Terminiamo con “One Piece” di Eiichiro Oda del 1999, arrivato in Italia nel 2001, ed ispirato al manga del 1997. La serie è ancora in programmazione, quindi nessuno ha ancora visto il finale, se mai ci sarà. Pare sia già pronto, da molto tempo ormai, un finale sempre rimandato per via dell’enorme successo dell’anime –per questo motivo il numero degli episodi sono aumentati- ed anche perché l’autore è talmente entusiasta di questa serie, ed affezionato ed essa che non riesce farne a meno. Il finale era già programmato, la serie doveva durare 5 anni –già troppi- ed invece dopo 20 anni siamo ancora qui ad aspettare. Più di 800 sono per ora gli episodi. Una serie con personaggi bizzarri, grotteschi, surreali, dai lineamenti irregolari, sembrano delle brutte caricature in movimento, anche divertenti. Il protagonista è un ragazzetto smilzo, magro come il manico di una scopa, con un cappello di paglia in testa, molto simile a quello di Sampei, ma più malconcio e sgangherato come lui, si chiama Monkey D. Rufy, o anche Monkey D. Luffy, ma per tutti è Rubber. Vuole diventare un pirata, il più grande di tutti i tempi, per salire su una nave escogita un piano, si infila in un barile. È in arrivo una nave pirata, con il profilo di un teschio con un grande cuore al posto del cervello, la testa di una papera è la parte davanti, più bizzarri di così? Per non parlare del capitano: un donnone orrendo, che fa terrore a tutti, il capitano Alvida [o Albida], si rivolge a quello sfigato di Kobi: “Chi è il capitano più affascinante di questo oceano? Rispondi!” e Kobi risponde ridendo, sapendo di dire una bugia:
“E’ lei, il grande capitano Albida”. Kobi dall’aspetto sembra un Nerd [secchione introverso], con i capelli lisci di colore rosa e un paio di occhiali da vista, dal fisico gracilino e dal carattere debole. Il suo sogno è quello di entrare in marina, sbaglia nave, finendo tra i pirati capitanati da Albida. Da allora è lo schiavetto di cui burlarsi, il mozzo della nave pirata. Gli è stato imposto questo ruolo, altrimenti l’avrebbero ammazzato. Incontra Rubber, anche lui finito per sbaglio su quella nave, questo incontro è fondamentale. Rubber è figlio del capitano rivoluzionario Monkey D. Dragon, il suo corpo è … di gomma, a causa di un frutto che ha mangiato per sbaglio da piccolo, il Gom Gom.
La determinazione di Rubber conquista Kobi, perchè lo sprona a raggiungere il proprio obbiettivo, il ragazzo acquisisce coraggio e fiducia in se stesso. Queste parole di Rubber lo colpiscono: “Non so se sono in grado o meno, ma diventerò re [dei pirati] perché … LO VOGLIO! Ho deciso di ottenere quel titolo, quindi se cadrò in battaglia, sarà stato alto per tenere il nome del mio ideale”
Kobi riflette: “non avevo mai visto tanta determinazione. Chissà magari potrei tentare anche io, ma dovrei essere pronto a rischiare la vita”. Dopo questo primo incontro, ed aver dato della brutta megera ad Albida, Rubber e Kobi fuggono insieme. Rubber diventerà il miglior pirata e Kobi farà parte della marina. Altro obbiettivo di Rubber è quello di trovare il tesoro “One Piece”, e di formare un gruppo di persone che faranno parte della sua ciurma. Il primo a farne parte sarà Zoro. Durante la serie si rincontrerà con Kobi, suo amico/ nemico, il quale prova per il giovane pirata una grandissima riconoscenza. Devo dire che guardando i primi episodi mi sono divertito come non mai, chissà il seguito.
Esistono anche film, episodi extra, special Tv, crossover ecc.
Doppiatori: Luigi Rosa (Rubber), Patrizio Prata (Zoro), Paolo Torrisi (Kobi).
GO NAGAI
Come non dedicare un capitolo a questo grande autore di manga? Go Nagai, vero nome Kiyoshi Nagai, nato a Wajima in Giappone il 6 Settembre 1945, ha cominciato nel mondo dei manga nel 1965, collaborando con Shotaro Ishinomori, il quale notò immediatamente il ventenne Nagai, apprezzando il suo stile per il primo lavoro “Black Lion” –foto sopra-, così due anni più tardi, nel 1967 Nagai crea il manga dal titolo “Meakashi Porikiki”. Avete presente la famosa Dynamic Production? L’ha fondata lui nel 1970. L’anno successivo pubblica il manga “Mao Dante”, ispirato alla “Divina Commedia” di Dante, che nel 2002 diventerà un anime trasmesso in Tv. L’illustrazione del pittore ed incisore francese Gustave Dorè per la “Divina Commedia” ispirerà Go Nagai anche per il suo primo anime, stiamo parlando di “Devilman”, creato per un pubblico adulto. Dopo l’anime arriva il manga. L’anno 1972 è fondamentale per Nagai, crea la ragazza androide “Cutie Honey” per l’anime e manga, non solo… il mitico “Mazinga Z”! Da lì esplode la robot-mania. Tra un robot e un altro, Nagai crea il suo manga più impegnativo e maturo “Violence Jack”, 17 anni di duro lavoro per concluderlo, dal 1973 al 1990. Seguono dal 1974 al 1976: Il Grange Mazinga, Space Robot, Jet Robot, Jeeg Robot d’acciaio, Ufo Robot Goldrake, Gaiking il robot guerriero e Ken Falco, l’unico a non essere un robot, ma un pilota di formula uno. Da non dimenticare i vari remake dei suoi capolavori, i film OAV in cui i robot più amati si uniranno per combattere contro i nemici. Il personaggio al quale è più legato è proprio Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z, che apparirà anche nella serie del Grande Mazinga e Ufo robot Goldrake, al fianco di Actarus, nei panni di Alcor –nome utilizzato solo in Europa-.
ANIME: genere SPORTIVO
Cominciamo con quello sportivo, denominato “spokon”, o “supokon”, contrazione di “supotsu konji” che significa “tenacia sportiva”. Nel genere sportivo si trovano anime sia per ragazze “shoujo”, sia per ragazzi
“shònen”.
Ken Falco” o “Falco il Super bolide”, titolo originale “Machine Hayabusa”, del 1976. Disegnato da Go Nagai, per la Toei Animation, di 21 episodi. L’Hayabusa Special è la macchina in stile futurista guidata da Ken.
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L’Uomo Tigre, conosciuto anche come “Tiger Mask” o “L’uomo tigre il campione”. L’anime è della Toei Animation e diretto da Takeshi Tamiya. La prima serie (1969-1971) è di 105 episodi disegnati da Keiichiro Kimura con Naoto Date come protagonista, la seconda è di 33 episodi con Tommy Haku al posto di Naoto. Il titolo originale è “Tiger Mask Nisei/ Tiger Mask II”. Ken era impegnato nelle gare automobilistiche e l’Uomo Tigre nei combattimenti di Wrestling, sport diventato noto in questi ultimi decenni, in Giappone subito dopo la programmazione dell’anime. Non sono solo questi due gli eroi del piccolo schermo, ce ne sono molti altri, come…
“Grand prix e il campionissimo” alternativa a “Ken Falco”. Creato da Kougo Hotomi e prodotto dalla solita Toe Animation. La Todoroki Special è la macchina pilotata da Takaya Todoroki per la scuderia Katori Motors, l’anime è del 1977 e di 44 episodi.
Dall’anime vicino alla realtà, ad un altro più inverosimile. Questa volta è un veicolo ad
energia solare che diventa efficiente solo con l’unione di cinque auto, stiamo parlando di “Supercar Gattiger”. È del 1977, di 25 episodi, nato da un’idea di Hitoshi Chiaki. Il titolo originale è “Cho Supercar Gattiger” e i cinque piloti sono: Joe Kabuki, Hiroki, Sakio, Ken e Kajumi. Tra le curiosità: il mitico Tony Fusaro si occupa del doppiaggio
italiano, è stato il primo cronista del Wrestling inizio anni 80, quando si chiamava ancora “Catch”, tra i doppiatori nientepocodimenochè… Anna Merchesini e Massimo Lopez, del trio Marchesini-Solengi-Lopez! E non finisce qui! Dal mondo dello Judo arriva “Judo Boy”, creato da Tatsuo
Yoshida nel lontano 1969, l’anime ha 26 episodi, il titolo originale è
“Kurenai Sanshiro”, che sarebbe il nome del protagonista, pronto a vendicare la morte del padre, grande maestro di judo. Infatti il testo della sigla italiana dice: “Sulla mia moto corro presto, lo troverò quel maledetto, e con un colpo mio mortale, vedrai gliela farò pagare. Ragazzo tu non mi seguire, rispetta questo mio dolore”. Per non diventare un modello negativo il ritornello dice anche: “Judo boy, judo boy, sappiamo che per te è importanza, ma non usare la violenza, il tuo dolore ti ha accecato , non diventare come lui”.
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Altro sport violento è la boxe, dal Sol Levante giunge…
“Rocky Joe”. Titolo originale “Ashita no Jo” che significa
“Joe del domani”. La prima serie è del 1970 di 79 episodi, la secondo è del 1980, di 47 episodi. Anche questo anime, come per molti altri, è tratto dal manga, ed è stato trasmesso in Italia tra la fine degli anni 70 ed inizio anni 80 in emittenti private. Il protagonista è lo sfortunato Joe Yabuki, orfano, senza una casa dove vivere, si trova a lottare sul ring giovanissimo, all’inizio della serie ha solo 15 anni. Non è
stato mai amato e sfogherà tutta la sua rabbia con la boxe. Ucciderà il suo unico amico e alla fine della serie… morirà dopo il suo ultimo scontro. Storia molto triste di un personaggio anti-eroe.
Scritto da Asao Takamori, disegnato da Tetsuya Chiba, regia di Osamu Dezaki, lo stesso di “Lady Oscar”, “Lupin” e “Jenny la tennista”. Curiosità: qui in Italia, nella versione Fininvest, Joe non muore ed addirittura vince l’incontro.
Lo sport più popolare ed amato resta il football, “Arrivano i Superboys” è il primo, o uno dei primissimi anime dedicati al calcio. Titolo originale “Akakichi No Eleven” , che significa
“Gli undici rosso sangue”, diretto da Takeshi Yamada, del 1970, di 52 episodi. Shingo Tamai è il protagonista della serie.
Anche questo anime è piuttosto violento, con pugni, gomitate e schizzi di sangue, ha una concezione nipponica, i protagonisti sembrano più samurai che calciatori. Quindi veri lottatori, che sudavano davvero per dare il meglio di se stessi. La cosa che fa sorridere sono i lanci del pallone, la forma ovale durante il lancio, possente fino al punto da bucare la rete.
I più attuali “Holly e Benji” naturalmente sono solo dei “pivellini” a confronto. Arrivato in Italia nel 1986, l’anime è del 1983, ideato da Yoichi Takahashi. La prima serie – titolo originale “Capitan Tsubasa”-, ha 128 episodiTsubasa”-, la seconda ha 46 episodiTsubasa”-, ed è del 1994. Nel 2001 è la volta della serie dal titolo “Road to 2002” di 52 episodi, trasmessa in Italia nel 2004 con il titolo “Holly e Benji forever”. Oltre al manga e all’anime, esistono gli special, i film, i videogiochi, insomma, un fenomeno di massa, come è avvenuto con “Lupin III” o il più recente
“Naruto”. Ed arriviamo alle beniamine sportive. Ci vengono in mente tre nomi in questo momento: Jenny, Mimì e Mila, rappresentati del tennis e della pallavolo. “Jenny la tennista” è addirittura del 1973, arrivato in Italia 10 anni dopo, ed ha 26 episodi.
Il titolo originale è “Ace wo Nerae!”, con protagonista la nostra Jenny, che in realtà si chiama nella versione originale “Hiromi”. Ci risulta l’unica serie trasmessa qui da noi, di Sumika Yamamoto, regia di Osamu Dezaki – la stessa di “Lady Oscar”… e si vede-. In Giappone è stata trasmessa la seconda serie di 25 episodi nel 1978, dal titolo “Shin Ace wo Nerae!”. Non si tratta di un seguito, ma del remake delle prime avventure di Jenny.
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Se dobbiamo parlare di Mimì, quale delle due? Si perché due sono le Mimì che conosciamo, entrambi giocatrici di pallavolo, ennesimo scherzo del doppiaggio italiano?, -vedi Alcor e Rio Kabuto, che in realtà si tratta della stessa persona, il mitico Koji Kabuto-. Non sono la stessa persona,
anche se hanno lo stesso nome e lo stesso ruolo. La prima e più conosciuta è Mimì Ayuhara di
“Mimì e la nazionale di pallavolo” del 1969, -così vecchio? Non sembra-, di 104 episodi. Il titolo originale è “Attack number 1”, di Urano Chikako, regia di Okabe Eiji e Kurokawa Fumio. La seconda è Mimì Miceri – Mimì Hijiiri nella versione originale-, di “Mimì e le ragazze della pallavolo” del 1977, di 23 episodi. Nonostante fosse più recente, sembra più vecchio del precedente, per la grafica. Il titolo originale è “Ashita e Attack!”, di Shiroh Jinbo, regia Fumio Kurokawa.
Il seguito di “Mimì e la nazionale di pallavolo” dovrebbe essere “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo”, poiché nella versione italiana è stato creato un legame di parentela tra Mila e Mimì, in realtà è un legame inesistente, nella versione originale Mimì non viene mai nominata nella serie, quindi…niente cugine. Il titolo originale è “Attacker you!”, di Jun Makimura e Shizuo Koizumi, del 1984, di 58 episodi.
Sotto Mila e le due Mimì
ANIME: genere STORICO
Dobbiamo ammettere sinceramente che non è stato affatto facile trovare informazioni su alcuni anime, decidere quali inserire anche perché qui non si tratta solo di storie realmente avvenute e appartenenti alla storia, anche di storie inesistenti ma in contesti storici. Iniziamo il nostro viaggio nella storia, questo capitolo siamo sicuri interesserà soprattutto gli adulti.
“La spada di King Arthur” con tutti i personaggi della leggenda, da Lancillotto a Parsifal, da Ginevra al Mago Merlino ai Cavalieri della Tavola rotonda. Re Artù è il figlio di re Uther Pendragon e fa parte della leggenda della Gran Bretagna, la sua è una storia inventata in un contesto storico medioevale. Fa ormai parte della letteratura gallese. L’anime è arrivato in Italia nel lontano 1981, tutti noi ricordiamo quando fu trasmesso su Italia 1, in Giappone è stato trasmesso in Tv nel 1979 con il titolo “Entaku no Kishi Monogatari: Moero Arthur”. È una produzione Mikuriya Satoru/
Toei Animation di 30 episodi la prima serie, la seconda è di 22. La sigla dei Cavalieri del Re diceva così nel testo “C’è un gran castello nella contea di Camelot con mille e più scudieri al servizio di un grande Re dal sangue blu”, parla di Camelot, di sacra Spada – quella che lui usava in combattimento- , di Tavola rotonda.
Più recente è “Kenshin Samurai vagabondo” del 1994, creato da Nobuhiro Watsuki. Il protagonista è Battòsai Himura ispirato a Kawakami Gensai, personaggio realmente esistito (1834- 1871), era un rivoluzionario giapponese. Battòsai viaggia con la sua spada a lama, il suo obbiettivo è proteggere le persone, abbiamo modo così di assistere a combattimenti tra samurai. In Tv è stato trasmesso nel 1996 e 95 sono gli episodi.
Nello stesso genere esistono altre serie come “Samurai 7” del 2004 che si basa sul film del 1954 “I 7 samurai” di Akira Kurosawa. L’autore basato sul romanzo di Hiroshi Aramata. La storia si svolge a metà del 300 a.C. in Macedonia. Regia di Yoshinori Kanemori. Alessandro Magno è uno dei più grandi conquistatori di tutti i tempi, in soli 12 anni conquistò l’Impero Persiano: Egitto, Pakistan, Afghanistan, India e Asia Minore. Nacque il 20 luglio del 356 a. C e morì a Babilonia nel 323 a.C. forse per
avvelenamento. Dall’Impero di Alessandro Magno adiamo ancora più indietro nel tempo, all’epoca della preistoria. Forse molti di voi lo ricorderanno, noi siamo particolarmente legati a questo anime, si tratta di “Ryu il ragazzo delle caverne” della Toei Animation arrivato in Italia nel 1979, in realtà in Giappone è stato trasmesso la prima volta in Tv nel 1971. È ispirato al manga di Shotaro Ishinomori, la regia è di Takeshi Tamiya e Masayuki Akehi. Solo 22 è il numero di episodi. Ryu cerca la
madre, tra mille avventure e pericoli: dinosauri, piante carnivore, cambiamenti climatici ecc…
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“Lady Oscar”. Titolo originale “Versailles no bara” tradotto come “Le rose di Versailles” e tratto dal manga del 1972 di Riyoko Ikeda, l’anime è del 1979, trasmesso in Italia nel 1982 di 40 episodi. È ambientato nell’epoca della Regina Maria Antonietta (1755- 1793) sposata a Re Luigi XVI (1754- 1793) di Francia, verrà ghigliottinata alla fine della storia. Tutti i personaggi sono realmente esistiti come il Re Sole Luigi XIV (1638- 1715) e Robespierre (1758- 1794), tranne i due protagonisti, Lady Oscar appunto e Andrè, che perderanno la vita verso il finale. Le ultime puntate sono ambientate nel periodo della Rivoluzione Francese che precede Napoleone (1769- 1821) fondatore del Primo Impero Francese. Questo anime è tra i migliori, ricco di colpi di scena, azione e romanticismo mai scontato, molto poetico. Lady Oscar è stata cresciuta dal padre come un uomo e diventerà soldato della Regina, alla fine però Oscar seguirà il cuore, innamorandosi del suo migliore amico Andrè. È stato fatto un altro anime simile a Lady Oscar per la collocazione storica, con gli stessi personaggi realmente esistiti come Maria Antonietta. È
rivolto però ad un pubblico più giovane: “Il tulipano nero”, titolo originale “Rà Senù no Hoshi” tradotto come “La Stella della Senna” del 1975 -due anni prima di Lady Oscar- di 39 episodi. L’autore è Mitsuro Kaneko, in Italia è stato trasmesso nel 1984. La protagonista è Simone Lorène -ricorda Lady Oscar-, il finale però è totalmente diverso da quello della serie di Lady Oscar, Simone molto più fortunata lascerà Parigi assieme a Robert per costruirsi una vita insieme. La storia inizia nel 1784 e si conclude nel 1793 nel periodo della Rivoluzione Francese. Si sono ispirati al manga di Lady Oscar, quando l’anime è uscito non si sapeva ancora che l’autrice di Lady Oscar (Riyoko Ikeda) avrebbe deciso due anni più tardi di far uscire la versione anime di Oscar.
Sotto periodo preistorico e Alessandro Magno
Re Luigi XIV noto come Re Sole e la Rivoluzione Francese
Un Samurai e la leggenda di Re Artù
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