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I primi scontri dottrinali sull'integrazione europea: la conferenza d

3. Dei fenomeni nuovi: la CEE e l'Euratom

3.2 I primi scontri dottrinali sull'integrazione europea: la conferenza d

I teorici e i leader sovietici avevano comunque ancora un po' di tempo a disposizione per ragionare su questi nuovi fenomeni. I Trattati di Roma infatti entrarono in vigore solo il 1° gennaio 1958 e i tempi previsti per la messa in atto del Mercato Comune erano tutto sommato abbastanza lunghi: un periodo transitorio di dodici anni, diviso in tre tappe da quattro anni ciascuna, la cui durata poteva essere modificata solo a determinate condizioni237.

Nel periodo immediatamente successivo alla firma dei Trattati non fu infatti preso alcun provvedimento, se non all'ottavo Plenum del Comecon tenutosi a Varsavia dal 18 al 22 giugno 1957238. In quell'occasione un delegato della Repubblica Democratica Tedesca tenne una relazione sulla creazione e sul funzionamento delle Comunità. Fu quindi votata una risoluzione che intimava agli Stati membri di non collaborare in alcun modo con quei due organismi, qualificati come “puramente imperialisti”239. Nel frattempo gli studiosi sovietici cominciarono a interrogarsi in modo un po' più aperto sulla questione, grazie

237 Articolo 8 comma 1 del Trattato CEE.

238 Pryor F. L., Forms of Economic..., op. cit., p. 177. 239 Dutoit B., L'Union Soviétique face à..., op. cit. p. 106.

anche alla riapertura del dibattito pubblico avvenuta durante la “destalinizzazione”240.

Nel 1959 fu convocata a Mosca, dall'IMEMO, una conferenza proprio per discutere del Mercato Comune e del suo ruolo nell'economia e nella politica «de l'impérialisme contemporain»241. In quell'occasione emerse più chiaramente, rispetto alle diciassette tesi – documento comunque “unitario” – quali fossero le linee di confronto tra gli studiosi sovietici. La principale divisione riguardò la questione della natura della CEE, ossia se essa fosse da ricercare maggiormente nel suo aspetto politico o in quello economico242. I principali argomenti degli “economisti” – come E. Khmel'nitskaya e V. Lyubimova243 – possono essere riassunti in tre punti. In primo luogo le forze di produzione richiedevano in sempre maggior misura spazi superiori alle classiche cornici nazionali; in secondo luogo il Mercato Comune era stato promosso dalla necessità di reinserire il capitale tedesco nei circuiti internazionali dell'Europa occidentale; infine i monopolisti europei sentivano la necessità di trovare il modo per potere reggere il confronto con i propri avversari nordamericani244. Quelli che invece, come K. Popov – il quale affermò che la CEE non fosse un fenomeno da prendere sul serio245– credevano in un'origine più politica del Mercato Comune, sostenevano che le posizioni degli “economisti” non tenessero in debito conto il ruolo di questo nella lotta imperialista contro il campo socialista246.

240 Neumann I. B., Russia and the idea of Europe..., op. cit., p. 131.

241 L'inizio di questa conferenza viene collocato da Dutoit all'inizio di quell'anno. Tuttavia, sostiene Binns che questa collocazione non riesce a spiegare l'assenza di Arsumanjan, all'epoca direttore dell'IMEMO, a meno che essa in realtà non si sia svolta contemporaneamente ad un'altra conferenza – stavolta a Praga – convocata dalla redazione della rivista “Problemi della pace e del socialismo”. Cfr. Dutoit B., L'Union Soviétique face à..., op. cit. p. 45; Binns C. A. P., From USE to EEC..., op. cit., p. 249.

242 Ibidem; Neumann I. B., Russia and the idea of Europe..., op. cit., p. 137.

243 Gli atti della Conferenza furono pubblicati sulla già citata rivista MEiMO, Ni. 7-10, 1959, cit. in Binns C. A. P., From USE to EEC..., op. cit., p. 249.

244 Neumann I. B., Russia and the idea of Europe..., op. cit., p. 137. 245 Binns C. A. P., From USE to EEC..., op. cit., p. 249.

Ovviamente gli “economisti” risposero accusando l'altra parte di non tenere conto di uno dei cardini del marxismo-leninismo, ovvero che la politica non è altro che l'espressione più intensa dell'economia, e di parlare quindi dell'aspetto politico come del tutto slegato da quello economico247. Tuttavia lo stesso “fronte” economista non era del tutto compatto e uno degli studiosi più autorevoli, il già citato Varga, sostenne che la CEE non fosse semplicemente uno sviluppo del “capitalismo monopolistico di Stato” come la CECA, ma il primo passo di un tentativo di tornare alle condizioni di libero commercio esistenti prima del 1914, rimuovendo le barriere protezionistiche in un'area limitata, sebbene questo non volesse dire che il tentativo sarebbe stato coronato da successo248. Si trattava di un argomento decisamente innovativo contro il quale si erano però già scagliate le Diciassette tesi.

In definitiva la conferenza non giunse ad alcuna nuova conclusione rispetto alle tesi viste sopra. Ci si accontentò di affermare che gli aspetti economici non potevano essere separati da quelli politici anche se sembra che gli “economisti” avessero preso relativamente il sopravvento nel dibattito. Alla fine delle discussioni infatti, la CEE fu comunque giudicata «a novel, complex and imposing phenomenon». Ciononostante le contraddizioni tra capitalisti rimanevano troppo profonde per poter considerare le nuove Comunità come una prima tappa verso gli Stati Uniti d'Europa: solo in seguito alla vittoria del socialismo sarebbe stata possibile una vera unione dei popoli d'Europa su un piano di uguaglianza249. In fondo dunque le conclusioni leniniste sulla cooperazione tra gli Stati che abbiamo visto nel primo capitolo, venivano riaffermate con una certa forza nonostante il riconoscimento della “imponenza” del fenomeno.

247 Ibidem.

248Binns C. A. P., From USE to EEC..., op. cit., p. 249.

249Kuznetsov et al., “Obshchiy rynok” I ego rol'v ekonomike I politike sovremennogo

imperializma. Nauchnaya konferentsiya, in MeiMO, No. 3, Vol. 10, pp. 78-83, cit. in Neumann I.

3.3 La conferenza di Praga: un primo, provvisorio,