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la nuova norma internazionale iso 26000 sulla resPonsabilità soCiale

di Alfredo Ferrante, Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali

Occorre, innanzi tutto, sottolineare, quale elemento distintivo, che la nor- ma ISO26000 non sarà certificabile da parte terza: è una scelta che è stata presa all’inizio del processo, data la particolare natura del tema che viene affrontato. Uno standard sulla responsabilità sociale delle organizzazioni, infatti, è questione assai diversa rispetto alla normale attività di normazione, anche alla luce del fatto che viene indirizzato a tutti i tipi di organizzazioni e imprese, non lucrative e pubbliche.

Peraltro, è evidente che le linee guida non possono non assumere una veste di invito alle organizzazioni - si parla di documento “should” - senza alcun tipo di ob- bligo, tendente, quindi, a dare degli orientamenti e degli indirizzi alle organizzazioni che intendono iniziare un percorso di responsabilità sociale.

È un documento certamente poderoso: ad oggi consta di circa 100 pagine, di- viso in circa 3.500 righe. Questo è un punto di cui tener conto perché, nel momento in cui verrà varato lo standard, l’attività di interpretazione e utilizzo richiederà pro- babilmente un qualche tipo di ausilio, da parte di esperti e addetti ai lavori.

Si sta dibattendo in sede ISO, inoltre, se le linee guida possano esser rese disponibili a costo zero o a costo ridotto: è una richiesta che è stata fatta alla sede centrale dell’organizzazione internazionale ed è sintomatica della inevitabile diffe- renza di possibilità fra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo.

Il percorso dei lavori è stato un processo lungo - qualcuno dice troppo lun- go - che ha richiesto riflessioni approfondite per trovare dei punti di soddisfazione comuni tra i diversi stakeholder. Per quanto riguarda il gruppo di lavoro nel suo complesso, è importante tenere presente che non si tratta di un gruppo ristretto ma, al contrario, quanto mai numeroso e variegato, che conta ad oggi 435 esperti di 91 Paesi, nonché 42 organizzazioni, fra le più diverse, dalle organizzazioni inter- nazionali alle associazioni di categoria. Questi membri, inoltre, sono suddivisi in 6 categorie di stakeholder: governi, imprese, ONG, sindacati, consumatori e ricerca. L’UNI (l’Ente Nazionale Italiano Unificazione), ente di normazione italiano, or- ganizzazione di natura privata e senza scopo di lucro, è il referente italiano della

federazione ISO, che raccoglie tutte le organizzazioni di normazione nazionale. UNI, già da alcuni anni, ha creato un tavolo di riflessione sulla responsabilità sociale del- le organizzazioni ed esprime la delegazione che partecipa ai lavori .Ad oggi, il tavolo - divenuto recentemente commissione tecnica - comprende circa 40 membri, men- tre i membri della delegazione internazionale sono le organizzazioni che qui vedete: il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, INAIL, Regione Toscana, CGIL, ABI, ACU (un’associazione di consumatori) e la Fondazione I-CSR di Milano. La delegazione ovviamente, di sessione in sessione, può subire delle modificazioni ma c’è un numero massimo di 12 membri, 6 esperti e 6 osservatori che non hanno diritto di parola in sede ISO (ma parlano attraverso l’esperto).

L’indice che è stato previsto per lo standard ISO 26000 copre tutti gli elementi e i principi della responsabilità sociale che sono stati individuati (Fig. 10).

Fig.10 - Indice della norma internazionale ISO 26000

Il documento ha l’aspirazione di fare passi avanti concreti sul tema della re- sponsabilità sociale, considerando e prendendo in esame i tre aspetti sociale, eco- nomico e ambientale e ponendoli sotto l’architrave di un principio fondamentale: quello dello sviluppo sostenibile. Il gruppo di lavoro ISO, infatti, riprendendo so- stanzialmente la riflessione fatta in sede di Commissione europea, lega il principio dello sviluppo sostenibile a quello della responsabilità sociale sotto il profilo del contributo che comportamenti socialmente responsabili possono dare al raggiun-

Indice dello standard sulla responsabilità sociale degli enti

- Scopo e campo di applicazione del documento - Termini e definizioni

- Capire la RS (tendenza, caratteristiche, ecc.)

trasparenza

comportamento etico

rispetto per gli interessi degli stakeholder ripetto della legge

rispetto delle norme internazionali di comportamento rispetto dei diritti umani

- Riconoscere la RS e coinvolgere gli stakeholder - Guida ai temi fondamentali della RS - vd a seguire - Guida all’integrazione della RS nelle organizzazioni - Appendice - iniziative volontarie di RS

deve fare un’organizzazione che voglia intraprendere questo cammino e quale “fet- ta” di attività può prendere in esame. In realtà l’approccio dovrebbe essere olistico e dovrebbe essere, possibilmente, comprensivo di tutti questi aspetti: certamente questo non significa che tutte le organizzazioni prenderanno in esame tutte le ma- terie, anche alla luce del fatto che, sicuramente, esisteranno maggiori affinità con un tema piuttosto che con un altro. Il principio generale, tuttavia, è che va respinto il cosiddetto comportamento “pick and choose”: ciò significa che si auspica che non si scelga un argomento e se ne tralasci un altro e che si proceda nel modo più onnicomprensivo possibile relativamente ai diversi aspetti in esame (Fig. 11). Fig.11 – L’approccio olistico della norma ISO 26000

L’OCSE dedica all’esame dell’avanzamento delle proprie linee guida in mate- ria di responsabilità sociale una sessione annuale. Il tema di quest’anno era quello del consumo e, in particolare, il rapporto dei consumatori con le imprese, visto at- traverso la lente delle linee guida. Non solo c’è stato un gran parlare delle vicende ISO, ma più di un intervento si è concentrato sul fatto che tutto il dibattito interna- zionale in materia di responsabilità sociale si stia nei fatti giovando del processo ISO. È stato curioso notare come ci fosse una certa difficoltà di dialogo in quella

sede tra organizzazioni di consumatori e organizzazioni di imprese: le prime tese a costruire un’idea di consumo critico, le seconde più attente all’aspetto ambientale. A tale proposito è stato ribadito in quella sede che il lavoro in sede ISO, anche per il grande numero e la grande qualità delle organizzazioni presenti, stia fornendo un rilevante contributo nel colmare questi “vuoti” di comunicazione che ci sono tra gli stakeholder.

Non resta che attendere l’esito del processo e proseguire, comunque, sul- la strada dell’approfondimento del tema che, data la sua complessità, richiederà certamente i tempi necessari per la sua sempre maggiore diffusione e implemen- tazione.