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Mario Mieli, l’eterosessualità come repressione

CAPITOLO I Elementi e genealogie della Teoria queer

1.6 Mario Mieli, l’eterosessualità come repressione

In seguito ai motti di Stonewall, il movimento gay e lesbico attuò una strategia politica per il riconoscimento dei diritti civili basata sul concetto di liberazione. Tale discorso trova le sue fondamenta nel concetto di sessualità di tipo umanista, quindi essenzialista ed universale, anche se ha utilizzato alcuni dei postulati costruzionisti per concettualizzare l’omosessualità come categoria. La liberazione gay, grazie all’influenza della psicoanalisi e soprattutto della sua rilettura da parte della sinistra freudiana, che dall’incontro del marxismo e psicoanalisi ha fatto scaturire la tradizione freudomarxista, ha intavolato un discorso secondo cui la sessualità è polimorfa, e solo con l’avvento delle società capitalistiche tale sessualità è stata repressa (Bernini, 2010: 14). Per i liberazionisti vi è stato un processo di eterosessualizzazione del desiderio che ha indotto ad un processo normativo di repressione nei confronti dell’omosessualità. Pertanto, si prefigge come obiettivo politico la recuperazione del desiderio omosessuale in tutte le persone, cioè, il recupero del polimorfismo naturale (Córdoba García, 2005).

Protagonista della liberazione gay fu Mario Mieli, militante del FUORI!, nella sua opera

Elementi di critica omosessuale (1977), si raccoglie lo spirito liberazionista degli anni

Un approccio diretto alla questione omosessuale rivela l’importanza fondamentale dell’impulso omoerotico in ogni essere umano, e contribuisce a delineare le problematiche inerenti alla sua rimozione e al suo mascheramento. (Mieli, 1977: 99)

Mieli sostiene che ogni essere umano è originariamente transessuale28, se tutti

seguissero la propria natura ancestrale avvertirebbero desideri sessuali rivolti indifferentemente a persone di sesso maschile e femminile e riconoscerebbero come troppo ristrettivi i ruoli sociali tanto dell’uomo quanto della donna. Secondo Mieli è un processo educativo repressivo a condurre la maggior parte degli individui a sviluppare un’identità eterosessuale disciplinata, funzionale ai processi produttivi e riproduttivi della società borghese capitalista29. Mieli, affermando che la repressione sociale abbia ridotto l’originaria

ricchezza polimorfa dell’Eros a rigida eterosessualità, non riesce a capire il motivo per il quale alcuni individui non sottostiano alla norma eterosessuale e diventino gay (Mieli, 1977: 45). Mieli, però, afferma che gli individui che sviluppano un’identità omosessuale siano essi stessi repressi dalle norme sociali, in quanto rinunciano ai piaceri eterosessuali di cui comunque, seguendo la propria natura, ne avvertirebbero il desiderio. Inoltre Mieli è convinto che i soggetti omosessuali svolgono la funzione sociale di capro espiatorio, utile allo sfogo (in forma di violenza) dei desideri omoerotici degli uomini eterosessuali (Mieli, 1977: 90 e ss). Insomma, a suo avviso gli etero e gli omosessuali sono schiavi di una “norma”, ma gli etero sono in una condizione sociale di prestigio, mentre gli omosessuali sono perseguitati ed emarginati, quindi, sono sia le vittime che i complici dei propri

28 “In questo libro, io chiamerò transessualità la disposizione erotica polimorfa e «indifferenziata»

infantile, che la società reprime e che, nella vita adulta, ogni essere umano reca in sé allo stato di latenza oppure confinata negli abissi dell’inconscio sotto il giogo della rimozione. Il termine «transessualità» mi sembra il più adatto a esprimere, ad un tempo, la pluralità delle tendenze dell’Eros e l’ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo” (Mieli, 1977: 14).

Per il concetto di transessualità, Mieli ha ripreso il concetto di Freud del “polimorfismo perverso”.

29 Il saggio di Mieli rielabora alcuni spunti teorici di Herbert Marcuse che nelle opere Eros e civiltà

carnefici. La sua convinzione è che tale sistema repressivo verrà a cadere con l’avvento di un nuovo “donna-uomo”, che saprà recuperare la propria transessualità originaria per vivere al di fuori di ogni steccato identitario (Mieli, 1977: 224).

Mieli, nell’attesa di questo avvento, esorta gli omosessuali a liberarsi dal senso di colpa, affinché l’omoerotismo si possa diffondere, solo così gli eterosessuali possono scoprire la propria omosessualità. A suo avviso, grazie al confronto e allo scontro dialettico tra la tendenza sessuale della minoranza e della maggioranza si può giungere alla conquista della transessualità. Dunque, per ritrovare una sessualità polimorfa bisogna distruggere la concezione monosessuale, della quale la sua forma imperante è l’eterosessualità, quindi solo attraverso la liberazione dell’omoerotismo – “la Cenerentola del desiderio” –, si costruisce il cammino fondamentale che porterà alla liberazione dell’Eros (Mieli, 1977: 100).

Il movimento omosessuale è l’avanguardia della liberazione sessuale della società in generale, in quanto essendo il gruppo escluso ed oppresso dalla struttura eterosessuale, può adottare la posizione universale di opposizione a questa struttura che è oppressiva per tutti gli individui:

[...] il punto di vista gay rappresenta l’antitesi eversiva principale opposta alla Norma sessuale stabilita e ipostatizzata da quel «potere», che, come abbiamo visto, è in tutto e per tutto funzionale al perpetuarsi del capitalismo. Se è il codice maschile-eterosessuale a impedire il compiersi di quel salto qualitativo che porta alla liberazione della transessualità cui il desiderio profondamente aspira, non si può evitare di ammettere la potenziale e ormai attuale dirompenza dell’omosessualità nel contesto della dialettica tra «tendenze» sessuali, come non si può negare la posizione rivoluzionaria occupata dalle donne nell’ambito della dialettica tra i sessi. (Mieli, 1977: 221)

Per Mieli, poiché la struttura dell’oppressione sessuale è al servizio di altre strutture di sfruttamento, come il patriarcato e il capitalismo, la lotta della liberazione sessuale è necessariamente collegata e unita alla lotta operaia e alla lotta femminista. La repressione del desiderio e della sua componente omosessuale si situa storicamente insieme all’origine della repressione della sessualità femminile e alla sua subordinazione nella struttura familiare (Córdoba García, 2005). In questo senso, l’eterosessualità obbligatoria e il patriarcato sono due meccanismi che agiscono simultaneamente nella società. Tale visione si avvicina all’analisi proposta dalla Wittig e dal femminismo lesbico radicale. Ciò che farà la teoria queer, basandosi sulla teoria foucaultiana del potere, sarà analizzare come agiscono le differenti istanze discorsive del potere e del sapere, come si articolano tra di loro e la resistenza che in ognuna di loro si produce (Córdoba García, 2005).

Inoltre, la teoria queer accoglie il discorso costruzionista dell’identità omosessuale elaborato dal liberazionismo omosessuale, secondo cui il fatto che l’omosessualità e l’eterosessualità siano categorie esclusive e definitorie degli esseri umani è dovuto alla nascita del capitalismo e della società borghese. La teoria queer condivide il discorso di liberazione riguardo al rifiuto del concetto di un’identità essenzialista e monolitica, però, contemporaneamente rifiuta il discorso su un poliformismo sessuale originario dell’essere umano, di un ritorno a una sessualità presociale come fine ultimo e rivoluzionario al quale deve dirigersi la politica. Per la teoria queer il discorso di liberazione omosessuale, proponendo un’idea di sessualità originaria ed essenzialista, fa cadere l’orizzonte critico e l’azione politica in quanto non vi è sessualità senza relazioni di potere. Inoltre, il discorso di liberazione considera l’eterosessualità come un sistema chiuso e coerente, mentre la teoria queer mette in risalto l’incoerenza e le fessure aperte presenti nel regime eteronormativo, dove va a localizzarsi la possibilità di articolare pratiche di resistenza, affermazione e produzione delle identità sessuali alternative (Córdoba García, 2005).