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2. L'Unione Sovietica e i progetti di integrazione europea: dal “socialismo in un

2.5 Dalla morte di Stalin alla creazione del patto di Varsavia

Pochi mesi dopo il fallimento del dialogo sulla riunificazione tedesca, venne pubblicato, nel settembre 1962, l'ultimo lavoro di Stalin, il già citato “Problemi economici del socialismo nell'URSS”174. Quest'opera può essere considerata in qualche modo il “testamento spirituale”175 del dittatore georgiano ed ebbe indubbiamente delle ripercussioni sulla politica estera sovietica degli anni successivi. Stalin infatti, sostenne che solo in teoria le contraddizioni tra i due campi fossero più forti di quelle tra gli Stati capitalistici. In realtà – e faceva riferimento a tal proposito all'esempio della seconda guerra mondiale – la competizione tra questi sarebbe stata più forte di quella con l'URSS, perché portare guerra a questa avrebbe significato mettere in discussione e in pericolo l'esistenza stessa del capitalismo. Poteva quindi accadere che essi fossero costretti a limitarsi alla guerra fra loro e talvolta addirittura ad allearsi col socialismo. Inoltre, conformemente alla già citata visione di Lenin sulla questione, egli ritenne che l'egemonia americana non fosse affatto definitiva e che se la Germania si era rialzata dopo la prima guerra mondiale, non era da

173 Ivi, p. 768.

174 Cfr. sopra, nota 106.

escludersi che lo facesse nuovamente e così le altre potenze occidentali come la Francia e la Gran Bretagna. Insomma il fatto che essi fossero arrivati a una convivenza pacifica, e perfino a un'intensa collaborazione, era un risultato della guerra e non c'era da scommettere che potesse durare «for “all eternity”»176 perché le contraddizioni tra loro avevano un carattere “fondamentale” che superava i fenomeni di collaborazione “superficiali” e destinati a decadere177.

A quali conseguenze queste considerazioni potessero portare per lo sviluppo della politica estera sovietica, non è dato sapere perché all'inizio di marzo dell'anno successivo, il vecchio dittatore morì, riducendo, «almeno nell'immaginazione di tutti, la minaccia dell'Est»178. È probabile che Stalin preconizzasse in sostanza un proseguimento della propria politica estera: una linea dura ma non avventata e forse, a certe condizioni, distensiva, che cercasse di sfruttare le difficoltà interne al mondo capitalista, nella convinzione che le potenze occidentali non sarebbero riuscite ad allearsi contro l'URSS esattamente come non erano riuscite a farlo nel periodo tra le due guerre.

La possibile distensione, alla quale pure accennò Georgij Malenkov nel breve periodo in cui fu alla testa del regime sovietico dopo la morte di Stalin179, non poté portare ad alcun risultato, perché nello stesso momento gli Stati Uniti presero la strada opposta, quella cioè verso il confronto duro. Dwight D. Eisenhower si insediò alla Casa Bianca il 20 gennaio 1953 e alla testa del Dipartimento di Stato pose John Foster Dulles, sostituendo Dean Acheson, insieme al suo collaboratore George Kennan, il principale teorico della “dottrina Truman” e del containement. Dulles inaugurò invece un programma d'azione che andava oltre il contenimento, puntando al rollback, ossia a “ricacciare indietro” i sovietici dalle posizioni acquisite ai danni del “mondo libero”.

176 Stalin J. V. D., Economic Problems..., op. cit. 177 Ibidem.

178 Olivi B., L'Europa difficile..., op. cit. p. 44.

Nonostante queste suonassero come avvertimenti molto minacciosi per Mosca, molti storici sostengono che dietro i toni aggressivi di Dulles ci fosse «ben poca sostanza»180. I politici sovietici furono cionondimeno costretti a tenerne conto181, dal momento che soprattutto in quel periodo, all'avvio dell'era nucleare, i fattori psicologici potevano assumere un'importanza decisiva nella politica internazionale: senza le dichiarazioni e le promesse del Segretario di Stato americano, è molto poco probabile che esplodessero le rivolte operaie nella RDT nel giugno del 1953 e perfino l'insurrezione ungherese del 1956 sarebbe difficilmente stata possibile182.

Intanto le oscillazioni tra tensione e distensione, un tratto saliente della politica internazionale degli anni '50183, si confermavano nella firma dell'armistizio in Corea il 27 luglio e nelle azioni distensive portate avanti in quei mesi da Malenkov nei confronti di Iran e Turchia, con la rinuncia alle dispute territoriali che andavano avanti dalla fine della seconda guerra mondiale; nei confronti del Giappone con un deciso cambiamento di linguaggio; nei confronti della Jugoslavia, della Grecia e di Israele con il ristabilimento delle relazioni diplomatiche184.

La fine di uno dei confronti più “caldi” di tutta la Guerra fredda, insieme alla morte di Stalin, portarono in ogni caso un certo rilassamento delle tensioni internazionali. Inoltre l'URSS stava compiendo in quegli anni enormi progressi in campo industriale e soprattutto nel campo degli armamenti185, annunciando, nell'agosto del 1953, di possedere la bomba H. Questi fattori conferirono probabilmente al regime sovietico una certa sicurezza e gli permisero di tenere nei confronti del processo di ratifica del trattato sulla CED un atteggiamento

180 Ulam A., Storia della..., op. cit., p. 776. 181 Ibidem.

182 Soglian F., L'integrazione europea..., op. cit., (vol. 1) p. 540, nota 58. 183 Ivi, p. 541.

184 Ulam A., Storia della..., op. cit., p. 782.

certamente ostile, ma non per questo furono disposti a concessioni eccessive pur di impedire il, pur sempre parziale, riarmo tedesco. Ad esempio nel gennaio 1954, alla riunione dei ministri degli Esteri dei “quattro grandi”, tenutasi a Berlino per merito di Churchill, Molotov propose un trattato per la sicurezza collettiva in Europa da intendersi coma alternativa alla CED186. Esso inoltre avrebbe costituito il contesto ottimale per la riunificazione, mediante libere elezioni, di una Germania neutrale. Ancora una volta tuttavia la trattativa si arenò sulla questione della gestione delle elezioni. Stavolta infatti gli occidentali si dimostrarono disposti ad accettare la proposta sovietica del 1952 che avrebbe affidato il controllo alle potenze occupanti, mentre Molotov vi contrappose l'idea di una gestione affidata a un governo provvisorio formato da rappresentanti di Bonn e Berlino-est187. Sebbene non fosse, forse, una proposta del tutto assurda, i ministri occidentali la rifiutarono categoricamente188.

Un altro tentativo, indubbiamente velleitario, venne portato avanti con la consegna da parte di Molotov di una nota diplomatica ai colleghi di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. La nota venne consegnata l'1 aprile e in essa, dopo un lungo preambolo nel quale si ricordavano gli sforzi compiuti dall'Unione Sovietica per il mantenimento della pace e la pericolosità delle armi atomiche e di quelle all'idrogeno, si sottolineava l'importanza «della questione del consolidamento della sicurezza in Europa»189 e come la creazione di «gruppi militari di Stati opposti gli uni agli altri»190 (facendo qui un evidente per quanto velato riferimento alla CED, la quale comunque verrà citata esplicitamente in seguito), non portasse altro che pericoli nonché «misure corrispondenti da

186 La proposta veniva ricordata nel testo di una nota diplomatica successiva, affrontata più avanti. Il testo integrale di questa nota è riportato in “L'Unità”, Enorme emozione per le

proposte sovietiche sulla sicurezza europea e sul Patto atlantico, 2 aprile 1954.

187 Soglian F., L'integrazione europea..., op. cit., (vol. 1) p. 543. 188 Ibidem.

189“L'Unità”, Enorme emozione..., op. cit., 2 aprile 1954. 190 Ibidem.

parte degli altri Stati, negli interessi della salvaguardia della loro sicurezza»191. Infine la nota esprimeva la disponibilità sovietica «a considerare, assieme ai governi interessati, la possibilità della partecipazione della U.R.S.S. al patto nord-atlantico» in modo da dimostrare, come sostenevano i governi occidentali, la natura difensiva e non aggressiva del Patto192. La proposta non convinse nessuno193, ma era innegabile che queste nuove condizioni – insieme alle enormi difficoltà cui stava andando incontro la Francia nella liquidazione del proprio impero coloniale – cambiassero anche le condizioni sottostanti al trattato per l'istituzione della CED. Alla Francia serviva una certa indipendenza nella propria politica estera e di difesa e il confronto tra i due blocchi in Europa non sembrava più così minaccioso. Il 30 agosto dell'anno successivo l'Assemblea nazionale francese respinse dunque la ratifica del trattato che istituiva la CED194. Questo fatto, ovviamente, mise in crisi il processo d'integrazione e di certo non sopì le preoccupazioni americane in merito alla necessità di una Germania occidentale in grado di partecipare alla propria difesa.

La soluzione alla crisi fu trovata riesumando il Trattato di Bruxelles del 1948. A quel trattato venne infatti aggiunto un protocollo che consentiva l'adesione di Germania e Italia. Nacque così l'Unione europea occidentale (UEO), premessa necessaria all'adesione piena della RFT alla NATO195. Lo stesso giorno in cui venne firmato il suddetto protocollo, il 23 ottobre, l'URSS inviò agli altri tre “grandi” una nota con cui minacciava di rendere irreversibile la divisione della Germania qualora essi avessero voluto insistere nel loro proposito di far

191 Ibidem. 192 Ibidem.

193 Soglian F., L'integrazione europea..., op. cit., (vol. 1) p. 543.

194 Bisogna tuttavia ricordare che il trattato venne rigettato con una maggioranza piuttosto risicata quindi non sembra corretto affermare, come fanno in molti (cfr. ad esempio Olivi B.,

L'Europa difficile..., op. cit. pp. 44-45), che semplicemente la “storia” non fosse pronta per un

simile passo “federalista”. D'altra parte non vi è dubbio che il voto negativo dell'Assemblea nazionale, per quanto combattuto, ebbe delle conseguenze negative sulla rapidità del processo di integrazione europea.

entrare una RFT riarmata nella NATO196. Inoltre l'URSS proponeva l'avvio di negoziati sul disarmo atomico e la firma del trattato di pace con l'Austria197.

Il 15 gennaio Malenkov tentò ancora una volta di evitare l'ingresso della RFT nel Patto atlantico presentando una nuova proposta di riunificazione della Germania e dichiarandosi pronto ad accettare un “controllo internazionale” sulle elezioni. Dopo che anche questo tentativo cadde nel vuoto, gli altri dirigenti sovietici dovettero ritenere che questo atteggiamento distensivo non avesse dato alcun frutto. Malenkov venne quindi sostituito all'inizio di febbraio dal maresciallo Bulganin «e accusato più tardi dal nuovo numero uno del regime, Chruščev, di avere progettato di sacrificare la Germania “socialista” come il giustiziato Beria, suo asserito manipolatore all'indomani della morte di Stalin»198. Il 9 maggio la RFT entrò a far parte dell'Alleanza atlantica. L'URSS reagì prontamente denunciando i trattati bilaterali che aveva sottoscritto durante il secondo conflitto mondiale con Gran Bretagna (1942) e Francia (1944) e dando vita, il 14 dello stesso mese, insieme alle “democrazie popolari”, al Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza, altrimenti noto come Patto di Varsavia.

Pochi mesi dopo, in luglio, si tenne a Ginevra un'altra conferenza dei “quattro grandi”. In quell'occasione i sovietici fecero diverse proposte, offrendosi di sciogliere il Patto di Varsavia in cambio della liquidazione della NATO, oppure di concludere un patto di sicurezza europea che nel giro di qualche anno avrebbe dovuto sostituire sia la NATO sia il Patto di Varsavia199. Tuttavia «il risultato di qualsiasi accettazione, anche temporanea, di discutere le proposte sovietiche, sarebbe stato un rinvio del riarmo tedesco e questo gli

196 Cfr. “L'Unità”, L'U.R.S.S. Propone agli occidentali una conferenza a 4 in novembre, 24 ottobre 1954.

197 Ibidem.

198 Soglian F., L'integrazione europea..., op. cit., (vol. 1) p. 545. 199 Cfr. “L'Unità”, Il discorso di Bulganin a Ginevra, 19 luglio 1955.

occidentali, e in particolare Washington, non erano disposti ad ammetterlo»200. I toni della conferenza furono piuttosto cordiali e, sebbene essa non producesse alcun risultato, dimostrò in qualche modo che anche punti di frizione di notevole portata come l'ingresso della RFT nella NATO e la costituzione di un patto di sicurezza per il blocco sovietico, sigilli finali alla divisione del continente europeo, avrebbero permesso una qualche forma di coesistenza.

2.6 La preparazione dei Trattati di Roma e le