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C OMUNICAZIONE DELLA C OMMISSIONE AL P ARLAMENTO EUROPEO , AL C ONSIGLIO , AL

COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONIDEL 13/2/2002 dal nome “Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile” (COM(2002)82).

Può essere considerata la presa di coscienza ulteriore dell’importanza di sviluppare la dimensione esterna dello sviluppo sostenibile e una risposta alla necessità di individuare le componenti strategiche per un “accordo globale” sul tema e per colmare la “grave lacuna di governance globale”.107

Nonostante i positivi accordi di Bonn e Marrakech sul cambiamento climatico e l’Agenda dello sviluppo di Doha (ASD), in cui l’UE ha coperto un ruolo di guida, la Comunicazione pone l’accento sull’urgenza di creare un maggiore bilanciamento tra le forze del mercato globale, la governance mondiale e le politiche nazionali, per rispondere alle gravi disparità e disuguaglianze tra e all’interno dei Paesi, amplificate dalla globalizzazione.

103 COM (2001) 264, p.15-16. 104 COM (2001) 264, p.5.

105 Conclusioni della Presidenza – Göteborg 2001, p.4. 106 Conclusioni della Presidenza – Göteborg 2001, p.5. 107 COM (2002) 82, p.4.

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Di conseguenza, analizza la sfida dell’integrazione dei mercati, della governance e delle politiche interne attraverso un partenariato globale (capitolo 2) e il contributo dell’UE al raggiungimento degli obiettivi prioritari (capitolo 3), elencando per ciascuno di essi, come per la precedente Comunicazione, le mete da raggiungere e le azioni messe in campo.

La COM (2002) 82, quindi, delinea le azioni che completano la strategia emersa dal Consiglio europeo di Göteborg, ovvero:

1. Governare la globalizzazione: il commercio per uno sviluppo sostenibile: controllando che i PVS siano equamente integrati nell’economia mondiale, indirizzando incentivi a modalità di produzione e commercio sostenibili e rafforzando e rendendo più trasparente e stabile la struttura finanziaria e monetaria internazionale; tutto ciò attraverso accordi bilaterali commerciali e regionali tra paesi industrializzati e PVS o tra stessi PVS.

2. Lottare contro la povertà e promuovere lo sviluppo sociale: con il fine di raggiungere gli obiettivi internazionali in materia di sviluppo e gli obiettivi di sviluppo del millennio e un focus particolare sul dimezzamento entro il 2015 della povertà estrema nel mondo (“vivere con un dollaro al giorno o meno”), concentrando risorse maggiori sui paesi meno avanzati (PMA) e sui gruppi più poveri dei PVS.

3. Gestione sostenibile delle risorse naturali e ambientali: soprattutto dando priorità alle risposte regionali e sub-regionali ai problemi ambientali e di sicurezza dell’Europa e del Mediterraneo.

4. Migliorare la coerenza delle politiche dell’Unione europea: attraverso iniziative nei settori in cui le politiche potrebbero avere effetti negativi sui PVS, come il Sistema di Preferenze Generalizzate, che concede agevolazioni commerciali ai PVS, l’iniziativa “Everything But Arms” (EBA) che concede un accesso esente da dazi o quote per tutte le esportazioni dei PMA verso l’UE e l’assistenza per l’adeguamento alle norme di salute e sicurezza.

5. Una migliore governance a tutti i livelli: a partire dalle sue politiche che devono dimostrare apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza (Libro bianco sulla governance europea) e attraverso il potenziamento della capacità globale di applicare le convenzioni OIL, rafforzando la governance in campo ambientale (collaborazione con l’UNEP) e potenziando gli strumenti di cooperazione regionale e sub-regionale (commissioni regionali NU, Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell’Africa).

6. Finanziare lo sviluppo sostenibile: per raggiungere gli Obiettivi Internazionali di Sviluppo e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio; in questo frangente l’UE si

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confermava la maggiore fonte di aiuti allo sviluppo al mondo e un’importante fonte di investimenti privati diretti, a promozione di un gran numero di tecnologie pulite.108 Il tratto distintivo di questa Comunicazione preparatoria al vertice di Johannesburg, quindi, è un’attenzione particolare all’interazione tra il fenomeno della globalizzazione e il percorso di sviluppo sostenibile intrapreso. In assenza di controlli sulla globalizzazione, i maggiori flussi di scambio rischiano di creare “pressioni negative sull’ambiente e rischi per la coesione sociale”.109 Ancora, “l’uso intensivo dell’energia, lo sfruttamento insostenibile delle risorse naturali e l’indisponibilità a sommare i costi ambientali ai costi di produzione e trasporto minacciano ora la base di risorse da cui dipendono lo sviluppo economico e sociale. Il progresso tecnologico, l’integrazione dei mercati e la competizione internazionale tendono a produrre cambiamenti strutturali nell’economia e nel tessuto sociale”.110

In sintesi, “sulla base del concetto di responsabilità comuni ma differenziate, i paesi industrializzati hanno importanti responsabilità in sede di promozione di iniziative per la sostenibilità” e l’Unione Europea ha offerto, attraverso questa Comunicazione, la sua esperienza nel gestire le problematiche connesse all’allargamento (che comportano un programma di assistenza alla stabilità politica, alla solidità dell’economia, alla coesione sociale e sostenibilità ambientale) alla comunità internazionale.111

Come stabilito nei precedenti documenti ufficiali, il 9/2/2005 la Commissione europea ha emanato una COMUNICAZIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO intitolata

“Valutazione 2005 della strategia dell’UE per lo sviluppo sostenibile: bilancio iniziale e orientamenti futuri” (COM (2005) 37), che costituisce il primo esame dei risultati fino a quel

momento raggiunti nell’applicazione delle misure a sostegno dello sviluppo sostenibile.

Secondo la Commissione, la motivazione del riesame è giustificata, oltre che dal permanere di minacce allo sviluppo sostenibile, anche da ulteriori motivazioni:

• l’accentuarsi delle tendenze non sostenibili, tra cui le pressioni sull’ambiente naturale, il persistere delle disuguaglianze e della povertà e le sfide socio-economiche poste dall’invecchiamento della popolazione;

• l’andamento insoddisfacente delle economie europee unite alle pressioni competitive dovute all’emergere di nuovi paesi industrializzati;

• la necessità di un maggiore impegno nell’attuazione degli impegni e negoziati internazionali a favore dello sviluppo sostenibile globale;

108 COM (2002) 82, p.7-20. 109 COM (2002) 82, p.5. 110 COM (2002) 82, p.5. 111 COM (2002) 82, p.6.

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• le nuove minacce per la sicurezza quali il terrorismo (attentati dell’11 settembre 2001 e dell’11 marzo 2004), le calamità naturali (inondazioni) e le crisi sanitarie (ad esempio, la SARS), che hanno accresciuto la percezione di vulnerabilità;

• le nuove sfide connesse all’allargamento dell’Unione europea a 25 Stati membri.112 Richiamando il documento di lavoro della Commissione (SEC (2005) 225), vengono poi esposti i progressi compiuti con riferimento sia al nuovo modo di elaborare le politiche, sia alle tendenze non sostenibili.

Per quanto riguarda il nuovo modo di elaborare le politiche adottato nel 2001, si evince che, da un lato, il “processo di Cardiff” finalizzato all’inserimento delle considerazioni ambientali nelle politiche settoriali nel 2004 aveva fatto progressi piuttosto limitati, ma dall’altro lato che la valutazione integrata delle proposte strategiche era stata attuata in oltre 50 casi (tra cui la direttiva sulle riassicurazioni, gli orientamenti relativi all’organizzazione comune di mercato per lo zucchero e il finanziamento di Natura 2000 sul fronte interno, e per tutti i principali negoziati commerciali sul fronte esterno). Anche lo sviluppo del metodo di coordinamento aperto era stato adottato sia per definire gli obiettivi e gli indicatori comuni su inclusione sociale e pensioni, sia da parte degli Stati membri per stabilire i traguardi quantitativi per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale.

Per quanto riguarda invece l’adeguamento di prezzi e incentivi al costo effettivo delle attività economiche per la società si potevano annoverare tra gli esempi: la direttiva del 2003 sulla tassazione dei prodotti energetici, che estendeva il sistema comunitario di aliquote fiscali minime in vigore per gli oli minerali ad altri prodotti energetici, e il sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra applicato dal 2005 in tutta l’UE per contribuire agli obiettivi di Kyoto. Anche nel campo degli investimenti tecnologici l’UE aveva posto in essere diversi interventi, tra cui il 6° programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, il Piano d’azione per le tecnologie ambientali (piattaforme tecnologiche per l’idrogeno e le celle a combustibile, il fotovoltaico, un’industria chimica sostenibile, l’approvvigionamento idrico e gli impianti igienico- sanitari) e il piano d’azione per la sanità elettronica. Sul fronte della comunicazione con imprese e cittadini, infine, la Commissione aveva creato norme minime per la consultazione degli interessati, migliorato l’informazione e la partecipazione al processo decisionale in materia ambientale e promosso molte iniziative a favore della responsabilità sociale delle imprese.113

Con riferimento al perdurare di tendenze non sostenibili, invece, la COM (2005) 37 elenca le iniziative prese fino a quel momento nelle diverse aree:

1. Cambiamenti climatici ed energia pulita: il Programma europeo per i cambiamenti climatici (ECCP), che contiene le iniziative in campo energetico, il sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra e i Fondi regionali per il finanziamento di alcune misure per fronteggiare i cambiamenti climatici; a livello

112 COM (2005) 37, p.7-8. 113 COM (2005) 37, p.8-9.

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internazionale si annovera il contributo determinante per promuovere la ratifica di Kyoto e il rispetto degli impegni assunti nel 2002 in occasione del vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile (WSSD), la promozione delle energie rinnovabili su scala mondiale attraverso la Coalizione di Johannesburg per l’energia rinnovabile e l’iniziativa UE per migliorare l’accesso a servizi energetici adeguati, sostenibili e abbordabili nelle zone rurali, periurbane e urbane.

2. Pubblica sanità: dal 2001 in poi figurano il finanziamento della ricerca sul genoma per combattere la resistenza agli antibiotici, la creazione di una rete comune di sorveglianza e di allarme rapido per tutta l’UE, l’adozione di una proposta di nuovo quadro normativo per i prodotti chimici (REACH), l’adozione del piano d’azione europeo per l’ambiente e la salute 2004-2010 e la creazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) o del Centro europeo per le malattie trasmissibili (ECDC); a livello internazionale, si poteva riscontrare un notevole aumento dei finanziamenti destinati a combattere malattie quali l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria, e il contributo alla riduzione dei prezzi dei farmaci di base nei PVS.

3. Povertà ed esclusione sociale: azioni facenti parte del partenariato globale per l’eliminazione della povertà e lo sviluppo sostenibile promosso nei vertici di Doha, Monterrey e Johannesburg.

4. Invecchiamento della popolazione: azioni congiunte con gli Stati membri per l’adeguamento dei regimi di protezione sociale e per il prolungamento della vita attiva dei lavoratori anziani (obiettivi di Barcellona) e iniziative per favorire lo scambio reciproco di buone pratiche nel settore.

5. Gestione delle risorse naturali: riforma della politica agricola comune e della politica comune in materia di pesca, creazione della rete Natura 2000, comunicazione per l’arresto della perdita di biodiversità entro il 2010, direttiva UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, comunicazioni della Commissione sulla politica integrata dei prodotti, creazione di ingenti fondi strutturali e di coesione per cofinanziare, nel periodo 2000-2006, investimenti a favore delle infrastrutture ambientali nonché il ripristino e la gestione dei siti industriali, urbani e naturali; a livello internazionale, fu adottata l’iniziativa “Acqua per la vita” e venne dato un contributo determinante sia nell’ambito della convenzione sulla biodiversità che per la preparazione di un quadro decennale di programmi sul consumo e sulla produzione sostenibili.

6. Uso del suolo e trasporti: iniziative per spingere l’abbandono del trasporto stradale a favore di metodi dal minor impatto ambientale, proposta di introduzione di un sistema di pedaggi per l’uso delle infrastrutture onde influire sulla domanda di trasporto (direttiva sull’eurobollo), legislazione e iniziative per le tecnologie dei veicoli e dei

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combustibili, iniziative volte a migliorare l’ambiente urbano e la gestione del territorio (programma “Urban II”, programma quadro per la ricerca), preparazione di una strategia tematica per l’ambiente urbano.

7. Aspetti esterni dello sviluppo sostenibile: iniziative per una gestione corretta della globalizzazione (inserimento di obiettivi di sviluppo sostenibile nei negoziati bilaterali e regionali, assistenza in campo commerciale tra i settori prioritari della cooperazione allo sviluppo dell’UE), iniziative per migliorare la governance a livello mondiale (comunicazione della Commissione sul tema “Governance e sviluppo”, rafforzamento della governance internazionale sullo sviluppo sostenibile come elemento centrale delle misure dell’UE per lo sviluppo di un multilateralismo effettivo) e iniziative per finanziare lo sviluppo (otto impegni espliciti approvati dal Consiglio di Barcellona del 2002).114

Infine, la Commissione ha delineato anche gli orientamenti futuri per le revisioni della strategia, tra cui:

Confermare la nuova impostazione per quanto riguarda l’elaborazione e la coerenza delle politiche, attraverso una migliore applicazione delle valutazioni d’impatto, intensificando il dialogo consultivo con le parti interessate, promuovendo il metodo di coordinamento aperto (specie in merito all’inclusione sociale, all’accesso al mercato del lavoro e alla protezione sociale), promuovendo l’uso di strumenti basati sul mercato e investendo in scienza e tecnologia per lo sviluppo sostenibile.

Continuare a prestare la massima attenzione alle tendenze non sostenibili e analizzare in modo più approfondito i collegamenti tra di esse, anche allineandole con gli impegni assunti nel corso del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, della Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo, della dichiarazione del millennio delle NU e degli accordi multilaterali sottoscritti dall’UE.

Fissare obiettivi e scadenze intermedie, per valutare i progressi effettivi, e stabilire i traguardi operativi e i piani d’azione nell’ambito delle politiche settoriali corrispondenti attuate a livello interno ed esterno.

Garantire un controllo efficace, potenziando il sistema dei resoconti, fornendo ulteriori precisazioni sulle competenze istituzionali, rinnovando l’impegno per la creazione di nuovi modelli e previsioni e raccogliendo i dati a supporto del controllo.

Favorire la partecipazione e migliorare la cooperazione con gli interlocutori pubblici e privati a tutti i livelli, indicando chiaramente chi è responsabile di un’azione a un determinato stadio e chi ne sosterrà i costi, istituendo partenariati con industria,

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sindacati, ONG e associazioni dei consumatori e potenziando il dialogo con i partner extra-UE.115

In sintesi, quindi, la COM (2005) 37 ha evidenziato sia i progressi compiuti dall’Unione, sia le molte azioni ancora da intraprendere per ridurre le minacce allo sviluppo sostenibile e ha “passato il testimone” alla futura strategia riveduta dell’UE.

Nel corso dello stesso anno, infatti, la Commissione ha emanato la COMUNICAZIONE AL

CONSIGLIO E AL PARLAMENTO SUL RIESAME DELLA STRATEGIA PER LO SVILUPPO