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S10 : Movimenti e (inter)azioni: la cinematica altrui è la chiave per il mondo sociale?

S10.199: La cinematica che non ti aspetti: il ruolo del contesto e del movimento nella comprensione delle intenzioni altrui

Cavallo A1

1Università degli Studi di Torino

Quando osserviamo il movimento di un’altra persona, è possibile percepirne l’intenzione sottostante? Se questa persona sta sollevando il braccio sul ciglio di una strada, lo sta facendo per fermare un taxi o per salutare un amico? E cosa accade quando un’azione è incompatibile con il contesto? Diverse teorie prevedono che il cervello umano utilizzi le informazioni contestuali per creare delle aspettative (i.e. prior) riguardo alle intenzioni sottostanti al movimento osservato (e.g. Clark et al., 2016; Kilner, 2011). Attraverso il ricorso a tecniche di modeling basate sul principio di accumulo dell’evidenza mostrerò come, nel processo di comprensione delle intenzioni altrui, l’informazione relativa alla cinematica del movimento si integri con le aspettative a priori. In particolare, partendo da una dettagliata quantificazione dell’informazione intenzionale presente nei movimenti, mostrerò che quando nella cinematica non è codificata sufficiente informazione intenzionale, la decisione dell’osservatore si basa esclusivamente sull’aspettativa favorita dal contesto. Al contrario, quando nella cinematica del movimento è presente informazione relativa all’intenzione, l’osservatore utilizza l’informazione sensoriale in ingresso per sovrascrivere le sue aspettative. Questi risultati evidenziano come nel processo percettivo di accumulo dell’evidenza, le aspettative a priori siano modulate dalla quantità di informazione presente nel movimento osservato e che dunque “come una persona si muove in un contesto” prevale sul “cosa è probabile che la persona faccia in quel contesto”.

S10.075: Stabilità e flessibilità delle rappresentazioni motorie: dinamiche (a)tipiche tra i distinti livelli della gerarchia motoria

Casartelli L1

1IRCCS Eugenio Medea

L’ultima decade di studi sulle computazioni motorie di alto livello (i.e., “high-level motor computations”; Casartelli et al. 2018, Neuroscientist) ha evidenziato come i meccanismi motori possano giocare un ruolo cruciale non solo nella pianificazione (on-line e distale) dell’azione, ma anche in processi più complessi con evidenti implicazioni sociali. Da un lato, si osservano meccanismi di interferenza motoria che dimostrano una sorta di “permeabilità” del nostro sistema motorio agli stimoli esterni; dall’altro, evidenze sempre più consistenti ci indicano come i meccanismi di risonanza motoria ci supportino nel comprende in maniera diretta il significato di diverse componenti dell’azione (es. goal prossimale, goal distale, attitudine tramite lo stile motorio) (Casartelli et al. 2016, Neuroscience Biobehavioral Review). Capire quanto il nostro cervello sia effettivamente cablato per supportare e coordinare rappresentazioni motorie del mondo costituisce una sfida cruciale per la psicologia, la filosofia e le neuroscienze (Rizzolatti e Sinigaglia 2016, Nature Reviews Neuroscience; Becchio et al. 2018, Physics of Life Reviews). Quale effettivamente sia il peso della cinematica (Cavallo et al. 2016, Scientific Report) e degli stimoli contestuali (Finisguerra et al. 2018; Cerebral Cortex) nella comprensione motoria dell’azione rimane materia di dibattito. Ciò che appare evidente però è la nostra capacità di beneficiare di indizi motori e contestuali per comprendere (motoriamente) il nostro e l’altrui mondo. In aggiunta, noi comprendiamo motoriamente anche con l’altro (Sacheli et al. 2018, Scientific Report), e questo fornisce un decisivo supporto all’ipotesi di un costitutivo destino sociale per l’uomo. In questo contributo si cercherà di caratterizzare le dinamiche tra i diversi livelli gerarchicamente organizzati delle rappresentazioni motorie. Si cercherà di ipotizzare quanto l’efficienza della nostra comprensione (motoria) del mondo possa dipendere non solo dalla stabilità delle nostre rappresentazioni motorie, ma anche dalla loro flessibilità. Studi su primati non-umani sembrano supportare l’esistenza di un network esteso volto a garantire simultaneamente sia la stabilità sia la flessibilità delle rappresentazioni motorie (Gerbella et al. 2017, Experimental Brain Research). Quanto le dinamiche tra i diversi livelli delle rappresentazioni motorie possano spiegare le anomalie riportate nel disturbo dello spettro autistico – superando il focus sui presunti deficit in un singolo livello (si veda Cattaneo et al. 2007, PNAS; Rochat et al. 2013, Neuropsychologia) - si raffigura come un’ulteriore stimolante sfida per il futuro.

S10.137: Interazioni e piani motori diadici: il ruolo del goal comune

Sacheli L1

1Università degli Studi di Milano-Bicocca

Osservare i movimenti di un’altra persona induce l’imitazione involontaria del movimento osservato: questo genera, in setting sperimentali, effetti di “interferenza visuo-motoria” quando il soggetto deve eseguire un’azione diversa da quella osservata. Ciononostante, nella vita quotidiana possiamo coordinarci coi nostri simili anche durante azioni non-imitative senza difficoltà, posto che il soggetto condivida con il partner un obiettivo comune. In una serie di studi anche neurofunzionali abbiamo testato l’ipotesi che questo possa avvenire perché la presenza di un obiettivo comune modula i processi sensorimotori alla base della codifica dei gesti altrui durante un’interazione. Utilizzando un nuovo paradigma comportamentale, abbiamo chiesto ai partecipanti di interagire con un partner virtuale tramite una response-box di forma cubica che poteva essere afferrata ai lati (producendo la nota do) o toccata sulla superficie superiore (producendo la nota sol). Nella condizione Interattiva, il partecipante e il partner condividevano il goal comune di creare insieme una melodia alternandosi nel suonare una nota a testa, mentre nella condizione Non-interattiva le note del partner erano irrilevanti per il soggetto. Questo è avvenuto mantenendo costanti tra condizioni sperimentali sia le caratteristiche visive degli stimoli che le risposte motorie richieste ai partecipanti, che potevano essere imitative (fisicamente congrue, es. afferra/afferra) o non-imitative (fisicamente incongrue, es. afferra/tocca) rispetto a quelle del compagno. Abbiamo dimostrato che l’interattività del contesto modula l’effetto di interferenza visuo-motoria e i correlati neurali dell’osservazione di azione. Mentre nella condizione Non-interattiva i soggetti mostravano effetti di interferenza visuo-motoria quando eseguono interazioni fisicamente incongruenti, accompagnati dall’attivazione di aree parietali destre responsabili della gestione di informazioni ambientali conflittuali, la condizione Interattiva era caratterizzata da assenza di interferenza visuo-motoria e dal reclutamento più massivo dell’area ventrale premotoria sinistra. Questo risultato era presente sia durante interazioni imitative che non-imitative in egual misura, e rifletteva la codifica di quale azione specifica (afferrare/toccare) il compagno stesse facendo, come dimostrato con Multivariate Pattern Analysis. Questi risultati saranno discussi alla luce di studi precedenti e nel complesso mostrano come l’interattività del compito moduli i processi sensorimotori legati alla codifica delle azioni osservate. La presenza di un goal comune durante un’interazione guida i processi di pianificazione “diadica” che includono predizioni relative alle azioni del compagno, funzionali alla cooperazione, a prescindere dai parametri spazio-temporali specifici dell’azione osservata e dalla natura imitativa o non-imitativa dell’interazione stessa.

S10.222: Ingannati o ingannatori: il ruolo dell’ esperienza motoria e dell’esperienza visiva nel riconoscimento delle intenzioni ingannevoli

Finisguerra A1, Ferrari E2, Amoruso L2, Urgesi C2 1IRCCS Eugenio Medea ,2Università degli Studi di Udine

L’osservazione di azioni ingannevoli induce un aumento di attivazione del sistema motorio, indipendente- mente dalla codifica delle alterazioni cinematiche richieste per poter trarre in inganno un osservatore. Non è chiaro tuttavia se questa modulazione per intenzioni ingannevoli consista in una simulazione interna dei comportamenti ingannevoli in base alle esperienze precedenti come persona ingannatrice, o se essa rifletta la contro-risposta ad un comportamento ingannevole, in base ad esperienze precedenti nel ruolo di persona ingannata. Abbiamo misurato l’attivazione del sistema motorio, sottoforma di potenziali evocati motori, in 18 coppie di osservatori chiamati ad osservare delle azioni di raggiungimento, sollevamento e posizionamento di un oggetto. L’oggetto poteva essere pesante o leggero e le azioni potevano essere svolte da un attore in tre diverse condizioni: l’attore poteva muoversi fornendo delle informazioni veritiere (azione vera) o ingannevoli (azione ingannevole) sul peso dell’oggetto, dopo essere stato correttamente informato sul suo peso, oppure poteva fornire delle informazioni veritiere sul peso dell’oggetto, ma dopo aver ricevuto delle informazioni ingannevoli sul suo peso (azione ingannata). Precedentemente alla presentazione delle tre azioni, le coppie venivano esposte ad un training visuo-motorio durante il quale uno dei due partner, nel ruolo di ingannatore, doveva raggiungere e posizionare un oggetto per fornire delle informazioni ingannevoli sul suo peso, mentre l’altro, nel ruolo di ingannato, doveva ricevere e riposizionare lo stesso oggetto cercando di non farsi ingannare. I risultati hanno mostrato una modulazione maggiore per azioni ingannevoli, rispetto ad azioni ingannate, nei partner ingannatori ed una modulazione maggiore per azioni ingannate, rispetto ad azioni ingannevoli, nei partner ingannati, ossia una modulazione direzione- specifica in base all’esperienza visuo-motoria precedente. Le modulazioni per azioni ingannevoli sembrerebbero quindi replicare l’esperienza in prima persona come ingannatori o come ingannati, piuttosto che essere una contro-risposta ad intenzioni ingannevoli.

S11 : Metodologie evidence-based in ambito forense. In memoria di Anna