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I REPERTI: CATALOGO DELLE EVIDENZE.

4.4 ALTRE EVIDENZE IN ARGILLA.

4.4.3 MATTONI CRUD

Inv. B. Inv. M. Tav.

VIII 7 n.s. n.e. Sei mattoni d’argilla «cotta»216.

Caratterizzazione dell’evidenza: Mattoni d’impasto impuro, con

inclusi silicei e paglia. Pernier ipotizza che la cottura di tali mattoni

potrebbe non dipendere unicamente dall’azione delle fiamme

dell’evento distruttivo217. Due esemplari conservatisi in uno stato

frammentario. Due esemplari mostrano un tratto inciso

diagonalmente presso un angolo delle facce maggiori. Un mattone

conserva, aderente ad una delle facce minori, resti di un intonaco

(spesso 0.8 cm) costituito da uno strato di argilla fine rossiccia ed

una spalmatura superficiale d’uno stucco di calce bianca (spesso

0.1 cm), pari ai lacerti osservabili sul muro a ortostati: a detta del

212

MILITELLO,2002:64

213

EVANS,1921: 200-201, figs.149 e 150; HUGHES-BROCK &BOARDMAN,2009: 14 e 22.

214

Si vedano CMS II 8 n.48 e 49; CMS III n.93 e 223a; CMS IV n.D022c; CMS VI n.110, 111 e 112; CMS X n.35c. I motivi interessati dalle evidenze citate appartenenti al Medio Minoico (II) vengono alternativamente catalogati nel CMS come C-Spiraldach, Dreiblatt o Spiraldekor. Altre volte, sulla scorta del lavoro di J.G. Younger, si è voluto interpretare un motivo similare come geometrizzazione ornamentale del volto umano (si vedaYOUNGER,1993: 152).

215

Si vedano i motivi classificati come antithetic J-spirals n.13-17 in WALBERG, 1987: 49-50 e 181

216

PERNIER,1935a: 228

217

102 Pernier tale evidenza attesterebbe come questi mattoni fossero

murati in piano, di testa nella facciata al di sopra degli ortostati218, secondo un modello ben attestato a Mallia219.

Dati metrici: Dimensioni medie approssimative: 40 x 28 x 11 cm.

Ambiente di ritrovamento: Ambiente VIII.

Collocazione entro l’ambiente di riferimento: Mattoni provenienti

dal riempiticcio al di sotto della colata d’astràki, o aderenti allo

stesso.

Bibliografia:PERNIER, 1935a: 228

IX 5 n.s. n.e. Mattone «semicotto»220.

Caratterizzazione dell’evidenza: Esemplare frammentario nella

lunghezza.

Dati metrici: Dimensioni attuali: 36 x 24 x 11.5 cm.

Ambiente di ritrovamento: Ambiente IX.

Collocazione entro l’ambiente di riferimento: Mattone trovato nel

riempiticcio sotto l’infimo gradino dello scalone 66 del Secondo

Palazzo.

Bibliografia:PERNIER, 1935a: 238

Lo sterro degli ambienti indagati e la rimozione dello strato d’astràki che sigillava gli stessi ha

evidentemente restituito alcuni lacerti di sovrastrutture murarie o quantomeno testimonianze

architettoniche in rovina in collocazione secondaria: il ritrovamento di alcuni mattoni nel riempimento al di

sotto della colata d’astràki o ad essa aderenti (VIII 8, IX 5) non è difatti indicatore in sé dell’appartenenza di

tali elementi struttivi alle murature degli ambienti stessi, crollati e danneggiati dal fuoco, dovendo

necessariamente tenere in conto la successiva opera di livellamento e colmatura degli spazi, la quale può

avere introdotto tali evidenze nel sedimento che è andata a costituire. 218 PERNIER,1935a: 228 219 Cfr. SHAW,2009:128-129 220 PERNIER,1935a: 238

103 Di fronte all’esiguità di mattoni nel record archeologico festio, già Pernier ipotizzò che per gli alzati

murari poggianti sullo zoccolo litico superstite si fosse fatto ricorso a blocchetti dissecati al sole, andati in

seguito degradati e dissolti nel terriccio221, benché non escluse in via definitiva la possibilità d’una loro leggera cottura in corso di produzione: pratica della quale non sembrano però sussistere adeguate

evidenze, a detta dello stesso scavatore222. Il sedimento rossiccio nei livelli di distruzione lo si deve difatti tanto alla natura del fango utilizzato per plasmare i mattoni quanto alla cottura delle murature in argilla

durante gli eventi distruttivi violenti223. Assai verosimilmente i mattoni seccati al sole venivano dunque

messi in posa ordinatamente in filari orizzontali e fissati mediante un impasto di argilla e fango, spesso

biancastro e legato a della paglia. Un doppio strato di intonaco, dapprima grezzo simile al legante

intrafilare, poi più fine di calce, veniva steso sulla muratura in posa224.

Così a Festòs, secondo una prassi che rappresentò un’eccezione nel panorama monumentale cretese,

si realizzarono murature in filari di pietre rozze piuttosto che mattoni crudi nella realizzazione tanto del

Primo quanto del Secondo Palazzo225. Non sono mancate critiche ad una tale ricostruzione delle tecniche murarie protopalaziali, facendola massimamente discendere da un pregiudizio comparativista viziato da

quanto noto dai contesti vicino-orientali e dalla Grecia micenea, dubitando in conseguenza del ruolo

preponderante del mattone crudo nella realizzazione di piani superiori in strutture monumentali al di fuori

della Creta Centrale, non ritenendo una prova sufficiente la presenza di intelaiature lignee su zoccoli in

pietra, né – ancora una volta – la presenza di mattoni crudi nei livelli di distruzione, i quali potrebbero

afferire a riparazioni successive anche al livello del pianterreno (così come lacerti di stucco cotto dal fuoco

potrebbero esser scambiati per frammenti di mattoni)226. Una soluzione certa alla questione è resa ardua dalla terra rossa che può originarsi dalla cottura di mattoni ma anche dell’intonaco. Inoltre, anche qualora

221 PERNIER,1935a: 443 222 PERNIER,1935a: 228 e 443 223 SHAW,2009: 127 224 SHAW,2009: 127-128 225

SHAW,2009: 132; si vedano anche PERNIER &BANTI,1951:421;BANTI,1960:630;LEVI &CARINCI,1981:298.

226

104 ci trovassimo di fronte a laterizi precipitati da piani superiori, essi potevano puramente costituire divisori

non tettonici, peraltro ben attestati in tutta Creta227.

La maggior parte dei mattoni recuperati mostrano dimensioni regolari, il che fa pensare fossero

prodotti mediante il ricorso a stampi, entro cui veniva pressato un impasto d’argilla imbibita ed un legante

in genere di paglia (ma che poteva prevedere l’utilizzo anche di alghe o fogliame), talvolta con l’aggiunta di

inclusi costituiti da pietruzze e cocci al fine di rafforzare lo stesso228.

Lo studio di J.W. Shaw, occupandosi d’aggiornare le analisi metriche di J.W. Graham229, ha calcolato misure individuali per i mattoni prodotti in epoca minoica di lunghezza compresa tra 42 e 64 cm, larghezza

compresa tra 26 e 42 cm, ed uno spessore variabile tra 9 e 12 cm230. Le dimensioni delle evidenze analoghe

dai soli sacelli festî, benché generalmente secondo proporzioni ridotte, rientrano in questo panorama

metrico.