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S12 : Processi decisionali: recenti contributi teorici ed empiric

S12.235: Decisioni Intelligenti: il contributo delle intelligenze artificiali in medicina e l’atteggiamento dei medici umani

Triberti S1, Cutica I1, Pravettoni G1 1Università degli Studi di Milano

Le nuove tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA) e machine learning promettono di rivoluzionare il sistema sanitario a livello globale: per il 2021, infatti, si attende un aumento dell’investimento di 6,6 miliardi di dollari soltanto nell’ambito healthcare. Queste tecnologie promettono di supportare i medici nelle attività di diagnosi e identificazione delle terapie, tramite l’analisi computazionale di enormi quantità di dati sanitari e il loro confronto con lo stato del paziente. Tuttavia, i principali rischi legati all’implementazione delle IA nella pratica medica riguardano il loro utilizzo da parte dei medici umani, i quali saranno chiamati a prendere decisioni rilevanti per la salute dei pazienti sulla base delle elaborazioni delle macchine. Questo ha portato gli studiosi a focalizzare l’attenzione sulla interfaccia tra IA e utenti umani, e a sviluppare una disciplina socio-tecnica (la XAI, o Explainable Artificial Intelligence) dedicata a rendere le IA capaci di spiegare i propri processi di ragionamento agli utenti che devono prendere decisioni su di esse. La sfida attuale per la XAI è comprendere quali modalità di spiegazione e quali informazioni sono adeguate per gli utenti umani, e come possono influenzare il loro atteggiamento nei confronti del supporto tecnologico. A questo scopo, 30 medici professionisti hanno visionato quattro interfacce di IA inerenti alla medesima diagnosi, contenenti quattro diverse modalità di XAI: 1) Definizione (la IA definisce la patologia in modo dettagliato); 2) Letteratura (la IA riporta la letteratura scientifica di riferimento per la diagnosi); 3) Differenziale (la IA riporta e giustifica le diagnosi escluse); e 4), Processo (la IA descrive il procedimento di ragionamento fatto per giungere alla diagnosi), e hanno riportato i propri atteggiamenti riguardo alla possibilità di prendere una decisione medica sulla base di ciascuna di esse. I risultati vengono discussi sulla base della psicologia della decisione medica, fornendo indicazioni per lo studio futuro della XAI.

S12.237: Le decisioni nelle scelte di vita: il ruolo di intuizione, ragionamento e fattori individuali

Durosini I1

1Applied Research Division for Cognitive and Psychological Science, IEO Istituto Europeo di Oncologia

IRCCS, Milano

Nel corso della vita, gli esseri umani sono costantemente chiamati ad affrontare numerose scelte - dalle più semplici (ad esempio, quale ristorante prenoto?) alle più complesse (ad esempio, voglio sposarmi?). Tuttavia, gli studi sul decision making si sono basati in gran parte su dilemmi astratti e pochi studi si sono occupati di indagare il processo di scelta nella vita reale (Sanfey, 2007). Ad oggi, il ruolo di intuizione, di ragionamento e di fattori individuali nel processo di scelta nel contesto della vita reale sono relativamente poco esplorati. Su queste basi, l’obiettivo della presente ricerca è quello di indagare il ruolo di questi fattori nelle scelte di vita importanti e, nello specifico, sono state analizzate le scelte effettuate nell’ambito lavorativo e nell’ambito delle relazioni amorose. Centocinquanta adulti di nazionalità italiana sono stati coinvolti in questo studio. Tutti i partecipanti sono stati invitati a fornire il loro consenso informato per partecipare alla ricerca e a compilare un questionario online. Le analisi statistiche hanno messo in luce significative differenze nell’utilizzo di intuizione e ragionamento nel processo di decision making individuale legato alle scelte di vita e hanno sottolineato l’importante ruolo svolto dai fattori di personalità nelle scelte individuali. I risultati di questo studio rappresentano un contributo importante nell’area del decision making nelle scelte di vita. I dati verranno discussi sulla base delle teorie della psicologia delle decisioni. Verranno, inoltre, illustrati i limiti della ricerca e le indicazioni per futuri sviluppi.

S12.124: Stress induction and decision making: a comparison between Takotsubo and healthy women

Gorini A1, Giuliani M2, Pravettoni G1

1Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia, Università degli Studi di Milano,2Centro Cardiologico

Monzino

Background: Although the etiology, epidemiology, and pathophysiology of Takotsubo cardiomyopathy (TTC) are still nearly unknown, stress is believed to play a central role in its pathogenesis. Stress is also known to affect cognitive functions. In particular, it may affect the quality of the decision as shown by different studies demonstrating that stressed people do riskier choices on the Iowa Gambling Task (IGT) compared to non-stressed individuals. Purpose: Starting from these observations, the aim of this study was to compare the effect of a social stressor (Trier Social Stress Test) on the decisional performance of two samples of TTC and healthy subjects. Methods: We compared the decision making performance of 30 post-menopausal women (Age: mean = 68,2; SD = 8,68; Education: mean = 11,8; SD = 3,64) who have experienced a TTC in the last 4 years, with the one of 27 healthy women (CTRLs) matched for age, education and menopausal condition using 2 validated version of the IGT. Results: While the subjective measures of anxiety did not differ between the 2 groups (STAY-Y1: p = 0,204; STAY-Y2: p = 0,965), TTC patients made riskier choices both at the pre-stress evaluation (blocks 41-100: p = 0,034) and at the post-stress evaluation (blocks 41-100: p = 0,039) compared to CTRLs. Moreover, the decisional performance significantly decreased after the stress induction within both groups (TTC: p =0,045; CTRLs: p = 0,030). Conclusion: As expected, both groups showed a reduction in decision-making performance in condition of enhanced stress confirming the role of stress in altering decisional performance. Nevertheless, the most interesting result regards the fact that TTC patients perform worse than CTRLs even at the baseline. This may be explained with the presence of an altered permanent stress component in TTC, but not in the CTRLs group. Future studies are necessary to verify this hypothesis.

S12.233: Attribuzione di valore nelle decisioni di pazienti oncologici candidati a chirurgie demolitive

Masiero M1, Mazzocco K2, Toscano F3, Monzani D2, Oliveri S2, Scotto L3, Busacchio D3, Pravettoni G2 1Università degli Studi di Milano,2Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia, Università degli Studi

di Milano,3Applied Research Division for Cognitive and Psychological Science, IEO Istituto Europeo di

Oncologia IRCCS, Milano

Background Di fronte alla presenza di una mutazione genetica indice di un aumentato rischio oncologico, donne con tumore al seno tendono a scegliere di sottoporsi ad un intervento chirurgico di mastectomia profilattica (MP) al seno controlaterale. In letteratura il motivo principale alla base della scelta chirurgica riportato dalle pazienti è il bisogno di ridurre il rischio di un tumore al seno controlaterale. Obiettivo Il presente studio si propone di indagare le differenze individuali nella rappresentazione mentale del dilemma decisionale che mette a confronto un intervento di MP e un percorso di sorveglianza attiva (SA). Metodo 172 pazienti (età media=45,46) con tumore al seno e incluse nel programma onco-genetico sono state arruolate nello studio. A ciascuna paziente è stata fornita una consulenza decisionale per supportare la scelta tra mastectomia profilattica al seno controlaterale e sorveglianza attiva. Durante la consulenza le pazienti dovevano costruire un albero decisionale (AD) in cui esplicitare gli esiti attesi (EA) per le due opzioni di scelta. Per ogni esito atteso le pazienti attribuivano un valore soggettivo utilizzando una scala da 0 a 10 (da 0 a -10 nel caso in cui l’esito fosse percepito come una perdita). Risultati Al fine di analizzare differenze nella rappresentazione mentale del problema decisionale è stata effettuata una Cluster Analysis (CA), che ha permesso di identificare gruppi di pazienti caratterizzati da pattern di attribuzioni valori differenti. In particolare, la CA ha evidenziato l’esistenza di 8 gruppi di pazienti in funzione del valore attribuito agli esiti attesi associati alla MP. Mentre nella maggioranza dei gruppi identificati emozioni e rischio di tumore sono due dei maggiori “driver” della scelta, in due gruppi questi esiti non sono presenti. Inoltre, due gruppi si differenziano per una minore salienza attribuita a femminilità e alle implicazioni del trattamento. Rispetto alla decisione di intraprendere un percorso di SA sono stati identificati 7 gruppi, la maggior parte dei quali riporta le emozioni negative come potenziale “driver” verso l’opzione opposta. In due gruppi il rischio di un nuovo tumore è risultato un esito saliente, mentre la salvaguardia della femminilità è stata considerata solamente in tre gruppi. Conclusioni I risultati hanno evidenziato l’esistenza di diverse rappresentazioni mentali associate allo stesso problema decisionale in diverse pazienti. Le pazienti possono essere raggruppate in funzione degli esiti, che ciascuna paziente si attende di ottenere e che agiscono come driver della scelta. Questo suggerisce la necessità di comprendere la complessità delle preferenze dei pazienti e di trovare delle valide soluzioni per rispondere a tale complessità. L’implementazione degli AD nella pratica clinica, può aiutare sia i medici sia i pazienti a migliorare la consapevolezza dei valori associati alla scelta, aumentando così la fiducia e consapevolezza associati alla scelta medesima.

S12.168: Scegliere tra opzioni terapeutiche: fattori cognitivi ed emotivi nella presa di decisione di pazienti con leucemia mieloide cron

Cutica i1

1Università degli Studi di Milano

Grazie alle efficaci terapie attualmente disponibili, la leucemia mieloide cronica (LMC) è ora una malattia ben gestibile nella maggior parte dei pazienti. Talvolta l’efficacia terapeutica è tale che alcuni pazienti raggiungono una risposta molecolare profonda e duratura che consente l’interruzione del trattamento farmacologico. Tuttavia, non di rado accade che i pazienti cui viene proposto di interrompere il trattamento, preferiscano invece continuare ad assumere i farmaci. Su tale decisione pesano non soltanto fattori clinici, quali ad esempio la sostenibilità degli effetti collaterali dei farmaci, ma anche fattori emotivi e cognitivi. In uno studio condotto in due centri ematologici italiani (Policlinico San Matteo di Pavia e Policlinico di Milano) abbiamo investigato le preoccupazioni e le preferenze dei pazienti riguardo all’opzione di interruzione terapeutica. A 120 pazienti (56% maschi; età media 50 anni) sono stati somministrati alcuni questionari volti a indagare quali caratteristiche personali siano potenzialmente predittive dell’accettazione dell’interruzione terapeutica, e quali siano le preoccupazioni più significative. In particolare, abbiamo indagato l’atteggiamento verso la salute, l’attitudine al rischio, lo stile decisionale, e alcuni tratti di personalità. I risultati mostrano che l’interruzione della terapia viene percepita da molti pazienti come attraente e respingente allo stesso tempo, e che fattori diversi possono giocare un ruolo sulla decisione finale. L’interruzione verrebbe scelta dall’82% dei pazienti solo se il rischio di un ritorno dei sintomi fosse inferiore al 30%, e se l’efficacia terapeutica di una nuova assunzione farmacologica fosse pressoché certa; inoltre, i pazienti ultraquarantenni si sono mostrati più preoccupati, rispetto ai più giovani, per un possibile ritorno della malattia, e per questo meno inclini ad accettare l’interruzione terapeutica. Le preoccupazioni principali sono prevedibilmente legate alla paura di un possibile ritorno della malattia (60.5%), al timore di una inefficacia terapeutica se la malattia dovesse ritornare (44.5%), e al timore di preoccupare parenti e amici con l’interruzione (26.9%). Tra le caratteristiche di personalità, i pazienti con una maggiore attitudine al passive risk taking sono coloro che, a parità di altre condizioni, maggiormente avversano l’opzione di interruzione terapeutica. Questi ed altri risultati verranno discussi, con le possibili implicazioni per la pratica clinica.

S12.172: Le preferenze di controllo dei pazienti nello shared decision making: il ruolo delle caratteristiche individuali e contestuali

Monzani D1, Mazzocco K1, Marton G1, Vergani L1, Bailo L1, Pizzoli S1, Pravettoni G1 1IEO Istituto Europeo di Oncologia IRCCS & Università degli Studi di Milano

Il modello dello shared decision making (SDM) è un approccio nel quale medico e paziente condividono e stabiliscono insieme il percorso di cura. In quest’ottica, l’elicitazione delle preferenze dei pazienti rispetto al livello del loro coinvolgimento nel processo decisionale è essenziale per una corretta applicazione dello SDM. Vi è un’elevata eterogeneità nelle preferenze di controllo: alcuni pazienti preferiscono decidere in autonomia, altri vogliono condividere le loro decisioni con il proprio medico o addirittura delegare totalmente. Non è chiaro quali caratteristiche individuali del paziente, da sole e in interazione con le caratteristiche contestuali della specifica decisione da prendere, influenzino queste preferenze. Questo studio ha analizzato le influenze delle caratteristiche sociodemografiche (i.e., genere) e psicologiche (i.e., stereotipi di genere e health locus of control) dei pazienti, in interazione con il genere del medico, sulle loro preferenze di controllo. A 153 adulti è stato chiesto di immaginare di recarsi dal medico a causa di un malessere fisico. Essi sono stati casualmente assegnati ad una di due condizioni sperimentali: nella prima, il medico curante era di genere femminile, nel secondo caso di genere maschile. Tutti i partecipanti hanno riportato le loro preferenze di controllo rispetto alla decisione medica presentata tramite la Control Preference Scale (CPS). Nella CPS i pazienti devono scegliere quale modalità decisionale preferiscono tra due diverse opzioni in una serie di 10 confronti a coppie. Gli stereotipi di genere e l’health locus of control sono stati misurati tramite appositi self-report. Sono state effettuate delle analisi dei dati con modelli log-lineari di Bradley-Taylor tramite il software R per analizzare le influenze degli effetti principali degli stereotipi di genere, delle dimensioni di health locus of control e del genere del medico e delle loro interazioni sulle preferenze di controllo. La modalità preferita dai partecipanti per prendere una decisione rispetto al loro trattamento è quella collaborativa, poi quella attiva e in ultimo quella passiva. Tuttavia, l’interazione tra stereotipi di genere dei partecipanti e genere del medico curante è in grado di spiegare la variabilità delle preferenze di controllo. Nello specifico, le persone con uno stereotipo e atteggiamento sfavorevole verso il genere femminile riportano una maggiore preferenza per il poter scegliere in autonomia la propria cura quando si devono confrontare con un medico donna rispetto a quando devono discutere con un medico uomo. Inoltre, le persone che hanno un locus of control esterno (i.e., credono che la propria salute dipenda principalmente dalle azioni di medici e altre persone) sono meno propense a decidere in autonomia o a condividere le decisioni con il proprio medico. I risultati del presente studio hanno profonde implicazioni pratiche per l’effettiva implementazione di un efficace modello SDM nella pratica clinica e medica.