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Note per una bibliografia

a cura di Jacopo Leveratto

Oggi nessun percorso critico può pensare di esimersi dal confronto con la complessità del reale. A partire da Michel Foucault, sappiamo che i fatti non sono altro che i nodi delle relazioni che intercorrono fra essi e che la conoscenza che possiamo raggiungere a proposito di un determinato insieme di fatti dipende dalla nostra abilità nel trovare il maggior numero di connessioni fra loro. Il pensiero contemporaneo sembra partire dal disordine, dalla molteplicità e dalla differenza di questa realtà, come un semplice dato di fatto, accettando la coesistenza di modelli teorici differenti, senza la previa necessità di stabilire reciproci criteri di falsificabilità. E così la ricerca scientifica ammette l’evoluzione e l’integrazione di nuove teorie, semplicemente in base alla loro utilità nell’interpretare una specifica classe di fenomeni, senza il bisogno di recepirle nella loro totalità o di confutare quelle precedenti. Per questa ragione oggi, ogni discorso teorico interno a una specifica disciplina è indirizzato, in primo luogo, al suo posizionamento in un certo dominio, al fine di definire un campo operativo condiviso. Naturalmente, se un tale discorso vale per ogni sapere consolidato, risulta anche più stringente nel caso di un discorso in fase di costruzione, com’è quello presentato in questo volume. Per questo motivo, in chiusura, invece di presentare un estratto dei riferimenti bibliografici contenuti nei singoli saggi, si è deciso di proporre una bibliografia di base sul tema dell’inclusività; una selezione di testi critici che, in altre parole, al posto di fornire delle risposte, definisca delle domande. Il tema, infatti, non è né storicamente sedimentato né strettamente disciplinare, ma dipende da una serie di condizioni al contorno che, negli ultimi vent’anni, sono andate a costituire il contesto primario con cui, oggi, il discorso sul progetto dello

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spazio pubblico sembra doversi confrontare. Da un lato, cioè, ci si trova di fronte al bisogno di definire un principio di resilienza urbana che tenga conto dei nuovi flussi di mobilità globale, trovando un ruolo per lo spazio pubblico che possa intercettare la varietà e la stratificazione dei “pubblici” contemporanei. Dall’altro, c’è quello di superare le difficoltà che incontrano politiche univoche di gestione delle differenze e di individuare un criterio più fluido e dialogico di articolazione delle compresenze. In questo senso, quindi, l’inclusività non rappresenta tanto un principio operativo, quanto una specie di contenitore capace di accogliere qualsiasi tipo di risposta, anche parziale o inattesa. Basta solo capire quali sono le domande. È essenzialmente questa la ragione di una tale selezione critica che qui si è scelto di sviluppare attraverso un nesso sequenziale, ma non deterministico, che si articola in sei sezioni. La prima pone le basi per capire il contesto in cui ci muoviamo, presentando una serie di testi, ormai piuttosto conosciuti, che analizzano le conseguenze dell’integrazione progressiva dei sistemi economici globali e della definizione di un nuovo modello di relazione fra economia, stato e società, caratterizzato da un assetto a geometria variabile. La seconda approfondisce il tema, mostrando come questa nuova territorialità ad assetto variabile sia basata essenzialmente sull’atomizzazione, sulla mobilità e sull’indifferenza localizzativa dei suoi attori; e come da questo scenario emergano inedite categorie sociali, che trasformano e riformano alcune figure antropologiche storicamente consolidate. La terza, quindi, guarda alle trasformazioni urbane contemporanee alla luce di questo processo di mobilità globale, con uno specifico interesse per il nuovo ruolo dello spazio pubblico e, soprattutto, per quei meccanismi di esclusione che sembrano svilupparsi di pari passo con l’intensificarsi di tutta una serie di fenomeni di contaminazione socio-culturale. A questa contaminazione si rivolge la quarta sezione, che descrive in maniera puntuale il dibattito degli ultimi quindici anni sulla gestione delle differenze, dalla ricognizione di una realtà multiculturale alla definizione di una strategia transculturale, che possa articolare il tema identitario in un’ottica costruttiva. Questo, infatti, è trattato a parte, vista la sua rilevanza rispetto a quanto visto sopra; e nella quarta sezione viene affrontato attraverso un principio di localizzazione spaziale che, nei testi selezionati, sembra radicato in una serie di pratiche in continuo mutamento e tutt’altro che definite. A tale apertura di senso, si oppone, infine, l’ultima sezione, che illustra il dibattito progettuale contemporaneo sul tema dell’inclusività, con la sua specifica omogeneità e con la sua tematizzazione quasi esclusiva sul tema dell’accessibilità fisica o cognitiva.

La bibliografia non pretende di essere esaustiva; ma offre comunque una buona base per chiunque voglia sviluppare una risposta alternativa alla necessità di costruire un ambiente più aperto e adattabile, in relazione ai cambiamenti socioculturali in atto. Qualcosa che sia in grado di superare il limite definito dalla possibilità di accesso, per guardare a strategie e strumenti capaci non solo di permettere ma anche di incoraggiare quello stesso processo; considerando finalmente il fatto che l’inclusività sociale si basa in primo luogo sul dialogo interpersonale e interculturale degli attori in gioco.

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