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Norme sulla responsabilità delle società multinazionali e di altre

imprese in relazione ai diritti umani

, si è stabilito un controllo sia sulle

multinazionali che sulle imprese, con la possibilità di azioni legali nei loro confronti. Altre organizzazioni che si occupano della promozione del concetto di RSI a livello internazionale sono:

la

Business Action for Sustainable Development

(BASD) che

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puntano a sistemi produttivi eco-sostenibili ed eco- compatibili;

la

World Business Council for Sustainable Development

(WBCSD), una coalizione globale di oltre duecento compagnie per il progresso sostenibile, la cui missione è rappresentare un punto di riferimento per l’innovazione e la crescita sostenibile in un monde dove le risorse fossili si stanno imprescindibilmente esaurendo. Il consiglio della WBCSD rappresenta un punto d’incontro, per le compagnie, in cui scambiare esperienze e nuove pratiche produttive per lo sviluppo sostenibile;

la Camera Internazionale di Commercio, l’organismo più grande e rappresentativo per le organizzazioni economiche;

la

United Nations Global Compact

(UNGC), l’iniziativa che

allinea alle operazioni commerciali il rispetto dei diritti umani, dell’ambiente, della non-corruzione e che supporta le operazioni ONU, incluso il

Millennium Development

Goals

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; la UNGC rappresenta la più grande associazione volontaria in materia di iniziative responsabili.

6.7 6.7 6.7

6.7 AlcuniAlcuniAlcuni strumenti di applicazioneAlcunistrumenti di applicazionestrumenti di applicazionestrumenti di applicazione deldeldeldella RSIla RSIla RSIla RSI

Esistono vari tipi di strumenti interni alle imprese, attraverso i quali le aziende possono rendere fattiva la scelta della responsabilità sociale d’impresa, che si possono suddividere in:

strumenti strategici:

1. esplicitazione della missione 2. manifesto/ carta dei valori 3. codice etico

4. comitato etico

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Il Millennium Development Goals è un piano d’azione globale, siglato dalle Nazioni Unite nel 2010 con scadenza prevista nel 2015, i cui fini sono la lotta alla povertà, alla fame, alle malattie e la difesa della salute delle donne e dei bambini, in www.un.org.

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strumenti operativi di relazione:

1. relazioni e dialogo con gli

stakeholder

2. documento di rendicontazione 3. iniziative di RSI

Sistemi operativi di supporto

Formazione interna del personale e sensibilizzazione esterna degli

stakeholder.

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Gli strumenti strategici definiscono il quadro concettuale del processo di creazione della RSI e ne esplicano la funzione all’interno dell’azienda. L’esplicitazione della missione, che chiarisce il modo in cui l’azienda persegue il proprio obiettivo sociale e quali sono i valori che intende rispettare, è tra gli strumenti più importanti, tramite cui l’azienda rende espliciti i propri obiettivi sociali, permettendo agli

stakeholder

d’identificarli con certezza, potendo così verificare la

coerenza dell’azienda rispetto ad essi. Il manifesto e/o carta dei valori è, invece, l’elemento più difficile da realizzare per un’impresa, in quanto per la sua attuazione occorrono ricerche approfondite e accordi con tutti i soggetti interessati.

Il codice etico è uno strumento più recente, che è apparso in America negli anni Settanta e solo negli anni Novanta è stato introdotto in Europa. Il codice è utilizzato dalle imprese per tutelarsi da possibili comportamenti scorretti dei propri dipendenti, dimostrando le buone intenzioni dell’azienda e può essere utile a risolvere problemi legati alla corruzione, ad una crisi d’immagine, oltre a creare parametri oltre i quali venga riconosciuto un abuso di autorità e/o slealtà nelle relazioni di delega.

Gli strumenti operativi possono essere: di relazione, quando uniscono il mondo aziendale con l’esterno; di supporto, quando la sua funzione si esplica totalmente all’interno dell’impresa.

80

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6.8 Le politiche d’indirizzo sulla RSI in 6.8 Le politiche d’indirizzo sulla RSI in 6.8 Le politiche d’indirizzo sulla RSI in

6.8 Le politiche d’indirizzo sulla RSI in ambito europeoambito europeoambito europeoambito europeo

In risposta alla ricerca sempre più frequente, da parte delle imprese, di una rendicontazione di tipo sociale, il Parlamento Europeo, a partire dal 1980, ha promosso la creazione di una Direttiva tesa a rendere maggiormente omogenee l’informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese. La prassi della rendicontazione sociale è nata

col

progetto Vredeling

che traeva ispirazione dalla tradizione francese in

cui il rapporto lavoratore-datore di lavoro era posto al centro del dibattito. Il progetto iniziale fallì, ma servì da trampolino di lancio per un altro documento sulla responsabilità sociale d’impresa che emerse nel 1983. Il documento fu steso dal congresso di Strasburgo e prese ad esempio, oltre a quello francese, anche il modello tedesco, che articolava il rendiconto in tre parti: una prima parte trattava l’impatto ambientale, le relazioni sociali esterne e quelle connesse alla forza lavoro; una seconda illustrava metodi e principi da utilizzare per la determinazione dei valori sociali; una terza, infine, indicava i risultati sociali ottenuti dall’impresa e le iniziative per l’anno avvenire (Tarrini, 2011).

Nel 1993 si è giunti al

Regolamento EMAS

, grazie al quale le imprese possono scegliere di aderire in maniera volontaria ad un sistema comune di

audit

ambientale, il cui fine è quello di favorire una razionalizzazione delle capacità gestionali delle aziende, non limitata al rispetto delle leggi vigenti, ma improntata al miglioramento costante delle proprie prestazioni ambientali, all’estensione della partecipazione attiva dei dipendenti e ad un rapporto di fiducia con le istituzioni.

Per quanto attiene, invece, al problema del deterioramento ambientale, della scomparsa di biodiversità e ai cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento, nel 2004, il Parlamento Europeo, insieme al Consiglio dei Ministri, ha emanato la Direttiva 2004/35/CE, volta a stabilire un regime di responsabilità in materia di prevenzione ed eventuale riparazione dei danni causati agli animali, alle piante, agli

habitat

naturali, alle risorse idriche e ai suoli. Vengono definiti “danni

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coperti da legislazione comunitaria in materia di gestione delle acque, quelli arrecati a specie e

habitat

naturali protetti dalla Direttiva

Uccelli

selvatici

del 1979 e dalla Direttiva

Habitat

del 1992, nonché la

contaminazione dei terreni causante un rischio significativo per la salute umana.

Il principale documento di riferimento, emanato dal’Unione Europea, è il Libro Verde, che ha riacceso il dibattito sul tema della rendicontazione sociale, avendo, tra i suoi fini, quello di “promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” (Commissione Europea, 2001). Alle origini di questo documento, vi è senz’altro l’atto cardine dell’allora Comunità Europea, vale a dire il Trattato di Roma del 1957. Il trattato, che ha istituito la Comunità, infatti, ha rappresentato il primo passo verso una regolamentazione comunitaria della responsabilità sociale d’impresa; nel corso degli anni, sono seguite ulteriori integrazioni sul tema, fino a giungere, nella versione consolidata del trattato, del 1999, a recepire i suggerimenti precedentemente emersi dai Libri Bianchi e dai vari Consigli d’Europa in materia di RSI.

Tra i Libri Bianchi, quello forse più rilevante nel cammino verso la stesura del Libro Verde del 2001, è stato il Libro Bianco di Delors:

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