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L’opposizione extra-parlamentare italiana in Francia nelle relazioni bilaterali.

La certezza delle definizion

III. 1. L’opposizione extra-parlamentare italiana in Francia nelle relazioni bilaterali.

La produzione storiografica sulla nuova opposizione italiana all’estero alla fine degli anni Settanta è ancora limitata2 e lo studio del fenomeno è per questo basato                                                                                                                

1 Cfr. in proposito assenza di riferimenti sul tema in AQO, E, ITA (1961-1970), b. 356; AQO, E, ITA

(1949-1955), b. 268; e significativamente anche in AQO, Europe, Direction des Affaires Juridiques cooperation transfrontières (1973-1986), b. 1946; AQO, Europe, Direction des Affaires Juridiques, Frontières France-Italie (1949-1985), b. 2000.

2 Cfr. i contributi di Jean Musitelli, Marco Gervasoni, Jean-Pierre Faille e Sophie Wanich in M. Lazar,

M.-A. Matard Bonucci, Il libro degli anni di piombo, Milano, Rizzoli, 2012; sotto la direzione di M. A. Matard Bonucci è in corso una ricerca di dottorato sulla vita della comunità italiana in Francia per ragioni politiche alla fine degli anni Settanta. È dedicata all’argomento grossa parte del volume S. De Prospo, R. Priore, Chi manovrava le BR? Storia e misteri dell’Hyperion di Parigi, Firenze, Ponte alle Grazie, 2013. Oltre a questi contributi, più specifici, sono state reperiti riferimenti puntuali all’interno di opere di carattere più generale. In particolare sono state di fondamentale utilità le testimonianze contenute in volumi scritti in prima persona da diversi funzionari francesi che all’epoca ricoprivano ruoli particolarmente significativi rispetto al controllo della comunità di oppositori italiani all’estero. Cfr. R. Badinter, Les épines et les roses, Paris, Fayard, 2011; L. Joinet, Mes raisons d’Etat, Paris, La Decouverte, 2013; G. Martinet, L’observateur engagé, Paris, Lattès, 2004; G. Menage, L’oeuil du pouvoir, Paris,

prevalentemente sull’analisi delle fonti archivistiche che sono state reperite nel corso di questa ricerca. Vista la specifica prospettiva dello studio in questione, gli archivi ministeriali hanno rappresentato il nodo cruciale della ricerca anche se la consultazione è stata per molti aspetti problematica.

In primo luogo, come già osservato per i flussi degli anni Venti e Trenta, anche in questo caso - e forse ancor più spesso, a causa della frequente implicazione in vicende giudiziarie da parte degli individui oggetto del nostro studio - l’attraversamento della frontiera avvenne clandestinamente, non lasciando molte tracce per lo storico che oggi lo voglia analizzare. In secondo luogo, per analizzare questa nuova migrazione non disponiamo di una preziosa fonte, quale il Casellario Politico Centrale, che consenta di circoscrivere e caratterizzare il gruppo sociale che aveva varcato la frontiera in ragione della propria opposizione allo Stato italiano3. In terzo luogo, a causa delle implicazioni dei singoli individui in fatti di terrorismo, molte delle fonti ministeriali relative a quegli anni non sono state concesse in consultazione4.

Le fonti analizzate hanno comunque consentito di effettuare una periodizzazione del fenomeno che ebbe corso negli anni Settanta e Ottanta. Questa analisi non vuole essere un’assolutizzazione di fatti o avvenimenti che, in quanto tali, sono suscettibili di avere una diversa importanza a seconda della ricostruzione storiografica che si sta operando, bensì vuole principalmente rappresentare uno strumento di comprensione della realtà storica oggetto di studio. Dall’analisi effettuata emerge che fino al 1976 il terrorismo ed i movimenti extra-parlamentari italiani non rivestirono un ruolo di primaria importanza nelle relazioni diplomatiche bilaterali tra la Francia e l’Italia. I funzionari francesi commentavano la crisi economica, politica e sociale del sistema italiano in termini del tutto differenti da quelli che osserveremo qualche anno più tardi, e non facevano                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Fayard, 2000, in particolare tomo II Face aux terrorismes, 1981-1986: Action directe, Corse, Pays basque.

3 Il Casellario Politico Centrale del Ministero dell’Interno era in realtà ancora in funzione nel periodo

che stiamo trattando. Tuttavia i suoi fondi non sono aperti alla consultazione. Sulla ripresa dell’attività del CPC cfr. G. Tosatti, Pericolosi per la sicurezza dello Stato, cit. p. 5. Presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma sono stati aperti alla consultazione alcuni fascicoli relativi al seconda metà del Novecento, ma non sono numerosi e non appartengono a nessuno degli oppositori di cui ci stiamo occupando in questa sede.

4 In particolare non abbiamo a disposizione alcuna fonte del Ministero degli Esteri Italiano, la

ricostruzione è stata operata per la Francia sui fondi del Ministero dell’Interno, della Giustizia, degli Affari Esteri, della Presidenza della Repubblica; per l’Italia sui fondi della Camera e del Senato, del Ministero dell’Interno, della Fondazione Bettino Craxi.

riferimento - se non raramente - al problema del terrorismo e della violenza politica in Italia. Nello specifico, una nota del 1976 testimonia che la situazione italiana veniva percepita ancora come un elemento esterno e collaterale, soprattutto qualora posta in relazione con i rapporti bilaterali tra i due Stati:

 

La France a jusqu’à présent adopté une attitude plus prudente, imposée par le caratère particulier de ses relations avec la Peninsule. Nous nous sommes gardés de toute action ou déclaration susceptibles d’apparaitre comme une ingérence dans les affaires intérieures italiennes. Dès la formation du gouvernement Andreotti, M. Lecanuet s’est rendu à Rome pour y presenter les voeux du Président de la République au nouveau président du Conseil et lui déclarer que la France était, “si nécessaire”, “prete à lui apporter son concours dans le cadre de la solidarité européenne5.

 

Dal canto loro i funzionari italiani, a differenza di quanto sarebbe avvenuto qualche anno più tardi, tra il 1976 ed il 1978 non si rivolgevano alla Francia per esercitare pressioni per il rimpatrio dei proprio fuggitivi, non facevano riferimento a questo fenomeno, e non trattavano la questione del terrorismo se non come un argomento tristemente all’ordine del giorno della propria agenda politica interna. In un incontro al vertice tra i Ministri degli Esteri dei due paesi avvenuto nel 1976, il Ministro francese accoglieva il collega italiano sottolineando il grande interesse che la Francia nutriva in relazione alle evoluzioni della politica italiana. In questo ambito Taittinger dichiarava che la Francia non intendeva in alcun modo esercitare forme di ingerenza – che peraltro avrebbero potuto sembrare indiscrete al governo italiano – negli affari italiani, «mais il doit être claire que nous portons un intérêt majeur à la stabilité, à la prospérité et à la bonne santé de l’Italie»6.

Di fronte al quadro descritto da Forlani, il ministro francese si era manifestato interessato a conoscere l’eventuale intenzione dell’Italia ad evocare la questione del                                                                                                                

5 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, Direction des Affaires Politiques, Sous Direction d’Europe

Meridionale, «Le problème italien», 10 settembre 1976. La nota commentava soprattutto la crisi economica italiana e la difficile situazione politica in particolare rispetto ai delicati equilibri tra i diversi partiti politici. La questione del terrorismo non viene menzionata affatto, sebbene in quegli anni la violenza politica fosse un fenomeno già molto diffuso. Le fonti del Ministero dell’Interno francese sono altrettanto rivelatrici in questo senso. Interessante notare che l’effervescenza politica che connotava la società civile italiana in quel periodo giungeva in qualche modo oltrefrontiera. Cfr. ad esempio ANF, MI, DLPAJ, Passeports, b. 19980547, Ministère de l’Intérieur, Direction Générale Police Nationale, Reglementation, telegramma inviato ai prefetti, «Circulaire n. 70-282, 29 maggio 1970. Il Ministero dell’Interno ricordava ai prefetti, in occasione delle elezioni regionali italiane, la campagna condotta dalla Fédération Italiennne des Travailleurs Emigrés et la necessità di «appeler de la façon la plus formelle l’attention des interessés sur obligation pour étrangers en France de s’abstenir te toute activité politique».

6 Ivi, entretien du Ministre avec M. Forlani, 13 settembre 1976, «Compte-rendu de l’entretien», 15

terrorismo presso il Consiglio di Europa; tale fatto risulta estremamente significativo, in particolar modo laddove si rilevi che solo un paio di anni più tardi, in quella medesima sede, le due delegazioni si sarebbero affrontate proprio a causa dell’ospitalità che avevano trovato in Francia alcuni oppositori politici italiani7. Nel novembre del 1977, la questione terrorismo sembrava insomma ancora essere qualcosa di secondario e collaterale rispetto alle relazioni bilaterali8.

Nel loro complesso le relazioni bilaterali di questo periodo mostrano un’Italia alla ricerca di un’intesa e di un avvicinamento diplomatico con la Francia, che si concretizzassero in primo luogo nella regolarità degli incontri al vertice tra personalità politiche ed istituzionali dei due paesi9. Le note dipingono però uno scenario caratterizzato da una certa reticenza sul versante francese; tale prudenza si fondava principalmente sulla percezione di un paese economicamente e politicamente instabile (anche a causa dei difficili equilibri tra i diversi partiti politici) e fin troppo attratto dalla potenza americana, piuttosto che su problemi inerenti nello specifico il terrorismo e la violenza politica interni all’Italia10.

                                                                                                               

7 Su questo punto cfr. cap. IV di questo lavoro.

8 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, «entretien du Ministre avec M. Forlani, Rome 17 novembre

1977», resoconto elaborato dal Conseiller technique du cabinet du Ministre, 20 novembre 1977. Cfr. anche ivi, Sous Direction Europe Méridionale, «L’Italie et les relations franco-italiennes», 25 novembre 1977. Nella parte dedicata alle relazioni bilaterali non si fa riferimento alcuno all’emigrazione dell’opposizione extra-parlamentare italiana o al terrorismo internazionale. Le relazioni vengono definite, con espressione non entusiastica, «bonnes dans leur ensemble». Interessante rilevare che si commenta la situazione politica interna italiana rilevando la nascita di una nuova forza politica «le sous-prolétariat intellectuel et manuel», rispetto alla quale «le parti communiste et la démocratie chretienne s’efforcent de reprendre en main une jeunesse qui leur échappe, les assimile au “fascisme” et developpe une opposition extra-parlementaire violente.» Si metteva inoltre in rilievo che l’ordine pubblico era «loin d’etre restauré: le terrorisme politique qui rejoint souvent la simple cirminalité, est le principal problème du gouvernment Andreotti. Obéissant à une évidente stratégie, visant démochrétiens et communistes, journalistes et magistrats, il parait vouloir inciter les autorités à prendre des mesures d’exception qui déstabiliseraient le régime». Cfr anche ivi, SDEM, «L’Italie et les relations franco-italiennes, 15 novembre 1977; ivi, Sous- Direction Europe Méridionale, telegramma in partenza per l’Ambasciata francese a Roma, «visite du Ministre en Italie», 21 novembre 1977.

9 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, Sous-Durection Eruope Méridionale, «Rencontres périodiques

entre M. le Président de la République et le Président du Conseil italien, 20 settembre 1979. La decisione di rendere regolari gli incontri risale secondo questa fonte al 2 dicembre del 1976. Secondo la stessa gli italiani desideravano – senza per forza beneficiare dello stesso trattamento dei tedeschi (sommets biannuali) o dei britannici (annuali) – «de ne pas etre tenus à l’écart du mécanisme des consultations bilatérales établi entre les grand pays européens.». Secondo un’altra nota dello stesso faldone, gli incontri nel 1979 non erano però ancora stati istituzionalizzati (cfr. ivi. Sous-Direction Europe Méridionale, «Les relations politiques entre la France et l’Italie», 4 maggio 1979), anche se di fatto erano divenuti una prassi regolare (cfr. ivi, Sous Direction Europe Méridionale, «Visite du Président de la République en Italie 25/26 octobre», 20 ottobre 1976).

10 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, «Les relations franco-italiennes», note del 20 settembre 1979 e

Il fatto che i Ministeri degli Esteri dei due paesi in quel periodo non avessero inserito la questione dell’emigrazione politica tra i temi all’ordine del giorno degli incontri al vertice non significa tuttavia che essa non fosse un fenomeno che aveva già avuto inizio. Al contrario, una fonte del tutto diversa – quale il fondo del Ministero della Giustizia francese relativo alle estradizioni – dimostra che proprio in quel periodo diversi aderenti ai gruppi rivoluzionari extra-parlamentari italiani dovevano aver varcato clandestinamente la frontiera. In questo senso, è particolarmente significativo che il 21 marzo 1978 – dopo solo cinque giorni dalla strage di via Fani – l’Italia richiese alla Francia l’estradizione per l’ «enlèvement d’Aldo Moro», di diciotto persone, tra cui spiccano i nomi di Prospero Gallinari e Patrizio Peci11.

Effettivamente, nel 1978 l’incremento delle domande di estradizione avanzate dalla Penisola all’Esagono si accompagnò con l’aumento di crimini – quali “partecipazione a banda armata”, “associazione sovversiva” e “porto illegale di armi” – segnalati nei suddetti registri, e riconducibili ad aderenti alla lotta armata che in quel periodo caratterizzava lo scenario politico e sociale italiano.

L’affacciarsi della violenza politica italiana tra le questioni pendenti fra i due Stati determinò un mutamento significativo nei rapporti giudiziari e legali in ambito bilaterale, che a sua volta ebbe in tempi rapidi un impatto determinante sulle relazioni diplomatiche condotte al vertice. La questione “emigrazione politica” – declinata rispetto ai temi “terrorismo”, “cooperazione penale”, “estradizioni” – ben presto divenne un argomento di interesse per i due Ministri degli Affari Esteri. Le prime note a dare conto di questa evoluzione risalgono al 1979; in particolare una nota inviata dall’Ambasciata francese a Roma alla sede centrale del Quai d’Orsay il 24 aprile del medesimo anno, e significativamente intitolata «Activités des Brigades Rouges en France» evidenziava la diffusione in Italia di un convincimento secondo il quale la direzione strategica delle Brigate Rosse si sarebbe trovata in Francia, e si sarebbe riunita attorno a una scuola di lingue situata a Parigi12. Veniva inoltre riportata una dichiarazione rilasciata in proposito da parte del Presidente della Repubblica italiana                                                                                                                

11 ANF, MJ, DACG, Reg., b. 20030040, registres d'ordre relatifs aux extraditions, (art 3-6), Séries T4

et T5, extraditions demandées par les pays étrangers (1946-1987), domanda n. 710.

12 Si trattava dell’istituto di lingue Hyperion, di cui si avrà modo di parlare ancora in questo capitolo.

Per un riscontro sulla pista investigativa secondo la quale la scuola sarebbe stata la direzione strategica delle Brigate Rosse all’estero cfr. S. De Prospo, R. Priore, Chi manovrava le BR?, cit.

Sandro Pertini, che era a sua volta emigrato in Francia negli anni fra le due guerre mondiali; sulla base della propria personale esperienza di lotta clandestina contro il fascismo, il capo dello Stato italiano si sarebbe detto incline a considerare vera l’ipotesi di decentralizzazione della direzione delle Brigate Rosse13.

Qualche mese più tardi, il 2 novembre, la Sous-Direction d’Europe Méridionale del Quai d’Orsay redigeva una nota sullo stato delle relazioni franco-italiane. Secondo uno schema che ritroveremo spesso nella ricostruzione delle relazioni diplomatiche bilaterali di questi anni, il redattore della nota - in questo caso anonimo - preparava una sintesi delle questioni che ragionevolmente sarebbero state evocate dal Ministro dell’Interno italiano, Francesco Cossiga, in visita a Parigi. Per la prima volta la questione dell’opposizione italiana all’estero compariva tra le voci all’ordine del giorno nell’agenda bilaterale, e compariva sotto la voce “affaire Piperno e Pace”: «la lutte contre le terrorisme parait devoir être un des sujets prioritaires dont M. Cossiga veut entretenir ses interlocuteurs».

Secondo il redattore, nell’ambito dell’azione repressiva condotta dallo Stato italiano contro il terrorismo, le autorità della Penisola ritenevano che un ruolo di grande importanza fosse rivestito dal sostegno politico che esse avrebbero potuto ricevere da altri paesi, sostegno che si sarebbe successivamente tradotto nella ricerca di un’accresciuta collaborazione bilaterale e comunitaria in materia di lotta contro il terrorismo. Proprio per questo, si riportava il favore con cui era stata accolta nella Penisola la decisione di procedere all’estradizione di Lanfranco Pace e Franco Piperno: «un refus d’extradition de la magistrature française aurait donné l’impression que la France sous-estimait la gravité de la menace terroriste chez ses voisins»14.

Nonostante il fatto che i riferimenti bilaterali all’emigrazione politica rimasero in questi anni tutto sommato marginali, è significativo notare che in quel periodo lo Stato                                                                                                                

13 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, Telegramma dell’Ambasciata francese a Roma al Ministère des

Affaires Etrangères, 24 aprile 1979, «Activités des Brigades Rouges en France».

14 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, Sous-direction d’Europe Meridionale, «Les relations politiques

entre la France et l’Italie, questions probablement évoquées par M. Cossiga»», 2 novembre 1979. Su questo punto cfr. anche ivi, Sous-Direction Europe Méridionale, «Relations politiques entre la France et l’Italie, 4 ottobre 1979, secondo la quale «dans les difficultés qu’ils traversent, les Italiens ne sont pas indifférents au soutien politique qu’ils peuvent recevoir de la France». La questione venne effettivamente evocata nel corso della riunione: cfr. AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4533, Compte rendu de la réunion inetr-ministerielle tenue le jeudi 25 octobre sous la presidence de M. Rouher, tra le questioni bilaterali trattate figurano «Affaires judiciaires (espaces judiciaires, affaire Piperno, convention d’extradition), chef de file: Justice».

italiano formulò un numero limitato di domande di estradizione che però in gran parte ebbero esito positivo. Così ad esempio, come appena analizzato, nel 1979 la Francia concesse all’Italia l’estradizione di Lanfranco Pace e Franco Piperno15, dimostrandosi «molto cooperativa in materia di estradizione dei terroristi»16.

Il 10 maggio 1981 l’elezione di François Mitterrand alla Presidenza della Repubblica francese segnò un momento di rottura con il precedente periodo. Se da una parte con la sua elezione si determinò un incremento dell’immigrazione clandestina degli oppositori italiani, per altro verso egli cercò sin da subito di ottenere una distensione dei rapporti bilaterali franco-italiani, mediante il coinvolgimento della Penisola nella propria strategia mediterranea ed attraverso l’intensificazione degli incontri al vertice tra le due nazioni17. Le note e gli scambi epistolari tra i rappresentanti dei due Stati si caratterizzarono sin da subito per il loro carattere di distensione, di apertura e di disponibilità al dialogo; tali elementi venivano infatti continuamente sottolineati. Appena eletto, Mitterrand scriveva a Pertini per ringraziarlo del messaggio di felicitazioni ricevuto a seguito del risultato delle elezioni, manifestando la speranza di poter avere al più presto occasione di ringraziare personalmente a voce il capo dello Stato italiano:

 

Comme vous même, je souhaite vivement contribuer au développement des rapports étroits et cordiaux qui existent de longue date entre le peuple français et italien, et qui sont gagés de paix et de prospérité pour l’Europe et le monde18.

 

L’Italia si presentava quale perfetto alleato per la nuova strategia politica mitterrandiana. Parzialmente isolata dai tre grandi europei – Francia, Germania e Gran                                                                                                                

15 I registri delle domande di estradizione mostrano che oltre all’estradizione di Piperno e Pace, nomi

noti anche all’opinione pubblica, vennero accordate anche tutte le altre estradizioni, richieste tra 1979 e 1980 richieste per crimini imputabili alla lotta armata italiana. Così nel 1979 vennero concesse tutte le estradizioni richieste per “attentat par explosifs”(1), detention illegale explosifs et munitions de guerres” (4) “Complicité et participation à un gang armée, auteurs crimes avec violences (3 + 1 per sola “participation à bande armée), “association a caractère paramilitaire (1), “Brigades rouges, vol à main armée, tentatives homicides volontaires (1), vol qualifié à main armée (1), “Attentat à la costitution de l’Etat (4), Meurtre Aldo moro (1), Enlèvement Aldo Moro (1); nel 1980 “Participation à bande armée” (1), “Association subversive” (1). Cfr. ANF, MJ, DACG, Reg.

16 AQO, E, ITA (1976-1980), b. 4532, «Propos du president Pertini visant la France», Nota per il

ministro degli Affari Esteri, 13 luglio 1980.

17 Su questo punto cfr. J. Musitelli, L’impact des années, cit. Per i riscontri archivistici cfr. pagine che

seguono.

18 ANF, PFM, 5AG4/CD304, f. 2, telegramma in partenza dal Ministero degli Affari Esteri, «Message

Bretagna – la Penisola si dimostrava interessata a stabilire con la Francia una nuova intesa che potesse essere funzionale a far terminare questa esclusione dai pourparlers diplomatici nord-europei19. Una nota redatta da Hubert Vedrine20 nel novembre del 1981 riassumeva lo stato delle relazioni bilaterali delineando un quadro del tutto affine a quello che Jean Musitelli ha ricostruito nel suo contributo sulle relazioni franco-italiane. Secondo Vedrine, fino a quel momento la Penisola aveva rappresentato una sorta di punto di appoggio congiunturale per la Francia, senza che tuttavia vi fosse un progetto politico di ampio respiro nell’ambito dei rapporti bilaterali tra le due nazioni; ma il clima di distensione che regnava all’indomani dell’elezione di François Mitterrand, unitamente alla convergenza di vedute su diversi temi – fra cui quelli riguardanti lo sviluppo e la strategia da attuare in Africa – faceva dell’Italia un nuovo potenziale prezioso alleato dello Stato francese21. La cooperazione rispetto al terzo mondo poteva pertanto costituire il punto di partenza per lo sviluppo di nuove iniziative comuni22, anche se il rapporto di parziale subordinazione dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti continuava a rappresentare una fonte di qualche perplessità23.

Nel mese di novembre 1981, il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini fu la