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“Non importa quanto ci svilupperemo o se lo sviluppo sarà buono, veloce o non sarà

sufficiente, in ogni caso il nostro sistema socialista non verrà mai danneggiato.”23(Deng

Xiaoping)

Lo sviluppo economico annunciato da Deng non avrebbe minato il sistema socialista, che si costituiva come un elemento a cui la Cina non avrebbe mai rinunciato, né negli anni settanta né in futuro.

La nuova leadership era guidata da un riformista che però era pur sempre cresciuto immerso nell'ideologia marxista-leninista-maoista: l'importanza della dittatura democratica popolare (无产阶级专政, wúchǎn jiējí zhuānzhèng) rimaneva dunque indiscussa e l'unicità del partito era un principio inviolabile.

“La dicotomia democrazia-dittatura […] è in larga misura vanificata dall'esistenza stessa

22 DENG Xiaoping, Deng Xiaoping Wenxuan : Di San Juan 邓小平文选:第三卷 (Antologia di Deng Xiaoping : Volume 3), Renmin chubanshe, 1993, pp. 81-2.

23 DENG Xiaoping, Deng Xiaoping Wenxuen : Di Er Juan 邓小平文选:第二卷 (Antologia di Deng

Xiaoping : Volume 2), Renmin chubanshe, 1983, pp. 132-3. Si veda anche: Stuart R. Schram, «China after the 13th Congress», The China Quarterly 114 (1988): 177–97.

della Cina del XXI secolo” afferma Pasquino24, a dimostrazione del fatto che i principi

democratici comunisti proclamati prima con Mao e poi con Deng si accompagnavano ancora con un regime che continuava a mostrarsi autoritario e che imponeva il proprio partito senza ammettere alcuna forma di opposizione o di concorrenza, e tutto questo oggi è rimasto pressoché immutato.

Alcuni capisaldi maoisti, nel contesto relativo alla modernizzazione che avrebbe visto lo sviluppo della Cina e contemporaneamente dei modelli di management, apparivano pertanto ancora indiscutibili. Tuttavia Deng espresse più volte la propria volontà di enfatizzare la democrazia dell'intero sistema politico-gestionale cinese, anche se i metodi con i quali egli intendeva raggiungere tale obiettivo non vennero del tutto chiariti25.

“Parlando di politica interna due sono i temi importanti, il primo riguarda lo sviluppo della democrazia, il secondo riguarda quello delle riforme economiche, e

contemporaneamente si dovrebbero portare avanti le riforme riguardanti gli altri settori

della società.”26(Deng Xiaoping)

Il pensiero di Deng si può articolare secondo Schram in quattro fasi27:

1978-80, gli anni della “liberation of thought”, ovvero della restaurazione degli animi successiva ai danni della Rivoluzione Culturale;

• 1981-3, il periodo in cui si cercò di creare nelle menti del popolo una sorta di “sogno cinese”;

1983-4, il biennio dello “spiritual pollution” e della lotta all'opposizione del partito – le riforme contrassero comunque una certa resistenza dal momento che anche Sullivan28 ci descrive quanto i conservatori del partito preferissero

mantenersi fedeli alla linea maoista, anche dopo la scomparsa di Mao; • 1984-97, gli anni in cui la priorità venne data esclusivamente allo sviluppo

24 Pasquale Pasquino, «L'enigma della Cina post-maoista», Il Mulino 6 (2012): 1085-1092.

25 Stuart R. Schram, «“Economics in Command?” Ideology and Policy since the Third Plenum, 1978-84»,

The China Quarterly 99 (1984): 417–61.

26 DENG Xiaoping, Deng Xiaoping Wenxuan : Di San Juan 邓小平文选:第三卷 (Antologia di Deng Xiaoping : Volume 3), Renmin chubanshe, 1993, pp. 115-8.

27 Schram, «“Economics in Command?” Ideology and Policy since the Third Plenum, 1978-84».

28 Lawrence R. Sullivan, «Assault on the Reforms: Conservative Criticism of Political and Economic

economico29.

La Politica della Porta Aperta lanciata da Deng venne perseguita fino alla fine: il

commercio internazionale assunse un'importanza di primo piano e le imprese straniere, come le joint ventures (JV, 合资企业, hézīqǐyè) o le wholly foreign owned enterprises (WFOE, 外资企业, wàizīqǐyè), iniziarono a diventare sempre più numerose30. La Cina

iniziò ad interagire con gli altri stati attraverso le agenzie finanziarie internazionali, ricorrendo pertanto anche a prestiti internazionali, visto che i legami con l'estero (与国 际接轨, yǔ guójì jiēguǐ) vennero ritenuti fondamentali.

Il pragmatismo caratterizzò tutta l'ideologia politica del nuovo leader che credeva fermamente anche nell'importanza di abbattere le egemonie per la creazione di un sistema economico più democratico e nella rivalutazione degli intellettuali tanto screditati durante l'era maoista:

«Mao credeva nel [principio] “Rossi contro Esperti”, il quale sosteneva che tutte le sfide

potessero essere vinte con la politica e non con le [proprie] competenze. Deng Xiaoping credeva nelle competenze tecniche e il training era visto come lo strumento chiave per

ottenere tali competenze.»31

Gli esperti andavano rivalutati e i lavoratori, sia del settore industriale che del settore agricolo, dovevano essere più responsabilizzati:

“A differenza del sistema delle comuni di Mao, la politica di Deng permetteva ai contadini di amministrare i loro appezzamenti di terra e di beneficiare direttamente del loro lavoro in base ad un sistema si responsabilità ripartita, e questo risvegliò considerevolmente

l'entusiasmo della Cina rurale.”32

I temi affrontati descrivono un clima pervaso dalla volontà di rinascere dopo anni di

29 Francesco Sisci, Made in China : la vita quotidiana di un paese che cambia, Roma: Carocci, 2004. L'autore

ha affermato nel corso dell'opera che lo sviluppo economico promosso da Deng portò sempre più cinesi a considerare il denaro una sorta di divinità.

30 Malcolm Warner, «Management in China: Systems reform, human resources and emergent

globalization», Human Systems Management 30, n. 1–2 (2011): 1–9.

31 Mary Ann Von Glinow e Mary B. Teagarden, «The Transfer of Human Resource Management Technology

in Sino-U.S. Cooperative Ventures: Problems and Solutions», Human Resource Management 27, n. 2 (1988): 201–29.

32 Xin An Lu e Jie Lu, «The leadership theories and practices of Mao Zedong and Deng Xiaoping», in

irrazionalità politica e di programmazione economica insensata. Sono questi gli anni che vedranno la Cina passare da un'economia pianificata ad un'economia socialista di

mercato che assumerà per molti aspetti le caratteristiche tipiche di un'economia

capitalista, anche se questo capitalismo aveva delle caratteristiche cinesi (具有中国特色 的资本主义, jùyǒu zhōngguó tèsè de zīběnzhǔyì)33.

Si vedrà in seguito come i diversi cambiamenti verificatisi durante l'era delle riforme coinvolsero direttamente la configurazione dei modelli gestionali cinesi, ragione per cui tutti i temi affrontati nei paragrafi 2.1 e 2.2 sono stati enfatizzati.