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6. Genere maschile e sfera pubblica

6.1 Patria e nazione

6.3.1 Mascolinità e amicizia nel KNL

Nel manuale KNL II le rappresentazioni dell’amicizia sono esigue, e si tratta sempre di un rapporto tra uomini.

Nell’antologia è incluso un brano del romanzo pubblicato del 1946 da Nikos Ka- zantzakis, Βίος και πολιτεία του Αλέξη Ζορμπά (Zorba il greco) (KNL II, pp. 159-164). Nel suo saggio dedicato alla poetica dell’omosocialità in Zorba, lo studioso Dimitris Papanikolaou (Papanikolaou 2010) ha dimostrato come questo romanzo, così come una parte importante della produzione di Nikos Kazantzakis, possa essere utilmente esaminato attraverso la chiave di lettura dell’omosocialità. Secondo Papanikolaou,

Οι σχέσεις μεταξύ των κεντρικών χαρακτήρων στο μυθιστόρημα ορίζονται […] από έναν ερωτισμό που δεν εκφράζεται μεν ποτέ ως σεξουαλική επιθυμία, εκτρέπεται δε συχνά προς γυναικείους χαρακτήρες που όμως τελικά χρησιμο- ποιούνται για να κάνουν εντονότερους τους δεσμούς μεταξύ των ανδρών. Η Μαντάμ Ορτάνς και η χήρα, αλλά και μια σειρά άλλοι δευτερεύοντες γυναι- κείοι χαρακτήρες, καθώς και γενικότερα η φιγούρα της γυναίκας που μετα- φορικά μοιάζει να κυκλώνει Ζορμπά και αφηγητή στο ακρογιάλη της Κρήτης, χρησιμοποιούνται στο πλαίσιο της αφήγησης ως ενδιάμεσοι κρίκοι για να εξε- λιχθεί μια βαθειά σχέση επιθυμίας που ουσιαστικά ενώνει τους δυο άνδρες μεταξύ τους (Papanikolau 2010, p. 437).

I rapporti tra i personaggi principali del romanzo sono definiti […] da un erotismo che, se da un lato non si esprime mai come desiderio sessuale, dall’altro viene spesso deviato verso personaggi femminili che però alla fine vengono utilizzati per rafforzare i rapporti tra uomini. Madame Ortense e la vedova, ma anche tutta una serie di altri personaggi femminili secondari, nonché in generale la figura della donna che sembra metaforicamente circondare Zorba e il narratore sulla spiaggia di Creta, vengono usati nell’ambito della narrazione come anelli di congiunzione per lo sviluppo di un profondo rapporto di desiderio che in sostanza unisce i due uomini tra loro.

Gli assi tematici attorno ai quali si sviluppa Zorba il greco comprendono, tra gli altri, la virilità, il patriottismo, l’amicizia, la libertà, la spiritualità e il rapporto maestro-disce- polo, e il brano incluso nell’antologia ne riflette più d’uno. Come informa l’introduzio- ne al testo, i due personaggi, il narratore, giovane intellettuale, e Zorba, un uomo an- ziano ma animato da una potentissima energia vitale, stanno ritornando dal funerale di madame Ortense, ex amante di Zorba; si siedono sulla spiaggia e, mentre guardano le stelle, Zorba sottopone all’amico un dubbio esistenziale:

Ξέρεις να μου πεις, αφεντικό, είπε κι η φωνή του ασκώθηκε επίσημη, συγκι- νημένη μέσα στη ζεστή νύχτα, ξέρεις να μου πεις τι πάει να πουν όλα αυτά; Ποιος τα καμε; Γιατί τα καμε; Και πάνω απ’ όλα, ετούτο (η φωνή του Ζορμπά ήταν γεμάτη θυμό και τρόμο): Γιατί να πεθαίνουμε; (KNL II, p. 160)

«Mi sai dire, padrone», disse e la sua voce suonò solenne, commossa nella notte calda, «mi sai dire che cosa significano tutte queste cose? Chi le ha fatte? Perché le ha fatte? E soprattutto questa cosa» (la voce di Zorba vibrava di collera e paura), «perché moriamo?» (Crocetti 2011, p. 334)

Zorba ripone fiducia nell’erudizione del protagonista, spera di poter ricevere una ri- sposta scientifica a una domanda che lo tormenta, e il narratore si sente mortificato e commosso dalla propria incapacità di rispondergli: «Τόση αγωνία είχε η φωνή του Ζορμπά, που η πνοή μου κόπηκε· αχ, να μπορούσα να του ’δινα μιαν απόκριση!» (KNL II, p. 161) [La voce di Zorba aveva un tale tono d’angoscia, da lasciarmi senza fia- to; ah, magari avessi potuto dargli una risposta!]. Ciò nonostante, tenta comunque di

sottoporgli la propria visione del mondo, e usa per farlo un’immagine facilmente com- prensibile, quella della foglia sulla quale si muovono certi piccoli insetti, certi vermetti, che sono gli essere umani. Soltanto alcuni arrivano ad affacciarsi sull’abisso, e allora

αρχίζει ο μεγάλος κίντυνος, Ζορμπά, είπα. Άλλοι ζαλίζουνται και παραμιλούν, άλλοι φοβούνται και μοχτούν να βρουν μιαν απάντηση, που να τους στυλώνει την καρδιά και λένε: «Θεός»· άλλοι κοιτάζουν από την άκρα του φύλλου το γκρεμό ήσυχα, παλικαρίσια και λένε: «Μου αρέσει». Ο Ζορμπάς συλλογίστηκε κάμποση ώρα· βασανίζουνταν να καταλάβει. – Εγώ, είπε τέλος, κοιτάζω κάθε στιγμή το θάνατο· τον κοιτάζω και δε φοβού- μαι· όμως και ποτέ, ποτέ δε λέω: Μου αρέσει. Όχι, δε μου αρέσει καθόλου! Δεν είμαι λεύτερος; Δεν υπογράφω! (KNL II, p. 162)

«…comincia il grande pericolo, Zorba», disse. «Alcuni hanno le vertigini e delira- no, altri hanno paura e si sforzano di trovare una risposta che sostenga loro il cuore e dicono: “Dio”; altri ancora guardano tranquilli il baratro dal margine della foglia, dicono virilmente: “Mi piace”.

Zorba restò a lungo pensoso; si sforzava di capire.

«Io», disse infine, «vedo ogni momento la morte; la vedo e non ho paura; però non dico mai, mai: “mi piace”. No, non mi piace affatto! Dici che non sono libero? Non sono d’accordo!» (Crocetti 2011, p. 336)

La risposta del protagonista ha intenzione di essere una l’esposizione di una visione filosofica del mondo, ma assomiglia implicitamente a un’indicazione su come deve vi- vere la vita un uomo virile, un uomo capace di guardare l’abisso senza temere e, addirit- tura, amarlo. Con la sua risposta, Zorba sembra quasi alzare la posta: egli valoroso, è un uomo che non teme la morte, ma non per questo la ama. Egli assomma, al coraggio vi- rile, anche un altro elemento, quello della libertà. La risposta quasi malinconica dell’in- tellettuale si arricchisce così del contributo dell’uomo d’esperienza e amante della vita nella definizione di ciò che rende un uomo tale. Zorba ha posto la domanda, ma, come indicano le ultime righe del brano, anche il narratore impara dal loro scambio:

Δεν μπορούσα να κοιμηθώ, δεν ήθελα. Δε συλλογίζουμουν τίποτα· ένιωθα μο- νάχα, στη ζεστή ετούτη νυχτιά, κάτι μέσα μου, κάποιον μέσα μου, να μεστώ-

νει. Έβλεπα, ζούσα καθαρά το καταπληχτικό ετούτο θέαμα: ν’ αλλάζω (KNL II, p. 162).

Non riuscivo a dormire, non volevo. Non pensavo a niente, sentivo soltanto, in quella notte calda, qualcosa dentro di me, qualcuno dentro di me, che matura- va. Vedevo, vivevo chiaramente quello spettacolo meraviglioso: stavo cambiando. (Crocetti 2011, p. 336)

Vale la pena aggiungere che al brano di Kazantzakis sono dedicate diverse pagine nel libro docente, ma né tra i frammenti di critica proposti, né tra gli spunti di riflessione forniti c’è alcun riferimento all’eventualità di una lettura del brano in un’ottica di gene- re; tra la bibliografia elencata, inoltre, non è compreso il saggio di Papanikolaou (2010) (KNL II K pp. 85-92).

Un’altra rappresentazione del rapporto di amicizia tra uomini compare nel se- condo brano tratto dal romanzo di Ghiorgos Theotokàs Argò, intitolato Οι δυο φίλοι [I due amici], (KNL II, 342-344) dove compare una breve fotogramma dell’amicizia tra i due giovani Alexis e Manolis. Si tratta di un’amicizia di vecchia data, giacché, come avverte l’autore, i due si conoscono «από τότε που θυμόντανε τον κόσμο» [dacché hanno memoria del mondo] (KNL II, p. 342); inoltre i due sono sempre stati compagni di banco. La loro amicizia è descritta in termini emotivi e sentimentali, come un lega- me solido e importante, che si basa sulla reciproca stima e sulla comprensione:

Υπήρχε μεταξύ τους εκείνη η εξαιρετική και πολύτιμη συνεννόηση, που δημι- ουργείται κάποτε ανάμεσα σε ανθρώπους ολότελα διαφορετικούς, ακόμα και αντίθετους, που συμπληρώνονται, θαρρείς, αρμονικά ο ένας με τον άλλον. Ο καθένας αγαπά και εκτιμά στον άλλον τα ψυχικά γνωρίσματα που του λεί- πουν και συνάμα ξανοίγεται στον άλλον ευκολότερα παρά σε μια συγγενική φύση, γιατί νιώθει ίσως πως ο άλλος, ο αλλιώτικος άνθρωπος, ξένος προς τα πάθη του και τους καημούς του, θα τον κρίνει πιο ψυχρά, πιο αντικειμενικά και πιο δίκαια. Τέτοιες συνεννοήσεις των ψυχών, που γεννιούνται σε πολύ σπάνιες περιπτώσεις, είναι ίσως οι πιο σίγουρες και πιο μόνιμες. (KNL II, p. 342)

C’era tra di loro l’intesa eccezionale e preziosa che si crea a volte tra persone com- pletamente diverse, perfino opposte, che si completano a vicenda, in armonia, si

direbbe, l’uno con l’altro. Ciascuno ama e stima nell’altro le caratteristiche psichi- che che mancano allo stesso, e al contempo si apre all’altro più facilmente di quanto non farebbe con una natura affine, perché sente forse che l’altro, la persona diversa, estranea alle sue passioni e ai suoi dolori, lo giudicherà con maggior freddezza, obiettività e giustizia. Tali intese d’anime, che nascono in casi molto rari, sono forse le più sicure e le più stabili.

Il linguaggio e le immagini usati per descrivere l’amicizia tra i due giovani uomini sono a tal punto indistinguibili da quelle che si potrebbero usare per descrivere un rapporto amoroso, che un ipotetico lettore che si trovasse ad affrontare il paragrafo appena citato senza conoscere il contesto dal quale è tratto, potrebbe dedurne che esso si riferisca a una coppia di giovani innamorati. In particolare, il riferimento al reci- proco completarsi rievoca immagini platoniche. L’amicizia tra uomini veniva spesso descritta in questi termini in letteratura prima che le teorie freudiane godessero di ampia diffusione; veniva esaltata ed essa poteva costituire un rapporto intimo, in cui era consentito un certo grado di affetto, erotico o platonico a seconda dei casi. Nell’e- poca post-freudiana, a mano mano che le amicizie maschili romantiche cominciarono a essere accostate alla perversione grazie anche al termine appena coniato di “omoses- sualità” (Nardi 2004), l’amicizia tra uomini venne gradualmente rappresentata sempre meno nella letteratura.

Ma nel brano in questione, l’amicizia romantica tra i due protagonisti è incrinata dalla mancata onestà di Manolis. Egli infatti, diversamente dal solito, sta evitando di parlare all’amico di ciò che maggiormente occupa i suoi pensieri; si tratta di una ragaz- za, ma non di una ragazza qualsiasi, bensì di una della quale sente di non poter fare parola né con l’amico né con nessuno senza violare un segreto. L’incapacità di Manolis di svelare questo segreto perfino all’amico viene anch’essa descritta con toni che po- trebbero essere riferiti ai primi segni della fine di un amore:

Τον τελευταίο όμως καιρό οι συζητήσεις των δύο φίλων είχανε γίνει πολύ δύ- σκολες. Υπήρχε ανάμεσά τους κάποια στενοχώρια, κάποια τύψη, σα να βρι- σκότανε σε δύσκολη θέση ο ένας μπροστά στον άλλο, σα να αδικούσε ο ένας τον άλλο και ντρεπόντανε γι’ αυτό, σα να είχανε προδώσει κι οι δυο τους τη φιλία. Ο Μανόλης καταλάβαινε καλά πως ο μόνος τρόπος να διαλυθεί αυτή η

δυσάρεστη ατμόσφαιρα ήτανε να δοθούνε καθαρές εξηγήσεις κι από τις δυο μεριές, να ειπωθούνε τα πράματα ορθά κοφτά με το όνομά τους κι όχι με υπο- νοούμενα και υπαινιγμούς. Μα σ’ αυτήν την περίπτωση η ντόμπρα ειλικρίνειά του τον είχε εγκαταλείψει. Είχε κάτι μέσα του, που δεν μπορούσε να το πει στο φίλο του μήτε σε κανέναν άλλο, κάτι που τον πίεζε όμως ακατάπαυστα και δεν έφευγε ποτέ από την μνήμη του (KNL II, pp. 342-343)

Nell’ultimo periodo, tuttavia, le discussioni tra i due amici erano diventate molto difficili. C’era tra loro una certa tristezza, un certo dispiacere, come se uno dei due si sentisse in imbarazzo di fronte all’altro, come se uno stesse commettendo un’in- giustizia nei confronti dell’altro e se ne vergognasse, come se entrambi avessero tradito l’amicizia. Manolis capiva bene che l’unico modo per sciogliere questa sgra- devole atmosfera era che entrambe le parti dessero spiegazioni chiare, che venisse- ro chiamate le cose con il loro nome nudo e crudo, e non con sottintesi e allusioni; ma in questo caso la sua schietta sincerità l’aveva abbandonato. Aveva qualcosa dentro di sé, che non poteva dire al proprio amico né a nessun altro, qualcosa che però lo opprimeva di continuo e alla quale non smetteva mai di pensare.