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un modello conosciTiVo: il sisTema idri co del Taloro (sardeGna)

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8. un modello conosciTiVo: il sisTema idri co del Taloro (sardeGna)

Quanto segue rappresenta un approccio più dettagliato ri- guardo un caso di studio specifico, isolato dalle decine di casi documentati in Sardegna, per le sue peculiarità costrut- tive e conoscitive: il sistema idrico del Taloro e, in partico- lare, la sue opere più emblematiche: la diga di Gusana e la diga di Cucchinadorza.

In particolare si è posto l’accento sulla prima in quanto ri- spondente a diverse caratteristiche che la candidano a note- vole caso di studio: è una delle poche dighe a doppia curva- tura in Sardegna e l’unica (e tra le poche in Italia) con profilo longitudinale asimmetrico e dimensionalmente si inserisce nel ristretto gruppo delle grandi dighe presenti sull’isola con altezza al coronamento maggiore di 80m.

La diga di Gusana è un oggetto relativamente recente, circa 50 anni di vita, ed è tuttora nel pieno delle attività per la for- nitura di energia elettrica. Il suo invaso è attualmente auto- rizzato fino alla quota di massima regolazione.

Nel corso degli hanno ha saputo proporsi come elemento appetibile sul mercato dell’industria turistica: attualmente le sue sponde ospitano 3 strutture ricettive direttamente legate alla presenza dell’invaso, più altre tre nei territori immedia- tamente limitrofi legati sia al lago che ad un turismo rivol- to alla fruizione delle risorse ambientali locali dei territori montani del comuni di Gavoi e Fonni.

La diga dunque ha instaurato, in questo specifico caso, un rapporto stretto con i luoghi e con le genti. L’analisi che que- sto caso offre è dunque rivolta alla messa in luce delle que- stioni presenti e future legate alla permanenza dell’invaso e dai possibili scenari che si apriranno qualora il sistema non fosse più in grado di esistere nell’attuale configurazione.

10 aprile 1963 prove idrauliche sulla diga di Gusana. Nell’immagine compaiono nell’ordine gli Ingg. Maffei, Gariel e Del Rio

8.1 la sToria del Taloro nelle Parole dell’inG. aldo maffei.

L'infelice climatologia di questa antichissima isola dove sono rappresentate le ere geologiche dal Cambriano o forse dall'Archeano, fino ai recenti sedimenti di spiagge o di tra- sporto fluviale; l'assenza di sorgenti di una certa portata, la scarsa superficie boschiva, l'alta percentuale di terreni im- permeabili; la necessità di dover far fronte all'approvvigio- namento idrico dei principali centri urbani hanno chiamato in Sardegna alla fine del secolo scorso i primi tecnici per studiare le possibilità di immagazzinare l'acqua piovana nel periodo invernale e distribuirla nel periodo estivo.

Così nel 1879 venne costruita su progetto dell'Ing. Ferrero la diga di Bunnari Bassa sul Rio Bunnari (Sassari); qualche anno prima, nel 1866, era stata ultimata la diga di Coron- giu sul Rio Bau Filixi (Cagliari), oggi demolita. Queste due opere sono annoverate tra i primi cinque esempi di dighe costruite in Italia. Questo certo “primato” di avanguardia nelle opere di sbarramento la Sardegna Io mantiene ancora oggi.

Il progresso sociale e tecnico ha esteso le funzioni dei serba- toi dell'approvvigionamento idrico dei grandi centri, all'irri- gazione e allo sfruttamento idroelettrico, rendendo sempre più attive le ricerche del tecnico per soddisfare le diverse esigenze. I principali fiumi Tirso, Coghinas, Flumendosa, Taloro furono esaminati lungo il loro corso dalle origini alle foci. I terreni interessati sono in genere antichi e quin- di molto rare, in ogni singolo fiume, le grandi erosioni che creano le vere strette.

Lo studio dello schema per la costruzione di un impianto, qualunque siano le sue funzioni, non presenta in Sardegna particolari difficoltà.

secondarla per risolvere il problema. Non altrettanto facile è invece, per la particolare topografia delle strette e per la necessità di creare grandi invasi, la costruzione dell'opera di sbarramento che rappresenta sempre la parte più delicata dell'impianto. Per queste ragioni esistono in Sardegna, al- cuni degli esempi più caratteristici che dimostrano ancora oggi la genialità, il senso costruttivo e l'arditezza dei singo- li progettisti. Ricordiamo per tutti l'Ing. Luigi Kambo, che nel 1918 progettò la diga ad archi multipli sul Tirso. Questa opera, la più imponente del suo genere costruita in Italia, è ancora oggi con i suoi 70 m. d'altezza e 165.000 mc. di mu- ratura, la terza del mondo superata di poco, se non andiamo errati, da due dighe costruite in America.

L'opera ultimata nel 1924 è in servizio da quasi 40 anni. Non c'è tecnico, che passando sotto i giganteschi speroni, non sia colpito da quel profondo senso di ammirazione e stupore che creano le opere grandi.

Dal 1920 al 1928, furono portati a termine in Sardegna i progetti per la realizzazione di serbatoi spesso con finalità diverse su tutti i principali fiumi sardi; alcuni di questi pro- getti vennero realizzati in quel periodo (Tirso e Coghinas), di altri ne fu appena iniziata la costruzione (Flumendosa). Di questo periodo sono anche i primi studi dell'ing. Di Nitto sul Taloro.

Le condizioni industriali ed economiche della Sardegna non erano in quel periodo mature per la realizzazione dei due impianti più impegnativi, quelli sul Flumendosa e sul Talo- ro, d'altra parte il costo delle opere di sbarramento avrebbe reso per diversi anni ancora l'impianto assolutamente antie- conomico. I lavori del Flumendosa furono sospesi e quelli del Taloro rinviati a tempi migliori. Passarono circa 20 anni prima che si portasse a compimento l'impianto del Flumen- dosa, quando cioè il progresso industriale dell'isola e quello tecnico nella costruzione delle dighe, resero economica la

Sotto l'impulso della Regione Sarda l’industrializzazione dell’'isola fece dal 1950 passi giganteschi e dopo meno di 10 anni dalla ultimazione dei Flumendosa fu improrogabile la costruzione dell'impianto sul Taloro.

Nel 1958 la Società Idroelettrica del Taloro titolare della concessione, decise di realizzare l'impianto nei termini pre- visti dall'ultimo decreto di concessione e cioè inizio dei la- vori entro il 31-12-1959 e ultimazione entro il 31-12-1963. Nello stesso anno il Presidente Ing. Gustavo Carboni Boy e il Consiglio di Amministrazione, nominarono un Comitato Tecnico, con il compito di assistere e collaborare con gli uf- fici della Società. Questo Comitato era composto dall'Am- ministratore Delegato Ing. Vincenzo Buttiglione, e dagli Ingg. Serafini, Forlì e Mortara. Della Società facevano anco- ra parte, due Procuratori, Dr. Giuseppe Martelli e Ing. Aldo Maffei. AII'Ing. Aldo Maffei fu affidata la progettazione e la Direzione Tecnica.

Venne quindi costituito l'Ufficio Studi nelle due sezioni: opere idrauliche e opere elettromeccaniche che furono af- fidate rispettivamente agli Ingg. Enrico Gariel e Giuseppe Sanna.

Alla Direzione dei Lavori, fu chiamato l’Ing. Giovanni Au- doly. Lo schema dell’impianto previsto dall’ing. Di Nitto nel 1926 era il più naturale e il più logico sotto ogni punto di vista.

Le opere invece da quelle di sbarramento a quelle elettro- meccaniche dovevano essere tutte riesaminate alla luce del progresso tecnico, economico e industriale del periodo 1926-1958.

L’Ufficio Studi della S.E.S. aveva già portato a termine Io studio idrologico; la producibilità prevista dall’ing. Di Nitto in 140 milioni di kWh risultò eccessiva in rapporto alla ca- pacità dei serbatoi e alle portate massime derivabili. Secon- do gli studi più aggiornati essa non avrebbe superato i 130 milioni.

Dallo studio dei diagrammi di carico e dagli incrementi pos- sibili, risultò inoltre che era necessario costruire un impian- to di punta capace di coprire la parte alta dei diagrammi di carico con una potenza di 70- 80.000 kW e una utilizzazione media annua di circa 2.000 ore.

Era pertanto necessario raggiungere un equilibrio tra le ca- ratteristiche idrologiche del fiume, le esigenze della rete sar- da, le funzioni dell’impianto e il costo del kWh di punta. Questi studi hanno impegnato gli uffici per diversi mesi e già dall’inizio si delineava la necessità di incrementare la ca- pacità totale dei serbatoi di circa il 40°/o, la portata deriva- bile di circa il 60%, e la potenza installata del 100% da sud- dividere inoltre su un numero minore di gruppi. Lo schema elettrico doveva essere studiato ex novo.

L’incremento del costo del kWh calcolato sulla producibi- lità media effettiva si presentava contenuto entro il 20°%; più che accettabile per un impianto che dimensionato ini- zialmente per le funzioni di base, era stato trasformato in impianto di punta.

L’aumento della capacità dei serbatoi e l’incremento della portata derivabile assicurava inoltre una maggiore produci- bilità del 15°%.

Gli studi successivi confermarono questi primi dati e lo sche-ma dell’impianto prese, verso la fine del 1958, il suo assetto definitivo.

Contemporaneamente agli studi era stata condotta in can- tiere una vasta campagna di sondaggi per determinare con maggiore approssimazione i piani di fondazione delle ope- re più impegnative e quindi, in definitiva, i quantitativi di lavoro. Gli elementi più interessanti del progetto portato a termine dall’Ufficio Studi della Taloro, sono riassunti nel profilo e nella corografia allegata.

Questo nuovo progetto presentava delle varianti sostanziali rispetto a quello iniziale dell’ing. Di Nitto; queste sono state presentate, per la preventiva autorizzazione, agli uffici com-

Taloro - corografia generale degli im- pianti. (P.TAL)

petenti, in tre fasi successive:

la prima nell’ottobre del 1958 con la variante della por- tata derivabile, della potenza installata e dei tipi di sbarra- mento;

la seconda nel giugno del 1959 con la sola variante della diga del 1” serbatoio;

la terza nel giugno 1961 con la variante della diga del 2° serbatoio.

Taloro - profilo generale degli impianti.

(P.TAL)

Considerazioni sulle opere più interessanti dell'im-

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