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Notizie vere e notizie false: è possibile distinguerle?

2. Gli strumenti digitali per la prenotazione di viaggi online

3.1 Notizie vere e notizie false: è possibile distinguerle?

E’ noto a chiunque quanto possa essere delicato il processo di trasmissione delle informazioni da un soggetto a un altro: è inevitabile, infatti, che una parte dei dati (o nei casi più eclatanti, addirittura la totalità di essi), una volta elaborati e ritrasmessi, subiscano alterazioni - volontarie o meno - di diversa intensità, sia nel caso in cui il messaggio sia inoltrato da un comune utente registrato su una qualsiasi piattaforma di interazione sociale, sia nel caso in cui si tratti di notizie ufficiali riportate direttamente da figure professionali, quali ad esempio giornalisti e critici gastronomici.

Esiste, perciò, un certo grado di difficoltà quando si tratta di scindere verità e menzogna poiché, benché le modifiche possano essere parziali o di carattere puramente stilistico e/o narrativo, il risultato non sarebbe poi così lontano da una comunicazione a tutti gli effetti “ingannevole”. A tal proposito, la dottrina chiarisce che “La notizia vera, dunque, quando è elaborata in modo tendenzioso o in maniera tale da indurre il pubblico a considerazioni erronee sull’importanza del fatto in sé, cioè quando non sia riportata in modo obiettivo, può di fatto difficilmente distinguersi dalla notizia falsa.”101

E’ interessante ragionare, in prima battuta, sul perché tali notizie ingannevoli siano sempre più diffuse all’interno del sistema digitale, mettendo letteralmente in secondo piano le controparti veritiere: in questa sede, il commentatore indica che “il Mit ha elaborato due ipotesi. In base alla prima, le notizie false sembrano più originali di quelle vere […]. La seconda ipotesi prende in considerazione la possibilità che le notizie false provochino un’emozione maggiore rispetto alla media dei tweet. I ricercatori hanno creato un database delle parole che gli utenti di Twitter hanno usato per rispondere ai 126mila tweet contestati, e poi lo hanno analizzato con uno strumento di analisi. Hanno scoperto che i tweet falsi suscitano parole associate alla sorpresa e al disgusto, mentre i tweet di notizie vere richiamano parole collegate alla tristezza e allafiducia.102

Dall’analisi condotta sulla piattaforma sociale Twitter è emerso, dunque, come le

101 A. Fusaro (2010), Informazioni economiche e “reputazione d’impresa” nell’orizzonte dell’illecito civile. (p. 7). G. Giappichelli editore – Torino.

102 R. Meyer (2018), Le notizie false hanno sempre la meglio su quelle vere, in https://www.internazionale.it/notizie/robinson-meyer/2018/03/18/notizie-false-science-ricerca

informazioni trasmesse in maniera trasparente - senza apporre filtri generati dai diversi punti di vista - non scaturiscano lo stesso livello di interesse da parte dell’utenza, rispetto alla diffusione di notizie non veritiere.103

Sebbene si sia costatato che “gli utenti che condividono informazioni accurate hanno più follower e twittano di più rispetto a chi condivide le notizie false”104 - intendendo che chi si impegna a condurre una buona condotta viene in un certo modo “ripagato” con un aumento dei seguaci - emerge il dato che sembrerebbe chiarire l’attuale tendenza alla comunicazione digitale ingannevole, ossia che “su piattaforme in cui ciascun utente è al tempo stesso lettore, scrittore ed editore, le falsità sono troppo seducenti per non avere successo: il brivido dell’originalità è troppo accattivante, lo stimolo del disgusto impossibile da trascurare.”105

Stando a quanto riportato finora, non sembra vicina l’era in cui si potrà assistere a un’inversione di tendenza a proposito di questo fenomeno e ciò suggerisce, perciò, la necessità di escogitare delle metodologie che permettano a tutti gli attori presenti sulle piattaforme di recensioni di viaggio online (non solo i potenziali viaggiatori, ma anche le stesse aziende che offrono i loro prodotti) di orientarsi tra la moltitudine di commenti e di valutare, quantomeno, la presenza di una percentuale sufficiente di veridicità.

Partendo dal punto di vista dell’offerta, la dottrina fa riferimento, ad esempio, allo strumento del “right of reply” o diritto di replica, secondo cui “Un venditore può desiderare di rispondere pubblicamente a delle informazioni reputazionali […]. Molti siti web di recensioni […] permettono ai venditori di commentare oppure rispondere ai giudizi forniti dagli utenti”.106

Attraverso il diritto di replica, perciò, le reti sociali come TripAdvisor e Booking.com sono arrivate a dar voce alle aziende turistiche in essi presenti, permettendo loro di ribattere alle opinioni dell’utenza digitale che, molto spesso, può esprimersi in maniera pericolosamente screditante. In seguito, questo stesso meccanismo è divenuto utile anche all’utente il quale,

103 In https://www.theatlantic.com/technology/archive/2018/03/largest-study-ever-fake-news-mit-twitter/555104/

104 R. Meyer (2018), op. cit., in https://www.internazionale.it/notizie/robinson-meyer/2018/03/18/notizie-false- science-ricerca

105 Ibidem.

106 E. Goldman (2011), tradotto da Regulating Reputation in The Reputation Society. How Online Opinions are

tramite l’analisi delle testimonianze di entrambe le parti, ha iniziato a ricavare dati maggiormente oggettivi sui quali basarsi per la prenotazione del servizio turistico più adatto alle proprie necessità.

Si noti, però, come questo strumento non sia approdato immediatamente su tutti i social network e “ad esempio, Yelp ha attirato inizialmente forti critiche dai proprietari di aziende i quali non potevano effettivamente rispondere alle recensioni negative […] a causa della struttura dello stesso sito, il quale però alla fine ha ceduto e ha volontariamente cambiato la sua politica.”107 La stessa decisione è stata poi presa anche dal colosso virtuale Google, il quale “ha permesso a fonti quotate di ribattere agli articoli su Google News come un modo per correggere la documentazione.”108

Un altro meccanismo che potrebbe fungere da filtro per la raccolta di informazioni attendibili su queste piattaforme è l’esecuzione di un controllo sulla tendenza positiva o negativa delle recensioni di uno specifico utente: per capire se le opinioni personali espresse da un individuo sono più o meno orientate all’oggettività, insomma, si potrebbe verificare la presenza “tendenzialmente equa” di commenti lodevoli e sfavorevoli conservati nell’apposito archivio, collocato a sua volta all’interno del profilo personale dell’utente.

Nonostante l’ausilio che questi sistemi di valutazione della veridicità possono offrire a entrambe le parti, appare chiaro quale sia il loro grande limite: essi non possiedono la capacità di fugare ogni dubbio riguardo alla fondatezza delle notizie rilasciate dalle parti e le conseguenze di ciò possono essere indiscutibilmente gravi: da un lato, vi è un rischio moderato per i consumatori, i quali potrebbero ritrovarsi accolti presso una struttura turistica non corrispondente alla descrizione presente online o potrebbero non ricevere gli stessi servizi che sono segnalati come inclusi nella prestazione acquistata; dall’altro lato, il rischio aumenta notevolmente per ciò che concerne le aziende di servizi, le quali potrebbero vedere messa a rischio, in modo del tutto irreversibile, la loro reputazione all’interno del mercato turistico nel quale operano

107 E. Goldman (2011), tradotto da Regulating Reputation in op. cit., (p. 56).