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S13 : Il potenziamento cognitivo: approcci e strumenti a confronto

S13.152: Effetti della Mindfulness su abilità di controllo cognitivo

Vallesi A1, Incagli F2, Crescentini C1, Tarantino V1

1Università degli Studi di Padova,2Department of Psychology (III), University of Würzburg (Germany)

Introduzione Gli effetti benefici delle pratiche di meditazione sul potenziamento delle abilità cognitive stanno ricevendo sempre maggiore interesse. La potenzialità di questo tipo di pratiche consiste nell’influire in modo significativo su più domini cognitivi, dalla memoria alle funzioni esecutive. Scarseggiano tuttavia ancora evidenze metodologicamente robuste che provino questi effetti. L’obiettivo di questo studio è quello di esplorare come la pratica della mindfulness possa modulare il funzionamento cerebrale associato a processi di controllo cognitivo sia di tipo proattivo (sostenuti e di anticipazione della risposta) che reattivo (transienti e di aggiustamento delle risposte già preparate). Metodo A tale scopo, è stato utilizzato un disegno longitudinale in cui si è esaminato l’effetto di un training intensivo di Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) di 8 settimane sui processi di controllo cognitivo. Hanno preso parte allo studio un gruppo sperimentale di 26 partecipanti e un gruppo di controllo di 23 partecipanti, che hanno eseguito un training di Pilates per lo stesso periodo di tempo. Ai partecipanti è stato chiesto di svolgere un compito cue-to-probe, e cioè un AX-Continuous Performance Task (AX-CPT), durante il quale è stato registrato il segnale elettroencefalografico (EEG). In questo modo, è stato possibile disambiguare l’azione del training su specifici processi di controllo. Risultati I risultati hanno rivelato delle modificazione significative del funzionamento cerebrale nel post-training associate al completamento del training MBSR. Infatti, a termine delle 8 settimane di training, solo il gruppo sperimentale ha presentato un aumento dell’ampiezza di un potenziale elettrico tipicamente associato a processi di tipo proattivo (la componente Contingent Negative Variation, CNV). Tale potenziale è stato evocato specificatamente dai cue (A) che predicevano l’arrivo del target (X). Inoltre, è emersa anche una modulazione in ampiezza dei potenziali evocati dal probe, e cioè una diminuzione in ampiezza della componente N2 e un aumento della P3a. Conclusioni I risultati elettroencefalografici ci consentono di portare evidenze a favore del fatto che la pratica intensiva della mindfulness possa potenziare non solo la messa in atto di processi di controllo di tipo anticipatorio e sostenuto ma anche una diversa “reattività” a stimoli che richiedono un’elaborazione transiente, non anticipata.

S13.155: Indagare la cognizione in tempo reale: opportunità e sfide

Ruzzoli M1

1University of Glasgow

La procedura classica della ricerca in psicologia cognitiva prevede la somministrazione di protocolli sperimentali e un’analisi dei dati a posteriori. Attraverso questa procedura sono stati fatti immensi passi in avanti verso la comprensione di meccanismi cognitivi quali la percezione, l’attenzione o il controllo cognitivo. Nel mio contributo presenterò la possibilità di ulteriori progressi attraverso un’indagine dei processi cognitivi in tempo reale. Recentemente, infatti, le tecniche di analisi dei dati si sono raffinate al punto tale che anche complessi segnali cerebrali (come EEG o fMRI) posso essere processati e captati online. In questo modo, è possibile scatenare un determinato meccanismo cerebrale conoscendo e monitorando in modo dinamico una delle sue espressioni a livello neurale o comportamentale. Per esempio, se è corretta l’ipotesi secondo cui la fase in cui viene presentato uno stimolo, all’interno di una oscillazione cerebrale, determina la successiva performance, allora monitorando in tempo reale tale parametro, è possibile predire una migliore o peggiore prestazione. O ancora, è stato ipotizzato che situazioni di conflitto cognitivo possano essere associate ad potenziamento dell’attenzione. Sarà possibile innescare tale meccanismo in modo tale che quando si osserva una caduta del livello attentivo, un evento di conflitto cognitivo possa ristabilire il livello ottimo di attenzione o addirittura migliorarlo? Insieme ad alcuni esempi di studi che prevedono l’indagine di processi cognitivi in tempo reale, delinerò i vantaggi e le difficoltà che questa procedura offre, con particolare riferimento a possibili applicazioni nell’ambito del potenziamento cerebrale.

S13.201: Applicazione dell’adattamento prismatico per la modulazione di funzioni cognitive non spaziali

Turriziani P1, Mangano G1, Smirni D1, Oliveri M1 1Università degli Studi di Palermo

L’adattamento prismatico (PA) si è rivelato uno strumento per modulare la plasticità neurale e una tecnica efficace nella riabilitazione della negligenza spaziale unilaterale dopo lesioni dell’emisfero cerebrale destro. Si tratta di una ricalibrazione della coordinazione visuomotoria durante un compito di pointing seguita da un aftereffect, cioè un errore di puntamento in direzione opposta alla deviazione ottica dei prismi, dopo la rimozione degli stessi. Più in generale, l’aftereffect del PA è correlato non solo a fenomeni sensorimotori ma si estende anche a più complessi domini, quali esplorazione visiva dell’emispazio sinistro, equilibrio posturale, percezione somatosensoriale, giudizi di ordine temporale, compiti visuo-verbali, dislessia da neglect, rappresentazione mentale e deficit motori. L’ipotesi più accreditata individua nel dorsal stream dell’emisfero destro il circuito cerebrale più strettamente correlato al PA dopo deviazione destra (R-PA) ma non è ancora chiaro se la correlazione riguarda processi visuomotori e/o attenzionali. Recentemente sono stati documentati degli effetti di modulazione dell’eccitabilità dell’emisfero sinistro dopo PA con deviazione sinistra (L-PA), sia in soggetti sani che in pazienti cerebrolesi sinistri affetti da neglect per lo spazio destro. Il presente lavoro ha investigato se il PA può modulare la prestazione in soggetti sani durante compiti linguistici e se questi effetti mostrano una specializzazione emisferica. Materiali e Metodi Hanno partecipato allo studio 61 soggetti sani destrimani (10 maschi; età media: 23.1 ± 2.4 anni; scolarità: 16.22 ± 1.34 anni) suddivisi in due gruppi: un gruppo di controllo (no PA) e un gruppo sperimentale (con PA) composto da 15 soggetti sottoposti a PA con deviazione a sinistra (L-PA) e da 16 soggetti sottoposti a PA con deviazione a destra (R-PA). Dopo un breve screening neuropsicologico, i partecipanti hanno eseguito un compito di fluenza verbale fonologica (FAS, Carlesimo et al., 1996, FPL, Novelli et al., 1986). Successivamente è stato applicato il PA (L-PA o R-PA) al gruppo sperimentale. Dopo un intervallo di 1 ora tutti i soggetti hanno eseguito di nuovo i compiti di fluenza. Risultati Sono stati analizzati i dati relativi alla prestazione dei soggetti (media del numero di parole) mediante ANOVA, con i fattori PA (L-PA, R-PA, no PA) come fattore between subject, e Condizione (Baseline vs. PA) come fattore within-subject. I risultati mostrano che l’applicazione del PA modifica la prestazione dei soggetti in un compito di fluenza verbale. In particolare, L-PA migliora la fluenza verbale (p=0.013) mentre R-PA non ha effetti su questo tipo di compito (p=0.24). Conclusioni I risultati mostrano come il PA può modulare la prestazione di soggetti sani anche in compiti linguistici. Inoltre questo effetto è legato al PA con deviazione verso sinistra, suggerendo una chiara lateralizzazione nel senso di un coinvolgimento di circuiti neurali dell’emisfero sinistro.

S13.167: Neuromodulazione dell’apprendimento: il ruolo dell’attività e connettività corti- cale

Bortoletto M1

1IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli

La stimolazione elettrica transcranica (tES) è uno strumento che presenta buone potenzialità per migliorare le prestazioni cognitive, sia nei giovani che negli anziani. Tuttavia, l’efficacia della tES dipende da molti fattori, responsabili di una grande variabilità negli effetti indotti. Questa presentazione si propone in primo luogo di riassumere le evidenze sperimentali che dimostrano come gli effetti della tES siano influenzati dallo stato di attivazione e di connettività corticale al momento della stimolazione. Inoltre, verrà mostrato che questi fattori neurofisiologici possono interagire con l’età della popolazione studiata. In particolare, verrà presentato uno studio in cui l’efficacia della tES “random noise” (tRNS) nel modulare l’apprendimento è stata studiata in relazione alla connettività effettiva, misurata tramite registrazione dei potenziali evocati dalla TMS (TEPs), in giovani e anziani. In un compito di percezione visiva, i risultati mostrano un effetto della tRNS nel modulare l’apprendimento nei giovani ma non negli anziani. A livello fisiologico, cambiamenti nei TEPs in seguito all’apprendimento comprendono sia aree occipitali che frontali, con un maggior coinvolgimento delle aree frontali negli anziani. Infine, anche lo studio della connettività tra aree occipitali e frontali ha mostrato un pattern differente nei due gruppi. Gli anziani presentano una maggiore connettività occipito-frontale con una successiva ridotta connettività fronto-occipitale, mentre le aree frontali sembrano essere più attivate, in confronto ai giovani, durante l’esecuzione del compito. In conclusione, la connettività corticale è un fattore che influenza l’efficacia della tES nell’apprendimento, in quanto determina in che modo la stimolazione agisce sui circuiti corticali. È perciò importante studiare lo stato o le alterazioni della connettività effettiva nelle popolazioni in cui la tES viene applicata.

S13.203: Gli effetti dell’esercizio fisico sull’elaborazione dello spazio peripersonale

Mandolesi L1, Sorrentino P2, Curcio G3, Lardone A2, Pesoli M2, Foti F4, Serra L5

1Università degli Studi di Napoli-Federico II,2Università degli Studi di Napoli-Parthenope,3Dipartimento

Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche, Università degli Studi dell’Aquila,4Università degli Studi

“Magna Grecia” di Catanzaro,5Fondazione Santa Lucia Roma

Introduzione: Numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico (EF) induce cambiamenti strutturali e funzionali sul cervello traducibili in un miglior funzionamento cerebrale. In età adulta e senile sono stati riportate molte evidenze che documentano come l’EF sia in grado di migliorare le funzioni cognitive, di fronteggiare l’invecchiamento fisiologico e patologico e di aumentare il benessere psicologico [Mandolesi et al., 2018]. Nei bambini, la pratica dell’EF risulta essere positivamente correlata con un buon rendimento scolastico, con un miglioramento dei processi cognitivi di memoria e di attenzione [Lees and Hopkins, 2013; Donnelly et al., 2016]. Tuttavia, risulta necessario approfondire la relazione tra specifiche funzioni cognitive e diverse modalità di EF. Il presente studio si propone di indagare gli effetti della ginnastica artistica sui processi mnesici di elaborazione dello spazio peripersonale. Metodo: Un campione di 26 bambine (età media 8.15), composto da 11 non praticanti sport (No-GYM) e 15 ginnaste (GYM), sono state testate in una versione da tavolo del labirinto radiale (RAM-Table), un test comportamentale altamente ecologico e sensibile per l’analisi delle componenti dichiarative e procedurali implicate nei processi di memoria spaziale. Tutte le bambine hanno eseguito dapprima il protocollo a scelta libera (una sessione da 3 trials) e successivamente il protocollo a scelta forzata (due sessioni tra tre trials).

Oltre al RAM-Table, sono stati somministrati alcuni test neuropsicologici per la valutazione del profilo cognitivo normotipico. Risultati: Le analisi statistiche effettuate dimostrano che il gruppo delle ginnaste esibisce una prestazione migliore rispetto alle bambine che non praticano sport in quasi tutti i parametri analizzati. Ad esempio, il gruppo GYM colleziona un maggior numero di successi e ottiene uno span spaziale più alto. Conclusioni: I risultati ottenuti dimostrano che nei bambini con sviluppo tipico l’EF ha effetti positivi nei processi di elaborazione dello spazio peripersonale e apre importanti riflessioni sul ruolo dei fattori ambientali come modulatori del funzionamento cognitivo anche in condizioni di disabilità intellettiva.