioni geografiche all’interno dei testi. Nell’Atlas of the European Novel, 1800 -1900 Franco Moretti (1999) aveva mappato i luoghi apparsi nelle opere di alcuni scrittori del XIX e XX secolo, creando una connessione tra la letteratura e lo spazio. In modo particolare, per il progetto Emotion of London, sono stati selezionati i luoghi londinesi relativi alle ambientazioni dei romanzi e dei racconti di Dickens e le scene del crimine di Conan Doyle. L’atlante però non raccontava quali sensazioni ed emozioni restituivano i luoghi né la sensazione attuale derivante dalla lettura di questi testi. Insieme all’atlante di Moretti vennero riprese le ricerche condotte da Ben Allen, Cameron Blevins, Ryan Heuser, and Mat Jockerse che, grazie all’aiuto di un gruppo di studenti e ricercatori che usarono lo strumento del topic modeling , estrassero dati geografici dai 37 romanzi dell’Ottocento ambientati a Londra.

Il progetto è descritto dai tre autori all’interno di una pubblicazione in open access che mostra grafici e dettagli 35

della ricerca condotta. Lo studio è inserito nel contesto del LitLab dei Stanford e nella sua forma sperimentale, trattandosi di lavoro da “laboratorio”, è pubblicato nella sessione Pamphlet < https://litlab.stanford.edu/ LiteraryLabPamphlet13.pdf>

La scuola americana è più incline alla unificazione degli ambiti visto che spesso i progetti di ricerca dei 36

laboratori toccano discipline con ambiti scientifici differenti.

É un particolare tipo di text-mining sui testi in linguaggio naturale che crea pattern ricorrenti attorno ai temi

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Naturalmente i due database sono stati incrementati includendo l’analisi di circa di circa 5.000 romanzi inglesi pubblicati tra il 1700 e il 1900 da cui si notò subito che le ricorrenze dei 38

toponimi presenti all’interno dei romanzi stessi crescevano esponenzialmente nell’arco del tempo fino a divenire densissimi nell’ultima parte del XIX secolo. Alla prima fase di raccolta dati ne seguì la successiva di ulteriore selezione fino alla classificazione di 382 località di Londra che avessero almeno 10 menzioni all’interno del corpus per essere considerate rilevanti. Vennero dunque estrapolati circa 15.000 passaggi che includevano un “nome-luogo” specifico al centro, circondato da cento parole precedenti e cento parole a seguire. Questi cluster vennero sottoposti alla lettura di un campione di studenti e laureandi a cui venne chiesto di dare una definizione dei sentimenti provocati dai passaggi letti su una scala che andava dallo “spaventoso” al “gioioso”. I dati vennero messi a confronto con i dati computati da un programma di Sentiment Analysis per creare pattern utili alle successive valutazioni. Buona parte delle citazioni tratte fanno riferimento alla zona della City e del West End attribuendo valori negativi, legati alla paura, alla prima e di tranquillità alla seconda. Nel “Discorso di Londra” sono scomparse le periferie.

Secondo i ricercatori Londra può essere divisa in tre aree letterarie: «three literary geographies, then: the sharp, active foreground of current events; the hazier, subjective background of the narrated world; and the impersonal layer of a quasi-normative discourse (Figura 1.1.1). The data are then rearranged in Figura 1.1.2, to show the elective affinities between the three geographies and the social configuration of London» (Heuser, Moretti, Steiner 2016).

Il lavoro di ricerca non è ancora finito ma ci pare un caso interessante perché pone al centro la percezione del lettore, le emozioni del pubblico e le loro relazioni con i luoghi, puntando ad un nuovo scenario che è quello della «semantica dei luoghi». Va detto che dal punto di vista narratologico inoltre l’esperimento condotto dal LitLab mette in evidenza che le polarità quali background, caratterizzazione dei personaggi e genere non sono legate al solo fattore temporale ma anche per quello spaziale, geografico, a consolidamento della teoria della necessità di utilizzare le mappe e i diagrammi spaziali tipici della distant reading.

Secondo quanto analizzato i studiosi sono riusciti ad evidenziare una naturale crescita della produzione infatti 38

si contano 304 opere per il periodo 1700-49, 1.079 opere per 1750-99, 1.290 opere per 1800-49 e 2.189 opere per 1850-99.

L’informatica Umanistica o se vogliamo le Digital Humanities mostrano così una natura che è epistemologica e metodologica per le scienze umane che intendono occuparsi sia dell’oggetto reale, il testo in quanto prodotto dell’estro creativo dell’uomo, sia delle collezioni di testi, nel senso di collezione di dati, di informazioni che sono condizione di conoscenza. L’umanista che deve interpretare i dati può farlo avvalendosi della tecnica e della tecnologia, potendo prendersi carico di modellare un’enorme quantità di informazioni, fatto impensabile anche solo 20 anni fa.