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Successivamente l’umanista affronta il problema delle negazioni composite, parole formate da un segno e una negazione (‘nullus’ = ‘non ullus’). Anche in questo caso, soltanto chi conosce a fondo la lingua latina può utilizzare correttamente tali parole senza commettere errori in logica. Come la posizione della negazione semplice, così quella della negazione composita è ininfluente sul significato dell’enunciato – almeno in un primo momento. Si comincia con i segni universali:

‘nullus currit’ (‘non-alcuno corre’) è identico a

‘currit nullus’, e

‘nemo ambulat’ (‘nessuno cammina’) a

‘ambulat nemo’, mentre

‘nihil movetur a semetipso’ (‘niente si muove da se stesso’) a

‘movetur a semetipso nihil’,

e così via275. Quando invece questi segni vengono preceduti da un avverbio negativo, come ‘nonnullus’ (‘non-non-alcuno’), ‘nonnihil’ (‘non-niente’) o ‘nonnumquam’ (‘non-mai’), gli

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enunciati negativi diventano affermativi, poiché una doppia negazione afferma, e quelli uni- versali particolari perché tali erano prima di essere negati276. Se invece la negazione viene posposta, si ottiene un enunciato universale affermativo:

‘nullus non currit’ e

‘nemo non ambulat’

sono affermativi perché v’è una duplice negazione, e universali perché la seconda negazione viene neutralizzata dalla prima, lasciando così l’enunciato com’era – cioè universale. Anche se Valla non lo riconosce esplicitamente, da ciò risulta che ‘nullus… non’ è identico a ‘om- nis’ – questa volta d’accordo con Pietro Ispano277.

La situazione invece cambia con la negazione di segni particolari. Diversamente dalla logica tradizionale, anche qui Valla fa una distinzione puntuale e meticolosa, poiché non tutti si comportano allo stesso modo con un avverbio o una particella negativa. Innanzitutto occorre distinguere ancora una volta tra ‘quidam’ e ‘aliquis’, non solo perché il primo fa riferimento ad una persona certa e definita mentre il secondo no, come si è visto, ma soprat- tutto perché nella maggior parte dei casi ‘aliquis’ con una negazione diventa universale men- tre l’altro rimane particolare.

‘Quidam vestrum me non vocavit’ (‘uno di voi non mi ha chiamato’) è particolare, mentre

276 ‘Nonnullus’, ad esempio, si risolve in ‘non nullus’ e quest’ultimo a sua volta in ‘non ullus’, cosic-

ché la prima negazione introdotta da ‘nonnullus’ nega quella contenuta in ‘nullus’: ‘non non-ullus’. Rimane così soltanto ‘ullus’ che, come Valla dirà a breve, significa ‘unus’. Tuttavia, ciò non è da confondere con l’equipollenza posta da Paolo Veneto tra ‘non nullus’ e ‘quidam’, perché ‘non nullus’, in quanto negazione di un segno universale, è biparticolare, laddove ‘nonnullus’ è un segno di per sé particolare – come ‘quidam’. Cf. PAOLO VENETO, Log. p., I, 32.

277 Cf. PIETRO ISPANO, Summ., I, 18, sebbene questi ritenga che la loro equivalenza sia identica a

quella risultante da ‘omnis… non’ e ‘nullus’, laddove si è visto che per l’umanista ‘omnis… non’ è molto spesso biparticolare.

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‘aliquis vestrum me non vocavit’ (‘qualcuno di voi non mi ha chiamato’) universale. Se infatti in quest’ultimo caso può avermi chiamato chiunque tra le persone cui mi riferisco, allora, negandolo, nego altresì di esser stato chiamato da qualunque di esse. Questo si verifica anche nel linguaggio comune, come quando si dice

‘aliquis non est me fortunatior’ (‘non esiste qualcuno più fortunato di me’). In entrambi i casi la negazione equivale a ‘nullus’ (‘non-alcuno/nessuno’). Poiché

‘nullus’ si risolve in ‘non ullus’ e a sua volta ‘ullus’ è il diminutivo di ‘unus’,

allora ‘nullus’ significherà

‘ne unus quidam’ (‘neanche uno’)278.

L’umanista afferma che ciò vale anche per il greco, e per confermarlo riporta l’esempio di Ulisse, il quale, per ingannare Polifemo, si fa chiamare ‘Outin’, cioè ‘ouk tis’ – ovvero ‘non aliquis’. Ne deriva che

‘non ullus’ è identico a

278 Già Boezio nel commento al De interpretatione scriveva che ‘nullus’ significa ‘nec unus’ e indi-

cava ‘ullus’ come il diminutivo di ‘unus’, motivo per cui ‘nullus’ equivale a ‘non ullus’. Tuttavia, egli non vede l’identità tra questi segni e ‘non aliquis’. Cf. BOEZIO, In lib. Arist. De int., 467C-468A.

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e questo a

‘non aliquis’,

come si è visto con gli altri segni composti279. Tuttavia, anche qui Valla fa delle distinzioni, perché se

‘ullus’, ‘unquam’ (‘talvolta’), ‘quisquam’ (‘qualcuno/alcuno’), ‘quispiam’ (‘qualcuno/taluno’)

sono sempre universali quale che sia la posizione della negazione, ‘aliquis’ invece è tale solo nella maggior parte dei casi280. Ancora una volta, di questo ci si accorge soltanto uscendo dagli esempi tradizionali. Sebbene molto raramente, infatti, un enunciato in cui la negazione precede ‘aliquis’ può rimanere particolare, come in

‘noli contentius pergere quia sequi non poterit haec anus, et aliquae puellarum’ (‘non marciare con più intensità altrimenti questa anziana donna non sarà in grado di seguire, né alcune ragazze’).

Quando invece il segno precede la negazione, l’enunciato è quasi sempre universale: ‘aliquis beatus non est’ (‘qualcuno beato non esiste’),

sebbene, ancora, ciò possa significare anche

‘aliquis est qui non est beatus’ (‘c’è qualcuno che non è beato’).

279 Cf. VALLA, DD, II, 8, 5-6; ID., Rep., p. 466.

280 Nella Repastinatio Valla sintetizza in modo efficace le tre circostanze in cui ‘aliquis’ con la nega-

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I dialectici, invece, non solo utilizzano perlopiù ‘aliquis’, ma sostengono che se quest’ultimo viene dopo la negazione l’enunciato è sempre universale, mentre è particolare se la pre- cede281.

Dunque, tra i segni particolari soltanto ‘quidam’ e ‘nonnullus’ rimangono sempre tali con la negazione – quest’ultimo non a caso definito da Valla a metà strada tra ‘aliquis’ e ‘quidam’, perché a differenza di ‘quidam’ non significa qualcosa di definito e diversamente da ‘aliquis’ non diventa universale quando viene negato. In tutti gli altri casi essi sono sem- pre o quasi sempre universali. E questo si verifica non solo quando i segni compaiono nell’enunciato, ma anche quando vengono presupposti. A conferma di ciò Valla fa un esem- pio interessante – che rivela insieme quanto osservato fin qui. L’enunciato

‘aetate Marci Catonis coepit esse olea in Italia’ (‘nell’età di Marco Catone l’ulivo ha cominciato ad esistere in Italia’)

è particolare e non singolare, perché si sottintende qualche albero e non una specie o un singolo albero, né ciascun singolo ulivo; si parla di qualche albero dal quale si è cominciato a ricavare olio, cioè di qualche ulivo. Pertanto, con una negazione esso sarà universale:

‘Camilli aetate nondum coeperat esse olea in Italia’ (‘nell’età di Camillo l’ulivo non era ancora cominciato ad esistere in Italia)’.

281 In realtà, dei tre principali autori di riferimento di Valla soltanto Paolo Veneto utilizza più spesso

‘aliquis’, laddove Boezio e Pietro Ispano ricorrono quasi esclusivamente a ‘quidam’; cf. PAOLO VENETO, Log.

p., I, passim. Veneto ad esempio utilizza ‘aliquis… non’ con valore particolare quando illustra le proposizioni

subcontrarie (in cui si oppongono una particolare affermativa e una particolare negativa): ‘aliquis homo est albus’ e ‘aliquis homo non est albus’ (ibid., I, 29). Viceversa, attribuisce valore universale alla proposizione ‘non aliquod istorum est fortius te’ in cui la negazione precede il segno particolare (ibid., IV, 71; VII, 26-36). Ispano invece considera ‘aliquis’ come equipollente a ‘non nihil’; cf. PIETRO ISPANO, Summ., I, 18. Non solo, ma nessuno di questi autori sostiene che con una negazione ‘quidam’ diventa universale (soltanto Ispano giu- dica equipollenti ‘non quidam…non’ e ‘omnis’). Chi invece attribuisce esplicitamente un valore universale a ‘non aliquis’ e ‘non quidam’ è Ockham, il quale sostiene che ‘non aliquis’ e ‘non quidam’ sono allo stesso modo universali; cf. OCKHAM, Sum. log., II, 1, 150-154. Anche per Alberto Magno ‘non quidam’ equivale a ‘nullus’; cf. ALBERTO MAGNO, In lib. Arist. Peri., I, V, 2.

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Ora, questo enunciato può assumere un valore singolare semplicemente formulandolo con termini diversi. Dicendo infatti

‘Lucullus in Italiam primus attulit cerasum’ (‘Lucullo per primo portò il ciliegio in Italia’)

non ci si riferisce a degli alberi in generale ma a un albero determinato, cioè non si indica ‘qualche albero’ ma ‘proprio quell’albero’. Come dire che Lucullo ha portato in Italia la prima ciliegia, e l’enunciato rimane singolare anche con la negazione:

‘Pompeius non attulit primum oleam, cerasum, melimelum’ (‘Pompeo non portò per primo l’ulivo, il ciliegio, il melimelo’)282.

Stesso discorso per le altre forme di negazione composite. Il valore di un enunciato muta non solo se si nega con ‘ne-’, ‘non-’ o ‘in-’, ma anche se il segno negativo è formato da un nome o da un verbo. Con un aggettivo, infatti,

‘aliquis est ignarus, inscius, immemor mortis’ (‘qualcuno è ignaro, inconsape- vole, dimentico della morte’), ‘aliquis est nescius mortis’ (‘qualcuno è non-con- sapevole della morte’), ‘aliquis ignorat mortem’ (‘qualcuno ignora la morte’) sono particolari. Viceversa, col verbo l’enunciato è il più delle volte universale, ad es.

‘aliquis nescit mortem’ (‘qualcuno non-conosce la morte’), specialmente se esso viene prima del segno:

‘nescit aliquis mortem’, ‘nollet aliquis vitam sine voluptate’ (‘non-vuole qual- cuno una vita senza piacere’) o ‘nequit aliquis vivere sine molestia’ (‘non-può qualcuno vivere senza dolore’).

Quando invece il segno funge da predicato ed è accompagnato da un infinito, l’enunciato è sempre universale:

‘negas aliquem esse beatum’ (‘neghi che qualcuno sia beato’),

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sebbene Valla si affretti a dire che ciò risulta più chiaro con ‘ullus’ (‘negas ullum inveniri bonum’) il quale, negando senza ricorrere a ‘non’, si lega immediatamente al soggetto. Ana- logo discorso per i segni universali:

‘omnes homines ignorant mensuram orbis terrarum’ (‘tutti gli uomini ignorano le dimensioni della terra’)

è universale, mentre

‘omnes homines nesciunt mensuram orbis terrarum’ (‘tutti gli uomini non-cono- scono le dimensioni della terra’)

è talvolta universale talvolta particolare – e questo, anche se Valla non lo dice esplicitamente, dipende dai contesti semantici. Lo stesso avviene sia quando il segno ha valore di predicato, come

‘is solus nescit omnia’ (‘lui solo non-conosce tutte le cose’),

il quale significa che o non conosce nulla o conosce solo alcune cose, diversamente da ‘is solus ignorat omnia’ (‘lui solo ignora tutte le cose’);

sia con un aggettivo o un participio, come in

‘omnis homo est inscius sive nescius mortis’ (‘ogni uomo è inconsapevole o non- consapevole della morte’)

e

‘omnis homo est nesciens mortem’ (‘ogni uomo è non-conoscente la morte’), entrambi universali283.

Il prospetto della negazione composita viene complicato ulteriormente da una duplice circostanza. In primo luogo, nota Valla, quando l’avverbio negativo ‘ne-’ viene unito a un verbo, un enunciato con un segno particolare diventa universale:

116 ‘nescit aliquis homo mortem’,

(sebbene ‘aliquis’ si comporti in maniera ambigua con la negazione come si è visto), ma particolare quando il segno è universale:

‘nescit omnis homo mortem’.

Viceversa, ‘in-’ (ad es. ‘ignoro’) preserva la particolarità e l’universalità dei rispettivi enun- ciati. Secondo Valla ciò avviene perché tale avverbio nega senza ricorrere ad un segno ne- gativo, generando così una specie di affermazione – come ‘abest’ (‘assente’) risolto in ‘non adest’ (‘non presente’)284.

La seconda questione riguarda le negazioni con prefisso ‘ne-’, le quali si distinguono non solo da quelle appena viste ma anche tra di loro. Il verbo ‘nescio’, infatti, si comporta in modo differente dall’aggettivo ‘nescius’ e dal participio ‘nesciens’ (stesso discorso per ‘nolo’ e ‘nolens’). Se, come visto, con ‘nescio’ un enunciato col segno particolare acquista un valore universale (‘aliquis nescit mortem’), col participio invece rimane particolare:

‘aliquis homo est nesciens mortem’ (‘qualche uomo è non-conoscente la morte’) o

‘…nescius mortis’ (‘…non-consapevole della morte’).

Come già accennato in precedenza, secondo Valla ciò accade perché in quest’ultimo caso il segno è nel soggetto e non viene coinvolto dalla negazione, posta invece nel predicato. Per cui l’enunciato equivale a

‘aliquis homo est is sive est talis qui nescit mortem’ (‘qualche uomo è colui o è tale che non conosce la morte’).

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Stesso discorso con ‘omnis’. Qui Valla riprende uno dei topoi fondamentali del primo libro secondo cui non è sempre possibile risolvere il verbo nel suo participio e nel verbum sub-

stantivum – in questo caso perché il primo enunciato è universale mentre il secondo partico-

lare285. Viceversa, nessuna di queste difficoltà si presenta con un segno singolare:

‘quidam ignorat diem mortis’, ‘quidam nescit diem mortis’, ‘Plato nescit verum bonum sive est nesciens verum bonum’

non presentano alcuna discrepanza tra il segno e la negazione, e questo si rivelerà molto importante quando discuterà del quadrato delle opposizioni286.