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Livello d’astrazione delle produzioni durante la lettura congiunta

Capitolo 3 LA CONVERSAZIONE CON I BAMBINI CON DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO

3.1 L’ambiente comunicativo dei bambini con DSL

3.1.4 Livello d’astrazione delle produzioni durante la lettura congiunta

Recentemente alcuni studi hanno indagato i contenuti delle produzioni durante la lettura congiunta madre-bambino con DSL. La dimensione di astrazione (vs. concretezza) del linguaggio usato dai genitori (abstract language, Blank, Rose, Berlin, 1978; decontextualized language, Danis, Bernard, Leproux, 2000; Heath, 1982; Snow, Ninio, 1986;) viene considerata di supporto ai successivi apprendimenti scolastici di letto-scrittura (Snow, 1991). In particolare, il livello più alto di astrazione del linguaggio, l’inferenza e il ragionamento, aiuta i bambini a manipolare le informazioni del libro in un modo più sofisticato e, alla lunga, ad affrontare gli apprendimenti del secondo ciclo della scuola elementare (Heath, 1982). I bambini sono portati a riflettere sul perché certi eventi accadono nella storia, a collegare gli eventi del libro alle esperienze personali e a formulare valutazioni e previsioni.

Poiché gli studi longitudinali documentano che i bambini con disturbo di linguaggio sono a rischio per gli apprendimenti di letto-scrittura (Botting, Simkin, Conti-Ramsden, 2006), diversi ricercatori in questi anni hanno esaminato la dimensione di astrazione vs. concretezza presente nel linguaggio utilizzato dai genitori. Questo filone di ricerca è relativamente recente quindi gli studi non sono focalizzati solo sui bambini con DSL ma coinvolgono bambini con disturbo di linguaggio (DL) di varia natura. Tuttavia, data l’importanza di questo aspetto per la lettura

congiunta si è scelto comunque di sintetizzare i risultati più importanti. I dati empirici forniti da questo crescente corpus di ricerca suggeriscono che i genitori utilizzano un linguaggio meno astratto con i bambini con DL rispetto ai bambini con sviluppo tipico di linguaggio.

Pruett e Armstrong (2000) hanno confrontato i livelli di astrazione dei genitori di bambini con DL (3;6-4;1) e con sviluppo tipico di linguaggio della stessa età durante la lettura congiunta. La dimensione di astrazione vs. concretezza è stata codificata secondo 4 livelli: percezione, analisi della percezione, inferenza e ragionamento. I risultati mostrano che più del 50% delle frasi dei genitori dei bambini con DL utilizza il livello più basso d’astrazione (percezione: etichetta mento, conta, colazione di oggetti o personaggi del libro), contro il 15% degli altri genitori; inoltre solo il 4% delle frasi dei primi è codificato con il livello più alto d’astrazione (ragionamento: predire, definire, spiegare), contro il 16% del totale delle frasi dei genitori di bambini con sviluppo tipico di linguaggio. Questi risultati trovano conferma in uno studio di 4 casi di bambini di età diverse ( da 4 a 7 anni) con DL durante quattro sessioni di lettura congiunta. Le madri e i bambini utilizzano un’alta percentuale di frasi al livello di astrazione più basso (83% e 55% rispettivamente i le diadi con bambini di 4 anni e le diadi con bambini do 6-7anni). Delle stesse diadi riviste dopo un anno (Vander Woude, Koole, 2000) quelle con bambini con DL sia espressivo che recettivo mostravano approssimativamente le stesse proporzioni di alto e basso livello di astrazione dell’anno prima (71% prima rilevazione e 69% un anno dopo), nonostante i bambini avessero prestazioni linguistiche (rilevate con i test standardizzati) migliori. Gli stessi risultati sono emersi raccogliendo informazioni in proposito attraverso un questionario distribuito a 239 famiglie, delle quali più della metà con bambini con DL dai 3 ai 5 anni (Marvin, Wright, 1997). Nonostante non emergano differenze significative tra i gruppi in molti aspetti dell’attività di lettura (ad esempio la frequenza della lettura durante la settimana) le famiglie con bambini con DL hanno risposto di fare meno domande ad alti livelli di astrazione (es. “che cosa succederà adesso?”) significativamente rispetto alle altre famiglie. Infine, Crowe (2000) ha analizzato le domande materne durante tre sessioni di lettura congiunta genitore-bambino di 3 anni con DL, sulla base del livello di astrazione. Tutte e 5 le madri hanno usato domande concrete (sì/no, etichetta mento, descrizione) e nessuna domanda astratta (perché, cosa succederà).

Nel complesso, i risultati esposti delineano un quadro variegato di non facile interpretazione. In sintesi, si rilevano più differenze che somiglianze tra l’input linguistico e comunicativo rivolto ai bambini con DSL rispetto a quello rivolto ai bambini con sviluppo tipico, appaiati sai per età cronologica che per livello linguistico. Nello specifico, i genitori di bambini con DSL utilizzano più enunciati direttivi, tendenzialmente formulano più domande chiuse e con bassi livelli di astrazione e producono poche riformulazioni degli enunciati del bambino, rispetto ai genitori di bambini con sviluppo tipico di linguaggio. Il fatto che negli studi con i bambini con percorsi di sviluppo linguistico tipico questi aspetti dell’input adulto si associno produzioni linguistiche infantili migliori ha aperto un dibattito tra i ricercatori in relazione all’adeguatezza dell’ambiente linguistico di cui usufruiscono i bambini con DSL. In altre parole, anche se si esclude un’origine ambientale del disturbo specifico di linguaggio, i ricercatori si chiedono se queste caratteristiche comunicative linguistiche delle comunicazioni rivolte ai bambini con DSL contribuiscano al suo rallentamento. Sulla base dei risultati esposti, alcuni autori hanno ipotizzato che l’ambiente linguistico dai bambini con DSL siano più povero di quello a disposizione dei bambini con sviluppo tipico. In relazione alla bassa frequenza di riformulazioni da parte delle madri con DSL, Nelson e Welsh (1998) suggeriscono che molti dei problemi nell’acquisizione del linguaggio di questi bambini si possano ricondurre all’ambiente linguistico di cui usufruiscono piuttosto che alle ridotte capacità d’apprendimento. In proposito, Fey e coll. (Fey, Cleave, Long, 1997; Fey, Cleave, Long, Hughes, 1993) hanno proposto un percorso di training per i genitori di bambini con DSL finalizzato ad incentivare l’utilizzo dei recast nelle conversazioni quotidiane con i loro bambini. Al termine dell’intervento i bambini che mostravano i migliori progressi linguistici (dopo 5 mesi) si associavano a genitori che producevano 2 recast al minuto; al contrario, i bambini che mostravano scarsi o nulli miglioramenti linguistici avevano genitori che continuavano a fare meno di 1 recast al minuto. Questi risultati e quelli simili provenienti da altri studi (Camarata, Nelson, Camarata, 1994) confermano un’idea di non adeguatezza delle produzioni dei genitori ai bisogni linguistici dei bambini con DSL.

Una riflessione di questo tipo è stata espressa anche da Leonard (1998) in riferimento agli studi

Leonard ipotizza che i genitori compensino la carenza linguistica dei loro bambini sostituendosi ad essi invece che stimolandone la partecipazione. Tuttavia, come emerge dagli studi sopra presentati, in un ottica bidirezionale dell’interazione non si possono interpretare correttamente le differenze conversazionali emerse tra i genitori senza considerare l’influenza delle limitazioni linguistiche dei bambini con DSL sull’interazione stessa (van Kleeck, 2003; Yaden, 2003).

3.2 La partecipazione dei bambini con DSL alla conversazione e la