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Metafore linguistiche e metafore concettuali

RIESAMINARE LA RELATIVITÀ LINGUISTICA

3.4 Metafore linguistiche e metafore concettuali

Abbiamo fino ad ora fatto riferimento, indirettamente, al concetto di “metafora concettuale”, mostrandone alcuni esempi ai fini della precedente argomentazione. Va però sottolineato che Lakoff e Johnson delineano un’importante differenza fra “metafore linguistiche” e “metafore concettuali”. Come ci illustra Niyaz, le metafore linguistiche sono a loro volta suddivise in “metafore dirette” e “metafore indirette”. Mentre le prime vengono principalmente impiegate in romanzi o in testi poetici e vengono attivamente processate nella memoria a breve termine, le seconde sono ormai state rese convenzionali e sono dunque familiari ad un ampio pubblico;

273Si veda Claudia Casadio, Effetto Framing: Come inquadriamo il mondo con le metafore, Università degli Studi

di Chiesti e Pescara, Facoltà di Psicologia, 2009:

https://www.academia.edu/4865266/Effetto_Framing_come_inquadriamo_il_mondo_con_le_metafore, p. 3, consultato il 15 ottobre 2018.

274 Federica Casadei, Alcuni pregi e limiti della teoria cognitivista della metafora, in Carla Bazzanella, Claudia Casadio (a cura di), Prospettive sulla metafora, «Lingua e stile», vol. XXXIV, n. 2, 1999, p. 168.

sono inoltre sistematicamente presenti nella memoria a lungo termine275. Per quanto riguarda il macro gruppo delle metafore concettuali, esse rappresentano il punto di forza della teoria cognitiva di Lakoff e Johnson.

Fin dalla definizione che Aristotele attribuisce al termine “metafora” si può leggere ciò che più avanti i due linguisti definiranno più specificamente come “metafora concettuale”. Il filosofo dell’Antica Grecia infatti afferma: “Le metafore consistono nel dare a una cosa il nome che appartiene a qualche altra cosa”276. Così, Zoltàn Kövecses parla in termini più esplicitamente concettuali asserendo: “La metafora è definita come capire un dominio concettuale nei termini di un altro dominio concettuale”277.

In riferimento alla produzione di metafore concettuali, Lakoff afferma:

We use conceptual metaphors to help us understand complex concepts in terms of another, easier concept. Therefore, they allow us to do much more than just orient concepts, refer to them, quantify them, etc. […] They allow us, in addition, to use one highly structured and clearly delineated concept to structure another278.

E proprio questo trasferimento di significato da un concetto ad un altro è ciò che Lakoff definisce “metaphoric mapping”. L’analisi dei mappings inerenti ai patterns metaforici rappresenta il secondo pilastro della teoria lakoffiana.

I mataphoric mappings avvengono ogniqualvolta due domini concettuali vengano messi in connessione. Le metafore infatti concettualizzano un primo dominio, il target domain, nei termini di un secondo dominio, il source domain. Il mapping assume così l’aspetto dell’allineamento fra alcuni aspetti selezionati del source domain con altri del target domain. Ho appena definito, non certo a caso, gli aspetti di source e target come “selezionati”; in effetti, secondo Lakoff, nel momento in cui un concetto viene compreso nei termini di un altro concetto avviene una selezione dei tratti che si vogliono mettere in luce nell’uno e nell’altro dominio: “The very systematicity that allows us to comprehend one aspect of a concept in terms of

275 Nadja Niyaz, Metaphorical Framing, the Sapir-Whorf-Hypothesis and how language shapes our thoughts, Murcia, Grin, 2017, pp. 4-5.

276Paul H. Thibodeau, Lara Boroditsky, Metaphors We Think With: The Role of Metaphor in Reasoning, «PLOS ONE» 6.2, 2011: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0016782 (traduzione in italiano mia), p. 170, consultato il 16 ottobre 2018.

277Zoltàn Kövecses, Metaphor, Oxford, Oxford University Press, 2002, p. 4 (traduzione in italiano mia).

another (e.g., comprehending an aspect of arguing in terms of battle279) will necessarily hide other aspects of the concept”280.

Quest’ultima affermazione è particolarmente interessante per gli scopi del presente lavoro. A ben guardare infatti Lakoff sta in questo modo asserendo che le metafore hanno il potere di nascondere o, viceversa, di far emergere specifiche caratteristiche dei concetti presi in considerazione attraverso il meccanismo del mapping. Per esempio, riconsideriamo la metafora LOVE IS A JOURNEY; qua il parlante mira a trattare il concetto dell’amore (traget domain) nei termini del viaggio (source domain). Nel fare ciò, egli selezionerà alcuni tratti del target che metterà in evidenza attraverso la connessione con il source, per esempio sottolineerà aspetti quali “la relazione amorosa”, “la durata della relazione”, “le difficoltà e gli ostacoli che potranno incontrare i due amanti” etc. mentre del source evidenzierà i tratti “il percorso”, “i viaggiatori”, “le modalità e le eventuali difficoltà nei trasporti” etc. Così facendo, si darà una lettura ben precisa di cosa significa l’amore.

Nello stesso modo, la metafora concettuale PEOPLE ARE MACHINES mette in risalto l’efficienza e l’operosità dell’uomo (target domain) paragonandolo ad una macchina (source domain), nascondendo, però, altre caratteristiche umane, come la socialità281.

In entrambi i casi, la nostra percezione sull’amore e sull’essere umano cambieranno, o quanto meno, si modificheranno, spingendoci a pensarli nei termini del source domain.

Proprio in virtù della convinzione che le metafore siano fondamentali per farci cogliere concetti astratti ed eccessivamente complessi a cui altrimenti non avremmo accesso, determinando una connessione con concetti più semplici ed immediati, Lakoff e Johnson ritengono il nostro sistema concettuale strutturato attraverso le metafore stesse. E proprio il fatto che i due linguisti definiscano il nostro sistema concettuale come “largamente metaforico”, spiega il perché di una così potente affermazione: “Il modo in cui pensiamo, cosa proviamo e cosa facciamo ogni giorno è in gran parte una questione di metafore”282.

Le metafore non solo organizzano il nostro sistema concettuale, ma aiutano anche le persone a strutturare la loro vita quotidiana, orientando il modo in cui guardano, percepiscono e concepiscono la realtà circostante e plasmando il loro sistema di pensiero.

279 Qua Lakoff fa riferimento alla celebre metafora concettuale ARGUMENT IS WAR.

280George Lakoff, Mark Johnson, Metaphors We Live By, Chicago, University of Chicago Press, 1980, p. 10.

281 Nadja Niyaz, Metaphorical Framing, the Sapir-Whorf-Hypothesis and how language shapes our thoughts, Murcia, Grin, 2017, p. 5.

282 George Lakoff, Mark Johnson, Metaphors We Live By, Chicago, University of Chicago Press, 1980, p. 3 (traduzione in italiano mia).

La pervasività delle metafore è ancora una volta facilmente spiegata attraverso un esempio concreto, riproposto da Niyaz nel suo paper. Nella metafora concettuale TIME IS MONEY percepiamo il tempo in termini di denaro, cioè in termini “economici”. Dal momento che, secondo un giudizio largamente diffuso, il denaro viene concepito come un bene di grande valore, potremmo, azzardando un gioco di parole, dire addirittura il valore che compra tutti i valori, e dal momento che anche il tempo è da sempre percepito come un bene di valore, si è così istituito un legame, un metaphoric mapping, fra alcuni aspetti del source domain “money”, afferenti al concetto di “valore”, con altri del target domain “time”, sempre afferenti al suo valore. Una volta creata questa metafora, l’estensione si è allargata anche ad altri aspetti del concetto “tempo”, arrivando a coniare espressioni come “You’re wasting my time”, “this gadget will save your hours”, “that flat tire cost me an hour” etc283.

In questi termini, la metafora ha modificato la nostra percezione rispetto al concetto di tempo, accentuando gli aspetti monetizzabili di tale dimensione.