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L’ECONOMIA DEL DISCORSO NELLA LINGUA SPAGNOLA

4. Il linguaggio figurativo

Particolare importanza riveste, inoltre, l’uso del linguaggio figurativo. Nel lessico delle lingue moderne, si riscontra una proliferazione di significa- ti figurativi, per ogni significato letterale. Dalla fusione della polisemia con la

2 A tal proposito Martinet afferma che: «Si può concepire l'evoluzione linguistica come governata da un'antinomia permanente fra le necessità di comunicazione dell'uomo e la tendenza che egli ha di ridurre al minimo la sua attività mentale e fisica. Qui, come altrove, il comportamento umano è soggetto alla legge del minimo sforzo, secondo cui l’uomo consuma energia solo nei limiti necessari a raggiungere i fini che si è proposto. […] Ad ogni stadio dell’evoluzione si realizza un equilibrio fra i bisogni della comunicazione, che esigono unità più numerose e più specifiche, ciascuna delle quali appaia meno frequentemente nell’enunciato, e l’inerzia dell’uomo, la quale porta ad usare un numero ristretto di unità di valore più generale e di impiego più frequente» (Martinet, 1966: 197-198).

polilessematicità, nasce quel meccanismo chiamato idiomaticità, considerato lo strumento economico per eccellenza (Pamies, 2018). Un’unità fraseologica risultante dall’unione di due o più elementi, comporta un risparmio sull’asse paradigmatico, in quanto non rende necessario coniare una parola per designare una nuova realtà, ma al tempo stesso si verifica una perdita sull’asse sintagma- tico, dovuta all’uso di una combinazione di parole, anziché di una soltanto, per esempio mercado negro, utilizzata per descrivere la vendita illegale di beni o ser- vizi. La fraseologia spagnola contiene innumerevoli espressioni polirematiche, formate da più elementi che costituiscono un insieme non scomponibile, il cui significato complessivo è autonomo rispetto ai singoli costituenti, e che dunque comporta il risparmio di creare nuove parole per designare ogni nuovo referente.

5. L’ellissi

Nell’uso della lingua l’economia linguistica si traduce soprattutto nell’el- lissi o soppressione di elementi linguistici, con il fine di snellire l’enunciato, eliminando tutto ciò che viene considerato superfluo (Cascón Martín, 1995). No- nostante l’ellissi, gli enunciati costituiscono dei messaggi che possono essere fa- cilmente decodificati dal destinatario, poiché la situazione comunicativa fornisce tutti gli elementi necessari a garantirne la corretta comprensione. L’ellissi sintat- tica può essere anaforica, se si riferisce ad un elemento precedentemente citato, cataforica se rimanda a cose di cui si parlerà in seguito (Mortara Garavelli, 1993: 382-384) o esoforica se fa riferimento ad un’immediata situazione comunicativa, con funzione deittica (Korzen, 2017: 109).

L’ellissi verbale, ovvero la soppressione del verbo, è molto comune nella lingua parlata, e può avvenire in varie situazioni, per esempio come risposta a un enunciato precedente, in quanto è il contesto a permettere l’eliminazione di quanto già espresso. Cascón Martín a riguardo propone il seguente esempio:

—¿Qué te han traído los Reyes? — Un coche de bomberos (1995: 116).

Si può, inoltre, ricorrere all’ellissi in espressioni che si basano su fattori pragmatici o situazionali. Per esempio una persona affamata può semplice- mente esclamare:

—¡Un restaurante!

affinché le sua esigenza di alimentarsi venga compresa da chi gli sta ac- canto. Come si può immaginare, sono numerose le frasi esclamative e interro- gative di questo tipo che utilizziamo negli interscambi comunicativi quotidiani.

mento, di augurio, di raccomandazione, di richiesta, di rifiuto e di ammirazione, in cui si riscontra l’uso dell’ellissi verbale, (alcune si lessicalizzano e diventano dei fraseologismi):

—Por favor.

—Palabra de honor. —Cuidado, el coche. —Mucha suerte.

Si può sopprimere il verbo sia quando svolge una funzione copulativa:

—¿Quién ha llegado? —Antonio. —Sí, muy guapo. Y, además, inteligente.

sia quando funge da predicato, principalmente in frasi esclamative:

—¡Tú a lo tuyo! —¡Mujer, tú por aquí! —Yo, lo que digan todos. —¡A las once, a casa, chicos! —¡Niños, a la cama!

In spagnolo, come in italiano, si possono elidere anche altri elementi co- stitutivi dell’enunciato, come per esempio il soggetto, preposizioni, congiunzio- ni, articoli, copule. Si considerino espressioni quali:

—No importa.

—Es en piso de al lado.

Molto frequente è anche il caso di soppressione di un attributo:

—Ya está

Oppure dell’oggetto:

—¿Está llegando? —Supongo. —No estoy muy segura. Depende.

O ancora dell’avverbio di modo:

Infine, è frequente la soppressione del verbo in un enunciato negativo, in

cui ci si

limita al no che lo introduce:

—Porque a otro lugar no, pero al cine...

In determinati casi, lo spagnolo prevede l’omissione dei sostantivi che contengono un’informazione già nota:

—Camarero, dos de vino.

Si possono sopprimere i determinanti, soprattutto nei proverbi o negli annunci pubblicitari:

—A lo hecho, pecho.

—Agua pasada no mueve molinos. —Se vende garaje en buena zona.

In spagnolo si omette il possessivo quando esprime una condizione già conosciuta dagli interlocutori:

—Me voy a casa.

—Dile a papá que me he llevado la llave.

Inoltre, si può sopprimere il complemento indiretto:

—Si fueran ustedes tan amables…

Nello spagnolo colloquiale, si può omettere la particella che denota le frasi esclamative o interrogative:

—¡Cosa más linda!

—¿Dónde está mi hermano? —No lo sé, ¿por?

È, infine, molto comune la soppressione dell’ausiliare, soprattutto nelle perifrasi col gerundio:

Un altro meccanismo linguistico strettamente correlato all’economia della lingua, è l’uso dei pronomi. «El pronombre no expresa en general, nada nuevo. Sin

embargo simplifica y flexibiliza considerablemente la expresión evitando una enojosísima y constante repetición del sustantivo» (Seco, 1985: 42).

È particolarmente criticata l’abitudine dei politici spagnoli che, per trasmet- tere un’immagine politicamente corretta, usano espressioni antieconomiche qua- li españoles y españolas, andaluces y andaluzas4, pur essendoci una regola di

neutralizzazione di genere, la cui funzione è quella di evitare la ripetizione nei plurali.

6. Conclusioni

A questo punto è il caso di dire che la continua riduzione di parole e frasi potrebbe anche comportare il rischio di difficile comprensione degli enunciati prodotti. Ecco perché, accanto alla legge del minimo sforzo, opera quella della massima chiarezza. Questa tendenza, comune a tutti i sistemi semiotici, conduce l’uomo a dare alle parole e frasi usate nella comunicazione un aspetto strutturato, al fine di permetterne il rapido riconoscimento. Pertanto, per garantire la distin- guibilità delle parole, forme troppo piccole o non trasparenti nella loro struttura, vengono sostituite da nuove parole, derivate, composte o prese in prestito da altre lingue.

Se le frasi usate durante una comunicazione avessero tutte la stessa strut- tura sintattica, lessematica, e la stessa intonazione, il flusso verbale diverrebbe monotono e l’interlocutore potrebbe rapidamente distrarsi. Per evitare ciò si fa ampio uso dell’enfasi, che però alla lunga comporta, come effetto collaterale, l’usura di determinate strutture, e la loro necessaria sostituzione.

Oltre alle leggi del minimo sforzo, della massima chiarezza, e dell’effica- cia comunicativa, esiste anche una necessità culturale che arricchisce e aggiorna, e quindi in un certo qual modo modifica le lingue. La necessità di dare un nome a nuove conoscenze e connotazioni, nonché a concetti più sintetici, comporta l’abbandono di elementi lessicali divenuti ormai obsoleti.

Parole esistenti possono assumere nuovi significati, per esempio coche5

era una parola usata per designare una specie di carro coperto, con quattro ruote, trainato da muli o cavalli, mentre attualmente, almeno in Spagna, si riferisce principalmente ad un veicolo a motore con quattro ruote, utilizzato per traspor- tare persone.

4 Si veda https://www.diariodesevilla.es/rastrodelafama/expresion-andaluces-andaluzas- llegara-lengua_0_1181882348.html.

Si inventano nuove parole, per esempio alunizaje o pymes (acronimo che sta per pequeñas y medianas empresas), si introducono prestiti6 o calchi7 da altre

lingue, per esempio elite/élite, dal francese élite, il neutrino, parola inventata da Enrico Fermi per designare una particella subatomica, il nordamericano melting

pot, tradotto in castigliano crisol de razas, mentre le parole antiquate restano

relegate nei dizionari, come per esempio gli arabismi almojarife, almotacén, e

almud, per citarne solo alcune.

Tuttavia, se la lingua di una comunità cambiasse costantemente, di giorno in giorno e da individuo a individuo, senza alcun freno, non sarebbe possibile comunicare. Anche le lingue, per poter funzionare hanno bisogno di una certa stabilizzazione, di cambiamenti frenati e codificati.

Consapevole di questa necessità, Antonio de Nebrija, nel prologo alla sua

Gramática de la lengua castellana, prima grammatica stampata in una lingua

romanza, pubblicata nel 1492, poco prima della scoperta del Nuovo Mondo, dichiara:

Y porque mi pensamiento y gana siempre fue engrandecer las cosas de nue- stra nación, y dar a los hombres de mi lengua obras en que mejor puedan em- plear su ocio, que ahora lo gastan leyendo novelas o historias envueltas en mil mentiras y errores, acordé ante todas las cosas reducir en artificio este nuestro lenguaje castellano, para que lo que ahora y de aquí adelante en el se escribiese

pueda quedar en un tenor y extenderse en toda la duración de los tiempos que

están por venir. (1980: 100-101)

L’Economia e la Linguistica operano come tutte le scienze, identificando determinati oggetti di studio, descrivendoli, classificandoli, spiegandoli e inter- pretandoli. Da questo punto di vista sono scienze empiriche, in quanto osserva- no, analizzano e interpretano la realtà, ma avendo come obiettivo principale il comportamento degli esseri umani, hanno un valore predittivo limitato. Il valore dei beni, come quello delle parole può variare da individuo a individuo, da luo- go a luogo, da epoca ad epoca, ma affinché una società prosperi più o meno pacificamente, e la comunicazione interindividuale funzioni, è necessario che i cambiamenti economici, sociali e linguistici vengano costantemente monitorati. Sia le risorse economiche che linguistiche presentano una grande varietà, che ne rende difficile, anche se indispensabile, la normativizzazione, al fine di in-

6 La parola ”prestito” è un termine di origine commerciale, che in linguistica designa, metafo- ricamente, il tarasferimento di elementi lessicali da una lingua all’altra. Lázaro Carreter (1968) lo definisce «elemento lingäístico (léxico, de ordinario) que una lengua toma de otra, bien adaptán- dolo en su forma primitiva, bien imitandolo y trasformándolo más o menos»

ventariale come patrimoni sociali, da amministrare con la massima cautela, per proteggerne l’identità.

BiBliografia

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DURKHEIM, PARETO O MARX (!)?