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come se per ragionare avessimo proprio continuamente bisogno di individuare linee di divisio- ne. Infatti spesso ci serviamo di ‘de-finizioni’, operazioni che sta- biliscono confini tra concetti e tra parole e ci consentono di usare bene quei concetti e quelle pa- role: mettere confini ci serve per dare un senso alle cose. Il tema dei confini è ed è stato trattato negli anni da numerosi autori, ar- tisti, progettisti ed ognuno di loro ha contribuito a definire, a proprio modo, un concetto cosi tanto va- sto da aver innescato polemiche e scontri - anche militari - da tutto il mondo. Per questo motivo ho trovato interessante rivolgere la mia attenzione su questo tema e a partire da una fase di analisi e ricerca approfondita ho definito i punti essenziali del mio progetto. Indispensabile, a questo punto, è definire il confine a partire dall’eti- mologia e dal significato originale.

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Una linea che separa e allo stesso tempo unisce.

In genere consideriamo il confi- ne soprattutto dal punto di vista del diritto internazionale e della geografia politica: il confine è la linea che separa uno Stato da un altro. Il concetto, però, ha un’ori- gine diversa e soprattutto ha un impiego molto più vasto: abbia- mo bisogno di ‘confini’ anche per organizzare il nostro pensie- ro. Il concetto è chiaro: confine è la linea lungo la quale corre una divisione, una separazione, una discontinuità. Però, dato che la divisione avviene lungo una linea, quella è al tempo stesso anche una linea di contatto: bisogna dunque tenere presente che un confine qualsiasi non solo sepa- ra, ma anche unisce. In natura, poi, non esiste discontinuità, e, quindi, qualsiasi confine, qualsi- asi limite è puramente artificiale e convenzionale. Spesso usiamo la parola confine e i suoi sinonimi in senso figurato e metaforico,

DAAR

“School for girls in Shufat refugee

camp, Jerusalem”, 2014

come se per ragionare avessimo proprio continuamente bisogno di individuare linee di divisio- ne. Infatti spesso ci serviamo di ‘de-finizioni’, operazioni che sta- biliscono confini tra concetti e tra parole e ci consentono di usare bene quei concetti e quelle pa- role: mettere confini ci serve per dare un senso alle cose. Il tema dei confini è ed è stato trattato negli anni da numerosi autori, ar- tisti, progettisti ed ognuno di loro ha contribuito a definire, a proprio modo, un concetto cosi tanto va- sto da aver innescato polemiche e scontri - anche militari - da tutto il mondo. Per questo motivo ho trovato interessante rivolgere la mia attenzione su questo tema e a partire da una fase di analisi e ricerca approfondita ho definito i punti essenziali del mio progetto. Indispensabile, a questo punto, è definire il confine a partire dall’eti- mologia e dal significato originale.

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"Abitare il confine" è il mio pro- getto di tesi rivolto ai rifugiati e all'esigenza di avere spazi di ri- cezione interamanete dedicati a costoro che si ritrovano costretti a dover ricominciare una nuova vita in un paese completamente diverso da quello in cui sono nati. Il 2015 è stato un anno in cui ci siamo ritrovati di fronte al mondo con immagini strazianti e storie di centinaia di migliaia di profughi stipati in imbarcazioni di fortu- na, cercando di raggiungere le rive più sicure dall'altra parte del mondo. Nella maggior parte dei casi, per chi ce l'ha fatta, il viaggio all'estero è stato solo l'inizio di un lungo viaggio via terra, immagini che ci hanno molto toccato . Nel 2015 , l'UNHCR ha rivelato che il numero di sfollati, costret- ti a livello mondiale ha superato quasi i 60 milioni, una cifra che supera quella del numero di sfollati durante la seconda guer- ra mondiale . Decine di migliaia di nuovi rifugiati che vagano in tutta Europa , che si spostano da una apertura di confine alla prossima, innescano numerosi sforzi di volontariato e iniziative dei cittadini volte a fornire un sostegno immediato a queste persone.Eppure la volontà di fornire un aiuto a lungo termine è temperata dalla preoccupazione per l'impatto dell'immigrazione di mass. Presi tra il mostrare solidarietà e riconoscere i senti-

menti pubblici anti-immigrazione, l'Unione europea e i singoli paesi stanno lottando per le risposte alla crisi dei rifugiati . Negli ultimi anni l'UNHCR ha osservato che i rifugiati sono sempre più inse- diati nelle città . Oggi , più della metà di tutto il mondo 20 milioni di rifugiati vivono in aree urbane, dato che potrebbe aumentare a dismisura. Solo il 10 per cento dei 4,7 milioni di rifugiati siriani registrati vivono attualmente nei campi. Tutti gli altri risiedono in aree urbane, peri- urbane e rurali . Questo sviluppo ha spinto l'UNHCR a riorientare e svilup- pare nuove politiche per assi- stere i rifugiati che vivono in aree urbane . I rifugiati in città sono più dispersi rispetto a quelli nei campi profughi per questo la creazione di tutti i tipi di nuove sfide, soluzioni durature sono ne- cessari per problemi di alloggio, assistenza sanitaria, istruzione, lavoro, integrazione e molti altri settori. Questo significa che sia le città di ricezione che i rifugiati in arrivo devono adattarsi a una nuova realtà.

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I rifugiati che cercano asilo in un paese ospitante sono limitati nelle loro possibilità . Essi hanno limitato l'accesso al lavoro , pochi soldi da spendere, e talvolta an- che la loro libertà di movimento è limitata . Le famiglie sono la- cerate e richiedenti asilo, vivono in circostanze di culto difficile

che consentono poca o nessu- na privacy personale. Inoltre, se l'asilo è poi concesso il grande compito di integrazione deve ancora iniziare correttamente, e affinchè ciò avvenga passeran- no molti mesi se non anni dopo l'arrivo. Instaurare rapporti umani risulta difficile in tali circostanze.

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Quando i rifugiati in cerca di asi- lo arrivano nel paese ospitante, sono desiderosi di iniziare una nuova vita. Tuttavia, nella mag- gior parte dei paesi europei, fino a quando non è concesso l'asilo, i rifugiati sono limitati in ciò che possono fare. Le leggi e le diffi- coltà finanziarie in cui si trovano queste persone spesso limitano i richiedenti asilo nelle loro pos- sibilità di muoversi, di accedere all'istruzione, al lavoro o impe- gnarsi in altre attività C'è spesso un sacco di attesa durante il pro- cesso dei richiedenti asilo. Que- sta attesa provoca grande stress, come il passare dei mesi in cui i rifugiati e i loro figli sono costretti a sprecare il loro tempo nei rifugi. Questo tempo perso potrebbe essere utilizzato in modo più ef- ficace avviando il processo di integrazione nella nuova società. Come possono i rifugiati conti- nuare a crescere personalmente durante questo periodo di atte- sa, nonostante tutte le limitazioni imposte? Dalla volontà di dare una risposta a questo quesi- to che nasce il mio progetto.

ASSISTENZA SANITARIA CONNECTION FINANCE MOBILITÀ EDUCAZIONE CULTURA INTEGRAZIONE LAVORO

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Per definire i vari parametri del mio progetto sono quindi p artita analizzando le varie attività che la struttura ospiterà. In par- ticolare non mi interesserò dei bisogni di prima necessità ma soprattutto ad attività che aiute- ranno i rifugiati ad inserirsi all'in- terno della società, quali: l'assi- stenza sanitaria e informazioni su questa nel paese in cui sono

ospitati; connessione con le per- sone della propria famiglia perse durante il loro viaggio e presenti in altri campi; informazioni riguar- do la moneta e l'economa del paese ospitante; come cercare il lavoro giusto e quali sono i diritti e i doveri da rispettare nei diversi paesi; corsi di lingue e informa- zioni riguardo la cultura e le tra- dizioni del paese ospitante; ecc...

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La struttura che ho progettato, e che ospiterà le varie attività precedentemente elencate, è a pianta esagonale. Ogni lato è formato da un modulo che ha una struttura portante uguale per tutti i moduli ma che assume configurazioni interne differenti a seconda dell'attività ospitata attraverso l'utilizzo di tessuti accuratamente selezionati in base alle proprie caratteristiche.

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Disegni in scala 1:50

Ogni modulo sarà costutuito da due strutture a pantografo che fungeranno rispettivamente uno da base e uno da soffitto. Questo tipo di struttura con- sentirà di dare al modulo due larghezze; una larghezza mini- ma di 150 cm e una larghezza massima di 500 cm. In questo modo il modulo assumerà diver- se larghezze in base all'attività che questo andrà ad ospitare.

Struttura modulo

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