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Le modalità di crescita dimensionale

Nel documento L'EFFICIENZA NELLE BANCHE (pagine 34-36)

Capitolo 2 GLI STRUMENT

2.3 La crescita dimensionale

2.3.1 Le modalità di crescita dimensionale

Una volta chiarita l’accezione di dimensione che intendiamo utilizzare ai fini del nostro lavoro, è opportuno effettuare un breve excursus in merito alle modalità di crescita dimensionale degli intermediari. Le banche hanno a disposizione diverse soluzioni ai fini di incrementare le proprie dimensioni. A tal riguardo si è soliti distinguere lo sviluppo delle dimensioni aziendali in due tipologie:

crescita per linee interne; crescita per linee interne.

Per quanto riguarda la prima tipologia, si fa riferimento sia all’ampliamento della rete distributiva (tradizionale) attraverso l’apertura di ulteriori sportelli, sia dalla costituzione ex novo di unità operative interne all’azienda che si occupino di un nuovo business precedentemente non affrontato. L’ampliamento della rete fisica è solitamente la soluzione adottata dalle banche minori che intendono crescere dimensionalmente, ma risulta adottabile (ed effettivamente adottata in passato) anche da intermediari maggiormente sviluppati sul lato dimensionale. La costituzione di una nuova business unit rappresenta invece una delle modalità di espansione utilizzata dalle banche che intendono ampliare il proprio portafoglio di offerta. La tipologia di espansione per

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unità di business è caratteristica invece di aziende che intendono crescere verticalmente, integrando al proprio interno nuove funzioni. Questa scelta è tipica delle banche già di dimensione rilevante che aspirano a diventare una banca universale.

In merito invece alla seconda tipologia, le modalità di sviluppo dimensionale si presentano decisamente più articolate. La crescita per linee esterne può infatti avvenire in diversi modi attraverso operazioni di finanza straordinaria quali:

acquisizioni vere e proprie, consistenti nel “l’acquisto da parte di una banca, o della capogruppo di un gruppo bancario diversa da una banca, della partecipazione totalitaria, di maggioranza o di controllo, su un’altra banca. Quest’ultima entra in tal modo a far parte del gruppo acquirente e le sue attività si consolidano con quelle svolte dalle altre unità del gruppo, anche nel caso in cui la banca acquisita mantenga la propria autonomia patrimoniale e la propria personalità giuridica. In questi casi è quindi il gruppo che acquisisce una maggiore quota di mercato e che aumenta il grado si concentrazione del sistema”60;

fusioni61 tra banche, attraverso le quali due (o più) intermediari danno origine ad un’unica entità, che quindi “si presenta come la somma delle variabili patrimoniali delle due (o più) banche oggetto della fusione e, pertanto, la sua quota di mercato risulta ampliata rispetto a quella della banca acquirente nel momento che precede la fusione”62. Le banche coinvolte nel processo di fusione non conservano l’autonomia patrimoniale e la personalità giuridica.

A causa della crescente frequenza con cui si sono manifestate nel panorama nazionale ed internazionale, una considerazione a parte merita la costituzione di gruppi bancari63 e conglomerati finanziari64. Queste rappresentano tre differenti forme giuridiche riconosciute dalle

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Ruozi, 2006, p. 326.

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I processi di fusione possono assumere veste giuridica diversa e sono essenzialmente riconducibili a due tipologie:

Fusioni per unione (chiamate anche “fusioni proprie”): due o più istituti di credito, solitamente di dimensioni simili, conferiscono i loro patrimoni ad un soggetto di nuova costituzione che subentra nella titolarità dei rapporti delle banche interessate nell’operazione;

Fusioni per incorporazione: una banca incorpora una o più banche (solitamente di dimensioni inferiori) acquisendone i patrimoni e subentrando nella titolarità dei rapporti in essere degli istituti incorporati.

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Ruozi, 2006, p. 327.

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Un gruppo bancario è composto da:

la banca italiana) capogruppo e le società bancarie, finanziarie e strumentali controllate oppure

la società finanziaria capogruppo italiana e le società bancarie, finanziarie e strumentali controllate, se nell'insieme delle società controllate vi è almeno una banca e le società bancarie e finanziarie vi hanno rilevanza determinante (fonte: www.bancaditalia.it)

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I conglomerati finanziari sono gruppi di imprese, attivi in maniera significativa nei settori assicurativo e bancario o dei servizi di investimento, che comprendano almeno un'impresa assicurativa e una operante nel settore bancario o dei servizi di investimento, e che abbiano al vertice un'impresa regolamentata oppure svolgano attività principalmente nel settore finanziario (fonte: www. bancaditalia.it).

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autorità di vigilanza ma accomunate dalla presenza al loro interno di soggetti di diversa natura (quali banche, altre tipologie di società operanti nel settore dell’intermediazione finanziaria e dei servizi, società assicurative) e di una capogruppo incaricata di indicare la direzione strategica dell’ente stesso. L’obiettivo principale di tali fenomeni di concentrazione è rappresentato dalla ricerca della diversificazione del portafoglio di attività attraverso la crescita esterna, essendo le varie società appartenenti al gruppo caratterizzate da elevata specializzazione (per segmenti di attività, per segmenti di clienti e/o per aree geografiche).

È importante sottolineare il fatto che le operazioni di crescita dimensionale per linee esterne, nelle differenti forme che possono assumere, sono sicuramente più rilevanti - almeno in termini quantitativi – ai fini dei processi di concentrazione bancaria rispetto alle forme di crescita interna. Essendo più precisi, considerando l’aspetto qualitativo dei soggetti coinvolti in tali operazioni, “le protagoniste attive dei processi di crescita esterna sono state le banche di medie e grandi dimensioni, caratterizzate da una equilibrata situazione economica, patrimoniale e finanziaria e dotate di un management capace di governare tali processi”65, che per loro natura si presentano assai complessi da gestire; gli attori passivi degli stessi processi sono stati invece “le banche di piccola o media dimensione, spesso in situazione economica e patrimoniale precaria, che hanno rinunciato alla loro autonomia di fatto (anche se non sempre accompagnata dalla perdita dell’autonomia di diritto) pur di non uscire dal mercato in modo traumatico per i creditori e gli azionisti”66.

Nel documento L'EFFICIENZA NELLE BANCHE (pagine 34-36)