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Linguaggio e Afasia

Nel documento Hughlings Jackson neurologo (1835 - 1911) (pagine 70-74)

Oltre ad indicare un cambio di rotta nello studio sull’epilessia, H.J. diede il proprio contributo anche alla patologia che più di ogni altra era il simbolo della nascente pratica neurofisiologica, l’afasia.

Comunemente si identifica come punto di svolta nella localizzazione della facoltà del linguaggio l’opera di Paul Broca (1824 – 1880). Seguendo la strada intrapresa da Franz Joseph Gall (1758 – 1828) e dai precedenti lavori di Jean- Baptiste Bouillaud (1796 – 1881), nel 1861 Broca presenta il proprio modello localizzazionistico, finalmente “scientifico”, di fronte alla Société d'Anthropologie di Parigi. Il suo lavoro rappresenta il compimento naturale del nuovo atteggiamento verso le funzioni cerebrali:

La doctrine des localisations cérébrales était la conséquence naturelle du mouvement philosophique du dix-huitième siècle, car le temps n’était plus où l’on pouvait dire sans hésitation, au nom de la métaphysique, que, l’âme étant simple, le cerveau, en dépit de l’anatomie, devait être simple aussi. Tout ce qui concernait les rapports de l’esprit avec la matière avait été mis en question, et au milieu des incertitudes qui entouraient la solution de ce grand problème, l’anatomie et la physiologie, jusqu’alors réduites au silence, devaient enfin élever la voix.51

Di quale facoltà Broca indicava la localizzazione? Non della facoltà del linguaggio generale, di cui cautamente evitò di azzardare una esatta posizione sulla corteccia cerebrale. Sostenne di aver individuato il centro dell’articolazione del linguaggio, cioè l’aspetto più propriamente meccanico-esecutivo dell’intera facoltà. Il disturbo individuato da Broca prenderà infatti anche il nome di «afasia motoria»: è bene sottolineare però che Broca non si spinse mai ad affermare in

51

71 modo chiaro che parti della corteccia avessero funzioni motorie. L’elemento di maggiore novità fu sicuramente la localizzazione di una funzione in un solo emisfero. Quella che verrà chiamata “area di Broca” si situa infatti nella terza circonvoluzione frontale sinistra:

Deux faits son peu de chose lorsqu’il s’agit de résoudre une des questions les plus obscures et les plus controversées de la physiologique cérébrale ; je ne puis toutefois m’empêcher de dire, jusqu’à plus ample informé, que l’intégrité de la troisième circonvolution frontale (et peut-être de la deuxième) parait indispensable à l’exercice de la faculté du langage articulé.52

Il primo articolo di H.J. in risposta alle novità sui disturbi del linguaggio proposti da Broca risale al 186453. Ricostruire come e quando H.J. sia venuto a conoscenza dei lavori di Broca è un nodo difficile da sciogliere, già affrontato da Samuel H. Greenblatt54 e in modo diverso da Harrington55 . Quattro anni dopo, nel 1868, sia Broca che H.J. parteciparono all’incontro della British Association for the Advancement of Science tenutosi a Norwich. H.J. presentò un articolo intitolato On

the physiology of language, founded on facts supplied by cases of diseases of the brain il 24 agosto, seguito il giorno seguente dall’articolo di Broca On the seat of the faculty of articulate language. Anche in questo caso non ci sono evidenze nè

di un incontro o dibattito tra i due medici, nè che l’uno avesse partecipato alla presentazione dell’altro56.

Riprendendo l’articolo del 1864, si può notare nel testo come H.J. attribuisca al suo collega una versione dell’ipotesi della localizzazione più marcata rispetto alle

52 Broca 1861b, p. 406. 53 Hughglings Jackson 1864b. 54 Greenblatt 1970. 55

Harrington 1987, trad. it. 1994, pp. 229-230.

56

72 parole di Broca stesso, che all’epoca ancora non aveva delimitato il linguaggio al solo emisfero sinistro in modo netto:

M. Broca believes that disease of the brain on the left side only produces loss of speech; and, if I were to judge from the cases under my own care, I should think so too.57

Già in questo scritto si evince la resistenza di H.J. a localizzare una facoltà così ampia in una zona precisa. Mantiene al contrario un atteggiamento cauto e neutrale. In parte dovuto ai pochi casi ancora esaminati, ma soprattutto a causa del fatto che nel 1864, ancora agli inizi del suo lavoro, H.J. non collegava direttamente l’emiplegia e l’afasia riducendoli ad un disturbo della stessa natura, bensì all’ ostruzione di una arteria cerebrale in comune:

M. Broca points out a particular part of the brain, where, he believes, the faculty of speech resides; but I can only surmise that it is in some part of the brain supplied by the left middle cerebral artery.58

Sarà il lavoro di William Broadbent sull’emiplegia (1835 – 1907) a fornirgli il punto di partenza. Per trattare un disturbo fisico, come la paralisi unilaterale, e un disturbo “mentale”, come la perdita del linguaggio, sullo stesso piano. Broadbent aveva evidenziato che le parti più colpite dalla paralisi erano quelle innervate unilateralmente, ed esclusivamente, dall’emisfero contro laterale. Le parti del corpo che sfuggivano alla paralisi erano invece quelle che riuscivano a muoversi solo assieme alla corrispondente parte opposta del corpo, cioè quelle innervate bilateralmente da entrambi gli emisferi. H.J. ritenne di trovare in queste osservazioni la conferma che i movimenti più specializzati, e quindi più volontari,

57

Hughglings Jackson 1864b, p. 572.

58

73 erano rappresentati solo unilateralmente, a differenza di quelli più automatici e involontari, al contrario rappresentati da entrambi gli emisferi. Ciò era dovuto, secondo H.J., ad una necessaria specializzazione “verso l’alto” dei movimenti volontari, i primi ad essere lesi dall’emiplegia. Lo stesso principio si poteva quindi adattare all’altro disturbo unilaterale, l’afasia59. Grazie al contributo di Broadbent era possibile trattare il linguaggio come movimento specializzato, distinguendo questo tipo di movimenti dal semplice uso dei muscoli fonatori:

Broadbent’s hypothesis – a verified hypothesis – is, I think, essential to the methodical investigation of affection of speech. Let me give at one an illustration of its value. It disposes of the difficulty there otherwise would be in holding (1) that loss of speech is, on the physical side, loss of nervous arrangements for highly special and complex articulatory movements, and (2) that in cases of loss of speech the articulatory muscles are not paralysed, or but slightly paralysed.60

L’ipotesi di Broadbent contribuì quindi all’elaborazione dei principi generali di H.J. sull’evoluzione e la dissoluzione, con riguardo particolare alle sindromi unilaterali: poteva essere dimostrata in diversi casi di epilessia ed emiplegia ed allo stesso modo nei casi di difetto della parola. I sintomi di perdita della parola e i quelli più comuni associati alle convulsioni potevano così essere messi in analogia:

The facts that the speechless patient is frequently reduced to the use only of the most general preposition “yes” or “no” or both; that he may be unable to say “no” when told, although he says it readily in reply to questions requiring dissent; that he may be able ordinarily to put out his tongue well, as for example to catch a stray crumb, and yet unable to put it out when he tries […]

59

cfr. Harrington 1987, trad. it. 1994, pp. 237-238.

60

74 and many other facts of the same order, illustrate exactly the same principles

as do such facts from other cases of disease of the nervous system.61

Il fatto di considerare le affezioni del linguaggio alla stregua di qualsiasi altro disturbo neurologico – riconducibile in ultimo ad problema nel sistema sensori- motorio generale – lo porta ad escludere anche in questo caso la presenza di una “facoltà” ben definita, optando per una visione che invece ricorda più una concezione emergentista della capacità linguistica:

It is, I think, because speech and perception are preceded by an unconscious or subconscious reproduction of words and images, that we seem to have “faculties” of speech and of perceptions, as it were, above and independent of the rest of ourselves […] The evidence of disease shows […] That Will, Memory etc. “come from below”, and do not stand autocratically “above” governing the mind.62

Il punto della riproduzione inconscia o subconscia della mente introdotto da questa citazione sarà analizzato più avanti. Prima di entrare nei dettagli del complesso pensiero jacksoniano sui disturbi del linguaggio, il prossimo paragrafo affronterà gli elementi generali più importanti: cosa intendeva H.J. per linguaggio, e come di conseguenza considerò le sue patologie in base alla dottrina della dissoluzione.

Nel documento Hughlings Jackson neurologo (1835 - 1911) (pagine 70-74)

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