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C ONSIDERAZIONI GENERAL

Nel documento I paesaggi nelle campagne di Roma (pagine 84-88)

gli Indicatori per l’integrazione della problematica ambientale nella Politica Agricola Comune proposti dalla Commissione UE

C ONSIDERAZIONI GENERAL

Generalmente l’indicatore si identifica come un elemento o un parametro che,

in relazione al caso in esame, stabilisce, attraverso il confronto del suo stato ottimale con le variazioni alle quali esso è sottoposto, il grado di compatibilità di una scelta di pianificazione con la situazione di partenza.3

L’indicatore si riferisce solitamente ad un parametro che, presentando una stretta relazione con un determinato fenomeno, è in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche dell’evento esaminato nella sua globalità, nonostante ne rappresenti solo una parte.

Funzione principale dell’indicatore è la rappresentazione sintetica dei problemi, indagati in modo però da conservare il contenuto informativo dell’analisi.4

La tendenza che si può riscontrare nelle recenti metodologie di applicazione degli indicatori è quella che li classifica in base a considerazioni sulle cause e sugli effetti che un determinato evento genera in un preciso contesto, suddividendoli in:

- indicatori di pressione, utilizzati per descrivere le pressioni esercitate dalle diverse attività umane in atto nell’ambito oggetto dell’analisi;

- indicatori di stato, per misurare la quantità e qualità dei fenomeni fisici, biologici, chimici in atto e per fotografare e descrivere in un dato momento le risorse presenti in quell’ambito;

3

M. GIUDICE, Gli indicatori ambientali: strumenti per la pianificazione del territorio, in «Parchi» n.0, mag., Maggioli, Rimini 1990.

4

ARPAV, Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto – anno 2000, pubblicato sul sito www.arpa.veneto.it/via/report.htm, 2000.

- indicatori di risposta, riferiti alle misure prese dalla società per prevenire, compensare, migliorare, adattare i cambiamenti avvenuti nella porzione di territorio esaminata.

Nella scelta dei possibili indicatori è essenziale tener presente, in quanto strumenti di valutazione del livello qualitativo di una determinata situazione e/o porzione di territorio, che sotto alcuni punti di vista sono importanti, ma che, nello stesso tempo, presentano ancora dei limiti sotto altri.

Il pregio maggiore che può esservi attribuito è il contributo sostanziale che hanno portato al tema della valutazione delle qualità ambientali e paesistiche. L’inadeguatezza degli strumenti a sostegno delle decisioni riscontrata sino ad oggi, infatti, ha sempre più sollecitato a ricercare e ad introdurre nuovi strumenti di controllo e sistemi di giudizio sugli effetti che derivano da progetti trasformativi, che siano largamente motivati e condivisi.

Gli ambiti di valutazione nei quali, solitamente, è stato articolato il quadro diagnostico, sono stati principalmente due:

- un ambito esterno, ovvero il contesto ambientale e territoriale entro il quale si opera e del quale si mira a conoscere la qualità dell’ambiente e/o del paesaggio e il suo stato, i fattori di pressione in atto o potenziali, le politiche attivate;

- un ambito interno al quale ci si riferisce per valutare le politiche e le modalità d’azione adottate dalle pubbliche amministrazioni e dagli altri soggetti che operano sul territorio.

Un’altra valenza di grande importanza da riconoscere allo “strumento indicatore” è, senza dubbio, la sua capacità di dare un’informazione e una rappresentazione sintetica delle caratteristiche della situazione territoriale che si sta indagando e dei problemi in atto, rendendo visibile un fenomeno e/o un processo che non sarebbe

immediatamente percepibile e semplificando molto la comunicazione e la divulgazione dei risultati.

Nello stesso tempo, però, è fondamentale essere consapevoli del livello di incertezza che ancora permane su alcuni aspetti che riguardano gli indicatori, proprio per non correre il rischio di attribuire a questa tecnica ruoli che essa non può ricoprire.

È innanzitutto necessario tenere in dovuto conto il fatto che gli indicatori analizzano, qualificano e quantificano fenomeni e processi che non sono facilmente misurabili. Le realtà territoriali entro le quali ci si trova ad operare, infatti, sono il più delle volte complesse, costituite da fattori, fenomeni e processi che non sono direttamente rilevabili.

I numerosi indicatori e parametri che possono essere utilizzati, dunque, dovrebbero essere interpretati come spie significative dell’andamento di una certa realtà: andamento che viene studiato operando una sorta di bilancio. Il ruolo che ad essi deve essere riconosciuto, infatti, è quello di strumenti attraverso i quali si può attuare una comparazione, in uno specifico ambito territoriale, tra il complesso delle trasformazioni, alterazioni, flussi e consumi di risorse - in atto o programmate - messe in gioco da un dato sistema di sviluppo e la capacità dell’ambiente e/o del paesaggio di “assorbire” tali variazioni e rigenerare le stesse risorse.

Gli indicatori, in buona sostanza, devono costituire uno strumento di supporto ai processi decisionali che intervengono su una data porzione di territorio e che riguardano un tema specifico; non devono essere pensati come elementi decisori in tale processo o, peggio, come soluzioni progettuali.

Un altro limite, poi, che si deve tener presente è che gli indicatori, di fatto, possono essere strumenti “statici”, ovvero corrono il rischio - se mal utilizzati ed interpretati - di fotografare una data situazione nel presente e di proiettare nel futuro le possibili modifiche che avvengono

a seguito di una specifica azione umana. Essi potrebbero, in sostanza, non dare

notizia del passato5

,

che, al contrario, rappresenta una chiave di lettura indispensabile per comprendere l’evoluzione delle singole situazioni e per confrontare lo stato presente con quello più indietro nel tempo.

In estrema sintesi, gli indicatori possono essere visti come strumenti utili per:

- rappresentare in modo semplice problemi e realtà complessi; - comprendere le correlazioni tra i diversi fenomeni locali e tra questi

e quelli globali;

- identificare ed analizzare in modo sistematico i cambiamenti, le tendenze, i problemi prioritari, i rischi ambientali;

- supportare i processi decisionali, sia locali che sull’area vasta, da parte dei soggetti pubblici, così come di quelli provati;

- fare un bilancio delle azioni adottate e monitorarne l’efficacia nel medio e lungo periodo;

- aumentare la partecipazione locale, definendo obiettivi condivisi, e la collaborazione tra le comunità locali e i livelli superiori di governo.

Per selezionare, poi, gli indicatori adatti alla situazione nella quale ci si trova ad operare ci si deve basare sulle seguenti opzioni:

- la loro validità scientifica (attendibilità ed affidabilità dei metodi di misurazione; sensibilità ai mutamenti nel tempo dei fenomeni analizzati; capacità di mettere in evidenza le opportunità che

5

U.LEONE, Sugli indicatori di qualità ambientale, in MANZI E., SCHMIDT DI FRIEDBERG M. (a cura di), «Terra, ambienti, uomini: i geografi e gli indicatori ambientali», Marcos Y Marcos, Milano 1996.

devono essere valorizzate; comparabilità dei dati e delle stime effettuate nel tempo);

- l’applicabilità effettiva degli indicatori scelti (esistenza, reperibilità ed affidabilità del dati necessari; costi e tempi necessari alla raccolta ed elaborazione dati; disponibilità degli stessi dati ad essere raccolti in tempi diversi, nonché la loro frequenza di aggiornamento);

- la loro rilevanza ai fini dell’attivazione di politiche di sostenibilità e compatibilità (coerenza con gli obiettivi di qualità adottati in partenza; rappresentatività delle condizioni locali reali, dei fattori di pressione in atto sulle risorse esistenti, delle politiche urbane e territoriali intraprese);

- la loro adeguatezza ad orientare le decisioni e il comportamento dei decisori pubblici e privati (efficacia ed immediatezza comunicativa).

Nel documento I paesaggi nelle campagne di Roma (pagine 84-88)