9.1 URBANISTICA E PREFABBRICAZIONE EDILIZIA
Dal 1800 in poi, quasi tutte le grandi città hanno continuato ad accrescersi in modo insensato e sregolato, e solo negli ultimi decenni le isolate voci d’ allarme hanno assunto la fisionomia più concreta di studio ragionato e di indagine metodologica, alla ricerca di regole e di strumenti nuovi che possano consentire una qualità di vita urbana più dignitosa in un habitat umanizzato.
Le città non si possono abbandonare come macchinari logori: esse hanno una parte troppo importante nel nostro destino, perché rappresentano il punto di massima concentrazione dell’ energia e della cultura di una comunità, sono il simbolo delle relazioni umane integrate.
Ma è ormai evidente a tutti che le masse urbane prive di ogni ordine e controllo, create dalle forze politiche ed economiche dell’ ultimo secolo, non possono più svolgere questo ruolo comunitario fondamentale: la socialità della vita umana è stata tradita proprio dalle città, che dovrebbero esaltarla, e questo processo di disintegrazione e demoralizzazione rischia di divenire inarrestabile.
La struttura stessa delle città deve quindi essere recuperata e rifondata per ricondurre a dimensioni di vita più adeguate. A questo fine la prefabbricazione edilizia, nei confronti dell’ambiente urbano, rappresenta nello stesso tempo uno strumento di eccezionale utilità ed un grosso rischio: il suo impiego tende infatti ad esaltare l’impostazione urbanistica dell’intervento nel quale essa viene utilizzata, conferendo un carattere unitario, nitido, preciso, risultando urbanisticamente corretta, ed accentuando forzature e freddezza in caso contrario.
Da poco più di 150 anni si parla di urbanistica, e solo in epoca molto più recente di legislazione urbanistica. Nata soprattutto per salvare la collettività del caos provocato
dal rapido crescere delle popolazioni, e dal loro concentramento nei grandi centri, l’ urbanistica ha avuto inizialmente la funzione di coordinarne lo sviluppo in stretto rapporto con la trasformazione dei nuclei urbani preesistenti.
Divenuta materia d’ insegnamento nelle università europee da poco più di cinquant’anni, ha pertanto una storia relativamente recente, anche se è dall’inizio dell’ ottocento che fermentano idee innovatrici. Negli ultimi decenni, pur senza aver potuto evitare la crescita delle megalopoli moderne, ha dato vita ad innumerevoli centri e città satelliti, ed anche a nuove capitali, quali sempre con un diffuso impiego della prefabbricazione edilizia.
Un tempo architettura e umanistica erano tutt’uno: l’Acropoli, il foro, il Duomo, erano il cuore di città a misura d’uomo. Si trattava difatti di interventi urbanistico architettonici che si possono considerare a se stanti. Oggi l’urbanistica tende giustamente ad anteporsi all’ architettura che ne diviene un numero. D’ altra parte recenti e significative eccezioni si hanno in Brasile, ove l’urbanistica ma soprattutto l’ architettura ha dato il via ad un’ espressione formale e tipicamente architettonica ove la personalità di Le Corbusier architetto ha prevalso su quella di Le Corbusier urbanista.
Da un lato I principi politico sociali hanno indirizzato gli urbanisti di tutto il mondo e sono andati sempre più evolvendosi, modificandosi soprattutto negli ultimi decenni per esprimere nuove formulazioni, è ovvio che una trasformazione di fondo delle tecniche organizzative non poteva mancare di avere una grande influenza non solo sull’aspetto dei singoli edifici ma anche sul loro coordinato raggrupparsi in soluzioni urbanistiche.
La casa è oggi concepita un elemento a se, nucleo edilizio inserito nel verde. Mentre ci si affida al computer anche calcolare comportamento futuro dell’uomo e si fanno indagini sull’evoluzione del modo di vivere delle future generazioni, ci si rende conto che le previsioni di modelli dei modi di comportamento umano sono i più difficili da prevedere correttamente. Se da un lato la vera tendenza alla ricerca di novità e ad una integrazione sociale di diversi strati della società è in continua evoluzione, dall’altro vi è l’istinto dell’uomo a mantenere e difendere la propria individualità.
L’area di intervento pubblico nel settore edilizio è quella nella quale la prefabbricazione edilizia può esplicarsi con maggiore ampiezza ed utilità e Dove può esserci maggiore influenza anche sulle infrastrutture necessarie. Fatte tutte queste premesse, si può concludere che l’uso corretto della prefabbricazione edilizia come strumento di relazione e di realizzazioni urbanistiche comporta essenzialmente:
-che possono verificarsi le condizioni contestuali;
-che si tenga conto del cambiamento di scala conseguente all’impiego di procedimenti di tipo prefabbricato, che consentono la realizzazione rapida delle grandi quantità di edifici in serie;
-che deve riflettersi necessariamente anche nell’impostazione urbanistica recuperando con la dimensione e di rapporto dei valori planivolumetrici le caratteristiche qualitative, che non possono più affidarsi ai sono particolari architettonici ne, tantomeno, ad una estrema variabilità di linguaggi formali che si risolvono spesso in senso di disordine mentale, anche se singolarmente validissimi;
-che si proceda ad una corretta finalizzazione del prodotto edilizio cui la prefabbricazione può e deve essere in grado di rispondere puntualmente, anche per ciò che riguarda un certo grado di flessibilità d’uso degli spazi interni;
-che non si trascurino le considerazioni di economia realizzativa, per ciò che riguarda sia la pianificazione degli interventi e delle loro fasi, che la coordinazione dei tempi degli spazi e la definizione delle forme e delle giaciture degli edifici secondo una logica di cantiere.
L’ edilizia prefabbricata ha come compito prioritario quello di ridurre i costi e i tempi di costruzione e non si può giudicare negativamente una tecnologia costruttiva solo perché è stata semplice nel formarsi. Tra il 1945 ed il 1955 la Francia che, per prima in Europa, aveva già dato un contributo pionieristico con le case prefabbricate, ha prodotto alloggi prefabbricati su larga scala. Non sempre si sono realizzate delle belle architetture ma hanno dato un contributo fondamentale al processo costruttivo della prefabbricazione consentendo di costruire case che altrimenti, per la mancanza di manodopera, si sarebbero potute realizzare in misura estremamente inferiore.
È evidente che, anche se ogni edificio non può essere ideato a perfetta misura d’uomo, esso deve comunque rispondere a criteri di funzionalità e correttezza progettuale se si vuole parlare di benessere nel senso più lato, e non solo di tecnica e di economia. Quasi tutti paesi europei si sono mossi in direzioni analoghe, facendo spesso riferimento agli esempi ed all’ esperienza francese, sviluppando quasi sempre realizzazioni coerenti con le proprie specifiche tradizioni architettoniche, urbanistiche, culturali. La prefabbricazione ha così assunto caratteri diversi nelle diverse aree europee, personalizzandosi e differenziandosi, a dimostrazione ulteriore della flessibilità potenziale dello strumento tecnologico. È stato così possibile realizzare complessi di grande coerenza progettuale, validissimi anche dal punto di vista architettonico. Ne sono conferma gli esemplari quartieri che molto spesso si ammirano in Danimarca o in Svezia, ove più spesso che altrove le caratteristiche della prefabbricazione vengono coraggiosamente accettate in contesto di estrema semplicità poste alla base di una progettazione che punta decisamente sul cambiamento di scala l’intervento; in Svizzera e in Germania, ad esempio, l’architettura è stata subordinata alla tecnica producendo panorami monotoni ed allineati che sembrano non avere via d’uscita ed è per questo che è in atto da alcuni anni un diffuso lavoro di ricerca formale: lo scopo è quello di risolvere la frattura fra tecniche d’architettura, mettendo in relazione diversi sistemi di variabili di elementi tipo stanno dando già notevolissimi risultati. Anche in Italia esistono esempi di realizzazioni di edilizia prefabbricata di buon livello, sia nel settore pubblico che privato, nell’ambito dei quali spesso sono risolti problemi formali ed architettonici meglio di quelli urbanistici; si assiste spesso ad un capovolgimento di quella che dovrebbe essere la corretta metodologia: si finalizzano cioè singole capacità o possibilità produttive, anziché studiare il fine ultimo della produzione atto a coordinare ed organizzare una struttura produttiva globalmente efficiente.
Il problema dell’edilizia generale e della residenza in particolare deve anzitutto avere alle spalle la volontà politica di risolverla con l’individuazione la programmazione di commesse che ne giustifichino e valorizzino l’impostazione.
L’ edilizia prefabbricata non può e non deve essere identificata come negazione dell’architettura e dell’urbanistica ma come strumento tecnico per avviare anche nel
settore edile tale metodologia produttiva conseguendo miglioramenti qualitativi accompagnati da riduzione dei costi di tempi. Si può affermare che numerosi sono ormai in Europa i complessi urbanistici o edifici speciali realizzati con edilizia prefabbricata che si presentano come esempi di architettura e di funzionalità e nel quale l’elemento ambientale si integra con l’architettura, trasformando il semplice concetto estetico, che identifica l’architettura stessa con la pura espressione formale, per introdurre il concetto in scala diversa di coordinazione di volume ed entro spazi attrezzati.
Si tratta di tradurre nuovi strumenti costruttivi in nuove espressioni di forma e quindi di architettura, in un insieme coerente regolato dall’urbanista, tenendo conto di tutti i contenuti potenziali della prefabbricazione.
Solo in tal modo si potranno ottenere, in minor tempo ed a più basso costo, edifici per l’uomo integrati in contesti ambientali nei quali l’architetto e l’ urbanista abbiano potuto esprimere quanto sono in grado di dare la cultura e la tecnica di oggi.