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In una delle ultime sequenze del film La dolce vita, i protagonisti, all'uscita dalla villa dove hanno trascorso una notte di lussuria, si imbattono in un pesce mostruoso e gigantesco che giace sulla riva. Al di là dei significati simbolici del pesce-mostro nell'economia del film57, si tratta di un episodio realmente accaduto sulla spiaggia di Rimini nel 1934: un enorme pesce-luna era stato ritrovato sull'arenile, suscitando tanto scalpore da meritare la copertina della “Domenica del Corriere”. È uno dei tanti episodi che testimoniano la ricchezza dei legami tra i sentimenti,

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l'immaginazione e la produzione artistica di Fellini connessi alle vicende della prima parte della sua vita vissuta in Romagna.

“Un mattino, aprendo le finestre di casa, la ragazza che stava con noi disse: “Ma cos’è questa puzza?” E tutti col naso fuori, ad annusare. L’aria era terribile, un fetore di putredine, come se si fossero scoperchiate migliaia di tombe. Un enorme pesce-luna si era arenato durante la notte sulla spiaggia, e appestava l’ambiente. Quella mattina non ci fu lezione a scuola; anche i professori, il preside, in corteo con noi, tutti al mare a vedere il mostro. C’era già moltissima gente, la polizia, i carabinieri, i soldati tutt’attorno a quell’orrendo sfacelo di carne. Il preside chiese severamente al professore di scienze naturali: “Professore Quagliarulo, secondo lei, che pesce è?”. “E che ne saccio”, rispose il professor Quagliarulo, riscuotendo applausi da tutta la scolaresca”58.

In modo puntuale e divertente, riportando anche l’accento meridionale del professore di scienze che ammette la propria incompetenza, Fellini descrisse molti anni dopo l’episodio del mostro. Kezich, il suo biografo, precisò che la copertina della “Domenica del Corriere” che celebrò l’avvenimento, illustrata da

Achille Beltrame, era del 23 aprile 193459. In realtà l'incontro col

mostro marino ebbe un impatto serio sulla psiche del giovane Federico. Più volte lo sognò, e in sogno l'enorme pesce diventava

una donna gigantesca60.

Il suo ricordo di quattordicenne, rielaborato e caricato di significati simbolici, finì quindi nel finale di uno dei film più famosi al mondo, Palma d'oro al Festival di Cannes del 1960. Ma è solo uno dei tanti

58 Fellini. Raccontando di me… op. cit., pp. 24-25.

59 T. KEZICH, Federico. Fellini, la vita e i film, Milano, 2002, pp. 386-387. 60 C. CHANDLER, Io, Federico Fellini… op. cit. pp. 81-82.

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esempi, perché di ricordi riminesi sono disseminati i film di Fellini.

C’è anche chi ha detto (Renzo Renzi, amico ed “esegeta” del regista) che tutta la sua filmografia è in qualche modo riconducibile alle sue esperienze di ragazzo nella sua città di origine61. Anche senza sottoscrivere una tale affermazione, che pur

proviene da fonte autorevole, è un fatto che tali influenze si manifestino nel suo cinema in modo frequente e originale, e soprattutto di gran lunga superiore alla misura media riscontrabile tra gli autori di cinema. Ecco il perché della definizione di “regista della memoria”.

Definizione che però Fellini era solito smitizzare, sminuire, quasi ridic0lizzare:

“Io non la chiamerei memoria, perché francamente io invento. Io non ricordo niente. So che può essere deludente, ma non ho affatto memoria e andando avanti negli anni quella poca che ho peggiora. Mi sento definire il “regista della memoria”, in effetti io già mi ricordo a fatica le cose che invento”62.

Se è vero che da un punto di vista geografico, il cinema di Fellini gravita intorno a due poli, Rimini da una parte e Roma dall'altra, e che alcuni film subiscono l'influenza del primo mentre altri si ricollegano al secondo, ciò non vuol dire che Fellini, nella sua sconfinata creatività e curiosità, non sia stato attratto da altri

61 R. RENZI, “Gli antenati di Fellini”… op. cit., pp. 83-95.

62 “Tante volte sono stato invitato a scrivere un’autobiografia. Qualche volta ho pensato: se accettassi come farei a uscire fuori da questo mio meccanismo, io che mi sono sempre inventato tutto? Mi chiedo: Quand’è che ho avuto la prima coscienza di me stesso al mondo? Non lo so. Vedo dei fermenti impalpabili che poi si dissolvono nello stesso momento in cui tento di metterli a fuoco con più precisione. Quindi francamente non so nemmeno da dove posso cominciare a sentirmi garantito dai ricordi. E credo che la memoria non sia il ricordo. La memoria crea, con i ricordi veri, distanze continuamente diverse, molto elastiche. Mi pare che la memoria sia qualcosa che si colloca tra nostalgia e presentimento: la memoria anche di cose che vorresti fossero accadute, che forse accadranno”. Fellini degli spiriti, “Europeo”, n. 27, 21/7/1988, https://www.ilcerchiosciamanico.it/articoli/p7/53/fellini-degli-spiriti.html, consultato il 26.3.2018.

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luoghi reali altrettanto affascinanti dei due citati: uno per tutti, Venezia, con un film realizzato, Il Casanova, e con un altro soggetto sulla città rimasto purtroppo incompiuto.

Cercheremo di comprendere quanto c'è di vero in queste affermazioni, e per quanto riguarda Rimini e la Romagna, quante di quelle esperienze vissute da ragazzo sono state poi rielaborate, trasformate e trasposte sullo schermo come il pesce mostro ne La

dolce vita. E’ vero che siamo tutti figli del nostro paesaggio, come

scrisse l'inglese Lawrence Durrell in Alexandria Quartet, e portiamo dentro di noi la nostra infanzia e adolescenza e il rapporto con la terra dove queste sono state vissute in modo indelebile. Ciò è maggiormente vero per gli artisti e segnatamente per gli autori di cinema, ma crediamo che raramente questo rapporto sia stato così forte, denso di contraddizioni e al tempo stesso fruttifero dal punto di vista artistico come quello tra il regista riminese e la sua città natale, tanto da essere facilmente riconoscibile nella sua produzione filmica.