4. Mascolinità e sfera privata
4.3 Tematica omosessuale nel KNL
Anche nella letteratura greca, come in quella europea, la tematica omosessuale si dif- fonde maggiormente durante il Novecento, e nel manuale KNL III sono compresi i brani di almeno quattro autori nell’opera dei quali l’amore tra uomini occupa un ruolo rilevante: essi sono Kostas Tachtsìs (1927-1988), Iorgos Ioannu (1927-1985), Dinos Chri- stianopulos (1931) e Nikos Alexis Aslanoglu (1931-1996). Ciascuno affronta la questio- ne in maniera molto diversa: in Iorgos Ioannu, nelle raccolte poetiche come in quelle di racconti, traspare spesso una sorta di paura dell’io lirico per il proprio destino carnale, delle proprie preferenze erotiche, legata in qualche modo al senso del peccato, dalla
disposizione alla confessione e una valorizzazione della prima persona d’invenzione che gli permette di raccontare il martirio al quale la carnalità lo sottopone, e come esso in realtà sia fecondo perché ne scaturisce la letteratura (Vitti 2001, p. 396). In Dinos Christianopulos, autore di numerose poesie d’amore ed erotiche, il discorso è incen- trato sull’espressione del desiderio omosessuale percepito come deviante e delle sue conseguenze psicologiche ed emotive; la poesia di Aslanoglu è dominata dal desiderio erotico e da uno schiacciante senso di solitudine (Garandudis 2018).
Tachtsìs faceva libero riferimento all’omosessualità in molte opere letterarie non- ché in articoli su periodici e quotidiani.
Nonostante la tematica omosessuale svolga un ruolo importante nell’opera di questi autori, non si fa alcun riferimento a essa nei paratesti dell’antologia KNL III.
La poesia di Aslanoglu che viene presentata allo studente, Το βράδυ [La sera] (KNL III, p. 89), non è a tema amoroso: descrive un momento di felicità immotivata che il soggetto prova in una notte di primavera, e la perplessità che gliene deriva. All’omo- erotismo in altri suoi componimenti non si fa alcun cenno, né nel paragrafo iniziale né nella biografia dell’autore.
Il componimento scelto per rappresentare Christianopulos è Δημάς [Dimàs] (KNL III, pp. 96-97), tratto dalla raccolta Tempi di vacche magre del 1950. Si tratta di uno dei testi in cui un tema omosessuale è solo vagamente accennato, se non addirittura completa- mente assente. Potrebbe far pensare a un rapporto romantico quello tra Dimàs e Paolo («Δημάς μ’ εγκατέλιπεν» [Dimàs mi ha abbandonato], KNL III, p. 96); ma l’accenno al quartiere salonicchese di Bara, zona di case di tolleranza, rimanda piuttosto ad amori mercenari eterosessuali. Anche se così non fosse, comunque, è facile credere che l’am- bientazione pseudobiblica della poesia (Paolo è Paolo di Tarso) scoraggerebbe lo stu- dente da qualsiasi interpretazione legata a un rapporto omosessuale. Tra le domande relative al brano nessun accenno a una simile tematica, così come nella biografia.
Per Iorgos Ioannou è stato scelto il racconto † 13-12-43 (KNL III, pp. 275-278), del 1964. Parla di un incontro involontario che il protagonista fa durante una delle sue pas- seggiate al cimitero: una famiglia seppellisce il bimbo morto durante l’Occupazione. Il tema omosessuale è completamente assente, e l’unico possibile riferimento ad essa po- trebbe in realtà essere anche diversamente interpretabile: «Εξάλλου ήταν της ηλικίας
μου. Δεν είναι δυνατό να διαφέρω και τόσο πολύ απ’ τους άλλους. Άνθρωπος είμαι και εγώ. Κι όμως η κάποια διαφορά είναι που με καίει.» [D’altra parte era tipico della mia età. Non era possibile che fossi così diverso dagli altri. Sono un essere umano an- ch’io. Eppure è quella certa differenza che mi brucia] (KNL III, p. 276). Nemmeno tra le domande relative al brano o nella biografia dell’autore si fa il benché minimo riferi- mento a questo aspetto della sua opera; la spiegazione del carattere di confessione che assumono molti dei suoi scritti viene trattata evadendo completamente la questione dell’omosessualità:
Κύριο χαρακτηριστικό των πεζογραφημάτων του είναι η προσωπική εξομο-λό- γηση, που ταυτίζεται όμως με τα βάσανα και τις λαχτάρες μιας ολόκληρης ομάδας ανθρώπων, και δίνεται με έναν έντονο και ευθύβολο ρεαλισμό. (KNL III, p. 279)
La caratteristica principale delle sue prose è la confessione personale, che però si identifica con le preoccupazioni e le ansie di un intero gruppo di persone, che vie- ne descritto con un realismo intenso e preciso.
Il racconto di Tachtsìs antologizzato è Τα ρέστα [Il resto] (KNL III, pp. 293-297), il primo dell’omonima raccolta pubblicata nel 1972. Si tratta di una raccolta di racconti concatenati, in cui, in un gioco postmoderno tra falsa autobiografia e Bildungsroman, l’autore crea una serie di personaggi estremamente simili l’uno all’altro e al contempo diversi per età (dalla nascita all’età avanzata, in ordine cronologico) e in alcuni dettagli che emergono durante la narrazione, come quelli relativi alle condizioni famigliari e alle preferenze nonché alla consapevolezza sessuale. La critica ha rivelato il ruolo cruciale che svolgono nella raccolta i temi della sessualità, dell’identità e del genere, in particolare quello maschile, come costruzione sociale, e come le questioni relative a questi argomenti si intersechino con una riflessione relativa alla scrittura. In parti- colare, nei racconti ritorna spesso l’argomento dell’omosessualità e dei modi in cui essa può dipendere dalle circostanze esterne (Robinson 1997; Papanikolaou 2009). Il racconto compreso nel manuale, Il resto, è uno dei pochissimi della raccolta omonima in cui il tema dell’omosessualità non svolge un ruolo centrale; in esso però l’autore
Ή θα γίνεις άντρας και θα μάθεις να μην κλαις», σούλεγε αφρίζοντας και χτυ- πώντας όπου έβρισκε, «ή θα σε σκοτώσω από τώρα μια και καλή, να σε κλάψω και να σε ξεχάσω, άναντρους σαν τον προκομμένο τον πατέρα σου δεν χρειά- ζεται άλλους η κοινωνία – πες μου, θα γίνεις άντρας; Πες: «Θα γίνω άντρας!» Πες το γιατί δε θα βγεις ζωντανός απ’ τα χέρια μου, σήμερα θάν’ το τέλος σου!» Κι έλεγες: – «Ναι μανούλα μου, θα γίνω». – «Και δε θα ξαναχαζέψω στο δρόμο». – «Και δε θα ξαναχαζέψω!» – «Ούτε θα με πιάνουν κορόιδο οι αλήτες να μου κλέβουν τα ρέστα μου!» – «Όχι μανούλα μου, όχι!...» (KNL III, p. 296). «O diventi un uomo e impari a non piangere» ti diceva rabbiosa mentre colpiva dove capitava «o ti ammazzo adesso una volta per tutte, così ti piango e ti dimen- tico, la società non ha bisogno di altri smidollati come quel parassita di tuo padre! Dimmi, diventerai un uomo? Di’: diventerò un uomo! Dillo o non uscirai vivo dalle mie mani, questo sarà l’ultimo dei tuoi giorni!».
E dicevi: «Sì mammina, lo diventerò». «E non perderò più tempo per strada». «Non perderò più tempo per strada!»
«E i delinquenti non si approfitteranno più di me e non mi ruberanno il resto!» «No mammina, no!» .
È la madre, nel racconto, a detenere il potere e a esercitarlo per “costruire”, attraverso l’educazione che sceglie per il figlio, un uomo la cui mascolinità ha le caratteristiche della mascolinità egemonica. La parola usata per definire il padre (nella traduzione “smidollato”, più letteralmente “vile”), άναντρος, è formata dalla α- privativa greca assieme alla parola άντρας, uomo, e indica quindi prima di tutto una mancanza di es- senza maschile (il coraggio): essa sottolinea, grazie alla sua costruzione grammaticale, la distanza tra genere sociale e genere biologico, una distanza che il protagonista del racconto deve stare molto attento a colmare, per non ricadere nella categoria di uomini che sono tali solo biologicamente, e di cui la società non ha bisogno: il genere al quale il ragazzo deve aderire è dunque stabilito dalla società e dai suoi bisogni (Robinson 1997). Il fallimento del protagonista nell’adempiere a questo suo dovere nei confronti della società emerge dalle ultime parole che egli rivolge al lettore, con un velato riferi-
mento all’omosessualità e alla prostituzione maschile che anticipa i temi dei racconti successivi della raccolta:
Αχ, βρε μάνα! Έχουν περάσει – πόσα; Τριάντα χρόνια από τότε, κι ακόμα δεν έμαθα το μάθημά μου. Ακόμα δεν έγινα άντρας, ακόμα χαζεύω στο δρόμο κοιτάζοντας τα παιδιά, ακόμα μου κλέβουν οι αλήτες τα ρέστα. Κι αυτό είναι η μεγαλύτερη τιμωρία σου. (KNL III, p. 296)
Ah, mamma! Sono passati... Quanti? Trent’anni da allora, e non ho ancora imparato la lezione. Non sono ancora diventato un uomo, mi trattengo ancora per strada a guarda- re i ragazzi, i delinquenti mi rubano ancora il resto. E questo è il tuo castigo più grande. Le domande aperte che il manuale prevede per lo studente, tuttavia, non vertono at- torno a nessuno di questi temi, pure così importanti tanto per la produzione generale dell’autore, quanto per l’opera da cui il racconto è tratto, nonché per l’interpretazione e la comprensione del racconto stesso. Esse attirano piuttosto l’attenzione dello studente sullo stile, le condizioni storiche durante le quali il protagonista è cresciuto, il punto di vista del narratore, ma non su elementi che la bibliografia su Tachtsìs ha individuato come centrali nella raccolta. La seconda domanda, dedicata alla madre del protagoni- sta e alle caratteristiche che la contraddistinguono, contraddice esplicitamente le paro- le dell’autore stesso («Non sono ancora diventato un uomo»):
Nel testo domina l’immagine della madre. Che impressione lascia in ultimo nell’an- ima del figlio, ormai uomo, il suo comportamento? […]
Nemmeno nella biografia dell’autore si fa alcun riferimento alla tematica omosessuale. Un accenno in questa sezione merita anche il brano di Vassilis Vassilikòs tratto dalla novella Το φύλλο [La foglia] del 1951, (KNL III pp. 331-336), già menzionato in prece- denza per il suo riferimento al rapporto padre-figlio. Nel brano in questione, la pianta continua a crescere a dismisura nella stanza da letto del protagonista adolescente senza che egli riesca a capire a quale categoria botanica appartenga. La critica (Tziovas 2011a, Tziovas 2011b; Tziovas 2017) ha ampiamente dimostrato che la pianta descritta nel bra- no simboleggia con ogni probabilità un altro tipo di natura che, durante l’adolescenza,
fiorisce e matura andando a svolgere un ruolo di grande importanza nella vita di un essere umano, ovvero la sessualità. D’altra parte già il traduttore italiano, Filippo Maria Pontani, mostrava di avere intuito il reale argomento del racconto quando in una nota a pie’ di pagina spiegava così il nome alòfilo che il protagonista assegna alla propria pianta: «Per un gioco di omofonia intraducibile, il termine greco suona anche “di un altro sesso”» (Pontani 1988, p. 44). La domanda che il protagonista si pone nel brano, dunque, rivelerebbe dubbi e interrogativi intorno al proprio orientamento sessuale:
Ούτε κι ο ίδιος ήξερε τι να ευχηθεί. Μια το ’θελε αλλομπέτσα, για να ταιριά- ξουν οι ευαισθησίες τους, μια το ’θελε φυλλόδεντρο, για ν’ αντέξει στον αγώ- να. Και για την ώρα, σε τούτη τη θολή εποχή της εφηβείας του, όλα ήταν πιθα- νά. Γι’ αυτό στο βάθος ήταν πολύ ανήσυχος. Κι ενώ έβλεπε τον πατέρα του να σβήνει το τσιγάρο του στο τασάκι, σκεφτόταν: «Ο καιρός θα το δείξει. Οι μέρες, οι βδομάδες που θα ’ρθουν θα μου πουν για το πραγματικό φύλο του φύλλου μου». (KNL III, p. 333)
Non sapeva neanche lui stesso che cosa augurarsi. Ora la desiderava alopecia per- ché si stabilisse un’affinità di sensibilità, ora la voleva filodendro, perché reggesse alla lotta. Per il momento, in quel torbido periodo dell’adolescenza, ogni cosa appa- riva possibile. In fondo era inquieto per questo. E mentre vedeva il padre spegnere la sigaretta nel portacenere, pensava: «Si vedrà col tempo. I giorni, le settimane venture mi diranno a che sesso appartiene di fatto la foglia». (Pontani 1988, p. 43)
La stessa scelta del titolo confermerebbe quest’interpretazione, vista la totale omofonia delle parole greche φύλλο (foglia, e per estensione pianta) e φύλο (genere sessuale).
E ulteriori simbolismi sottolineano la confusione del ragazzo:
Μονάχα που καθώς βάραινε και το κοτσάνι του δεν φαινόταν τόσο ισχυρό για να το βαστάξει, αναγκάστηκε να δέσει πάνω του, μ’ ένα γαλάζιο φιόγκο κορι- τσιού, το πρώτο αντιστύλι. (KNL III, p. 334)
Sennonché pesava, e lo stelo non pareva tanto forte da reggerla, sicché fu co- stretto a legarci sopra, con un fiocco celeste da ragazzina, il primo puntello. (Pontani 1988, p. 45)
L’antologia non sembra incoraggiare una simile lettura del brano, giacché nessuna del- le domande rivolte allo studente, né il brano introduttivo fanno alcun accenno alla pianta come simbolo della sessualità del protagonista.
A Dinos Christianopulos, Iorgos Ioannu, Kostas Tachtsìs e Vassilis Vassilikòs sono dedicate sezioni di approfondimento nel libro del professore (KNL III VK pp. 257-260), strutturate come segue: biografia estesa dell’autore; interpretazione «indica- tiva» dell’opera da cui è tratto il brano; rassegna critica essenziale; bibliografia critica. Per nessuno degli autori si fa il accenno alla tematica di genere o a quella omoerotica. In particolare, nell’approfondimento dedicato a Kostas Tachtsìs (KNL III VK pp. 221- 227) dalla bibliografia critica mancano i lavori più recenti, ovvero quelli che hanno rile- vato il ruolo centrale che il tema del genere come costruzione sociale svolge all’interno dell’opera, Robinson 1997 e Papanikolau 2009, e della tematica generale della raccolta si dice che riguarda «οικογενειακές σκηνές του αφηγητή στις διάφορες φάσεις της ζωής του, από την παιδική ηλικία ως την ωριμότητα» [scene familiari del narratore nelle varie fasi della sua vita, dall’infanzia alla maturità].