LA MUDULARITA’ COME ARCHITETTURA DEI PRODOTT
8.2 LIVELLI DI MODULARITA’
Diversi studi confermano che la quantità di prodotti personalizzati (o speciali) è in crescita rispetto ai prodotti "standard".
Questo è dovuto in generale all'inasprirsi della competizione, che spinge le aziende a fare sempre di più e meglio per soddisfare i bisogni ed i desideri di ogni singolo cliente. La crisi degli ultimi anni ha quindi ulteriormente favorito questa tendenza.
Purtroppo realizzare prodotti personalizzati (o speciali) causa una grossa perdita di efficienza alle aziende e questo è in contrasto con l'altro grande imperativo di questi
anni, cioè ridurre i costi per poter realizzare prodotti competitivi e che si possano vendere anche nei paesi in via di sviluppo.
Il crescente impegno richiesto dai prodotti speciali alla progettazione, evidentemente, va a sottrarre tempo e risorse allo sviluppo dei nuovi prodotti, rallentando quindi l’innovazione.
L’unico modo per aumentare la varietà proposta al mercato (varietà buona), senza far esplodere la varietà interna (varietà cattiva), è quello di rendere modulare l'architettura dei prodotti.
Architettura modulare significa che esistono dei "mattoncini" che possono essere combinati tra loro in molti modi per realizzare prodotti finiti diversi. L'esempio migliore di architettura modulare è quello della Lego, che nel 1949 lanciò sul mercato gli "automatic binding bricks", cioè i famosi mattoncini che possono essere utilizzati per costruire moltissimi oggetti diversi e che ancora oggi a più di 60 anni di distanza sono attuali e capaci di generare profitto.
L'architettura modulare sembra essere l'evoluzione naturale di molti tipi di prodotti e questo accade perché la modularità porta benefici innanzitutto ai clienti. Pensiamo ad esempio alla bicicletta, che oggi è un prodotto modulare ed aperto: noi possiamo infatti scegliere i componenti che preferiamo acquistandoli dai migliori produttori al mondo e realizzare a costi ragionevoli la "nostra" bicicletta, diversa da tutte le altre biciclette esistenti al mondo. Chi non vorrebbe questa possibilità per le automobili, gli elettrodomestici e tutti gli altri prodotti?
Il mercato spinge quindi in direzione della modularità e le aziende devono pertanto essere in grado di prevedere e prevenire questi cambiamenti.
Nel cammino verso l'architettura modulare, si possono identificare 4 livelli di "modularità", caratterizzati dal fatto che il passaggio da un livello a quello successivo richiede una certa discontinuità:
-Nessuna modularità: l'azienda progetta e propone sul mercato prodotti chiusi,
ognuno diverso dall'altro anche per quanto riguarda l'architettura interna;
-Modularità interna: l'azienda propone al mercato prodotti non configurabili, però
identifica e gestisce alcuni moduli standard che vengono riutilizzati su più prodotti (ad es. lo stesso motore elettrico o la stessa impugnatura su una famiglia di utensili elettrici);
-Modularità esterna: dopo aver introdotto l'architettura modulare, l'azienda permette
ai propri clienti di configurare i prodotti durante il processo di acquisto (questo ad es. avviene per l'acquisto di un computer o di un’automobile);
-Modularità aperta: l'azienda produce piattaforme aperte, con interfacce standard che
possono essere utilizzate per realizzare prodotti finiti combinandosi anche con prodotti di altri fornitori (ad es. la bicicletta).
L'introduzione della modularità interna è volta soprattutto a cogliere benefici per l'azienda in termini di riduzione dei costi di prodotto. Un altro effetto positivo è la maggior facilità di evoluzione delle famiglie di prodotti. Con l'architettura modulare è infatti possibile far evolvere ogni modulo in maniera autonoma, limitando significativamente tempi e costi dell'innovazione (e anche delle modifiche).
L'introduzione della modularità interna può avvenire per piccoli passi ed è innanzitutto una forma mentale della progettazione, che quando realizza qualcosa di nuovo, fin dall'inizio lo pensa per poter essere utilizzato su più prodotti. E' comunque necessario un progressivo adeguamento sia della struttura della documentazione di prodotto (ad es. disegni organizzati per moduli e non per l'intero prodotto), che del processo produttivo (i moduli vengono infatti costruiti in modo autonomo e poi "assemblati" nel prodotto finito).
L'introduzione della modularità esterna, cioè di prodotti configurabili, ha invece impatti soprattutto sul processo di vendita e sulla successiva gestione dell'ordine cliente. Rendere configurabili i prodotti permette infatti di ampliare enormemente la propria gamma prodotti.
Il problema è allora quello di "portare" tutta questa varietà fino al cliente, mettendolo in grado di scegliere il prodotto migliore in modo sufficientemente semplice. Diventa quindi necessario progettare il "dialogo commerciale", cioè la sequenza di scelte che verrà proposta al cliente per configurare il prodotto.
Gli obiettivi in questo caso sono due:
-guidare il cliente in un processo di configurazione semplice;
-ottenere configurazioni valide (ad es. configurando un'automobile non deve essere possibile avere contemporaneamente cambio automatico e cambio manuale).
E' inoltre necessario fornire al cliente strumenti adeguati per creare le configurazioni di prodotto (generalmente chiamati configuratori commerciali di prodotto).
Un altro impatto non trascurabile della modularità esterna deriva dal fatto che ogni ordine configurato è diverso da tutti gli altri e questo richiede l'adeguamento della supply chain, che deve funzionare secondo questa nuova logica.
La modularità aperta, tipica dei prodotti maturi, nasce quando cominciano a diffondersi regole di interfaccia che permettono di utilizzare gli stessi componenti su prodotti realizzati da aziende diverse. Le aziende allora devono modificare l'architettura dei propri prodotti per adeguarsi ai nuovi standard, ma soprattutto alcune aziende si specializzeranno esclusivamente nella produzione di componenti, divenendo presto molto competitive nel loro settore e rendendo impossibile per i produttori "generalisti", utilizzare i propri componenti. Questo è già avvenuto ad esempio nel settore della bicicletta dove i principali moduli (ad es. telaio, cambio, freni, ...) sono spesso realizzati da fornitori diversi da chi assembla la bicicletta.
Poiché l'evoluzione verso l'architettura modulare sempre più spinta è un trend ineludibile per molti prodotti e poiché i suoi impatti sono così profondi e richiedono tempi lunghi, noi crediamo che ogni azienda dovrebbe affrontare fin da subito questo
tema, sia per coglierne al più presto tutti i vantaggi, sia soprattutto per non trovarsi impreparata nei confronti delle inevitabili mosse dei concorrenti.
CONCLUSIONI
In ambito edilizio prima della prefabbricazione la produzione di componenti veniva fatta direttamente in cantiere; la differenza del concetto di prefabbricazione come lo intendiamo oggi è dunque lo spostamento del processo di produzione dei componenti edilizi in un luogo che, grazie a un processo serializzato di lavorazione dei materiali, ne riduce i costi.
Costruire in prefabbricato può essere ritenuto “Semplice” inteso come privo di complessità, è un aggettivo di difficile attribuzione in ambito architettonico poiché l’architettura intesa come sistema di elementi concorrenti ad una forma, ed a molteplici requisiti prestazionali, non può che risultare complessa. L’architettura non può dimostrarsi facile, l’attributo “facile” non è adatto ad essere l’aggettivo di un sistema e non è nemmeno un sinonimo di semplice.
Con costruire semplice si intende scegliere la tecnologia e i materiali atti ad apportare minore complessità possibile al progetto, poiché il progetto architettonico è necessariamente provvisto di complessità. Semplicità dunque che in questo senso è fondamentale per ridurre costi e tempi di costruzione. I tre elementi che operano nel campo della semplicità sono i materiali, le tecnologie e i mezzi di progettazione, produzione e assemblaggio. La riduzione di costi e tempi nel campo dei materiali è intesa come scelta dei materiali che non necessitino di molte lavorazioni, provenienti da risorse locali, riciclati. Semplice nel campo delle tecnologie significa invece una riduzione di costi e tempi di produzione e costruzione tramite un processo industrializzato, significa autocostruzione e riduzione dell’ uso di mezzi meccanici. Semplici dovrebbero essere anche i mezzi di progettazione, produzione e assemblaggio, ossia i processi che permettono la trasformazione delle esigenze di
progetto in disegno esecutivo e di effettiva realizzazione. Questi processi sono spesso facilitati da software che aiutano a contenere la complessità già dalla prima fase di sviluppo.
All’interno della progettazione architettonica attuale, la ricerca tecnologica per il raggiungimento di migliori prestazioni energetiche ed economiche nei complessi abitativi di nuova costruzione è quella che ha avuto un maggior sviluppo e capacità di individuare nuovi sistemi costruttivi innovativi.
Attraverso lo sviluppo dei sistemi di valutazione prestazionale per il raggiungimento degli obiettivi in campo economico ed ambientale, la ricerca sostenibile tecnologica è riuscita a mettere in atto un’evoluzione dei metodi costruttivi tradizionali sviluppando materiali e sistemi di nuova generazione. L’approccio progettuale all’interno del processo realizzativo risulta inoltre anch’esso trasformato grazie all’introduzione del concetto di sviluppo sostenibile: questo principio specifica la necessaria ricerca di sistemi architettonici che non siano progettati per la sola situazione temporale presente, bensì si approprino dell’obiettivo di costruire un futuro possibile. La scelta dei materiali e conseguentemente delle tecnologie diventa in questo senso il tema centrale di una progettazione architettonica sostenibile che si scompone nell’analisi della provenienza, della costruzione, dell’uso e della futura trasformazione.
Il concetto di sostenibilità diviene dunque un mezzo per dare maggiore leggibilità all’aggettivo semplice. Gli attributi “sostenibile” e “semplice” non sono vicendevol- mente sinonimi ma hanno in comune la potenzialità di essere obiettivi difficili da perseguire, che necessitano di un’approfondita ricerca tecnologica e di una scelta accurata dei materiali; sono entrambi principi che lottano contro un architettura complessa ed immobile. Le finalità della progettazione a sistemi modulari possono essere svariate: riduzione di costi e tempi, proprietà insite della produzione prefabbricata, attenzione alla sostenibilità, progettando non solo per il presente ma mantenendo in considerazione il futuro, ottenimento di un processo realizzativo più chiaro e rigoroso. Inizialmente la prefabbricazione semplice ha avuto origine dallo sviluppo di processi realizzativi leggeri che sono stati concepiti per una maggiore
attenzione all’ambiente circostante, ad esempio in contesti dove era necessario preservare la naturalità del luogo; dallo studio specifico di materiali e tecnologie che potessero essere adatti a contesti particolari, come cantieri isolati e indipendenti, in luoghi estremi, difficili da raggiungere, con situazioni climatiche problematiche o in zone colpite da emergenze umanitarie; da un processo progettuale che interessi ambienti di piccole dimensioni per poter mantenere sotto controllo tutte le fasi e gli attori coinvolti nella realizzazione di un edificio; o dall’approfondita ricerca di una facile procedura di montaggio, la stessa che ha prodotto costruzioni primitive quali capanne, tende o rifugi in cui la primaria esigenza rimane quella di essere un riparo sicuro.