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Lo stato sociale ha rappresentato una soluzione regolativa che ha consentito la conservazione degli assetti capitalistici e il rafforzamento di quelli democratici. Il suo sviluppo e consolidamento si è definito all’interno dei processi di modernizzazione economica e politica occidentali. In relazione al contesto storico, economico e sociale preesistente e nel corso dei processo di modernizzazione politica, si sono costruiti modelli di cittadinanza diversi. La modernizzazione, cioè quel “processo di mutamento che avvicina una determinata società alle caratteristiche nuove tipiche della modernità” (Trigilia, 1996), non è, infatti, un percorso omologante e quindi non dà luogo ad una unica configurazione dei rapporti stato, diritti, società. Martinelli definisce la modernizzazione come “l’insieme dei processi di cambiamento su larga scala mediante i quali, una determinata società, tende ad acquisire le caratteristiche, economiche, politiche e sociali, considerabili proprie della modernità occidentale” (1998: 3). I cambiamenti in oggetto, pur preparati nell’arco di secoli, culminarono nei processi di rivoluzione economica e politica della seconda metà del XVIII secolo. Gli aspetti essenziali che

31 caratterizzarono il processo di modernizzazione come processo in divenire, che pur conosce le sue fratture, sono riconducibili a più dimensioni. In particolare gli elementi più significativi della modernità solitamente vengono individuati: a livello economico, nello sviluppo industriale; a livello politico, nell’affermarsi di istituzioni democratiche; a livello culturale, nell'affermarsi di valori e atteggiamenti che sono considerati tipici della modernità. Dunque, l’idea di modernizzazione economica rimanda ai processi di urbanizzazione ed industrializzazione, al formarsi di un mercato capitalistico internazionale, al sempre maggiore uso della tecnologia e delle macchine e all’aumento, quindi, della capacità di produrre e del numero degli scambi. Lo sviluppo politico è da riconnettere alla crescita di impianti amministrativi burocratici, ai processi di democratizzazione e al diffondersi di una cultura dei diritti e della cittadinanza. La modernizzazione, in quanto processo sociale, si sostanzia come differenziazione, specializzazione nelle diverse sfere della vita ed  impersonalità dei ruoli. Essa, infine, pare segnata, da un punto di vista culturale, dal diffondersi di spinte valoriali al razionalismo (un modo di pensare, lavorare, costruire le relazioni sociali ispirato ai princìpi della razionalità e della specializzazione), alla secolarizzazione (l’indebolimento del peso del ‘sacro’ nella vita sociale e nella determinazione della morale), al pluralismo valoriale e all’individualismo (la valorizzazione dell’individuo in quanto essere capace di autodeterminarsi e di emanciparsi dai vincoli comunitari del passato).

Utilizzare il concetto di modernizzazione è utile a comprendere quali grandi direttrici di mutamento possono ritenersi tipiche della storia occidentale. Questo, rappresenta un filo d’Arianna che collega le principali direzioni di cambiamento rendendo analiticamente possibile individuare nuclei comuni del mutamento e analizzarli, così, come elementi di un processo unitario (ma non l’unico possibile), storicamente determinato (e niente affatto privo di contraddizioni). Tenendo in considerazione quanto premesso, si può guardare, senza per questo

32 assolutizzarli, all’esistenza di elementi di uniformità che caratterizzano il processo di mutamento che chiamiamo ‘modernità’. Rispetto alle questioni simili poste dallo stesso processo di modernizzazione esiste una grande variabilità di risposte sociali ed istituzionali. In altre parole, le dinamiche di mutamento economico, politico, sociale e culturale, individuate come tipiche della modernizzazione occidentale, sono avanzate producendo esiti concreti parzialmente diversi. Gli studi di Eisenstadt (1997), lo studioso delle modernità multiple, aiutano a comprendere come, se la modernizzazione è un processo dotato di aspetti uniformi, la modernità pare più l’esito contingente e il frutto dell’interazione tra fattori diversi, anziché l’espressione deterministica di un percorso univoco ed unilineare. Secondo questo autore, la modernizzazione si manifesta come reazione peculiare di ogni società alle ‘sfide’ che la modernità pone agli assetti pregressi dei diversi territori. Non c'è dunque un cammino unico, lineare e necessario che porti alla modernizzazione dei diversi paesi. La situazione di partenza, il percorso, gli esiti del processo sono differenziati e non solo perché vari sono gli stimoli, ma anche perché differenti sono le risorse e i vincoli locali e dunque le risposte. La “modernità è un processo complesso che non opera nel vuoto. Piuttosto, pur in presenza di elementi omologanti ed unificanti, implica una miscela originale di rapporti tradizionali e moderni” (Mutti, 1998: 107). È utile alla comprensione, dunque, mettere in discussione l’idea che esista un modello di mutamento universalmente valido e superare visioni statiche ed astoriche dei percorsi di modernizzazione: banalmente, uno stesso fatto può avere valenze diverse e, a seconda delle più varie situazioni di contesto, può determinare effetti profondamente differenti. Il percorso verso la modernizzazione, considerata come un insieme di fattori di cambiamento di natura economica, politica e culturale è influenzato, in maniera decisiva, da differenti elementi strutturali e culturali endogeni. La modernità è multipla perché tutte le sue manifestazioni sono situate in senso storico e sociale e mostrano la

33 compresenza di elementi specifici di fianco a elementi unificanti. Eisenstadt ricostruisce le modernità a partire dall'incontro/scontro di differenti e vari campi di interazione: il momento storico in cui la 'sfida' della modernità si pone; le caratteristiche economiche e politico- istituzionali preesistenti; il tipo di élite dominante e l’azione regolativa svolta; le caratteristiche culturali (che influenzano, a loro volta, la 'forma' che assumono le istituzioni e i modi in cui i diversi gruppi sociali vi si rapportano). La ricostruzione del peso e della direzione dell'influenza di questi elementi va valutata, nelle ‘singole’ circostanze, individuando i gruppi sociali concreti, le loro alleanze e i loro conflitti, cioè prestando attenzione ai soggetti storici della modernizzazione e alla regolazione sociale del mutamento da essi agita4. Dunque, la trasformazione di una

società è il risultato peculiare dell’incontro tra i caratteri sociali, politici, economici e culturali esistenti da tempo e le spinte al cambiamento provenienti dal suo interno e dall’esterno. L’attività di regolazione politica, economica e sociale di questo mutamento viene svolta dall'insieme delle dimensioni strutturali e culturali di cui è composta ogni società e per questo motivo è plurale. Questo implica “una varietà di forme regolative (e differenti attori concreti della regolazione), così come una variabile presenza e qualità della regolazione sociale” (Costabile, 2002: 112), dunque, l’esistenza di una pluralità di società moderne, quindi anche, l’esistenza di una varietà di modelli di potere politico. Questo vuol dire che il potere politico ha aspetti peculiari non solo rispetto alle sue dimensioni organizzative ed ai suoi contenuti, ma anche con riguardo alle sue forme di legittimazione e al suo manifestarsi nella società. Modernità

4 Shmuel Eisenstadt (1997) dibatte sul concetto di regolazione sociale fornendone una

definizione legata ai processi di modernizzazione. In questo senso, la regolazione sociale è l’espressione della ‘capacità politico istituzionale di acquisire le opportunità di cambiamento, di mediarle con le situazioni preesistenti, di creare continuità tra tradizione e modernità. A questo proposito è specialmente significativo, per lo studioso, il ruolo delle élite, ossia di “coloro i quali influenzano, da posizioni di rilievo, le interazioni tra le formazioni economiche e sociali e tra la vita sociale, quella culturale e quella economica delle varie realtà territoriali” (Costabile, 2012: 79). In particolare sono le élite politiche gli attori principali di questa forma di regolazione sociale. Queste però, in concreto, possiedono i loro specifici caratteri e devono entrare in contatto e tener conto del ruolo di tutti gli altri attori della società civile. Anche per queste ragioni, l’esito dei processi di regolazione sociale del cambiamento, è variabile.

34 multiple significa, in questo senso, molteplicità di forme, lineamenti, funzioni e disfunzioni istituzionali e differenti processi di costruzione sociale della legalità, come credenza e come prassi (Costabile, 2012). Le analisi di Eisenstadt sostengono una visione del mutamento sociale come percorso che non necessariamente opera attraverso superamenti e sostituzioni. Studiare il “mutamento come il risultato dell’incontro e della mediazione fra quel che è locale e la modernità occidentale” (Fantozzi, 1997: 18) permette di focalizzare le diversità e la molteplicità di esperienze di cambiamento nonché di individuare pratiche di sovrapposizione o di incorporazione selettiva dei tratti della modernità. In definitiva, questo permette di dar maggior conto di quell’universo complesso di rapporti, legami, orientamenti e conflitti esistenti fra i cittadini e i sistemi giuridici, politici, amministrativi e produttivi.  

I percorsi di modernizzazione politica europea furono caratterizzati, come visto nel precedente paragrafo, da una parallela evoluzione di forme di stato e diritti di cittadinanza che suppose una peculiare evoluzione dell'idea stessa di eguaglianza, libertà, legalità e stato. In concreto però, le diverse forme assunte dalla modernizzazione (anche politica) hanno contribuito a definire le peculiari declinazioni dei più specifici rapporti tra stato, diritti, cittadinanza. Il rapporto tra cittadini e spazio pubblico, così come fra potere pubblico e individui, tra istituzioni, partiti politici e welfare state (come insieme di diritti, doveri, risorse) assume quindi tratti specifici in relazione a 'come' si costruisce e matura la democrazia. Questo condiziona forme, significato e farsi concreto della politica (dalle basi del consenso alle dinamiche della rappresentanza) incidendo, in definitiva, su come le politiche sono scritte ed attuate, concepite ed anche fruite (e a volte manipolate).

È possibile leggere alcune peculiarità del sistema italiano di politiche sociali ed analizzare i rapporti tra welfare, politica e società, guardando alle caratteristiche, diversificate territorialmente, dei processi nazionali di modernizzazione istituzionale, politica ed economica.  Come si discuterà

35 più avanti, differenti declinazioni del rapporto tra istituzioni, politica e società, connesse alla molteplicità della modernità possibili, incideranno sul modo di costruire i sistemi di welfare e sul modo di gestire l’impatto politico e sociale di queste politiche. Una delle questioni che lo stato sociale deve affrontare è quella di stabilire garanzie capaci di assicurare l'equità e l’eguaglianza, sfuggendo alle pressioni delle contrapposte coalizioni di interessi. Come vedremo, spesso, le più diverse logiche compromissorie si mostrano capaci di flettere i princìpi e i valori costituzionali alle esigenze sezionali degli interessi di volta in volta in campo. In verità i fondamenti della democrazia si radicano in princìpi e valori universali che vengono posti in sfida dalle pratiche economiche, politiche, sociali e culturali concrete. La realtà spesso si discosta dal paradigma di sovranità della legge fino a cedere a modelli totalmente altri di concepire i rapporti di potere: addirittura, secondo Roth (1990:9) l’“idea dell'impersonalità del comando appare come un mito delle istituzioni occidentali”. La democrazia è sfidata, fra le altre cose, da un insieme di logiche particolaristiche nello spazio pubblico e da diverse pratiche sociali di manipolazione5, espressione della conflittualità tra criteri ampi che

regolano il flusso delle risorse e tentativi di rendere meno ampi o personalistici i criteri stessi.