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La forma dell’ideale hegeliano ha come struttura fondamentale quella della compenetrazione di ‘individuale’ e ‘universale’. In esso la soggettività non solo è una forma adeguata ad esperire la verità bensì essendo propria solamente dell’uomo (il per sé) può giungere così attraverso lo spirito al divino.

Questi presupposti sono totalmente differenti da quelli da cui muove Michelstaedter per il quale la soggettività sembrerebbe più che un’entità unitaria ed integra un fenomeno di scarto della coscienza e per lo più relegato all’irrazionale, per questo dunque alle dipendenze dell’altro.

La soggettività rimane schiava dell’oggettività a sua volta alle prese con le correlazioni che la intrappolano. “Ci è forza ammettere che l’oggettività è in qualche modo una soggettività”67

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Oggettività e soggettività sono unite dalla correlatività del bisogno e dall’assenso della volontà che non fa altro che aderire anch’essa al vile movimento del continuare. Soggettività e oggettività dunque sono due oggetti che affermano la coercitività del molteplice nella vita reale e che impediscono un rapporto d’identità con l’individuo. Soggetto ed oggetto sono anch’essi succubi della ciclica macchina alienante del divenire. Per scansare la correlatività egli cerca un’ autonomia che consista nella ricerca assoluta dell’identità con sé stessa senza relazioni con l’altro. Eliminando così la sua influenza. “essa è l’estrema coscienza di chi è uno colle cose, ha in sé tutte le cose,uno indivisibile (traduzione dal greco), il persuaso, il dio”.

Anche per Hegel però, similmente a Michelstaedter, vi deve essere un’autonomia che permetta il suo raggiungimento: “ L’ideale è unità in sé e non solo formale ed esteriore. Ma anche unità del contenuto, immanente in lui stesso […] nella fase attuale noi vogliamo rilevare questa determinazione come l’autonomia e richiedere che l’universale condizione del mondo appaia nella forma dell’autonomia, per poter in sé accogliere la forma dell’ideale”. “La vera autonomia consiste solo nell’unità e compenetrazione dell’individualità con l’universalità, poiché l’universale solo attraverso il singolo

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acquista concreta realtà. Ed il soggetto singolo a particolare solo nell’universale trova la base incrollabile ed il contenuto autentico della sua realtà” 68

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Michelstaedter conosce bene il filosofo tedesco del quale legge direttamente i testi in madre lingua ed il suo confronto viene impiegato massimamente nella Persuasione in merito alla libertà nella società: la libertà d’essere schiavi.

Tuttavia un concetto similare a quello dell’ideale hegeliano viene formulato all’interno del Dialogo della salute e degli Scritti Vari. È il concetto di organismo l’unico in grado di connettere il particolare con l’universale.

Le correlazioni cessano di essere tali per diventare congiunzioni ovvero relazioni immediate che l’organismo instaura con un campo più vasto d’esistenza, le cose lontane: l’assoluto. Lo stesso concetto viene ribadito dall’insegnamento socratico. Negli scritti di Michelstaedter la capacità che all’individuo (il soggetto per Hegel) non sia preclusa la possibilità di una congiunzione più grande viene rintracciata in una condizione di Natura, nella Grecia antica, nell’infanzia, e nel sogno, tutti luoghi lontani dalla società l’ingresso nei quali segna la problematica del soggetto che viene in questo modo cacciato e spodestato a suo discapito dall’Altro (la società).

A questo punto per individuo non è concesso più giungere all’assoluto in nessun modo se non nell’assoluta autonomia.

Il primo concetto a negare tale possibilità è quello dell’iperbolicità dell’assoluto (Giustizia) a cui si approda solo tramite una “infinita attività” che comunque non riesce, se non nella morte, in nessun modo a lambirlo69.

L’autonomia70

ricercata dal Goriziano però ,scevra di qualsiasi tipo di relazioni, svuota l’individuo della sua soggettività e dunque della possibilità di toccare qualcosa che non sia solo ed esclusivamente se stesso. È un’autonomia astratta e virtuale che riconsegna la sua individualità ad una dimensione oggettiva (oggetto privato del soggetto) e l’unità ad un’infinitesimalità, ad una cosalità.

68 HEGEL, Estetica, cit.,pp.204-205. 69

C. MICHELSTAEDTER, La Persuasione e la Rettorica ,cit., p79.

70 “infatti abitualmente ciò che è in se stesso sostanziale, a causa di questa sostanzialità e causalità, viene

considerato come l’assolutamente autonomo e suole essere chiamato il divino e l’assoluto in sé. Ma fissato in questa universalità e sostanza come tali, non è allora in se stesso soggettivo e viene quindi subito a trovare la sua ferma opposizione nel particolare dell’individualità concreta. In questa opposizione, come in ogni opposizione in generale, la vera autonomia va però perduta”. (HEGEL, Estetica, cit.,p205.).

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A questo punto è possibile formulare un confronto delle due diverse tipologie di ideale71 a cui sono ricollegate le due differenti autonomie.

Infatti per Hegel “nell’ideale appunto l’individualità particolare deve rimanere in indissolta concordanza con il sostanziale, e nella misura in cui l’ideale possiede la libertà e l’autonomia della soggettività, il mondo circostante delle condizioni e dei rapporti non deve avere un’oggettività essenziale già indipendente per sé dal soggettivo ed individuale. L’individuo ideale deve essere in sé chiuso, l’oggettivo deve ancora far parte di lui, non deve muoversi e realizzarsi per sé sciolto dalla individualità dei soggetti, perché altrimenti il soggetto si ritira di fronte al mondo già per sé compiuto, come ciò che è semplicemente subordinato.”72

Nell’ideale Hegeliano è richiesta l’identità. Quest’identità avviene in prima istanza tra coscienza e corpo, tra individualità e sostanzialità, quindi tra soggetto ed oggetto ed in ultima istanza quando il soggetto è integro ed unitario può stabilire una relazione più vasta con l’universale che ricomprende la soggettività, una soggettività intesa come accordo tra soggetto e oggetto.

L’ideale michelstaedteriano, pur invocando l’unità ha tutt’altra matrice: “Ben dice una voce in me […] 73

In Michelstaedter l’unità è minata in più modi. Il divario operato dalla coscienza sul corpo è incolmabile poiché è impossibile eliminare dalla coscienza la volontà e da quest’ultima il bisogno. Infatti, affinché la coscienza sia persuasa si necessita che essa sia «coscienza delle cose per sé stesse e non pel mio bisogno». Inoltre anche la sostanzialità del corpo è affetta dalla stessa voragine, il vuoto che apre la fisiologia del bisogno74 e che lo consegna inevitabilmente alle dipendenze dell’altro. Inoltre è impossibile la coincidenza tra soggetto ed oggetto essendo sempre il primo diviso e dipendente da un oggetto: il bisogno, la coscienza.

La coscienza dunque, l’unica che si accorge e pone fine alle dipendenze dell’altro è inseguita di per sé stessa in un percorso di alienazione che non mantiene nessun tipo di

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Sebbene per quanto riguarda il filosofo goriziano siamo solo noi a poterlo intendere come ideale per lui trattasi di pensiero concreto, incarnato.

72 HEGEL, Estetica,cit. p.,206. 73

C. MICHELSTAEDTER, LA Melodia del giovane divino, cit.,p59.

74 “all’individualità poggiante su di sé, seppur in modo solo formale, si vuole viceversa attribuire

autonomia nella stabilità del suo carattere soggettivo. Ma ogni soggetto a cui manchi il vero contenuto di vita nella misura in cui queste potenze e sostanze se ne stanno per se stesse fuori di lui e rimangono un contenuto estraneo alla sua esistenza esterna ed interna, cade egualmente nell’opposizione contro il vero sostanziale, perdendo quindi lo stadio di consistente libertà ed autonomia. (HEGEL, Estetica,cit.,p.205.).

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relazione con gli altri, con il mondo. L’unica possibilità è quella di ampliare la coscienza fino a quando anch’essa, nella sua estinzione possa diventare pregnante e trasparente:

“Io seguo me stesso come colui che insegue la propria ombra finché la vede ingigantita e perdersi nell’ombra universale”75

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Non è difficile dedurre dalle premesse che l’ombra universale, ossia l’Assoluto coincida con la morte.