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3. Donazione/vendita di beni: questo metodo prevede tre programmi principali.

3.2.3 Il finanziamento pubblico all’ arte e alla cultura

3.2.4.2 Nuove opportunità

Donazione testamentaria

Sempre secondo Harold Mitchell, una opportunità da prendere in considerazione potrebbe consistere nell’elargire incentivi fiscali per incoraggiare donazioni testamentarie. Questo genere di donazioni potrebbe infatti contribuire allo sviluppo del supporto privato alle arti e alla cultura.

Attualmente, in Australia non sono previste agevolazioni fiscali per donazioni testamentarie. Tuttavia, questo tipo di donazione potrebbe, ad esempio, essere esentata dall’imposta sulle plusvalenze, o beneficiare di altri tipi di agevolazione, qualora i benefattori decidessero di fare un lascito in favore di una organizzazione rientrante tra le DGR.

Bisogna però prendere in considerazione anche gli eventuali rischi. Assicurare un beneficio fiscale per una donazione futura apre la strada a tutta una serie di potenziali abusi e truffe.

Cercando di trovare un modello applicabile per l’Australia, sono state prese in considerazione alcune esperienze estere.

Ad esempio, gli Stati Uniti hanno da tempo elaborato una serie di strumenti per agevolare donazioni testamentarie, in denaro o in beni materiali, in favore di organizzazioni non profit. Tra gli strumenti più diffusi: i fondi comuni d’investimento, come i Charitable Remainader Trusts e i Charitable Lead Trusts, o ancora dei fondi comuni di investimento su base monetaria. Queste misure hanno avuto molto successo, ma principalmente questo è stato dovuto al loro potere di minimizzare le imposte di successione. Infine, gli Stati Uniti hanno una cultura molto diversa rispetto all’Australia in quanto a donazioni filantropiche.

Anche in Canada esistono vari mezzi per effettuare erogazioni liberali. Per esempio attraverso degli investimenti o attraverso dei lasciti testamentari. Alcuni sono simili a quelli previsti negli Stati Uniti; altri invece sono delle vere e proprie assicurazioni sulla vita, in cui una charity può essere nominata beneficiario di una polizza sulla vita e il donante riceve una deduzione fiscale pari al valore di riscatto della polizza.

Purtroppo, questi meccanismi hanno i loro pro e i loro contro. Ad esempio, i fondi comuni d’investimento – split interests trusts – (detti anche living bequests o lifetime legacies) sono spesso stati utilizzati per aggirare questioni legate alle donazioni testamentarie e dunque sono state fatte leggi per evitare abusi. Per esempio, negli Stati Uniti, essi permettono di ottenere un’immediata agevolazione fiscale e altri benefici, ma al contempo sono irrevocabili e non facilmente contestabili come lasciti in testamento.

Il panorama australiano, per ciò che riguarda la filantropia, è molto più vicino a quello canadese che a quello statunitense. Inoltre, molte ricerche hanno rilevato pochissimi abusi. Sempre secondo Harold Mitchell, l’Australia potrebbe prendere spunto dalle numerose iniziative canadesi volte a determinare correttamente il valore dei beni, a salvaguardarli dal degrado e, infine, a tutte quelle modalità volte ad assicurare una amministrazione corretta del fondo.

Nel Regno Unito, anche se il settore culturale da tempo preme per l’istituzione dei Charitable

sottoscrizione di una donazione testamentaria sulla riduzione delle tasse di successione per coloro che lasciano il 10% o più dei propri beni a una charity, cercando in questo modo di incoraggiare nuove donazioni soprattutto fra i più ricchi.

Tuttavia, bisogna sottolineare che quasi tutte queste misure fanno leva su un sistema che prevede imposte di successione. In Australia non esistono più e dunque strumenti simili risulterebbero meno efficaci nell’attrarre potenziali nuovi benefattori.

Inoltre, secondo alcuni, l’introduzione di agevolazioni per donazioni testamentarie potrebbe ridurre il numero di donazioni che attualmente si effettuano durante la propria vita.

Matched funding

Quando il governo australiano appoggia un’organizzazione culturale o un particolare progetto, il ricevente il finanziamento ha molte più possibilità di trovare ulteriore sostegno e opportunità di partnership. Per esempio, nel 2011, il governo federale ha elargito 1,3 milioni di dollari per l’iniziativa National Year of Reading, divenendo così una leva finanziaria e attirando significativi aiuti da parte del settore privato.

Se l’impegno del governo nel finanziare un’importante organizzazione culturale o un progetto è visto come un rilevante segno di fiducia e di confidenza nelle attività di raccolta fondi, l’obiettivo ora è quello di riuscire a realizzare degli incentivi in grado di divenire delle leve finanziare e di incoraggiare maggiormente potenziali investitori.

Secondo Mitchell, un modo potrebbe consistere nel creare dei finanziamenti pareggiati. Un finanziamento pareggiato di breve periodo potrebbe servire nell’attrarre ulteriori investitori. Questo tipo di iniziativa potrebbe fruttare importanti risultati soprattutto se indirizzata verso quelle attività più bisognose di aiuto concreto, di supporto e di crescita. Per esempio, molte organizzazioni culturali, in Australia, non posseggono quella stabilità finanziaria necessaria per affrontare i costi operativi. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che molti supporter preferiscono donare per un progetto specifico piuttosto che per l’organizzazione in sé.

Alcuni risultati sono comunque stati raggiunti e sono stati generati quasi due milioni di dollari attraverso questi finanziamenti. Inoltre, più di 200 PMI hanno stabilito rapporti con artisti e

organizzazioni culturali. Alcuni esempi di successo: il WA Philantropy Program, oppure il

Premier’s Arts Partnership Fund.

Infine, il team di Mitchell suggerisce un impegno costante (almeno di due anni) del governo federale nel supporto di un finanziamento pareggiato per le arti. Questo programma potrebbe, infatti, fornire uno stimolo per il finanziamento su vasta scala di organizzazioni culturali.

L’aiuto deve essere concesso in maniera decrescente e prevede un tetto massimo per i contributi statali. Il governo federale deve apportare almeno 10 milioni l’anno.

3.3 CANADA

3.3.1 Il sistema socio-politico

Il Canada ha un governo democratico di tipo federale, con tre livelli di amministrazione. È dunque una confederazione di dieci Province e tre Territori.

La regina Elisabetta II d’Inghilterra è anche Regina del Canada e rappresenta il Capo di Stato del Paese. Come in Australia, questa figura è meramente formale e di fatto delega i suoi poteri al suo rappresentante, il Governatore Generale del Canada.95

I livelli di governo sono i seguenti: