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La reintroduzione del Capriolo sui Monti della Tolfa ” 54

2. I NQUADRAMENTO GENERALE

2.3. Situazione pregressa – Azioni già intraprese

2.3.2. Reintroduzioni

2.3.2.1. La reintroduzione del Capriolo sui Monti della Tolfa ” 54

L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha condotto, a partire dall’anno 2000 il progetto di reintroduzione del Capriolo italico nell’azienda Fauni-stico-Venatoria “Santa Severa”, finanziato dalla Provincia di Roma, finaliz-zato al conseguimento dei seguenti obbiettivi: ricostituire una popolazione vitale di Capriolo italico sui Monti della Tolfa, documentare le principali carat-teristiche eto-ecologiche della sottospecie in ambiente mediterraneo, riqua-lificare e valorizzare l’ecosistema dei Monti della Tolfa, peraltro già caratte-rizzato da un rilevante valore ambientale, con una presenza faunistica impor-tante nella struttura e dinamica degli ecosistemi forestali.

Le operazioni di reintroduzione del Capriolo italico nei Monti della Tolfa sono state effettuate nei mesi di febbraio del 2001 e del 2002. Gli indi-vidui, catturati a Castelporziano con reti a caduta, sono stati trasferiti subito dopo la fine della battuta, al sito di rilascio all’interno di casse di trasporto

in un tempo di circa 45 minuti; una volta sul sito di rilascio, sono stati sottoposti ad un prelievo di sangue e muniti di radiocollare e marche auri-colari, ed immessi direttamente in natura (hard release). Sono stati identi-ficati 2 siti per il rilascio degli animali con caratteristiche ambientali simili nella zona centrale dell’Azienda ad una distanza di circa 850 m l’uno dall’altro; entrambi si trovano in una zona scarsamente disturbata. In totale sono stati rilasciati 19 caprioli , 11 femmine e 8 maschi. Di questi uno solo, maschio, è stato stimato come appartenente alla classe I, cioè nato nella stagione riproduttiva precedente il momento della reintroduzione; inoltre, si è potuto stimare che tutte le femmine immesse fossero potenzialmente gravide. Gli interventi di reintroduzione sono stati seguiti da un intenso monitoraggio degli individui rilasciati allo scopo di studiarne il comporta-mento e la sopravvivenza. In particolare i dati radiotelemetrici sono stati raccolti tramite triangolazione per tre volte al giorno nella prima settimana successiva al rilascio, e successivamente una volta al giorno fino ad esauri-mento delle batterie.

La sopravvivenza complessiva degli animali reintrodotti, cumulando i dati dei tre anni si attesta su un valore del 66,67 %. Le cause di mortalità, come viene indicato nella Figura 10, sono principalmente ascrivibili all’azione dell’uomo (75%) tra queste il bracconaggio, raggiunge valori intorno al 35%.

Allo scopo di indagare se il trend della popolazione risulti dopo tre anni ancora influenzato dalle operazioni di reintroduzione è stata quindi calco-lata la funzione di sopravvivenza in ognuno dei tre anni (Figura 11). La sopravvivenza stimata per il 2003 assume un valore molto simile a quelli riscontrati nelle popolazioni naturali (Andersen et al., 1998).

Figura 11 - Funzione di sopravvivenza nei tre anni successivi alla reintroduzione.

Dispersione

La dispersione degli animali è stata calcolata utilizzando la distanza tra il sito di rilascio ed il centro geometrico delle localizzazioni dell’11° mese dall’immissione di ciascun individuo in natura. Per gli individui morti prima dell’11° mese dal rilascio viene riportata la dispersione riferita al centro geometrico delle localizzazioni dell’ultimo mese di vita. Nella Tabella 3 sono mostrati i dati riassuntivi riferiti a tutti gli individui rilasciati.

Tabella 3 - Distanza (in metri) e direzione di spostamento (in gradi) dal sito di rilascio dei caprioli reintrodotti nell’AFV “Santa Severa”.

In totale sono stati quindi considerati 17 individui, che hanno mostrato un valore mediano di dispersione dal punto di rilascio pari a 1903 m, con valori compresi tra un massimo di 5521 m ed un minimo di 255 m. Riassu-mendo, è stato osservato che il 70 % (n=12) degli animali rilasciati si è stabi-lizzato a meno di 2,5 km dal sito di rilascio ed il 94 % (n=16) entro i 4,2 km; un solo individuo ha raggiunto la distanza di 5,5 km. Nessuna differenza signi-ficativa è risultata confrontando i sessi, l’anno ed il sito di rilascio.

Infine, non sono state osservate preferenze nella direzionalità della disper-sione calcolata in base ai movimenti effettuati dagli individui nel periodo considerato, a differenza di quanto registrato in altri studi (Rossel et al., 1996; Graziani, 2001; Calenge et al., 2005).

Id Distanza Direzione Mese

T01M 1858,87 41,47 11 T02F - - -T03F 1463,56 320,26 11 T04F 5521,54 138,73 9 T05F 320,08 10,25 11 T06F 1045,44 34,16 11 T07M 2048,71 38,24 11 T08M - - 1 T09M 2078,82 293,94 11 T10F 255,74 106,39 4 T11M 473,67 49,87 11 T12F 4007,63 152,93 11 T13M 542,52 297,18 11 T14F 524,27 123,26 11 T15F 340,44 252,80 11 T16F 3352,11 150,06 11 T17M 3706,90 151,36 6 T18F 4120,79 172,26 6 T19M 697,44 42,47 11

In generale, dopo una prima fase di esplorazione, nei giorni immediatamente successivi al rilascio, i caprioli hanno diminuito loro movimenti; su una scala annuale le core area mostrano una estensione media di 27,62 ± 5,27 ha, e le aree familiari 173,15 ± 26,59 ha e 197,25 ± 25,63 ha calcolate rispettivamente con il metodo di Kernel e con quello del Minimo Poligono Convesso.

Nel corso del primo anno sono state avvistate solo due femmine con prole (3 cuccioli). Nel corso del secondo anno sono state avvistate 4 femmine e 11 individui senza collare, di questi però solo 4 sono stati visti con la madre. Considerando che tutte le femmine reintrodotte erano potenzial-mente gravide, il numero di femmine disponibile alla riproduzione era di 4 nel 2001 e di 9 nel 2002. Il numero di nuovi nati complessivo poten-zialmente presente nell’area varia, quindi, da un minimo di 12 ad un massimo di 18 individui.

Modello di vocazionalità per il Capriolo nel comprensorio dei Monti della Tolfa

L’idea alla base della realizzazione di una mappa di vocazionalità per il Capriolo italico si basa sull’identificazione degli habitat selezionati dal gruppo di animali radiocollarati presenti nell’azienda di Santa Severa e sull’ estrapolazione di questi dati all’intero comprensorio dei Monti della Tolfa. L’approccio usato per determinare la selezione dell’habitat è stato quello dell’Analisi Composizionale (Aebischer et al.; 1993).

Vi sono quattro habitat selezionati positivamente (bosco rado, bosco ceduo, cerreta e castagneto): due di questi sono usati in maniera proporzionale alla loro disponibilità (lecceta e cespuglieto) e due sono evitati (prati e pascoli arborati).

Il prato presenta significative differenze rispetto a tutti gli altri ambienti, così come il pascolo arborato. Si vede inoltre che i vari tipi di boschi carat-terizzati da un rango elevato (bosco rado, lecceta, castagneto e bosco ceduo) non presentano differenze di selezione. Il modello di vocazionalità ambien-tale è stato costruito a partire dall’analisi dei ranghi medi. Ad ogni classe vegetazionale è stato assegnato un valore di idoneità di partenza come evidenziato nella Tabella 4.

Tabella 4 - Estensione e percentuali delle diverse classi di idoneità per il Capriolo nel comprensorio dei Monti della Tolfa.

Classe

di idoneità Habitat Estensione (ha) Percentuale

Ottima Cerreta + Castagneto 19.211 16,51

Buona Ceduo + Bosco Rado 30.870 26,54

Media Lecceta+cespuglieto 15.100 12,98

Scarsa Pascoli Arborati 13.678 11,76

Si è inoltre creato un buffer di 50 m per lato sia intorno ai corsi d’acqua, allo scopo di identificare i possibili corridoi preferenziali per lo spostamento degli individui, che intorno alle strade a maggiore viabilità, allo scopo di evidenziare possibili barriere alla dispersione degli animali. L’idoneità nelle aree così identificate è stata aumentata di una classe per i corsi d’acqua e diminuita per le strade.

Dal modello così ottenuto risulta che il 43,05% del territorio presenta una vocazionalità buona per la specie, il 12,98% media, mentre il 43,97% non è particolarmente vocato; si evidenzia inoltre che tutte le aree idonee sono connesse tra loro da una rete di corridoi ecologici.

Questa caratteristica strutturale del paesaggio dei Monti della Tolfa risulta particolarmente importante per la sopravvivenza della popolazione di Capriolo in quanto consente agli individui di compiere con facilità gli spostamenti legati alle attività di dispersione e di alimentazione.

Più in generale, l’esistenza di una rete ecologica costituita da aree idonee è particolarmente importante in quanto consente la conservazione e l’in-cremento della popolazione esistente, favorisce il flusso genico tra demi e la naturale colonizzazione di territori idonei.

Infatti, al fine di limitare il rischio di estinzione causato da eventi cata-strofici, sarebbe auspicabile la congiunzione del nucleo di caprioli dell’area tolfetana con le popolazioni presenti in Provincia di Viterbo e nella Maremma Grossetana.

2.3.2.2. La reintroduzione del Capriolo nel Parco Nazionale del