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Norming Study 1 1 Metod

PARTE II – ESPERIMENTI 2.1 Introduzione

2.2. Norming Study 1 1 Metod

Sulla scia della letteratura precedente, viene qui riproposto uno studio di norma sulla lingua italiana con lo scopo di individuare coppie frequenti di nomi paziente ed eventi tipici ad essi associati. A partire da una selezione di 50 oggetti (nomi con il ruolo di paziente), ai partecipanti è stato chiesto di elicitare le azioni tipiche con essi eseguite: ad es. cosa fai con il libro? -> leggo, scrivo, ecc.

2.2.2. Partecipanti

Hanno partecipato allo studio volontariamente e in maniera anonima 31 soggetti normo- dotati (12 maschi e 19 femmine) di madrelingua italiana, compresi nella fascia d’età 20- 57 anni. Sono stati considerati fattori quali la professione e l’istruzione per verificare se potessero esserci delle correlazioni sulla scelta degli eventi. In particolare, hanno eseguito il test 16 studenti universitari; 12 lavoratori, di cui solo 5 con laurea; e 4 disoccupati, di cui 2 con laurea e 2 senza. In generale i partecipanti sono stati discretamente produttivi, elencando in media 6 eventi per ogni nome su un massimo di dieci risposte possibili. Sesso ed età non hanno inciso né sulla produttività né sul tipo di eventi elicitati. Al fine,

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poi, di verificare se il grado di istruzione avesse in qualche modo influito sulle risposte, sono stati considerati vari parametri, quali l’uso di verbi tecnici oppure quello di verbi appartenenti ad un registro colto o invece ad un italiano regionale, e ancora usi particolari e usi più legati alla situazione che all’oggetto in sé, ma non sono stati registrati risultati significativi se non per quest’ultimo punto. Sembra infatti che, in realtà, più che il grado di istruzione, abbiano influito sui dati raccolti le abitudini quotidiane di ogni singolo partecipante (maggiori dettagli saranno forniti nella discussione).

2.2.3. Materiali

I 50 nomi sono stati selezionati arbitrariamente tenendo conto del ruolo semantico, quello di paziente, e inoltre della possibilità di poter formare con essi delle frasi di metonimia logica più o meno tipiche, più o meno preferite. Si è evitato di inserire nella lista nomi appartenenti alla stessa categoria, ad eccezione di qualche caso giustificato però dalla possibilità di elicitare eventi differenti. Per esempio, sappiamo che la metonimia logica funziona indistintamente con oggetti che fanno riferimento a cibi e bevande: all’interno di questa categoria si è scelto quindi nomi come birra, panino, pasta, biscotti, mela, i quali oltre alle azioni tipiche di BERE e MANGIARE prevedono altri eventi specifici con cui occorrono frequentemente (es. farcire il panino, buttare la pasta, infornare i biscotti, sbucciare la mela). Oltre ai casi appena citati, sono stati poi inseriti elementi lessicali un po' ai confini delle classi sopra riportate, come ad esempio: aperitivo (può riferirsi contemporaneamente alle azioni di MANGIARE e BERE, ma è anche possibile organizzare un aperitivo oppure preparare un aperitivo); cucina (oltre all’atto di cucinare, può anche indicare lo strumento con cui si esegue tale azione o ancora il luogo in cui si verifica tale evento); cena (una cena si può MANGIARE, ma anche ORGANIZZARE, CUCINARE, ecc.). All’interno della lista, però, compaiono altri nomi di natura ambigua, volutamente selezionati perché ritenuti interessanti per verificare se, in mancanza di un contesto appropriato, esiste una preferenza di significato e di conseguenza di uno scenario preciso immagazzinato nella mente del parlante e che viene

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immediatamente attivato. Qualche esempio è dato dai seguenti nomi: piatti (lo chef ha preparato dei piatti gustosi vs. la mamma ha lavato i piatti vs. il ragazzo sta suonando i piatti) e bagno (ho fatto un bel bagno rilassante vs. i nuovi proprietari hanno deciso di ristrutturare il bagno). La maggior parte degli elementi lessicali selezionati appartengono ad oggetti di uso comune e costituiscono delle parole semplici, frequentemente utilizzate da un parlante medio di madrelingua italiana, ad eccezione di qualche caso inserito specificamente con l’intento di indagare il funzionamento di espressioni metonimiche meno tipiche o meno preferite (es. la commessa ha finito la vetrina; l’artigiano ha iniziato una nuova collana; entro domenica finirò il giardino; il falegname ha terminato il nostro armadio; la mamma ha finito il bucato; il giardiniere ha terminato la siepe; le suore hanno iniziato il rosario; la sarta ha terminato l’orlo al pantalone, ecc.).

2.2.4. Procedura

Il compito richiedeva di elencare gli eventi tipici generati dalla lista di nomi selezionati. Gli spazi a disposizione permettevano di poter scrivere ben 10 verbi per ogni oggetto. Ai partecipanti veniva chiesto di indicare il maggior numero di risposte possibili, a partire dalla primissima azione che immediatamente si associa a quel determinato nome. Nessun limite di tempo è stato imposto. Il compito è stato distribuito a persone conoscenti e non, sia in formato digitale attraverso i social network, che in formato cartaceo nelle varie aule studio dell’Università di Pisa. Ogni elemento è stato presentato ad una media di 30 partecipanti e per ognuno di essi sono stati poi scelti 4 eventi tra quelli più frequentemente elicitati dai soggetti con riferimento a scenari diversi. Alla fine sono state costruite 200 coppie paziente-evento.

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2.2.5. Risultati

In una prima fase tutte le risposte fornite dai 31 partecipanti sono state inserite in un file Excel suddiviso in 10 fogli corrispondenti ai dieci possibili eventi da poter associare ad ognuno dei 50 nomi. In questo modo si è potuto osservare sia la performance del soggetto, ma soprattutto, laddove possibile, la rilevanza di certe azioni rispetto ad altre (per esempio, è leggere uno dei primi verbi elicitati per libro da ognuno degli intervistati?). L’analisi qui condotta quindi ha lo scopo non solo di stabilire i 4 eventi più frequentemente associati ad un determinato oggetto, ma anche quello di verificare se è possibile identificare un’azione dominante immediatamente attivata nella mente dei parlanti che condividono uno stesso background culturale e linguistico. Nella prima tabella sono state quindi riportate integralmente le risposte dei soggetti, senza giudicarne la pertinenza o la correttezza (in alcuni casi sono stati elencati, ad esempio, verbi psicologici) e senza valutare la presenza di eventi simili da poter unire sotto un’unica forma. Sulla base di ciò, innanzitutto, è stato possibile valutare la performance generale dei partecipanti: la produttività, la diversità di eventi elencati, la presenza nelle prime posizioni di alcune azioni ipotizzate essere più tipiche di altre in rapporto a quel determinato oggetto, il confronto con gli eventi indicati dagli altri partecipanti nelle prime posizioni e successive. Tuttavia, è nella seconda fase che l’analisi diventa più dettagliata e produce dei risultati più accurati. Sono stati infatti creati dei file Excel per ognuno dei 50 nomi, all’interno dei quali sono stati inseriti in un primo foglio tutti i verbi elencati dai partecipanti, suddivisi in dieci colonne (in modo da mantenere sempre la distinzione tra Evento 1, Evento 2, Evento 3, e così via) e ordinati alfabeticamente al fine di facilitare il conteggio delle occorrenze di ognuno di essi; in un secondo foglio sono state quindi riportate le frequenze (relative) e si è cercato di mettere in evidenza, laddove possibile, gli eventi che hanno registrato il numero maggiore rispetto alle posizioni in cui apparivano. Infine, nel terzo foglio è stata calcolata la frequenza assoluta di ogni singolo verbo associato a quel determinato oggetto. Sono stati selezionati i primi 4 eventi con punteggio maggiore rispetto agli altri. In questa fase si è anche proceduto ad accorpare

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gli elementi lessicali che si riferivano allo stesso e identico scenario, soprattutto quando più verbi presentavano il medesimo numero di occorrenze. Al fine, però, di non stravolgere i dati raccolti, sono stati considerati soltanto i sinonimi assoluti del tipo lavare/pulire, comprare/acquistare, ascoltare/sentire, cantare/canticchiare, guardare/vedere, ecc. In alcuni casi, poi, a parità di punteggio, si è preferito l’evento che rappresentava uno scenario leggermente diverso da quelli già selezionati (ad esempio per il nome barba compaiono con lo stesso punteggio lavare e accorciare, ma si è preferito il primo verbo anziché il secondo per favorire la diversità degli scenari selezionati, avendo accorciare il senso di tagliare (azione già selezionata). Altro caso è quello di storia, per cui con lo stesso valore di scrivere abbiamo anche il verbo imparare: essendo, però, quest’ultimo molto vicino al senso di studiare (già selezionato), si è preferito un evento del tutto differente. Ultimo caso è quello di vetrata, dove tra decorare e guardare è stato selezionato il primo perché più specifico e meno elicitato rispetto al secondo). Nella tabella qui riprodotta compaiono tutti i risultati così ottenuti. A seguire, nel paragrafo sulla discussione, sarà riportato un breve commento.

Nome Evento 1 Evento 2 Evento 3 Evento 4 Aperitivo Bere preparare mangiare offrire Armadio Sistemare comprare aprire riempire Bagno Pulire sporcare fare costruire Barba Tagliare crescere lavare colorare Birra Bere offrire comprare produrre Biscotti Cucinare mangiare inzuppare offrire Bottiglia Stappare rompere bere riempire Bucato Lavare stendere stirare piegare Canzone Ascoltare cantare scrivere suonare Capelli Tagliare lavare colorare pettinare Casa Comprare affittare costruire pulire

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Cena Preparare mangiare offrire ordinare Collana Indossare comprare regalare realizzare Computer Accendere comprare spegnere studiare Cornice Appendere dipingere comprare regalare Costume Indossare comprare bagnare lavare Cucina Pulire preparare mangiare sporcare Disco Ascoltare incidere comprare vendere Esercizio Svolgere risolvere scrivere studiare Film Guardare girare commentare comprare Finestra Aprire chiudere pulire rompere Giardino Curare innaffiare coltivare tagliare Lettera Scrivere spedire leggere ricevere Lezione Ascoltare seguire imparare studiare Libro Leggere sfogliare studiare comprare Macchina Guidare comprare lavare vendere Mela Mangiare sbucciare tagliare raccogliere Messaggio Scrivere inviare ricevere leggere Montagna Scalare ammirare fotografare esplorare Muro Costruire abbattere alzare imbiancare Nave Costruire prendere prenotare guidare Orlo Cucire tagliare piegare accorciare Panino Mangiare farcire preparare comprare Partita Giocare vincere guardare perdere Pasta Cucinare mangiare condire scolare Piatti Lavare rompere asciugare mangiare Porta Aprire chiudere sbattere costruire Pupazzo Regalare comprare coccolare lavare Quadro Osservare dipingere appendere comprare

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Ritratto Dipingere disegnare appendere incorniciare Rosario Pregare recitare sgranare ascoltare Sciarpa Indossare regalare comprare cucire Siepe Tagliare innaffiare piantare modellare Sigaretta Fumare accendere spegnere comprare Storia Raccontare studiare leggere scrivere Testo Scrivere leggere analizzare dettare Valigia Preparare disfare riempire comprare Vaso Rompere riempire comprare innaffiare Vetrata Pulire rompere illuminare decorare Vetrina Guardare allestire abbellire pulire

Tabella 1. Risultati Norming Study 1

2.2.6. Discussione

Per più della metà dei nomi-paziente selezionati è possibile identificare un evento dominante, corrispondente al verbo inserito nella prima colonna della tabella e colorato di blu. Per i casi riportati di seguito, invece, è stato possibile osservare una preferenza significativa anche in seconda posizione: si tratta di computer, che presenta accendere in prima posizione e spegnere in seconda; e di finestra e porta, a cui sono stati associati gli eventi aprire e chiudere, elicitati rispettivamente per primo e per secondo. Non sorprende che gli opposti siano stati indicati in successione dalla maggioranza dei partecipanti. Cosa dire, invece, dei restanti nomi che non presentano un evento dominante? È possibile trarre una spiegazione plausibile? In generale si possono evidenziare degli schemi comuni: è possibile che semplicemente non esista un’azione che sia specifica per quel nome e frequente allo stesso tempo, e quindi condivisa da tutti i parlanti (ad esempio, pupazzo, non evoca particolari attività e gli scenari che si raffigurano principalmente nella mente di chi in questo momento sta scrivendo fanno per lo più riferimento a bambini che giocano o a scene statiche in cui lo si vede posizionato in bella mostra da qualche parte); oppure la presenza di più eventi altamente

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frequenti associati ad un determinato oggetto ha reso impossibile registrare una predominanza significativa (rientrano in questa casistica nomi come bottiglia, capelli, mela, pasta, i cui quattro eventi selezionati presentano tutti punteggi molto elevati); o ancora, la possibilità di elicitare troppi e diversi scenari ha fatto sì che le occorrenze risultassero basse, provocando una dispersione dei dati. Il nome che rappresenta meglio questa situazione è casa, a cui molti partecipanti hanno associato tanti verbi che facevano riferimento più a ciò che la casa può rappresentare per il soggetto, invece che a ciò che essa è nella realtà fisica. Per esempio compaiono eventi quali leggere, rilassarsi, dormire, divertirsi, riposare, ecc. Il dato interessante è che non si tratta affatto di un caso isolato: molti degli intervistati hanno associato a casa verbi come quelli sopra riportati o affini. Una situazione di questo tipo, per cui i partecipanti si ritrovano ad elencare attività più collegate a ciò che può scaturire dallo scenario delineato rispetto a quanto effettivamente indicato dal nome in sé, si riscontra in molti altri casi, tra cui spicca quello di aperitivo. Anche se non raggiungono un punteggio significativo, particolarmente interessanti sono state le risposte fornite da molti partecipanti in merito alle finalità dell’evento innescato dal nome in questione. Sono stati infatti registrati verbi quali socializzare, divertirsi, chiacchierare, conoscere, temporeggiare, ecc. Pur non rispettando esattamente la richiesta del task, tali risposte saltano comunque subito all’occhio poiché sembra esserci un’opinione condivisa da parte di tutti i soggetti intervistati: l’aperitivo è un momento di svago, in cui trascorrere del tempo con i propri amici divertendosi e conoscendo nuove persone. In altre circostanze, poi, la mancanza di un’azione dominante associata al nome potrebbe essere dovuta alla sua ambiguità semantica: il nome cucina, per esempio, può essere interpretato sia come cibo che come luogo o strumento. A seconda quindi della prima immagine che si configura nella mente del parlante, i verbi elicitati per primi possono cambiare. Ad ogni modo, nel conteggio finale è possibile osservare che sia pulire che preparare sono riferiti dalla quasi totalità dei soggetti, mentre mangiare e sporcare presentano occorrenze di gran lunga inferiori. La situazione quindi presenta un uso frequente di due azioni che fanno riferimento sia al senso di luogo/strumento che a quello di cibo. Data poi l’assenza di contesto, è comprensibile immaginare che mangiare non sia

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stato proprio uno dei primi verbi a venire in mente a tanti partecipanti. Risulta meno attesa invece la posizione di sporcare, se si considera che generalmente i contrari sono presentati in successione e con punteggi simili. E a proposito di situazioni contrarie alle aspettative, è opportuno precisare che qualche partecipante non ha elicitato leggere in riferimento a libro (2/31); fumare in riferimento a sigaretta (4/31). Si tratta ovviamente di numeri esigui, ma sorprende, almeno l’autrice dello studio, che sia comunque possibile non pensare a questi due eventi, la cui associazione dovrebbe essere quasi immediata. Inoltre scrivere non compare tra i primi quattro eventi più frequentemente associati a libro; né osservare tra quelli riferiti a ritratto. Ma soffermiamoci un attimo sul verbo scrivere: raggiunge un punteggio significativo (27/31) associato a canzone, viene elicitato per primo da più della metà dei partecipanti in riferimento a lettera, ottiene il punteggio più alto in rapporto a testo e a messaggio, compare tra i primi quattro eventi più frequentemente elicitati da storia. Eppure viene superato da comprare nel caso di libro. Cosa si evince dalla situazione appena descritta? È possibile in generale trarre delle conclusioni sul comportamento di nomi appartenenti ad una stessa categoria o simili? Un aiuto viene sicuramente dalla conoscenza del mondo: tutti oggi scrivono e inviano costantemente messaggi ed è sicuramente più semplice pensare di scrivere una lettera o un testo specifico e non un libro. Degna di nota è anche la somiglianza tra i quattro eventi più frequenti selezionati per messaggio e per lettera, quasi a sottolineare un’evoluzione nei modi di comunicare, come dall’utilizzo delle lettere si sia poi passati con la tecnologia all’uso smisurato di sms e simili. Allo stesso modo, se ci spostiamo nella categoria cibo, è possibile notare che mangiare è al primo posto per panino e mela; si contende il posto con cucinare nel caso di biscotti, proprio perché si può pensare a quelli già pronti del supermercato o a quelli preparati dalla nonna; è al secondo posto per pasta, che senza essere cucinata è difficilmente commestibile ed è all’ultimo posto per piatti, che non rientra esattamente nella categoria cibo (è possibile un senso di questo tipo, ma sicuramente non è quello più immediato). A conferma poi dell’importanza esercitata dalla conoscenza del mondo, dalle esperienze di vita e dalle abitudini quotidiane dei singoli parlanti, si segnalano, oltre all’elicitazione di verbi più associati alla situazione in

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sé che all’oggetto (tra gli altri casi anche panino->velocizzare), alcune associazioni particolarmente interessanti. Un esempio è offerto dal Partecipante 1, soggetto di sesso femminile, laureato in Beni Culturali. Quest’ultima informazione è particolarmente importante se si considera che in riferimento a libro ha scelto tutti verbi del tipo archiviare, catalogare, restaurare, impaginare, rilegare, accatastare. Un altro fatto interessante è che è sempre il partecipante 1 a non aver indicato tra le azioni possibili quella di scrivere. È chiaro che per lei, specializzata in un preciso ambito, saranno più comuni azioni come quelle sopra descritte; lo stesso però non si può dire per gli altri parlanti. Inoltre sempre il partecipante 1 ha indicato in riferimento a finestra, il verbo fumare: è possibile che sia una fumatrice e abbia l’abitudine di esercitare questa attività accanto ad una finestra? Tra le azioni associate a sigaretta compaiono verbi come rollare, tipico del linguaggio colloquiale e molto usato tra i fumatori; e desiderare (solo un fumatore potrebbe desiderare una sigaretta). È probabile quindi che si tratti effettivamente di una fumatrice. Molti altri esempi, come quello appena descritto, possono essere citati. Per esempio, il partecipante 3 a bagno associa cantare (magari canta sotto la doccia?) e a nave associa vomitare (magari soffre di mal di mare?); o ancora il partecipante 7 a bagno associa fumare (magari ha l’abitudine di fumare in bagno o conosce qualcuno che lo fa?) e leggere (un’altra abitudine?); e così via. La conoscenza del mondo sembra quindi influenzare ampiamente la conoscenza linguistica dei parlanti, arrivando quasi ad alterare certi scenari tipicamente associati ad un determinato elemento linguistico.

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