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Obiettivo specifico: limitazione delle interazioni

3. P IANO D ’A ZIONE

3.2. Azioni per le popolazioni storiche

3.2.3. Obiettivo generale: riduzione dei fattori di rischio

3.2.3.1. Obiettivo specifico: limitazione delle interazioni

Il Capriolo, per le sue caratteristiche morfologiche ed ecologiche, risulta svantaggiato nei rapporti di competizione con altre specie di Ungulati selva-tici. Per la maggior sovrapposizione di nicchia, le interazioni con altri Cervidi sono quelle in grado di incidere in maniera più pesante sulle popolazioni di Capriolo, soprattutto in situazioni di elevata densità delle specie compe-titrici. Nell’Italia centrale e meridionale, tale situazione si verifica soprat-tutto là dove popolazioni storiche di Capriolo italico si trovano in condi-zioni di simpatria con il Daino, la cui presenza può del resto rappresentare un fattore limitante anche per le neo-popolazioni originate da interventi di reintroduzione. Essa va pertanto considerata con particolare attenzione anche nella stesura degli studi di fattibilità per le reintroduzioni del taxon nel centro-sud Italia (per quanto riguarda le reintroduzioni ed i relativi studi di fattibilità, si veda il § 3.3 ed in particolare il § 3.3.1).

AZIONI

Monitoraggio ed individuazione di strategie gestionali per le popolazioni di Daino del centro-sud Italia

Priorità: media.

Tempi: inizio entro 2 anni; durata pluriennale.

Responsabili: Enti locali, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, gruppo

di lavoro.

Programma: gli Enti locali collaborano con l’Istituto Nazionale per

la Fauna Selvatica al fine di trasmettere alla Banca Dati Ungulati infor-mazioni relative non soltanto alla distribuzione ed alla consistenza delle popolazioni di Capriolo (si veda in proposito il § 3.2.1.1, Azione: piani-ficazione e realizzazione dei censimenti), ma anche informazioni rela-tive alle popolazioni di Daino. Per queste ultime dovrebbero quindi rendersi disponibili dati di presenza georeferenziati, che consentano, innanzitutto, l’individuazione delle aree di simpatria con il Capriolo italico. Nelle aree di compresenza, andrà attentamente monitorata la

densità dei daini e dovrà essere effettuata una valutazione del loro poten-ziale impatto, diretto ed indiretto, sull’evoluzione dei nuclei di Capriolo, in modo da individuare, se necessario, le opportune strategie gestionali.

I dati relativi alle popolazioni di Daino dovranno essere raccolti non soltanto nelle aree di attuale presenza del Capriolo italico, ma anche nelle aree potenzialmente interessate da interventi di reintroduzione. In entrambi i casi, andrà segnalata anche l’eventuale presenza di capi mantenuti in aree recintate.

Costi: da includersi nei normali costi di gestione faunistico-venatoria.

Incentivazione delle ricerche sui rapporti interspecifici tra Daino e Capriolo

Priorità: bassa.

Tempi: inizio entro 2 anni; durata pluriennale.

Responsabili: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,

Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, gruppo di lavoro.

Programma: vista la ancora rilevante carenza di conoscenze circa le

intera-zioni competitive tra Daino e Capriolo e visto l’elevato potenziale di competizione tra le due specie in ambiente mediterraneo, si ritiene oppor-tuno venga incentivata la realizzazione di progetti di ricerca volti a chia-rire i meccanismi di interazione tra le due specie e i potenziali effetti negativi della presenza di popolazioni di Daino sulle popolazioni di Capriolo italico. Tali progetti di ricerca, chiarendo i meccanismi alla base delle interazioni, dovrebbero fornire spunti utili per l’elaborazione di stra-tegie di gestione del Daino nelle aree di simpatria con il Capriolo italico.

Costi: alti, non inferiori ai 20.000 €/anno per area di studio.

3.2.3.2. Obiettivo specifico: limitazione delle interazioni competitive con Ungulati domestici

La presenza della zootecnia non rappresenta di per sé un fattore di rischio per la conservazione del Capriolo, in quanto essa può avere effetti positivi sulle risorse trofiche, sia attraverso la creazione ed il manteni-mento di aree a pascolo, sia tramite l’azione stessa di pascolamanteni-mento del bestiame. Tuttavia, carichi di bestiame elevati possono causare un grave deterioramento della qualità del pascolo e risultare quindi incompatibili con una presenza stabile del Capriolo. Ai fini della conservazione del

taxon, è quindi opportuno pianificare specifiche azioni volte a

dal Capriolo, sia nelle aree di presenza storica, sia nelle aree di recente o futura ricolonizzazione.

AZIONI

Monitoraggio delle attività zootecniche e verifica del rispetto dei carichi di bestiame

Priorità: bassa.

Tempi: inizio entro 2 anni; da proseguire a tempo indeterminato. Responsabili: Enti Parco, Enti locali.

Programma: attivazione di un monitoraggio, da condursi con cadenza

annuale, finalizzato sia alla raccolta di informazioni sulle attività zootecniche, sia alla verifica del rispetto delle norme selvicolturali e relative alla regolazione dei carichi di bestiame. Il monitoraggio andrà attivato nelle aree interessate dalla presenza attuale o futura del Capriolo italico.

Costi: limitati.

Regolamentazione dell’attività zootecnica all’interno delle aree protette

Priorità: media.

Tempi: inizio entro 2 anni; da proseguire a tempo indeterminato.

Responsabili: Enti Parco e in generale Enti responsabili della gestione di aree

protette interessate dalla presenza attuale o futura del Capriolo italico.

Programma: gli Enti responsabili delle aree protette provvedono a

stabi-lire un regolamento che vincoli l’esercizio dell’attività zootecnica ad una specifica autorizzazione rilasciata dal Parco/Ente competente. Tale autorizzazione può essere rilasciata in seguito ad apposita certificazione dell’allevatore riguardante: il numero di capi effettivamente condotti al pascolo, l’idoneità sanitaria del bestiame e la presenza di cani da pastore sottoposti a trattamento antiparassitario e iscritti all’anagrafe canina. I carichi preventivi così dichiarati vengono successivamente controllati mediante l’azione di monitoraggio prevista dalla precedente Azione: monitoraggio delle attività zootecniche e verifica del rispetto dei carichi di bestiame.

Adozione di provvedimenti per una riduzione dei carichi di bestiame

Priorità: bassa.

Tempi: inizio entro 2 anni; da proseguire a tempo indeterminato.

Responsabili: Province, Enti Parco e in generale Enti responsabili della

gestione di aree protette interessate dalla presenza attuale o futura del Capriolo italico.

Programma: nel caso in cui si verifichino violazioni delle norme

selvicoltu-rali o in cui si registri un sovraccarico di bestiame in aree interessate dalla presenza attuale o futura del Capriolo italico, dovranno essere intrapresi adeguati provvedimenti ai fini di ridurre i carichi o di limitare il pascolo brado in bosco. Tali provvedimenti potranno comprendere la realizza-zione di staccionate atte ad evitare lo sconfinamento del bestiame in bosco o misure specifiche volte a compensare gli effetti del sovraccarico di bestiame.

Costi: da quantificare in funzione dell’estensione delle aree interessate.

3.2.3.3. Obiettivo specifico: prevenzione degli abbattimenti illegali