D. lgs.lgt n 75 dell’ 8 febbraio
6.4 Scambio politico, clientelismo ed illegalità nel sistema previdenziale agricolo andaluso
A questo punto, è interessante riproporre in un’ottica comparativa alcuni degli interrogativi che hanno animato questo lavoro di ricerca. Come, nel contesto (storico, economico, politico, sociale) spagnolo, le logiche dello scambio politico si sono nutrite del welfare? In che modo questo ha contribuito a modellare i sistemi di welfare stessi e i tratti del rapporto tra istituzioni, cittadini, consenso politico e risorse pubbliche? In Andalusia, si sono strutturati in passato, o ancor oggi si definiscono, scambi elettorali tra il partito che ha dato impulso alle politiche previdenziali ed assistenziali di cui si è dato conto e le categorie sociali che ne hanno beneficiato? In questi territori, esisteva o esiste, similmente che in Calabria, un mercato clientelare che utilizza le prestazioni di welfare come risorsa? L’accesso alle prestazioni, dovuto o meno, è stato o
193 è assicurato da legami di questo tipo ed è utilizzato al fine di creare o rinsaldare vincolazioni patrono-cliente? In ultimo, si verificano oggi, in Andalusia, fenomeni di illegalità tali per cui la previdenza sociale agricola possa essere definita come bersaglio ‘privilegiato’ di attività criminali e fraudolente?
Si è più sopra discusso di come la politica del sussidio e del Plan abbia costituito una valida position issue per le diverse forze di rappresentanza e di come il PSOE potrebbe essersene avvantaggiato in particolar modo, guadagnando, anche per questa via, la stabile preferenza elettorale accordatagli dall’elettorato andaluso. Il fatto che, con ogni probabilità, il Partito Socialista abbia giovato in termini elettorali dell’implementazione di queste politiche, è chiaramente esplicitato in molte delle interviste realizzate. Il Defensor del Pueblo incontrato commenta così le possibili motivazioni di voto degli elettori andalusi:“i
cittadini dei paesi agricoli hanno senso pratico, sanno di dover votare chi più li aiuta e nei fatti sono i partiti di sinistra quelli che più si sono preoccupati di loro”192. Anche per uno dei lavoratori agricoli di Pinos
Puente: “ilfatto che stia governando il PSOE in Andalusia è dettato dal fatto che io voto chi mi fornisce le maggiori garanzie di vivere e di mangiare o in generale di stare bene, ossia, dagli stessi motivi che guidano il voto ovunque, in qualsiasi Comunità Autonoma”193. Quindi, è
possibile che il favore accordato da parte maggioritaria dell’elettorato andaluso al partito socialista sia, almeno in parte, legato al ruolo di questo nell’ideazione ed implementazione di speciali politiche di welfare a tutela del bracciantato.
D’altronde, le politiche sociali sono molto importanti in questo senso. Uno degli aspetti più rilevanti dell’orientamento dei cittadini verso lo spazio pubblico e l’azione politica ha a che vedere con le politiche concrete che lo stato sviluppa. In particolare, possiede un’importante
192 Defensor del Pueblo Andaluzo, intervista del 29 novembre 2014, Siviglia. 193 bracciante agricolo, intervista del 15 novembre 2014, Pinos Puente (Granada).
194 influenza il giudizio circa l’implementazione e l’espansione delle politiche e dei servizi di welfare. In altre parole, uno degli aspetti più importanti relativi alla dimensione valutativa della politica, e quindi anche circa le conseguenti scelte di preferenza elettorale, è l’opinione dei cittadini rispetto alle politiche sociali implementate. Questo è ancor più vero quando l’orientamento maggioritario dei membri di una società è tendenzialmente orientato verso concezioni e prassi politiche che attribuiscono allo stato un importante ruolo di partecipazione e di controllo in diversi ambiti dell’economia e della società. Le ricerche di Navarro Yáñez e Perez Yruela (2002) individuano una delle principali caratteristiche della cultura politica spagnola (alla quale partecipa fortemente ed in maniera netta la società andalusa) nell’‘egualitarismo statalista’ (Noya y Vallejos, 1995). Questo è definito come la marcata tendenza ad aspettarsi dallo stato un livello alto d’intervento, unita al fatto di considerare le istituzioni pubbliche, e quelle politiche in particolare, il principale attore chiamato a rispondere alle domande di modernizzazione e di cambiamento sociale, quello sul quale sono depositate le responsabilità di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di ridurre le disuguaglianze sociali.
Anche per queste ragioni, è più che plausibile ipotizzare che le politiche ideate da González abbiano rappresentato un importante incentivo materiale all’assegnazione di preferenze elettorali. Parimenti, però, come pure argomentato da molti degli intervistati, sarebbe ingenuo, ed anche inveritiero, addurre la preferenza elettorale degli andalusi per il PSOE alla sola politica dei sussidi. Come spiega il Defensor del Pueblo
Andaluz intervistato, occorre considerare che: “esiste, in Andalusia, una tradizione di sinistra molto profonda. Non si può dimenticare che il clientelismo tradizionale fu una vera e propria forma di schiavitù che proprio con l’arrivo della democrazia fu superata. Soprattutto, non si può ignorare il fatto che, i signorotti clientelari e terratenenti, che opprimevano i contadini, erano franchisti e di destra. Anche se col tempo
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l’ideologia ha lasciato il passo al realismo, per cui voto chi mi aiuta di più, senza questa prospettiva, non si può comprendere la relazione fra sinistra, Andalusia e paesi rurali”194. Assai simile è la sottolineatura che
pone il sindaco di Fuente Vaqueros: “le ragioni della preferenza
dell’Andalusia per i partiti di sinistra sono diverse ed hanno anche radici storiche profonde. Alle prime elezioni democratiche i rappresentanti della destra, nei paesini rurali d’Andalusia, erano le stesse persone che, fino a qualche tempo prima, ti avevano fatto lavorare dall’alba al tramonto per avere un pasto. In alcuni casi non si trattava nemmeno di un pensiero politico colto: i miei nonni votavano contro qualcosa”195. Secondo Ortega
e Montables (2011) si sono definite forme di ‘identificazione partitista’ di molti elettori andalusi nei confronti del PSOE, ossia, si riscontra un orientamento affettivo verso questo gruppo politico che ha un carattere duraturo e relativamente stabile e che predispone gli elettori a votarlo in differenti e successive elezioni. Questa accentuata fedeltà di partito, secondo gli autori, si deve alla circostanza storica per la quale il periodo durante il quale il PSOE conseguì, per tre legislature consecutive, la maggioranza assoluta a livello nazionale ed autonomico, fu anche quello in cui si diede maggiore impulso alla modernizzazione, allo sviluppo economico e sociale e in cui si registrò, nella Comunità Autonoma, un netto incremento dei livelli di benessere. Secondo gli autori, durante il trascorrere di questa positiva e duratura esperienza di governo, gli orientamenti ideologici di sinistra (storicamente maggioritari in Andalusia) si sono convogliati verso il PSOE, per poi trasformarsi in lealtà partitiste più strutturate. Il sociologo Perez Yruela utilizza, a questo proposito, il concetto di ‘paradosso della soddisfazione’. I cambiamenti avvenuti in Andalusia sono stati, in buona misura, il risultato dell’azione di governo di uno stesso partito politico che di questi mutamenti è stato protagonista e dell’impulso che questi diede alle politiche di welfare. Dato
194 Defensor del Pueblo Andaluzo, intervista del 29 novembre 2014, Siviglia.
195 sindaco Fuente Vaqueros, (PSOE), intervista del 13 novembre 2014, Fuente Vaqueros
196 che tali trasformazioni sono state assolutamente sostanziali nella vita di ciascun andaluso, si è prodotto, secondo Perez, il paradosso di una società soddisfatta nonostante “problemi enormi da risolvere al fine di avvicinare gli indicatori economici e sociali di questi territori alla media spagnola” (2002:31).
Comunque sia, come già si è avuto modo di argomentare, la circostanza per cui “un soggetto politico il quale ha beni da distribuire è pronto a scambiarli col consenso che un altro soggetto è in grado di dare o ritirare” (Pizzorno, 1993: 204) non è quasi mai estranea alla costituzione dei sistemi di welfare, né è, di per sé, illegittima o censurabile, sebbene possa produrre effetti di mercantilizzazione della politica. Rispetto al caso specifico di cui si discute, gli interlocutori intervistati hanno spesso rimarcato che lo scambio costruito attorno al welfare in Andalusia si è mantenuto dentro i confini della legalità, si è generalmente definito secondo logiche politico-categoriali e non clientelari o personalizzate e, soprattutto, che rappresenta il frutto di scelte di voto consapevoli e libere. Secondo il direttore della rete di servizi pubblici per l’impiego andalusi: “nonostante quello che si possa scrivere sui giornali non esiste nessuna
forma di clientelismo tradizionale nelle nostre campagne. Fino agli anni ‘60 questo ha rappresentato un vero e proprio cemento sociale ma è innegabile il cambiamento avuto proprio per via di come, nelle relazioni, si è inserito lo stato”196. Lo stesso aspetto tiene a sottolineare una
eurodeputata del PSOE incontrata per discutere dei temi di questa ricerca: “che le politiche previdenziali ed assistenziali abbiano generato un
collegamento diretto, dei canali preferenziali o addirittura delle costrizioni non lo vedo possibile. Io direi piuttosto che, legittimamente, la difesa di un sistema, di una politica e la capacità di rappresentanza dei bisogni di un gruppo, sono divenute materiale sul quale la gente ha costruito la propria preferenza elettorale. Il tutto, sinceramente, al di
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fuori di dinamiche di scambio di favori personali”197. Secondo il
segretario della federazione agricola della sede provinciale del sindacato UGT: “è innegabile che queste politiche abbiano avuto un’incidenza
elettorale. Granada è un esempio lampante di questo, infatti Granada città vota Popolare, i paesini, soprattutto l’area rurale, vota PSOE o Izquierda Unida. Ma questo è normale, no?” 198. Altri intervistati
ritengono che si debba assai relativizzare il peso elettorale che le politiche di González possiedono (o hanno posseduto) in quanto benefici capaci di determinare le scelte di voto dei cittadini andalusi. Così, ad esempio, per il vicedirettore del settore prestazioni del Servicio Público De Empleo
Estadal, istituto che gestisce, fra le altre, le indennità di disoccupazione
agricola: “è chiaro che la questione sia stata politicizzata, ma non credo
proprio che 200 mila persone possano capovolgere il segno politico di una regione di 8 milioni di abitanti”199 .
Al contrario, quasi a testimoniare come questo tema, ossia quello relativo alla speciale tutela del bracciantato agricolo andaluso ed estremegno, continui a dividere, almeno idealmente, le principali formazioni politiche, hanno un tenore assai diverso le considerazioni, in proposito, del vicesindaco (Popolare) di La Zubia. Nella sua opinione: “esiste uno scambio diretto fra sussidiati e PSOE, non c’è nessun dubbio.
Si chiama imprigionamento del voto!” 200. Simili sono, a questo proposito,
le esternazioni del presidente di ASAJA Granada, un’associazione di rappresentanza degli imprenditori agricoli. Nella sua opinione: “esiste una
relazione diretta, di cattura del voto, tra braccianti e PSOE”201.
Dunque, per alcuni, il legame tra PSOE, elettorato andaluso e politiche dei sussidi agricoli si definisce tramite un ‘voto di
197 deputata Parlamento Europeo con carica di Vicepresidente Commissione Agricoltura e
Sviluppo Rurale, (PSOE), intervista del 17 novembre 2014, Granada.
198 segretario federazione agricola UGT, intervista del 18 novembre 2014, Granada.
199 vicedirettore provinciale Settore Prestazioni, SEPE, intervista del 28 novembre 2014,
Granada.
200 vicesindaco di La Zubia, (PP), intervista del 21 novembre 2014, La Zubia (Granada)
201 presidente Asociación Agraria de Jóvenes Agricultores de Granada (ASAJA), intervista
198 ringraziamento’ e delle scelte motivate da valutazioni di opportunità strumentale o da ragioni di natura ideale. Secondo altri, sono chiaramente presenti strategie di cattura o addirittura di imprigionamento del voto. Altri ancora, ritengono che si debba considerare la politica dei sussidi come una variabile di importanza secondaria, rispetto ad altre, più incisive, determinanti del voto andaluso. Tuttavia, pur tenendo in conto questa varietà di considerazioni, quello che emerge dalla quasi totalità delle interviste realizzate è che, qualora si sia dato uno scambio, è opportuno ascriverlo a strategie partitiche di rappresentanza di un collettivo, all’interno di un modello di scambio politico concorrenziale. L’utilizzazione elettoralistica delle indennità a tutela del bracciantato agricolo si iscrive, cioè, nell’ambito di una relazione politica stabilita in maniera pubblica e non escludente, ossia, strutturata attorno a programmi ed a scelte politiche esplicite e concrete. Susana Corzo, che ha realizzato diversi studi su clientelismo e Plan de Empleo Rural (2002)202 in
Andalusia, sostiene che, attorno alla previdenza sociale agricola, si è definito uno scambio che beneficia entrambe le parti e che è frutto di una strategia legittima finalizzata a formare coalizioni attorno ad un interesse ma non a strutturare legami clientelari propriamente detti. Per la Corzo, esiste una relazione tra PSOE ed elettorato andaluso che non si intavola, come quella clientelare, con il potere più vicino (quello municipale) bensì con quello che ha maggior rilevanza nella presa di decisione (quello statale). Uno scambio che, oltretutto, secondo la studiosa, non coinvolge
202Susana Corzo propone un’analisi delle dinamiche elettorali dei 168 municipi che compongono
la provincia di Granada, nelle diverse tornate elettorali nazionali ed autonomiche intercorse nel periodo 1991-1996. Lo studio tiene conto di variabili come i livelli di partecipazione, le preferenze maggioritarie espresse, il numero di lavoratori agricoli presenti, alla ricerca di eventuali correlazioni significative. I risultati dell’analisi svolta portano la studiosa a diverse conclusioni. Anzitutto, il tipo di elezione (municipale, autonomica o governativa) non influisce, di per sé, sui livelli di partecipazione, sebbene, i maggiori livelli di partecipazione si riscontrano alle autonomiche. Poi, non c’è correlazione alcuna tra voti, partecipazione, affiliati alla previdenza sociale agricola e preferenza espressa per qualche partito politico alle lezioni locali. Infine, al crescere del numero di affiliati, si registra un incremento della partecipazione alle autonomiche, questo incremento favorisce il PSOE, sebbene non si diano correlazioni significative e dirette tra numero di lavoratori agricoli e voto al PSOE.
199 categorie sociali in quanto tali, quanto, piuttosto, singoli cittadini che utilizzano il proprio voto per conseguire risposte efficaci dello stato.
Secondo il direttore capo del SAE: “è ingiusto squalificare il sistema
di protezione dei lavoratori agricoli accusandolo di clientelismo. Osservando le vicende storiche, ci si rende invece conto che, proprio al contrario, il clientelismo veniva provocato dalla congiunzione di latifondisti, istituzioni e poteri di fatto durante la dittatura. Il PER e il sussidio agricolo sono precisamente elementi di rottura del precedente sistema, che hanno dato dignità al lavoratore eventuale agricolo (forse meno di quello a cui si aspirava) associando al lavoro un welfare minimo. In questo modo, le relazioni di potere e dipendenza socioeconomica che esistevano sono state sostituite da relazioni impresario-lavoratore e cittadino-amministrazione proprie di una società democraticamente matura”203. Dunque, sembra che, dopo la morte di Franco, le nascenti
istituzioni democratiche siano state capaci di orientare le opportunità di cambiamento date in modo da privilegiare gli interessi collettivi e si siano proposte come il principale attore in grado di allocare risorse pubbliche sui territori e di soddisfare i bisogni dei cittadini. In questo modo, probabilmente, si è reso meno ‘necessario’ e funzionalmente strategico porsi sotto protezione di un soggetto forte e prender parte a relazioni di tipo clientelare.
D'altronde lo stesso disegno della politica, i soggetti chiamati ad implementarla e le modalità di gestione dell’accesso al sussidio, differentemente che nel caso italiano, sembrano aver lasciato spazi abbastanza ristretti allo strutturarsi di sistemi di scambio clientelare. Pochi gli attori istituzionali coinvolti e chiari i livelli competenziali nella gestione del sussidio. Da subito, l’accesso alle risorse è stato definito all’interno di una cornice legislativa stabile e non, come ad esempio per i ‘meridionali elenchi bloccati’, subordinato a regolamentazioni incerte e