• Non ci sono risultati.

Il movimento FLUXUS

La parola “Fluxus” viene pronunciata per la prima volta nella primavera del 1961 da George Maciunas nella sua galleria di New York, la A. G. Gallery, per rappresentare un progetto mirato alla fusione di tutte le arti, rispettando comunque le specifiche di queste. Il termine deriva dal latino e significa flusso, appunto sta ad indicare un fenomeno in continuo mutamento, che non ha forma né luogo.

Fluxus diviene un movimento artistico tra il 1961 e il 1962, parte quindi da New York in occasione del concerto sperimentale “Musica antica et nova” e presenta i suoi primi eventi a Wiesbaden, in Germania, ma si diffonde poi geograficamente in tutto il mondo, dall’America all’Europa, dal Giappone alla Corea.

Questo collettivo ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte rivendicando l’intrinseca artisticità dei gesti più comuni ed elementari, promuovendo lo sconfinamento

dell’atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome di “un’arte totale”, considerata come “evento” e che prediligeva come ambiti elettivi d’espressione soprattutto la musica, la danza, la poesia, il teatro e la performance. Nella fase iniziale di questo movimento si possono riconoscere i primi tentativi di fusione tra le diverse forme espressive, antidogmatiche e libertarie, e dove anche il fruitore assume un ruolo diverso.

Il primo Fluxus Festival viene proposto nel settembre del 1962 a Wiesbaden con il titolo “Fluxus Internazionale Festspiele Neuester Musik” e presenta una serie di azioni esemplari realizzate da George Maciunas, Dick Higgins, Emmett Williams, Ay-O, Robert Filliou, Nam June Paik, Daniel Spoerri, Wolf Vostell, Giuseppe Chiari, Gianni Emilio Simonetti e altri.

Per via della “bizzarria”e della carica distruttiva di alcune performances, quali la frantumazione di strumenti musicali, gli esercizi di rasatura o il tuffo in una vasca da bagno piena d’acqua, i media diedero a questo evento molto spazio, che ne facilitò la diffusione secondo la “strategia del contagio sociale”, ma non gli impedì di essere osteggiato ed emarginato. Nel complesso, comunque,come afferma Stewart Home nel suo “Assalto alla realtà”: “l’evento fece capire la differenza tra ciò che più tardi Maciunas avrebbe definito “flux-evento neo-haiku monomorfico” e lo “happening neo-barocco mixed-media” vale a dire che sebbene le performances di Fluxus fossero intermediali nel senso che mettevano in collegamento varie discipline come la musica e le arti visive ogni “composizione” si concentrava su un singolo evento isolato da qualunque altra azione, ed era presentato come un iconoclastico scrutare nella stessa natura della ‘realtà’ ”(nota Stewart Home in Assalto alla realtà del?). Quindi nelle operazioni Fluxus l’accento cadeva sulla semplicità strutturale, collocabile nella tradizione dell’“evento naturale”, degli scherzi e delle gags di origine Dada, e nell’esempio di Marcel Duchamp. Le partiture su cui si basavano le performances erano spesso brevi, anche se la durata dell’esecuzione era indefinita, e la semplicità di tali partiture poteva consentire a chiunque di eseguire opere Fluxus senza bisogno di esperienza, competenza o preparazione.

A questo punto, prima di continuare a parlare del lavoro di Fluxus, mi pare sia importante definire velocemente le differenze esistenti tra l’evento Fluxus e lo “Happening” (il percorso artistico iniziato dal movimento del Black Mountain College), seppure all’interno di modalità di operatività artistica essenzialmente comuni. In entrambi i casi, infatti, la scelta dell’evento, dell’azione effimera, vuole spostare il concetto di operazione artistica dal suo essere produzione di oggetti a quello di produzione di esperienza, che si sviluppa simultaneamente tra i due poli costituiti dall’artista e dal pubblico; tale scelta di coinvolgimento e partecipazione del pubblico, di uscita dal suo ruolo passivo impostogli da anni di contemplazione dell’opera d’arte, è presente sia nell’Happening, che nell’evento Fluxus, ma tra di essi, come fa notare Achille Bonito Oliva, esiste una qualche differenza: “L’happening è un accumulo quantitativo di oggetti e gesti che trova attraverso la loro dissociazione, il loro essere messi in relazione inedita, la sua qualità estetica. Solo da questa dissociazione nasce l’aspetto artistico”, mentre “L’evento Fluxus parte dalla coscienza situazionistica che la realtà è già spettacolo. Ogni oggetto o gesto quotidiano ha in questo la sua qualità, la sua non necessità di essere relazionato in maniera inedita. Nell’evento Fluxus ogni oggetto o gesto è esibito in sé, nella sua grammatica elementare”, e dunque “L’happening tende sempre a un’espressività della messa in opera del gesto, tende cioè a sottolineare il passaggio dell’oggetto o dell’azione dal suo uso estetico al suo uso artistico. L’evento Fluxus, invece, tende solo a sottolineare il passaggio dell’oggetto e del gesto da un grado di esistenza all’altro”.(nota)

Tra i maggiori artisti Fluxus possiamo identificare: Kaprow, John Cage, Robert Raushemberg, Nam Jun Paik, Wolf Vostel, Joseph Beyus, Yoko Ono e Giuseppe Chiari. Ma fanno parte del gruppo di Fluxus anche collezionisti, mecenati delle arti, editori, musei e gallerie che sostennero, seguirono da vicino e documentarono varie attività artistiche.

Inizialmente la maggior parte delle ricerche sono di stampo cinematografico, infatti Fluxus organizza un programma,appunto “Fluxusfilm Program” con una serie di brevi programmi ad opera di Erich Anderson, George Brecht, Jhon Cage, Robert

Watts, Wolf Vostel, George Landow e Yoko Ono, si tratta di immagini di straordinaria crudezza e violenza non solo nei contenuti ma anche nella forma. In seguito, però è chiaramente il video ad essere adottato dagli artisti Fluxus e da tutta una folta schiera di membri della controcultura underground, perchè meglio risponde al loro bisogno di sperimentare la creatività attraverso “acrobazie” visive e teoriche mai provate prima.

Ben presto Fluxus diventa anche una rivista.

Oltre ad un movimento artistico espressivo, Fluxus può essere definito un atteggiamento nei confronti della vita, un tentativo di eliminare la linea di divisione tra esistenza e creazione artistica. Gli artisti di Fluxus esprimono la casualità e la quotidianità delle cose: essi, infatti, non si basano sullo studio di oggetti privilegiati o sacri ma rappresentano l’arte attraverso un concetto ludico, abbandonando i valori estetici (in reazione all’Espressionismo astratto) per concentrarsi su Humor e Non-sense.

Un’altra nota opera nata all’interno del movimento Fluxus che ritengo emblematica, in quanto ottimo esempio di come Fluxus riesca a mettere insieme artisti diversi in una girandola di trasformazioni (dada, danza e videoarte) e a farli coesistere e collaborare come in una dimensione comune, è “Merce by Merce by Paik” di Nam June Paik. Un video della durata di trenta minuti e diviso in due atti. Nel primo il protagonista, il ballerino e coreografo Merce Cunningham balla, e la sua danza è accostata ad immagini che ne rievocano il ritmo (i passi di un neonato, il traffico cittadino). Nella seconda parte Cunningham (con un’abile montaggio di vario materiale di repertorio) è invece accostato al nume tutelare di Fluxus, Marcel Duchamp, come in un tributo all’artista che più di ogni altro ha saputo ispirare tale movimento così articolato.