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4.2 “Storie della Vergine”: cenni general

4.2.1. Nascita della Vergine (Fig 70)

La prima tappa della narrazione agiografica è la Nascita della Vergine, momento in cui già si sottolinea il ruolo salvifico di Maria, quale tramite imprescindibile per la successiva Incarnazione di Cristo. Qui Carpaccio raffigurò il momento in cui la nutrice si appresta a fare il bagno alla neonata mentre la puerpera giace a letto. Attorno a loro alcune ancelle, una sta per porgere una piatto ad Anna, mentre un'altra rammenda seduta sulla balaustra in primo piano; altre ancora si intravedono sullo sfondo. L'unico personaggio maschile è identificabile con

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Gli Angeli Comneno vantavano la discendenza dalla stirpe d Costantino Magno e sostenevano la provenienza dalla propria famiglia di numerosi Imperatori a Costantinopoli. Si avanza anche l’ipotesi di una contiguità tra la commissione in oggetto e quella successiva per la Scuola di Santo Stefano, in cui la ripresa dei simili carpacceschi risulta frequente. L. NADIN, 2008, pp. 75 e segg.

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Gioacchino che assiste alla scena dall'estrema sinistra, quasi un astante più che un protagonista.

Il dipinto, considerato il migliore del ciclo in quanto ad esecuzione, potrebbe anche essere quello che gli permise di guadagnarsi la commissione presso la Scuola degli Albanesi. L’evento sacro si svolge entro “uno dei più bell’interni che il Carpaccio abbia figurato”191

, in cui l’artista riuscì a ricreare delle sequenze di ambienti comunicanti tra loro e visibili attraverso le porte aperte, quasi fossero scatole cinesi marmoree192

, come l’androne realizzato nella scena del ciclo di Sant’Orsola con il Commiato degli Ambasciatori. L’espediente permise di attenuare l’effetto di superficie dipinta per accentuare la profondità spaziale dell’insieme architettonico, in verità più veneziano che giudaico, entro cui si distribuiscono i personaggi.

Secondo la Borean l’opera presenta evidenti richiami ai citati Officia, in particolare nell’impostazione del letto di Anna, nella giovane balia e nella nutrice più anziana in procinto di preparare un bagno alla neonata. Se il gesto rievoca il Sacramento del Battesimo e quindi la purificazione attraverso Cristo, iconograficamente il modello fu ripreso dal primo episodio della saga di Sant’Orsola, precisamente dalla balia seduta sui gradini all’estrema destra del dipinto193

(Fig. 71). Sul parapetto in primo piano siede una donna di spalle intenta a cucire, riconducibile invece alla Madonna che legge (Fig. 72a/b/c), oggi a Washington, che qui sembra essere inserita senza prestare molta attenzione alla proporzionalità tra le figure194

. Anche per Gioacchino, Carpaccio impiegò un

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L. VENTURI, 1907, p. 312.

192In alcuni casi è stata avanzata l’ipotesi che egli potesse conoscere la Madonna col Bambino di

Petrus Christus oggi alla Nelson Gallery-Atkins Museum di Kansas City, scoperta a metà Ottocento in una collezione privata veneziana. La predisposizione a creare questo genere di ambienti però fu anche diretta conseguenza dell’influenza di Antonello da Messina. P. HUMFREY, 1991, p. 80; S. ROSSI, 1997, p. 57.

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G. PEROCCO, 1967, p. 103.

194J. LAUTS, 1962, p. 34. Secondo la Pratica carpaccesca dell’autocitazionismo figurale, egli riprese

nel frammento di Washington e nel dipinto per gli albanesi un medesimo disegno, derivato dalla Nascita della Vergine eseguita da Giotto per la Cappella degli Scrovegni di Padova. J. LAUTS, 1962, p. 253.

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motivo noto, vista la somiglianza con sacerdote delle Esequie di San Gerolamo agli Schiavoni contemporaneo a quello degli Albanesi o di poco successivo (Fig. 73).

Come noto, l’artista fece largo uso di piante ed animali dai significati marcatamente simbolici nella maggior parte delle sue opere, pertanto non stupisce la presenza in secondo piano due coniglietti marroni nell’atto di spartirsi una foglia di cavolfiore (Fig. 74a), metafora visiva dell’uomo che ricerca la salvezza in Cristo contro le tentazioni terrene, rappresentate dal cavolo e dalla sua natura infestante che provoca la morte del terreno195. I conigli erano anche

simbolo di amore, fedeltà e castità, ma soprattutto di nascita virginea196 secondo

il mito che ne affermava la capacità di procreare anche in assenza di un compagno197

.

La scena, col suo interno venezianeggiante è animata da una serie di minuti dettagli: dalle decorazioni sui sovrapporta, al puntuale ricamo del tappeto sulla balaustra (74b). La presenza dei tappeti è ricorrente nei dipinti del ciclo ed in questo caso potrebbe rappresentare l’intento dell'artista di celebrare l’arte della tessitura, fiorente nella Venezia dei primi del Cinquecento, ma soprattutto settore in cui erano impiegati molti confratelli albanesi, tra cui anche il Gastaldo Zuan cimador citato nell’Annunciazione. Una vasta profusione di tali manufatti si riscontra anche nel ciclo di Sant’Orsola, in qualità di elemento che aggiungesse esotismo alla composizione, ma anche in opere come il Polittico di Pozzale, in cui è presente una tipologia di tappeto a doppia bordatura, diffusasi dalla metà del Quattrocento attraverso delle miniature persiane. Quasi sempre si tratta di motivi decorativi di fantasia ma ispirati al vero e, come nel caso del Polittico, possono porsi in qualità di simbolo di regalità198

. 195 L. BOREAN, 2000, p. 171. 196M. LEVI D’ANCONA, 2001, pp. 107-109. 197 S. COHEN, 2008, pp. 82-83. 198 G. FOSSALUZZA, 2012, pp. 42-43.

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Ulteriori rimandi simbolici sono deducibili dalla singolare scritta in ebraico sulla parete (Fig. 74c), riconducibile agli amuleti di tradizione ebraica che venivano appesi al muro come augurio alle partorienti. Inoltre, la sua presenza nell'opera di Carpaccio è in linea con il diffuso interesse verso la lingua ebraica sviluppatosi verso la fine del Quattrocento ed incentivato a Venezia dall’imponente opera di recupero filologico dei testi antichi avviata da Manuzio, tra i cui precipui scopi pedagogico-letterari vi fu anche la rivalutazione di tale lingua, sostenuta con la pubblicazione dell’Introduzione alla lingua ebraica nel 1502, in cui i tipi ebraici furono impiegati per la prima volta in un’opera a stampa.

L’uso di iscrizioni ebraiche all’interno di opere pittoriche si riscontra a partire dal XV secolo ed in una città quale Venezia non sorprende che gli artisti ne potessero usufruire, anche se “un simile inserto ebraico è un evento raro nella pittura veneziana dell’epoca”199

. Infatti, lettere ebraiche sostituiscono anche l’indicazione delle ore in un orologio della Presentazione della Vergine al Tempio, ma prive di un significato comprensibile, mentre nello Sposalizio della Vergine le iscrizioni sembrano derivare da quelle rituali apposte su oggetti “magici”, con lettere ebraiche disposte casualmente, in alcuni casi capovolte. Le incongruenze nei quadri di Carpaccio nella fattispecie, ma più in generale nelle opere di molti artisti dell’epoca fanno supporre che sebbene talvolta inserissero citazioni in ebraico nei loro quadri, in realtà non lo conoscessero affatto200

. Se la comprensione della lingua giudaica era di dominio di pochi201

, in realtà l’apposizione di lettere casuali del suo alfabeto poteva coinvolgere ampi strati della popolazione per la valenza magica che ad esso si attribuiva. Nel contesto delle opere religiose si può riferire anche ad una riaffermazione delle radici del

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S. ROSSI, 1997, p. 52.

200M.L. MAYER MODENA, 2007, pp. 115 e segg. 201

La scritta nella Nascita risulta corretta e costituisce l’unico esempio in tal senso in ambito veneziano, oltre a quella nell’Annunciazione di Cima da Conegliano (1495, oggi a San Pietroburgo). S. ROSSI, 1997. p. 54.

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Cristianesimo del più antico Ebraismo, verso cui si diffuse nel Rinascimento un intenso rispetto.

Nel dipinto in questione la scritta si può interpretare come una sorta di premonizione, in quanto riprende una formula liturgica composta di due versi biblici parzialmente citati anche dall’opera edita anonima da Manuzio, ma scritta da un altro stampatore a Venezia dal 1498, l’ebreo Gershom Soncino202

. Infatti i versi menzionati risultano essere Isaia 6.3203

ed i Salmi 118.26204

, nei quali si invoca il nome del Signore, interpretabile come una sorta di anticipazione della missione di Maria, prescelta per portare in grembo la Salvezza degli uomini205.

L'iscrizione risulta ben visibile, così collocata accanto al letto di Anna e richiamata figurativamente anche dal lume di stampo ebraico frammisto agli oggetti di uso quotidiano disposti sulla soaza (mensola). Una seconda scritta campeggia sull’architrave della porta sullo sfondo, seppur meno evidente della precedente, a imitare un incisione marmorea con le lettere latine ISU (Fig. 74d). Nuovamente, il medium della parola fu impiegato da Carpaccio quale allusione al risultato della vita della Vergine, volendo molto probabilmente indicare il nome di Iesu206

.

Gli intenti realistici del Carpaccio, in particolare la dovizia con cui descrisse anche i dettagli più minimi, interpretati quali “limpidi esempi di natura morta

202Il passo compare parzialmente nell’Introduzione alla lingua ebraica, in una forma grafica molto

simile a quella usata da Carpaccio. “L’espediente rivela la preoccupazione ebraica di evitare non solo la pronuncia, ma anche la grafia completa del Nome divino, in modo da non profanarne la Santità; questo particolare modo di tracciare il Tetragramma è peraltro tipico dell’Introductio, e sembra non avere altre attestazioni, perlomeno in questo periodo ed in questa area geografica”. G. BUSI, 2007, pp. 134 e segg. Cfr. anche S. ROSSI, 2007, pp. 62 e segg.

203“Proclamavano l’uno all’altro: Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è

piena della sua Gloria”

204

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore”

205Sulla base degli Hierogliphyca di Valeriano, usciti a stampa dalla tipografia di Manuzio, si può

ipotizzare che anche i due conigli fossero funzionali a sottolineare il “carattere occulto della premonizione cristologica adombrata nella sigla posta nell’architrave della porta”. G. BUSI, 2007, p. 139 n. 19.

206

G. BUSI, 2007, p. 138. L’autore non avvalla l’ipotesi della Borean secondo cui entrambe le scritte sarebbero in ebraico. Suggerisce, tuttavia, una lettura dell’opera in chiave cabalistica, in una “ideazione fortemente influenzata dall’esoterismo umanistico” (p. 139).

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antelitteram, indicano l’attenzione di Carpaccio per la pittura fiamminga”207, in una sorta di preludio della pittura nordica seicentesca. In questo senso, la prevalenza del fatto grafico rispetto a quello coloristico gli valse secondo Cancogni la nomea di “pittore di genere”208

, ma potrebbe costituire, tuttavia, un indizio dell’impiego di aiuti di bottega, ampiamente asseriti dalla critica per tutte le tele del ciclo.

Anche Pietro Edwards, pur considerando la Nascita della Vergine quale opera del Carpaccio, ne rilevò la debolezza, probabilmente per i guasti subiti dal dipinto e rilevati generalmente per tutta la serie già da Francesco Maggiotto, Ispettore alle pubbliche pitture dal 1796.