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Obiettivo specifico: definizione delle strategie di gestione

3. P IANO D ’A ZIONE

3.3. Azioni per le neo-popolazioni

3.3.1. Obiettivo generale: incremento delle popolazioni

3.3.1.1. Obiettivo specifico: definizione delle strategie di gestione

Ai fini della conservazione del Capriolo italico nell’Italia centro-meri-dionale, si rende indispensabile l’individuazione di un’area prioritaria di intervento, all’interno della quale vi sia la concreta possibilità di ristabilire nuclei vitali di questo taxon, senza rischio di inquinamento genetico dovuto ad ibridazione con caprioli europei. Tale area prioritaria di intervento, defi-nita come areale potenziale del Capriolo italico, è individuata sulla base del modello di vocazionalità per il Capriolo, elaborato nell’ambito della Rete Ecologica Nazionale (Boitani et al., 2002). L’areale potenziale del Capriolo italico comprende dunque parte dell’Italia centrale ed il sud della penisola, il promontorio del Gargano e la Sicilia ed è delimitato da una netta discon-tinuità ambientale, corrispondente ad una linea immaginaria (Figura 14) che congiunge le città di Grosseto, Napoli, Foggia e quindi Termoli, in parte coincidente con i tracciati autostradali della A16 e della A14. Lungo tale asse si susseguono infatti zone a bassa vocazionalità per la specie, tenden-zialmente in grado di agire come una barriera naturale nei confronti di even-tuali espansioni dei nuclei di Capriolo europeo presenti nell’Italia centro-settentrionale e di limitare quindi i rischi di inquinamento genetico per le popolazioni situate nell’area prioritaria di intervento.

All’interno dell’areale individuato, gli interventi di immissione di caprioli italici saranno attuati prioritariamente nelle aree in cui sia già stato realiz-zato uno studio di fattibilità propedeutico alle operazioni di reintroduzione o ripopolamento o in cui siano stati già avviati progetti di reintroduzione. In particolare, in una prima fase saranno attuati ripopolamenti per le popo-lazioni dei Monti della Tolfa (§ 3.3.1.5) e del Cilento (§ 3.3.1.6) e si riterrà prioritaria la creazione di una nuova popolazione in Aspromonte (§ 3.3.1.7). Gli interventi dovranno essere accompagnati da una serie di misure volte

a massimizzare le probabilità di successo delle immissioni stesse, secondo quanto previsto dalle linee guida per le immissioni faunistiche (AA.VV., 1997). Gli enti coinvolti nei progetti di immissione dovranno altresì assi-curare il rispetto di adeguati protocolli di monitoraggio pluriennale, tesi a verificare l’esito dei rilasci (§ 3.3.1.4).

Ulteriori aree di reintroduzione, in cui effettuare rilasci in una seconda fase del programma di conservazione, dovranno essere individuate sulla base di una attenta analisi delle potenzialità del territorio ad ospitare il Capriolo italico. A tal fine, risulterà indispensabile la definizione di una rete ecolo-gica di aree vocate per la specie, tenendo conto del divario tra distribuzione potenziale e distribuzione attuale del taxon, oltre che della connettività tra le aree vocate. All’interno della rete ecologica, un ruolo fondamentale sarà svolto dalle aree protette, riconosciute come aree chiave (key areas) per la conservazione del Capriolo italico (si veda in proposito il § 3.3.1.2).

Figura 14 - Linea immaginaria, coincidente con una netta discontinuità nella vocaziona-lità ambientale per il Capriolo, che delimita l’areale potenziale del Capriolo italico. Quest’ul-timo è situato a sud della linea e comprende dunque parte dell’Italia centrale, tutta l’Italia meridionale e la Sicilia.

Per l’attuazione del programma di conservazione ed il successo delle rein-troduzioni, all’interno dell’areale potenziale del Capriolo italico sarà fonda-mentale procedere ad una attenta analisi dei fattori di rischio, con particolare riferimento alla limitazione delle possibilità di ibridazione con caprioli europei. In quest’ottica, la popolazione di Capriolo europeo presente sulla Sila

costi-tuisce attualmente il maggior fattore di rischio per la conservazione del Capriolo italico nell’Italia meridionale. Si dovrà quindi prevedere un attento monito-raggio di tutti i nuclei di Capriolo europeo esistenti nell’Italia centro-meri-dionale (si veda il proposito il § 3.2.3.4, Azione: censimento e gestione delle aree faunistiche ove sono presenti caprioli nell’Italia centro-meridionale) e soprattutto nella Regione Calabria (§ 3.2.3.4, Azione: monitoraggio della popo-lazione di Capriolo europeo nella Sila), ed impedire rilasci di nuovi esemplari non italici. Tutti i capi rilasciati nell’areale potenziale del taxon endemico dovranno provenire dalle popolazioni storiche di Capriolo italico o comunque da popolazioni individuate come italiche sulla base di approfondite analisi gene-tiche (si veda in proposito il § 3.3.1.3). Azioni di monitoraggio relative alla presenza di caprioli europei andranno intraprese anche nella Regione Sicilia (§ 3.3.1.8), dove traslocazioni di individui appartenenti a questo taxon in recinti ed aree faunistiche sono state eseguite nel recente passato.

AZIONI

Definizione delle linee guida e individuazione delle aree di reintroduzione del Capriolo italico nell’Italia centro-meridionale

Priorità: alta.

Tempi: entro un anno; durata un anno.

Responsabili: Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Gruppo di lavoro,

Regioni.

Programma: oltre alle aree del Cilento, dei Monti della Tolfa e dell’Aspromonte,

già individuate come aree prioritarie per operazioni di rinforzo o di creazione di nuove popolazioni, sarà necessario individuare ulteriori aree in cui program-mare le immissioni di animali in una seconda fase di attuazione del programma di conservazione. L’individuazione avverrà sulla base di apposite valutazioni dell’idoneità dell’ambiente ad ospitare il Capriolo italico e sulla base di un’ana-lisi complessiva della situazione socio-ambientale. All’interno dell’areale poten-ziale del Capriolo italico, saranno innanzitutto individuate le aree maggior-mente vocate. Esse dovranno essere caratterizzate da estensioni tali da permet-tere l’insediamento di popolazioni vitali e costituiranno la base di una rete ecolo-gica per la conservazione del taxon (si veda la successiva Azione: definizione della rete ecologica per il Capriolo italico nell’Italia centro-meridionale).

Le aree così individuate saranno sottoposte a specifici studi di fattibilità, secondo un protocollo di base, indispensabile per omogeneizzare le proce-dure di valutazione e per elaborare una graduatoria oggettiva di idoneità delle aree stesse. Il protocollo dovrà permettere una agevole analisi dei punti di forza e dei fattori di rischio di ciascun progetto di reintroduzione, comprendendo anche un’analisi a piccola scala della vocazione faunistica. Esso dovrà tenere conto dei parametri definiti dal “Documento sulle immissioni faunistiche, linee guida per le introduzioni, reintroduzioni e ripopolamenti di uccelli e

mammiferi” (AA.VV., 1997)1, delineando i passaggi per la realizzazione degli studi di fattibilità, nonché dei relativi progetti esecutivi e delle seguenti fasi esecutive.

Costi: variabili a seconda dell’area di interesse.

Note: nell’Allegato 4 è fornita una prima versione del protocollo per la

valu-tazione della fattibilità degli interventi e per la realizzazione dei relativi progetti esecutivi; nell’Allegato 5 è fornito uno schema di base per la realizzazione di modelli di valutazione ambientale volti alla valutazione della vocazionalità faunistica per il Capriolo italico e richiesti dal proto-collo per gli studi di fattibilità.

Definizione della rete ecologica per il Capriolo italico nell’Italia centro-meridionale

Priorità: media.

Tempi: entro un anno; durata un anno.

Responsabili: Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Federparchi, Gruppo

di lavoro, Regioni.

Programma: ai fini dell’individuazione delle aree per successive immissioni di

Capriolo italico di cui alla precedente Azione: definizione delle linee guida e individuazione delle aree di reintroduzione del Capriolo italico nell’Italia centro-meridionale, sarà necessario condurre un’analisi della vocazionalità faunistica e della connettività, in modo da definire una rete ecologica per il taxon nell’Italia centro-meridionale. Sulla base di una revisione dei modelli di idoneità dell’habitat esistenti per il Capriolo, dovranno essere innanzi-tutto individuate le core areas della rete ecologica, coincidenti con le aree maggiormente vocate. Tra esse, dovrà quindi essere individuato un sistema di corridoi ecologici in grado di assicurare la connettività tra le future popo-lazioni di Capriolo italico. Particolare importanza sarà attribuita alle aree protette, riconosciute come aree chiave per la conservazione del taxon (si rimanda in proposito al seguente § 3.3.1.2).

Costi: da definire.

1Secondo il principio affermato dalla Convenzione per la Diversità Biologica (1992), obiettivo prio-ritario delle reintroduzioni e dei ripopolamenti deve essere quello di preservare non solo le specie, ma anche la diversità genetica intraspecifica come espressione dei meccanismi evolutivi a livello locale. I criteri ed i principi di base per le immissioni faunistiche, come riportati nel documento citato (AA.VV., 1997), sono perciò da applicarsi anche ad entità faunistiche di livello tassonomico infe-riore alla specie, come, appunto, il Capriolo italico.

3.3.1.2. Obiettivo specifico: definizione del ruolo delle aree protette per la