I REPERTI: CATALOGO DELLE EVIDENZE.
4.2 VASI ED ALTRI ELEMENTI DI CORREDO IN PIETRA 7
4.3.10 TERRECOTTE DA FUOCO
Inv. B. Inv. M. Tav.
VII 3.1 HM 1761 XL Marmitta tripodata dotata di beccuccio (già definita «pentola
tripodata»179).
Caratterizzazione dell’evidenza: Esemplare a vasca troncoconica
mancante delle anse. Manufatto d’impasto grezzo, marrone, a pareti
spesse tipicamente non rifinite alla superficie e lavorate a mano.
Dati metrici: Altezza 24 cm.
Ambiente di ritrovamento: Ambiente VII.
Cronologia: MM II.
Collocazione entro l’ambiente di riferimento: n.s.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 223, fig.101
VII 3.2 n.s. n.e. Alcuni cilindretti di terracotta (forse piedini di altri vasi da fuoco).
176
Si veda l’esemplare trovato al di sotto del vano 9 in PERNIER,1935a: fig.171
177
LEVI &CARINCI,1988:222
178
LEVI &CARINCI,1988:tav.95f-g
179
93 Caratterizzazione dell’evidenza: Esemplari d’impasto rozzo.
Dati metrici: n.s.
Ambiente di ritrovamento: Ambiente VII.
Collocazione entro l’ambiente di riferimento: n.s.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 223
La marmitta tripodata VII 3.1 rientra nella tipologia delle pentole sostenute da tre piedi alti abbastanza
da consentire l’accensione e l’alimentazione del fuoco – del quale alle volte sopravvivono i segni sotto
forma di chiazze scure sulla superficie – al fine di cuocerne il contenuto. In ragione di tale uso, si tratta di
manufatti in argilla rozza rossiccia, con ingubbiatura dello stesso colore levigata alla stecca soprattutto
entro la vasca, per scongiurare l’incrostazione del contenuto sulla parete del vaso. Molti esemplari
presentano un orlo costituente una sorta di sgrondo in uno suo punto180. Si tratta di un recipiente dal carattere eminentemente utilitario, che conseguentemente mostra numerose variazioni a secondo dell’uso
specifico, cosicché tipi simili possono riscontrarsi in età assai distanti l’una dall’altra181. L’esemplare festio
trova un confronto prossimo in F.5027a182, benché il Pernier sottolinei come la sua superficie non sia
rifinita183. Lo stesso catalogò i cilindri d’argilla rozza VII 3.2 contestualmente alla marmitta di cui si è detto,
lasciando intendere similarità nell’impasto grossolano e dunque la loro assai verosimile natura di piedini
per terrecotte da fuoco.
4.3.11 BRACIERI
Inv. B. Inv. M. Tav.
V 3 HM 1676 LVIII Braciere su piede (già definito «tavola da offerta o porta frutti a piatto
discoidale su piede cilindrico»184).
180
Per questo motivo si può parlare anche di χύτρα; LEVI &CARINCI,1988:29
181
LEVI &CARINCI,1988:30-31;cfr. BETANCOURT,1980
182
LEVI &CARINCI,1988:tav.15p; si veda anche F.4217 da sotto il vano η’ in LEVI &CARINCI,1988:tav.15q
183
PERNIER, 1935a: 223
184
94 Caratterizzazione dell’evidenza: L’esemplare si trova in uno stato
frammentario nella sezione inferiore, di cui non è possibile valutare
efficacemente forma e dimensioni. Manufatto d’impasto impuro con
inclusi silicei macroscopici, dalla superficie rossa levigata alla stecca.
Intorno alla cavità superiore e all’orlo estroflesso si osservano dei
solchi concentrici.
Dati metrici: Altezza: Diametro del piatto superiore: 33 cm; altezza
massima attuale: 11.5 cm.
Cronologia: MM II A/B.
Ambiente di ritrovamento: Ambiente V.
Collocazione entro l’ambiente di riferimento: n.s.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 219, fig.96
VIII 9 n.s. n.e. Braciere su piede (già definito «tavola da offerte discoidale con alto
piede cilindrico»185).
Caratterizzazione dell’evidenza: L’esemplare manca della sezione
inferiore del piede, di cui non è possibile valutare in via definitiva
forma e dimensioni. Similarità con il manufatto analogo V 3186. Intorno alla cavità centrale e all’orlo si sviluppano due incavi. L’orlo esterno si
ripiega verso il basso definendo una fascia dell’altezza di 5 cm.
L’impasto è impuro e mostra i segni di una cottura imperfetta187. Dati metrici: Diametro del piatto superiore: 32 cm.
Cronologia: MM II A/B.
Ambiente di ritrovamento: Ambiente VIII.
Collocazione entro l’ambiente di riferimento: L’esemplare proviene
185 PERNIER,1935a: 230 186 PERNIER,1935a: 230 187 PERNIER,1935a: 230
95 dal riempiticcio.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 230
Il braciere quale apprestamento per l’illuminazione od offerte ardenti è costituto da una vaschetta
sorretta da un piede cavo e, pur condividendo l’impasto grossolano rivestito da una ingubbiatura levigata
alla stecca, si distingue in primo luogo dalla lampada per la mancanza delle scanalature atte ad ospitare i
lucignoli. In aggiunta gli esemplari del tipo con piatto discoidale, ossia con bordo ad anello ribassato, non
presentano di norma alcuna ansa orizzontale a cordone orientata verso il basso o lateralmente188. Già
ritenute “tavola da offerta” o “fruttiere”189, le frequenti bruciature sull’orlo e sulla vaschetta e talvolta il
contesto di rinvenimento suggeriscono l’esclusione in via definitiva di tale ipotesi: i manufatti indagati,
sopravvissuti in numero piuttosto elevato, possono ritrovarsi in ambienti del tutto privi in apparenza di una
connotazione “sacrale”, semplicemente infissi nel pavimento come focolari190. La frequenza di questi manufatti sembra inoltre corroborare un loro uso per necessità di riscaldamento ambientale, in mancanza
visibile di altri mezzi a sopperire a questo scopo191. La lavorazione meno ricercata della parte inferiore del
piatto e della sezione superiore del piede sono dovuti alla collocazione pavimentale stessa di tali bracieri192.
Gli esemplari V 3 e VIII 9 dai sacelli rispecchiano, anche dimensionalmente, il tipo più diffuso di
braciere protopalaziale festio, con un piatto raramente decorato, dotato di due solchi concentrici al
margine della vaschetta e lungo il suo bordo esterno, dove lo stesso si ripiega: nel primo caso a formare un
doppio anello rigonfio, nel secondo semplicemente una fascia piana e spessa. Entrambi i reperti non
vennero evidentemente ritrovati in collocazione primaria (nello specifico di VIII 9 si rimarca la provenienza
dal deposito a riempimento del vano) ma sarebbero da collocare quantomeno a cavallo tra MM IIA e IIB (I
Fase Levi finale), in ragione della contestualizzazione stratigrafica dei rinvenimenti in situ di cui si è detto
188
MERCANDO,1978:96
189
Ad esempio “tavole da offerte” in PERNIER,1935a; “coppe su piede” o “lampade” in LEVI,1976.
190
MERCANDO, 1978: 98. Da Festòs, si ricorda l’evidenza n.11 (catalogo Mercando) incastrata nel pavimento
dell’ambiente γ di Aghia Fotinì; i n.20-21 sul pavimento del vano L; il n.26 dal vano LVI; la “tavola da offerte” in situ sul pavimento del vano XXIII o XXVI, dai vecchi scavi (MERCANDO,1978:98,nota 4;PERNIER,1935a: 299 e 307, figg.173 e 182 ).
191
Cfr. HOLMYARD et al., 1961: 233
192
96 più sopra193. La frammentarietà dei piedi dal profilo cilindrico di entrambi i manufatti può essere indicativa
d’un loro incastro nel battuto pavimentale, quando possibile.
4.3.12 LUCERNE
Inv. B. Inv. M. Tav.
VIII 8 n.s. LVIII Lucerna monolychne, monoansata a scodellino.
Caratterizzazione dell’evidenza: L’esemplare presenta una concavità
protraentesi verso il beccuccio. Opposto a questo era impostata
un’ansa orizzontale, andata perduta, e due protuberanze laterali (o
“doppio bottone”). L’orlo della cavità è arrotondato ed in rilievo,
attorno al quale si sviluppano quattro striature concentriche.
L’impasto impuro con tracce brunite mostra segni di una cottura
sbrigativa; le pareti sono assai spesse, dipinte in rosso e levigate a
stralucido.
Dati metrici: Dimensioni massime comprendenti il beccuccio: 9.5 cm.
Ambiente di ritrovamento: Ambiente VIII.
Collocazione entro l’ambiente di riferimento: n.s.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 230, fig.104
F 5 n.s. n.e. Frammenti di lucerne monolychni, monoansate a scodellino.
Caratterizzazione dell’evidenza: Frammenti di esemplari raffrontabili a
VIII 8 (almeno quattro), d’impasto ordinario, dalla superficie levigata
di color rosso-bruno.
Dati metrici: n.s.
193
Si tratta peraltro di esemplari dotati di bordo a doppio anello nella maggior parte dei casi (n.25-28 catalogo Mercando); MERCANDO,1978:100-101
97 Ambiente di ritrovamento: Fossa dei sacrifici.
Bibliografia:PERNIER, 1935a: 217
La lucerna a scodellino, d’impasto ricoperto da uno strato di argilla spalmata e lucidata a stecca con
resina rossa lucente194, sembra comparire a Festòs agli inizi del MM IB. Gli esemplari dai sacelli indagati appartengono al pieno MM IIB (III Fase di sviluppo secondo L. Mercando), mostrando quella tipica
trasformazione formale verso un profilo lenticolare, dal corpo biconico più alto, con stretta imboccatura ed
ampia spalla dalle decorazioni incise concentriche; il beccuccio si mostra allungato e sollevato mentre la
presa a bottone (semplice o doppio) ora si trova alla base della spalla, sulla carenatura195. La maggior parte
delle evidenze affini proviene dal cosiddetto Quartiere a Sud della Rampa, per l’appunto di datazione
relativamente tarda196.
Le tracce brunite che caratterizzano i pezzi da Festòs, accertano un effettivo utilizzo di tali lucerne,
forse nell’ambito d’una ritualità in contesti di scarsa illuminazione197.