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I MESTIERI DELL’ARTE A BOLOGNA: CUBO

Nel documento collegArti 1/2018 (pagine 55-59)

Incontro con Angela Memola e Michela Tessari Daniel Borselli

Come si organizza un’esposizione? Quali fasi vitali attraversa un progetto espositivo nel suo percorso dall’idea iniziale alla realizzazione vera e propria? Cos’è e come funziona la valorizzazione di una collezione? Ce ne hanno par- lato la dottoressa Angela Memola, responsabile dell’area “Servizi artistici e mostre temporanee” di CUBO – Centro Unipol Bologna – e Michela Tessari, mediatrice culturale neolaureata in Arti Visive.

Innanzitutto, le risposte alle domande che ci siamo posti non possono pre- scindere dalla stessa natura strutturale dello spazio espositivo: CUBO, infatti, non è stato creato per essere un luogo deputato esclusivamente ad eventi arti- stici, quanto piuttosto è uno spazio polivalente votato alla interdisciplinarità e alla multimedialità. Nato nel 2013, in occasione del cinquantesimo anni- versario del Gruppo Unipol (oggi divenuto, in seguito a successive fusioni societarie, UnipolSai), lo spazio si prefigge un doppio obiettivo: da un lato, raccontare la storia dell’impresa bolognese, raccogliendo e tramandando – come si può leggere sul sito ufficiale di CUBO – «non solo il materiale storico che il Gruppo Unipol ha maturato dal 1963 a oggi ma anche quello delle Società che nel tempo sono entrate nel perimetro societario»; dall’altro, pro- porsi attivamente come soggetto di produzione culturale e artistica, attraverso l’organizzazione di eventi, incontri, spettacoli e mostre in collaborazione con enti pubblici, privati e associazioni del territorio.

Lo Spazio Arte, curato dalla dottoressa Memola, nel rispetto di questo dua- lismo di intenti affianca alla propria attività di conservazione e di valorizza- zione del patrimonio artistico del Gruppo una promozione concreta dell’arte

CUBO, Bologna, Unipol Gruppo, Sede Direzionale.

contemporanea, con un occhio di riguardo volto alle nuove generazioni. In particolare, questo secondo aspetto si articola nell’organizzazione di quattro mostre temporanee che si succedono nel corso dell’anno, con l’intento non solo di diversificare l’offerta espositiva, ma soprattutto di sviluppare quest’ul- tima in coerenza alla scelta di alcune linee tematiche.

L’esposizione che si svolge approssimativamente nel primo trimestre si lega al contesto di Arte Fiera, momento clou dell’arte contemporanea a Bologna: nel 2017, ad esempio, è stato esposto il lavoro dell’artista digitale Davide Quayola. Si avvicendano, nel corso dell’anno, una mostra dedicata ai nuovi artisti emergenti nel panorama italiano dell’arte contemporanea, cui fa seguito una manifestazione espositiva rivolta alla promozione del patrimonio artistico del Gruppo e, infine, una rassegna incentrata sul medium fotografico.

Di particolare interesse è stata l’illustrazione, da parte di Angela Memola e Michela Tessari, del complesso e stratificato iter seguito nella progettazione delle quattro esposizioni: in una prima fase la dottoressa Memola, affianca-

possibili progetti espositivi, studiati approfonditamente in tutte le loro com- ponenti, dagli elementi di collegamento con l’attività imprenditoriale della Società, ai piani di fattibilità economica e relativi cronoprogrammi. In seguito alla selezione di una delle idee, si entra nella fase operativa e si procede alla scelta di un curatore esterno che segua l’allestimento della mostra e l’elabora- zione del testo critico. A questo punto le parti in gioco - lo staff di CUBO, il curatore e spesso l’artista - avviano un dialogo costruttivo finalizzato alla defi- nizione delle modalità espositive e alla realizzazione dell’allestimento. Questo schema – per quanto sintetico e sicuramente semplificante – ci ha permesso di riflettere sul numero degli attori che necessariamente reclamano un ruolo nella complessa scena dell’arte, non ultimo (come abbiamo già ricordato) lo spazio espositivo stesso, che nella sua caratterizzazione architettonica implica naturalmente una serie di problematicità da sciogliere.

Anche il lavoro svolto allo scopo di valorizzare il patrimonio storico-arti- stico di proprietà del Gruppo è complesso e molto interessante. Non sempre le opere, che possono avere anche grande rilievo storico e artistico, sono state sufficientemente studiate, per cui è necessario un approfondimento di tipo innanzitutto filologico, effettuato tramite la ricerca e lo studio di documenti e la ricostruzione della loro storia critica. Come ha spiegato la dottoressa Me- mola, particolare non irrilevante del lavoro di valorizzazione di un patrimonio privato o ancora poco studiato è la necessità di autentificazione delle opere che si effettua anche tramite il confronto con gli eredi degli artisti e contribuisce a determinare il valore di un’opera, sia dal punto di vista squisitamente storico ed estetico, sia sul piano prettamente economico.

Viene, in un secondo momento, impostata l’attività volta all’obiettivo di far circolare – e quindi conoscere – le opere stesse, le quali, pur nate dall’ingegno di grandi autori del Novecento – ad esempio Fontana, Burri, Sironi, Chagall, Boccioni – nella maggior parte dei casi non avevano goduto precedentemente di una vita espositiva. Si rende, pertanto, necessario instaurare relazioni con i curatori dei musei potenzialmente interessati, volte a definire le caratteristiche del prestito e, qualora occorra, a programmare gli interventi di restauro.

La valorizzazione del patrimonio artistico, però, prima ancora che nel “far conoscere”, consiste nella conservazione dei beni e nella loro catalogazione – strettamente connessa a quella prima fase che abbiamo descritto come a carattere eminentemente filologico/documentario. A tale proposito Angela Memola ha spiegato che si sta completando il catalogo ragionato delle opere

del patrimonio del Gruppo utile prima di tutto come strumento conoscitivo e poi di mediazione su più livelli: interno, con lo scopo di rinsaldare il legame tra lo spazio espositivo e la vita aziendale; esterno, con l’intenzione di rivol- gersi a differenti tipologie di pubblico, a seconda del target che il Gruppo si propone di raggiungere.

L’incontro è stato di grande utilità in quanto ha messo particolarmente in luce l’esigenza di una preparazione aperta all’interdisciplinarietà e capace di rispondere appieno sia alle specificità del settore cultura che alle dinamiche del mondo del lavoro. Ci ha, inoltre, consentito di comprendere quanto una competenza fondata non solo su una solida conoscenza della storia dell’arte, ma su allenate attitudini al problem solving, garantisca la possibilità di am- pliare il ventaglio per le nostre future opportunità professionali.

Nel documento collegArti 1/2018 (pagine 55-59)