• Non ci sono risultati.

Il mercato del latte in Russia: gli effetti dell’embargo

Import Export

3.3 Il mercato del latte in Russia: gli effetti dell’embargo

Come il settore agroalimentare russo nel suo insieme, anche il settore lattiero caseario ha ripreso un percorso di sviluppo solo a partire dagli anni 2000, quando cioè condizioni politiche ed economiche più favorevoli hanno permesso lo sviluppo delle piccole-medie imprese, che sono diventate il motore trainante della ripresa del settore in questione. Tuttavia, come avvertono gli studi elaborati da RDRC, il Centro di Studi del Mercato del Latte in Russia, in concomitanza con il centro di ricerca condotto da Dairynews.ru, nonostante la produzione di latte e di prodotti lattiero caseari sia aumentata,268 la filosofia adottata dai maggiori player nel guidare lo sviluppo del settore risulta molto simile alla filosofia adottata in generale nel condurre gli affari, orientata cioè alla ricerca della quantità piuttosto che della qualità, oltre che alla dipendenza dall’apparato pubblico e dagli aiuti da questo forniti.269 È per questo che il centro di studi richiama l’attenzione sulla necessità di ideare una strategia di crescita efficacie, che prenda in considerazione le peculiarità del mercato russo e che non sia ostaggio delle decisioni politiche.270

Proseguendo l’analisi nel dettaglio, come esposto nel capitolo precedente, fino all’entrata in

266 Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici, http://www.ompz.it/prodotti/latte.html 267

ICE-Mosca, Misure restrittive Federazione Russa e Sanzioni Unione Europea, op.cit., p.9

268

Secondo il Ministero dell’Agricoltura della Russia, ad oggi il volume della vendita di latte delle imprese agricole è aumentato del 3,8%, con un volume giornaliero della vendita di latte che è passato da 43.1 mila tonnellate nel 2017 a 44,8 mila tonnellate nel 2018. Nonostante sia migliorata anche la resa media giornaliera di latte per vacca, aumentando dello 0,83% rispetto al 2017 e raggiungendo circa i 16 kg al giorno, tuttavia la produzione di latte rimane insufficiente per soddisfare l’intero fabbisogno della popolazione. (Fonte: Euroasiatx, Produzione latte a +3,8%: insufficiente, 03/09/2018, ultimo accesso 03/02/2019 in: http://eurasiatx.com/produzione-latte-38-insufficiente/?lang=it)

269

Secondo gli esperti della World Bank i sussidi concessi dallo stato stanno infatti aumentando la dipendenza delle imprese dai finanziamenti esterni più che aumentando la produttività e la produzione. (Fonte: The World Bank Group, Russia: policies for agrifood sector, competitiveness and investment, op.cit., pp.19-20)

270 I dati che prenderò in considerazione in questa breve analisi sono estratti da un’analisi condotta da RDRC-

101

vigore dell’embargo la Russia si classificava come principale importatore di prodotti lattiero caseari, registrando nel 2014 un volume di import pari a 4,6 miliardi di USD. Analizzando la struttura relativa all’import di questa macro-categoria merceologica, non solo si nota come dopo l’entrata in vigore dell’embargo il valore dell’import sia sceso a 2,7 miliardi (per poi cominciare a crescere solo nel 2016 e raggiungere la quota di 3,5 miliardi nel 2017), ma si deduce anche che il primo paese fornitore della Russia, ovvero la Bielorussia, grazie all’embargo ha avuto la possibilità di duplicare la propria quota di mercato: infatti, se nel 2014 la Bielorussia rappresentava il 43% della fornitura di formaggi in Russia, nel 2015 la sua quota è aumentata all’83,4%, per arrivare nel 2017 a rappresentare l’83,7% della fornitura di formaggi totali.271 In termini assoluti, stando ai dati osservati dal centro RDRC, se nel 2015 la Bielorussia ha esportato in Russia 115,5 mila tonnellate di formaggi, nel 2017 ne ha esportato 189,3 mila.

Figura 3.7: Maggiori esportatori di formaggi nella Federazione russa (2014; 2015)

Fonte: RDRC-centro di studi del mercato del latte

271 RDRC-centro di studi del mercato del latte, giugno 2018.

65% 13% 11% 11% Bielarussia Olanda Lituania Finlandia 88% 5% 4% 3% Bielarussia Argentina Serbia Armenia

102

Lo stesso trend si nota prendendo in considerazione altri prodotti relativi al settore lattiero caseario, come il burro:

Figura 3.8: Maggiori esportatori di burro nella Federazione russa (2015; 2017)

Fonte: RDRC-centro di studi del mercato del latte

Dai grafici sopra riportati risulta evidente che l’embargo abbia notevolmente acuito l’interdipendenza tra Russia e Bielorussia, creando degli squilibri nel mercato russo che hanno dato vita a diverse “guerre del latte” tra i due paesi, l’ultima delle quali risale a giugno 2018, quando Mosca ha deciso di sospendere le forniture dei prodotti derivati dal latte dalla Bielorussia. Una delle ragioni che prevalgono alla base di questa politica si riconduce alla richiesta dei produttori russi di limitare l’afflusso di prodotti bielorussi a basso costo nel mercato nazionale, che creando delle eccedenze, hanno abbassato i prezzi e soffocato la

produzione nazionale.

Quale sia stato quindi il ruolo giocato dall’embargo nell’evoluzione del settore lattiero caseario russo è una questione di difficile interpretazione. Secondo gli analisti di RDRC infatti a seguito dell’embargo si è effettivamente riscontrato un aumento di produzione di prodotti lattiero caseari (2013 al 2016 la produzione di tale categoria merceologica è cresciuta del 47%), che però è opportuno relazionare anche all’incidenza di fattori esterni, come la caduta del rublo che ha alzato il prezzo dei prodotti importati, favorendo la produzione interna. Inoltre secondo gli studi effettuati, la ripresa del settore lattiero caseario antecede l’embargo e può essere ricondotta già ai primi anni 2000, quando cominciarono ad affacciarsi nel mercato del latte nuovi players, le piccole-medie aziende agricole, che nel 2017 hanno contribuito per il 13% alla produzione di latte totale, dimostrandosi più dinamiche delle grandi agro-holdings. Tuttavia, stando ai dati raccolti nel 2016, la produttività del settore risulta bassa (q.li 57/anno per vacca) e la produzione frazionata: i primi 40 allevamenti per dimensione (tra i quali il primo, Agrocomplex, è situato a Krasnodar ed è classificato come il

62% 20% 11% 7% Bielorussia Uruguai Nuova Zelanda Argentina 83% 11% 3% 3% Bielorussia Uruguai Argentina Nuova Zelanda

103

più grande in Europa grazie alle sue 30.000 bovine in mungitura) hanno prodotto circa 1,75 milioni di tonnellate di latte, contribuendo per il 75% al livello di autosufficienza del paese.272 Inoltre, come notano gli esperti di RDRC, la crescita di questo settore risulta frenata da due questioni principali: da una parte, il consumo pro-capite è in costante decrescita (nel 2017 è sceso del 0,65% rispetto al 2016 e del 6,3% rispetto al 2013) e dall’altra la produzione di latte, seppur in aumento, non soddisfa il fabbisogno interno e non cresce a pari passo con la produzione di prodotti derivati, che vengono invece prodotti usufruendo dell’eccesso di materia prima importata dalla Bielorussia. Analizzando quindi i dati pubblicati da RDRC riguardo all’auto-approvvigionamento della Federazione per quanto riguarda la produzione di latte, si nota che per il periodo 2014-2015 la domanda di latte abbia subito un leggero calo da cui sembra essersi ripresa dal 2016 al 2017, mentre il volume di produzione di prodotti derivanti dal latte è in crescita, e dal 2015 ha superato la domanda. Anche il volume di latte lavorato e la produzione di latte complessiva durante il periodo 2013-2017 hanno registrato un trend di crescita, ma rimanendo ben al di

sotto della domanda.

Analizzando nello specifico l’andamento del consumo e dell’offerta di latte pro-capite si nota quindi che:

Figura 3.9: Produzione di latte in Russia, in tonnellate (2013-2017)

Fonte: RDRC-centro di studi del mercato del latte

272 A. Fantini, Reportage La Russia del latte, Ruminantia, 01/10/2016, ultimo accesso 03/02/2019 in:

104

Figura 3.10: Rapporto consumo e produzione di latte pro-capite, kg/anno (2013-2017)

Andamento del consumo di latte pro-capite (linea rossa) e di produzione di latte pro-capite (linea gialla). Fonte: RDRC-centro di studi del mercato del latte

Dai grafici soprariportati emerge dunque che se da una parte la crescente produzione di latte sta aumentando la percentuale di auto approvvigionamento, dall’altra la diminuzione del consumo interno sta aiutando a ridurre il deficit tra offerta e domanda:

Figura 3.11: Deficit di latte, in tonnellate (2013-2016)

Fonte: RDRC-centro di studi del mercato del latte

In aggiunta, ulteriore pressione sul mercato lattiero caseario russo viene esercitata dallo stato di imperfezione della regolamentazione tecnica alla base del settore: all’interno dell’Unione Doganale Euroasiatica infatti, la legge in materia prevede che possano essere introdotti nei mercati nazionali prodotti lattiero caseari fabbricati utilizzando prodotti alternativi del latte, come grassi e proteine, contraddicendo così i requisiti internazionali contemplati dal Codex

-7040200 -6566700 -5321000 -4713800 2013 2014 2015 2016

105 Alimentarius. Questo sistema di fatto permette la produzione e la circolazione di prodotti lattiero-caseari non completamente a base di latte e legittimando l’uso di grassi e proteine, abbassa i costi di produzione aumentando i margini di guadagno a fronte di prezzi di vendita

crescenti.273

Infine, in riferimento alla filiera del latte in Russia, occorre constatare che esistono diversi fattori positivi che possono promuoverne lo sviluppo. In primis, i costi di produzione e l’ampia superficie agricola sono sicuramente dei vantaggi a disposizione delle aziende volenterose di investire in questo mercato. In relazione ai costi, vanno segnalati il costo medio di una razione russa per bovine da latte (stimato a 4 euro),274 il basso costo della manodopera (al di sotto dei 500 euro mensili, fatta eccezione per i manager agricoli), dell’energia elettrica e del gasolio agricolo (meno di 0,50 euro al litro). In aggiunta, ulteriori fattori vantaggiosi sono dati dall’adeguato ricorso al pascolo e dall’utilizzo degli stessi requisiti igienico sanitari vigenti in Europa (con il limite di 400.000 cellule somatiche e 100.000 di carica batterica).275 Inoltre, considerando che una buona parte del latte prodotto in Russia viene trasformato in smetana (panna acida), tvorog, slivki (latte condensato al 10% di grasso), yogurt e in altri prodotti freschi, il processo di stagionatura risulta poco diffuso e praticato, elemento che può rappresenta un buon vantaggio per le aziende italiane, vista la secolare tradizione artigianale nella produzione di formaggi.276 In conclusione, nonostante le grandi potenzialità del settore, legate principalmente alla vastità del territorio russo e all’accesso alle risorse energetiche, gli esperti non ne negano le problematiche, collegate anche alla diversa conformazione geografica, che non rende tutte le aree adatte all’agricoltura e alla produzione di latte, alla concentrazione di vacche da latte in specifiche zone, alla pratica poco diffusa di selezione genetica del bestiame e alla distribuzione della popolazione, che come si vede dal grafico sottostante, si è concentrata nelle aree urbane della Russia europea, provocando lo spopolamento delle aree agricole.277

273

Secondo le stime di RDRC riportate nel Dairy Report 2018 a cura di IFCN, nel 2018 a fronte di un aumento del prezzo del latte del 27,4% rispetto al prezzo mondiale, il margine dei produttori è salito dal 39,6% al 47,2%.

274

Costo che a volte tuttavia nasconde una sottoalimentazione delle bovine nella componente proteica

275

A. Fantini, Reportage La Russia del latte, op.cit., http://www.ruminantia.it/reportage-la-russia-del-latte/

276

Ivi

277

In riferimento alla concentrazione di vacche da latte si nota che la densità di vacche da latte per km/quad. è di 0,26, dato che colloca la Russia al 101° posto su 106 paesi nella classifica mondiale. In riferimento invece allo spopolamento delle aree agricole, i dati attestano che negli ultimi 10 anni la popolazione agricola è scesa dello 0,8%, passando da 37,9 milioni a 37,6 milioni. (fonte:

106

Figura 3.12: Rapporto tra popolazione in aree urbane e contadine (2013-2017)

Popolazione aree urbane (in rosso), popolazione aree rurali (in giallo). Fonte: RDRC-centro di studi del mercato

del latte

È anche per questi motivi che gli esperti della World Bank in Policies for Agri-Food Sector Competitiveness and Investment, avvisano che la sfida principale che attende il settore lattiero caseario russo sarà proprio quella di usufruire in modo più efficiente degli investimenti indirizzati al settore agroalimentare, in modo da aumentare la produttività e la redditività di questa industria.

3.3.1 Attori principali

In riferimento ai players principali del mercato del latte in Russia, come già preannunciato le agro holdings, statali o private, gestiscono l’87% della produzione di latte totale278 e possiedono la maggior parte dei capi di bestiame:

Figura 3.13: Misura media delle aziende agricole (2013-2017)

107

Grandezza media delle aziende coinvolte nel settore lattiero-caseario (linea rosa). Le medio-piccole aziende contadine sono mostrate in giallo, mentre le grandi holdings in rosso. Fonte: RDRC-centro di studi del mercato

del latte

Figura 3.14: Numero totale di vacche da latte in possesso delle aziende agricole (2013-2017)

Il grafico mostra sul totale delle vacche da latte, la quantità posseduta dalle holdings (in rosso) e dalle piccole- medie aziende (in giallo). Fonte: http://www.dairynews.ru/company/country/russia/stat/

Secondo le stime del centro di studi RDRC, i top players operanti nel settore lattiero caseario russo sono:

Tabella 3.4: Top players nella produzione di latte

Società % tonn all’anno sul totale di produzione

Posizione geografica

EcoNivaAgro SRL 1,82% Distretto di Liskinskij,

Regione di Voronež

Kaluzhskaya Niva SRL 0,59% Distretto di Liskinskij,

Regione di Voronež

Slaktis SRL 0,54% Distretto di

Novosokol'ničeskij, Regione di Pskov

Plemzavod Trudovaya, SPA 0,49% Distrettodi Markovsky,

Regione di Saratov

108

Tabella 3.5: Top players nella lavorazione del latte

Società % tonn all’anno sul totale di produzione

Posizione geografica

Lianozovskiy Molochnyy Kombinat, filiale gruppo Pepsico SPA

2,19% Dmitrovskoye Shosse, Mosca

Rubtsovskiy Molochnyy Zavod, filiale gruppo Pepsico SPA

2,02% Rubcovsk, Regione degli

Altaj

Danone SPA 1,53% Distretto di Čechovskij,

Regione di Mosca

Fonte: http://www.dairynews.ru/company/country/russia/stat/

3.3.2 Il consumatore russo

Secondo recenti indagini di mercato condotte dal gruppo BPC riguardo al comportamento del consumatore medio russo in materia alimentare, risulta che la domanda di generi alimentari si stia evolvendo verso prodotti più specializzati e ricercati, destinati a diverse categorie di consumatori (sportivi, bambini, salutisti) e che di conseguenza sia meno orientata verso la ceca ricerca del brand e del lusso.279 Rispetto a prodotti di diverse provenienze, i beni Made in Italy continuano ad esercitare un forte appeal sul consumatore russo, che nonostante l’embargo, continua ad identificare i prodotti italiani come garanzia di qualità, salubrità e benessere.280 In aggiunta, come dimostrano i sondaggi, la cucina italiana si conferma al terzo posto tra le preferenze dei russi, dopo la cucina nazionale e quella caucasica.281 E’ inoltre importante constatare che l’aumento del potere d’acquisto sta inasprendo la concorrenza sull’agro alimentare, sia nella fascia alta sia in quella media, che si sta allargando. Infatti, secondo le ricerche condotte dal Boston Consulting Group su 4000 consumatori russi, nonostante il costante aumento del potere d’acquisto, dopo gli anni 2014- 2016 il consumatore russo ha sviluppato un approccio più razionale alla spesa, soprattutto

279 Gruppo BPG International, Report 2016: Il mercato agroalimentare in Russia, in www.gruppobpg.com 280

RussiaNews, Il mercato agroalimentare in Russia, 16/01/2017, ultimo accesso 03/02/2019 in: http://press.russianews.it/press/mercato-agroalimentare-russia/

109

nelle aree più rurali e periferiche, dove il reddito pro capite è mediamente più basso che nelle metropoli. Rispetto all’analisi condotta nel 2013, dalle indagini del BCG nel 2018 risulta che:

 Nel 2013 il 70% dei russi affermava di avere fiducia nel futuro, mentre nel 2018 la percentuale si è ridotta al 55%

 La maggior parte sta risparmiando su prodotti non essenziali, prevedendo invece di spendere di più per prodotti salutari

 L’appeal esercitato dai brand è in calo: nel 2013 il 34% dei consumatori si riconosceva nel brand, mentre nel 2018 solo il 25% afferma che i brand riflettono il reale valore del prodotto

 Nel 2013 il 40% dei russi comprava prodotti scontati, mentre nel 2018 questa percentuale è salita al 57%.282

In conclusione, per quanto riguarda l’attitudine del consumatore russo verso l’acquisto di generi alimentari, gli esperti osservano che la propensione ad acquistare prodotti costosi sembra aver lasciato spazio ad acquisti più pragmatici ed economicamente in linea con il budget familiare, sostenendo che ad oggi l’attenzione del consumatore russo medio sembra essersi spostata dalla ricerca del marchio alla ricerca della qualità.283