Coloro che affettano di parlare solo scienza, non trovano la legge morale tra gli ingredienti delle loro leggi sociologiche. Sia perdonato ad
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occasione di un fatto o d'una circostanza che l'aveva colpito, registrava su di esso osserva zioni o raccomandazioni alle quali annetteva una seria importanza. Cosi il libro di famiglia aveva finito per diventare il guardiano della tradizione famigliare.... Esso era l'opera del padre, quasi attributo naturale del capo della casa. Alla sua morte, il libro era continuato dalla madre sino a che il primogenito, giunto a maturiti e sposato, non fosse in grado di pren dere in mano il governo degli affari domestici ». Gran parte dell'opera del De Ribbe è fon data sui « livres de raison ». Egli ne estrae la storia delle famiglie le quali hanno prosperato non per fortuna, ma per virtù. Chi ammassa fortune improvvise o chi le dissipa non tiene quei libri; il primo perchè non vuol far conoscere agli altri il modo dei suoi guadagni, il secondo perchè non si cura delle cose sue. I < livres de raison » sopravvissuti ci tramandano perciò la storia delle famiglie timorate di Dio, di quelle nelle quali la madre ha allevato con scarsi mezzi numerosi orfani, di quelle nelle quali i beni di famiglia si sono trasmessi di generazione in generazione, ad opera del primogenito, mentre i cadetti sciamavano per il mondo a dare soldati, marinai, magistrati ài re, colonizzatori alla madrepatria. Poiché soltanto que ste famiglie costruiscono il paese e le altre o non contano o lo distruggono, attraverso ai « livres de raison », si conoscono le ragioni della sopravvivenza degli stati, nonostante la corruttela delle classi momentaneamente dirigenti, e le cause del grandeggiare di essi, non appena i figli di queste famiglie acquistano per tempo più o meno lungo peso nel governo del paese. Ai « livres de raison » si aggiungono, come fonti storiche, le lettere, i diari, i quali rechino notizie di fatti della vita quotidiana. Di queste umili cose sono intessuti i libri del De Ribbe, fonte preziosa per la spiegazione del passato.
Fonti.
Ho già detto quali fossero i libri principalmente letti da Le Play (cfr. sopra nel testo il § 17). Ricordo qui due sole tra le sue fonti, perchè meno generalmente conosciute.
38. — Olivier des Serres, seigneur d e Pradel (1539-1619). Le théâtre d ’agriculture et mesnage des champs. Nouvelle édition conforme au texte [de
1600], Paris, Huzard, an XII [1804], 4°; T. I, pp. CXCII-682, con ritratto; li, pp. XLIV-948. In due tavole il ritratto e una stele commemorativa.
£ questa la migliore edizione del celebre trattato di agricoltura di cui lo Scaligero scrisse ; «Dedicato al re [Enrico IV ], il quale per tre o quattro mesi se lo fece recare dopo pranzo.... e, nonostante la sua poca pazienza, vi leggeva per una mezz'ora». Enrico IV fu il re ideale di Le Play e questi ed i suoi amici gli seppero grado di avere tenuto come « livre de chevet » il trattato del des Serres, di cui il primo « lieu » o libro teorizza il compito del gen tiluomo di campagna, coltivatore di terre, costruttore di case e governatore di uomini. Partico larmente il capitolo sesto di questo primo libro : « de l'office du Père-de-famille envers ses domestiques, et voisins » è il quadro delle società prospere quando era « l'honneur de la noblesse française d' habiter aux champs, n'allant aux villes que pour faire service au Roy et pourvoir aux affaires pressées » ¿3 il capo di famiglia reputava fondamento principalissimo di successo nella cultura delle terre la scelta « d'une sage et vertueuse femme, pour faire leurs communes affaires avec parfaite amitié et bonne intelligence.... estant la femme l'un des plus importa» ressorts du mesnage, de laquelle la conduite est à préférer à toute autre
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Science de la culture des champs ». Verità non compresa da tonti moderni inquirenti sulle ra gioni della prosperità od avversità dell'agricoltura, i quali si indugiano sui prezzi, sulle im poste, sugli incoraggiamenti governativi, sui mercati, sulle cooperative d’acquisto o di ven dita ed altrettali grossissime bazzecole, laddove il criterio unico per sentenziare sulla causa delle sorti buone o cattive di una famiglia di agricoltori — ed oserei dire di ogni qualunque famiglia — è l'indole, non rilevabile statisticamente, della madre di famiglia.
L'edizione del 1804 è arricchita di un discorso c di nòte di Francois de Neufchateau, di un « Essai historique sur l'état de l'agriculture en Europe au seizième siede » del vescovo giurato e giansenista Grégoire, di una notizia bibliografica dalle edizioni del « Théatre » redatta da J. B. Huzard, di copiosi indici ccc.; ed è testimonianza del rifiorire, durante il regime napoleonico, di taluni studi, anche se lo spirito informatore, non veduto, di essi era profondamente contrario alle massime del principe inteso a trarre tutti gli uomini migliori del paese al suo servigio ed a rendere le attività d'ogni specie dipendenti dall'impulso da
lui dato da un unico centro. ,
39. — M. H u c : Souvenirs d ’un voyage dans la Tartarie, le Thibet et la Chine
pendant les années 1844, 1845 et 1846. 2" ed. Paris, Le Clare, 1853, 8o; T. I,
pp. 440, con una carta; T. II, pp. 2 s. n. - 518.
40. — Id. : L’empire chinois, faisant suite à l ’ouvrage intitulé Souvenirs etc. 2* ed. Paris, Gaume, 1854, 8°; T. I., pp. 2 s. n. - XXIV-471, con una carta; T. II, pp. 4 s. n. - 487.
41. — Id. : Le chrislianisrne en Chine, en Tartarie et au Thibet. Paris, Gaume, 8°; T. I, 1857, pp. 4 s. n. - XVI-469, con una carta; T. II, 1857, pp. 4 s. n. - 455; T. Ili, 1857, pp. 4 s. n. - XXII-462; T. IV, 1858, pp. 4 s. n. - 476.
Le opere, qui descritte, del missionario Huc sono citate dal Le Play in quasi tutti i suoi libri. Ed a ragione, essendo pochi gli scrittori di viaggio che sappiano scorgere i tratti fondamentali della vita dei popoli visitati e troppo abbondando i rapporti scientifici intorno a particolari inconcludenti.
Il seguente brano tratto dai « Souvenirs » (cfr. sopra n. 39, T. I, p. 287-88) rettifica i consueti giudizi che i più danno intorno alla schiavitù fondandosi sul mero suono della parola: « I tartari, i quali non appartengano a famiglia principesca sono schiavi; essi vivono sotto la dipendenza assoluta dei loro padroni. Oltre a pagare onoranze e rendite, essi debbono custodire i greggi dei padroni e non è loro proibito tenerne per proprio conto. Ci si inganne rebbe però molto, se si immaginasse che nella Tartaria la schiavitù sia cosa dura e crudele come è stata presso taluni popoli. Le famiglie nobili non differiscono quasi in nulla dalle famiglie schiave. Studiandone i rapporti reciproci, sarebbe difficile distinguere il padrone dallo schiavo; essi abitano gli uni e gli altri sotto la tenda e trascorrono ugualmente la loro vita a far pascolare greggi. Tra di essi non si vede mai il lusso e l'opulenza contrastare con insolenza la povertà. Quando lo schiavo entra nella tenda del padrone, questi gli offre sempre il tè al latte; essi fumano volontieri insieme e si scambiano reciprocamente le pipe. Nei pressi della tenda i giovani schiavi ed i giovani signori si divertono e si esercitano alla lotta, tutti insieme e senza distinzione; il più forte mette a terra il più debole ed ecco tutto. Non è raro vedere famiglie di schiavi diventare proprietarie di numerosi greggi e passare i giorni nell’abbondanza. Ne abbiamo conosciute molte, le quali erano più ricche dei loro padroni, senza che ciò desse minimamente ombra a questi ultimi ». Se il missionario trae dall'osservazione argomento per concludere che anche questa schiavitù è tuttavia contraria
alla dignità dell'uomo, ma il metodo dell’abolizione non occorre sia quello legale, bastando all'uopo l'insegnamento morale del cristianesimo; lo studioso-ne prende atto per constatare che « schiavitù » è parola della quale è incerto il significato quando non si siano osservati i fatti singoli da persona atta ad osservare.
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L'editore di Le Play (Marne di Tours) in un catalogo recente offre ancora in vendita cinque dei sei volumi di Les Ouvriers Européens (cfr. sopra al n. 2; il secondo volume è esaurito) al prezzo di 9 franchi al volume; La constitutìon de
l’Angle terre (cfr. n. 8) al prezzo di 5 franchi e La paix sociale après le desastre
(cfr. n. 7) a 60 centesimi. La « Société d economie sociale » (Rue Guyot, 31, Pa ris, XVII*) deve ancora avere un fondo dei n. 3 e 22 a 25 a prezzi assai miti. Quasi tutto il resto è merce di antiquariato. Qualche anno fa doveva essere venuto sul mercato un residuato di Les Ouvries Européens, offerti parecchio al disotto dei cento franchi. Adesso stanno risalendo; e questo dei cento franchi ora parrebbe prezzo mite. Più difficile a trovare la raccolta intiera degli « Ouvriers des Deux Mondes ». N el tutto insieme, i libri del Le Play non sono tuttavia ancora passati nella categoria dei libri rari, eccetto quelli del tipo dei numeri 11 a 13; nè paiono destinati ad entrarvi tanto presto, a causa dello spirito di propaganda sociale, il quale consigliava al Le Play le grosse tirature e le rinnovate edizioni. La condizione essenziale per raccogliere Le Play non è di pagare prezzi alti ; chè, ad eccezione dei numeri 1 a 3, per ognuno dei quali fa naturalmente d'uopo sorpassare il limite dei cento franchi, tutto il resto si può raccogliere — anche senza « bouquiner » sui « quais » della Senna, passati, del resto, nel regno della leggenda per chi immagina ancora saccheggi a pochi soldi — di sui cataloghi di antiquari a prezzi oscillanti da cinque a cinquanta franchi per opera. La vera condizione è aver molta pazienza e non stancarsi di sfogliare assai elenchi per trovare assai poco.