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L’organizzazione temporale del racconto

Wish You Were Here come Trauma Fiction

3.2 L’organizzazione temporale del racconto

L’azione (se così si può definire) principale del romanzo occupa solo alcune ore: la crisi coniugale di Jack ed Ellie scoppia e si risolve nel corso di una giornata di novembre del 2006. In un arco temporale che va dal tardo mattino al tramonto poco o niente accade. Invero, entrambi i coniugi ci vengono presentati in una situazione decisamente statica: il primo guarda fuori dalla finestra mentre sta seduto sul letto, la seconda ha interrotto la propria fuga in auto in una piazzola di sosta, dove attende che la bufera che si è scatenata non appena ha lasciato casa cessi. All’inerzia esteriore dei due personaggi si contrappone però il dinamismo delle loro menti che, muovendosi avanti e indietro nel tempo, fanno riaffiorare dolorose reminiscenze, la cui narrazione va ad alternarsi a quella della situazione presente.

È soprattutto quella di Jack a connotarsi come una mente in movimento, sia sul piano letterale che figurato. Infatti, all’itinerario che Jack compie fisicamente, attraversando un’ampia parte d’Inghilterra e ritornando nella cittadina natale da cui mancava da più di dieci anni, si collega strettamente un viaggio a ritroso nella propria memoria (tanto che, a un certo punto, si verifica “a coincidence of memories and of routes”, p. 330), che lo porta sostanzialmente a rievocare, attraverso una fitta ed intricata serie di analessi parziali, tutte le fasi fondamentali della propria storia.

All’interno di una cornice narrativa ristretta, il tempo si dilata perciò notevolmente, con il ricordo che si sposta costantemente arrivando a toccare due estremi, il 1917 e il 2006, accomunati tra loro dal filo conduttore della follia della guerra (prima guerra mondiale e conflitto in Iraq) e della carneficina che attraversa tutto il romanzo.

Dato lo stato di profondo turbamento in cui il personaggio si trova, gli eventi rievocati non ci vengono presentati nella loro effettiva successione ma in un modo che si rivela fortemente disorientante. La disposizione del materiale narrativo, infatti, riflette la tecnica prediletta dall’autore in ogni sua opera, come da lui ribadito in più di un’occasione:

I don’t feel at home with straight, sequential narrative. This partly because I think that moving around in time, having interruptions and delays, is more exciting and has more dramatic potential, but I also think it’s more truthful to the way our minds actually deal with time. Memory doesn’t work in sequence, it can leap to and fro and there’s no predicting what it might suddenly seize on. It doesn’t have a chronological plan. Nor does life, otherwise the most recent events would always be the most important52.

Il lettore può però riuscire a ricostruire una cronologia degli eventi piuttosto precisa: mentre alcuni episodi sono accompagnati dall’indicazione della data esatta in cui avvengono, per altri è comunque possibile trovare dei riferimenti che consentono di attribuire loro una datazione. Ad esempio, una delle prime date che troviamo nel romanzo è quella del Remembrance Day del novembre 1994. A tale proposito, ci viene detto che si tratta della prima volta in cui Jack e Michael si recano da soli alla funzione commemorativa, poiché Tom si è arruolato nell’esercito da quasi un anno e Vera è morta ormai da cinque. Di conseguenza, Vera deve essere venuta a mancare nel 1989 e, scoprendo più avanti come Tom abbia atteso di raggiungere la maggiore età per andarsene dalla fattoria, possiamo dedurre che sia nato nel dicembre del 1975. Se a ciò si aggiunge che la differenza di età tra Jack e Tom è di otto anni, allora il primo deve essere nato nel 1967, ipotesi confermata allorché, nel capitolo 10, veniamo esplicitamente informati del fatto che ha 39 anni.

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Fondamentalmente, gli avvenimenti presentati nel romanzo possono essere ricondotti a tre livelli temporali principali sul piano della storia. Il primo livello, che può comunque essere suddiviso ulteriormente al proprio interno (ad esempio, si può operare una distinzione tra un “prima” felice e un “dopo” tragicamente infelice nella vita di Jack alla fattoria oppure tra gli anni ivi trascorsi e quelli passati sull’Isola di Wight), potrebbe essere definito in maniera approssimativa come quello di un passato (più o meno) remoto, comprendente un arco temporale piuttosto vasto, che si estende dal periodo della prima guerra mondiale fino ai primi giorni di novembre del 2006. Su questo piano si colloca la rievocazione delle vicende familiari di Jack e, in misura minore, di Ellie, a cominciare dalle loro infanzie trascorse rispettivamente a Jebb e a Westcott Farm, fino ad arrivare al momento in cui i due ricevono la notizia della morte di Tom. Inoltre, il meccanismo di recupero memoriale si spinge ancor più indietro nel tempo, con l’introduzione di un’ulteriore analessi, rappresentata dalla storia dei fratelli George e Fred Luxton raccontata da Vera ai piccoli Jack e Tom.

Il secondo livello, invece, comprende eventi riconducibili ad un lasso di tempo molto inferiore, corrispondente all’incirca a una decina di giorni di novembre del 2006. Si tratta, quindi, di vicende che appartengono al passato prossimo di Ellie e Jack e che riguardano in particolare le loro diverse reazioni di fronte all’arrivo della lettera che annuncia la morte di Tom, la visita ufficiale che il maggiore Richards fa al Lookout Cottage per porgere loro le condoglianze a nome dell’esercito e, soprattutto, il viaggio in auto di due giorni intrapreso da Jack, durante il quale si reca dapprima nell’Oxfordshire per la cerimonia di rimpatrio del feretro di Tom, per poi dirigersi verso la cittadina natale di Marleston, dove si celebra il funerale, e fare finalmente ritorno sull’Isola di Wight.

Il terzo livello temporale, infine, corrisponde al presente in cui si colloca l’atto narrativo e, come già accennato, racchiude poche ore di un giorno di novembre del 2006, situato all’indomani del ritorno di Jack dal suo viaggio.

La narrazione delle vicende riguardanti questo livello è però continuamente procrastinata: ogniqualvolta si ritorna alla scena del crimine che Jack deve ancora commettere, l’attenzione si sposta subito sul riaffiorare di frammenti di ricordi più

o meno lontani nel tempo, cosicché il presente si interseca continuamente con i vari gradi di passato, così come questi si alternano fra loro53.

Ne risulta che gli eventi appartenenti ai vari strati temporali possono prendere forma solo gradualmente, e ciò avviene soprattutto in caso di accadimenti particolarmente traumatici. Si pensi, ad esempio, al decesso di Michael Luxton, il padre di Jack: seppure si possa intuire fin dai primi accenni alla vicenda, con le allusioni alla figura del coroner e alla necessità di posticipare il funerale, che si è trattato di una morte violenta, le circostanze del suo suicidio non sono raccontate nel dettaglio fino al capitolo 26 (sui 36 totali), che comincia riallacciandosi a quanto già narrato nel capitolo 2, ovvero all’ultima funzione del Remembrance

Day a cui Jack aveva partecipato da solo col padre, che di lì a poche ore si sarebbe

sparato. Tuttavia, inizialmente questa informazione non ci viene data e la prosecuzione del racconto di questa giornata è rinviata di oltre 200 pagine.

Capita spesso, infatti, che gli episodi vengano dapprima introdotti, per poi essere ripresi successivamente (anche più volte), aggiungendo ulteriori particolari o presentandoli dal punto di vista di un altro personaggio: è questo il caso del litigio che provoca l’allontanamento da casa di Ellie negli istanti che precedono l’inizio della narrazione, il quale ci viene narrato prima dalla prospettiva della donna, poi da quella di Jack.

La narrazione che si viene a delineare pare così tornare frequentemente sui propri passi, con il costante recupero di eventi, ricordi, immagini e persino parole pronunciate dai personaggi, che vengono modulati in modo da diventare ossessivi, come accade per le immagini di fumo e fuoco che costellano il romanzo e che simboleggiano la follia della violenza e delle stragi, umane e animali, che caratterizzano il nostro tempo: se inizialmente si tratta di flashback che riemergono involontariamente dai ricordi di Jack, le stesse immagini ossessionano però anche la mente di Tom e, in sostanza, compaiono ogniqualvolta nel romanzo si verifica una morte violenta: non bisogna dimenticare, infatti, che anche la morte di George e Fred, di Michael e persino del cane della fattoria Luke è causata da colpi di arma da fuoco.

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Comunque, il passaggio da un piano temporale del racconto all’altro è solitamente ben segnalato, anche all’interno dei singoli capitoli, tramite l’inserimento di stacchi grafici tra un

Di tanto in tanto, alla ripetitività del racconto si va ad aggiungere anche l’inserimento, da parte del narratore, di digressioni che forniscono una versione alternativa rispetto al modo in cui le cose sono realmente andate, aprendo ipotetiche parentesi su situazioni che si sarebbero potute verificare ma che non si sono effettivamente realizzate (ad esempio, l’incontro davanti al cancello di Jebb

Farm che sarebbe potuto accadere tra Jack e il poliziotto Bob Ireton dopo il

funerale di Tom, ma che in realtà non c’è mai stato), andando così a rallentare ulteriormente la progressione narrativa.

Pertanto, alla tripartizione cronologica menzionata precedentemente non può corrispondere una suddivisione strutturale netta all’interno del romanzo. Probabilmente, sono i capitoli 2-6 a rappresentare il blocco dell’opera più omogeneo dal punto di vista temporale: prevalentemente imperniati sul passato remoto di Jack (e, nel capitolo 5, di Ellie), essi descrivono la vita alla fattoria prima e dopo lo scoppio dell’epidemia di mucca pazza, stabilendo inoltre un confronto tra l’antico modo di vivere e quello adottato da lui ed Ellie dopo il trasferimento sull’Isola di Wight.

Dal capitolo 7 in poi, alla rievocazione di situazioni relative al passato remoto comincia ad affiancarsi quella delle vicende concernenti il passato recente di Jack, a partire dall’arrivo, nove giorni prima del presente in cui si colloca l’inizio della narrazione, della lettera che comunica il decesso di Tom. Da questo punto in avanti, la stratificazione temporale del racconto si fa sempre più evidente, con i frammenti analettici appartenenti a un determinato piano cronologico che cedono continuamente il passo agli altri.

Così, ai capitoli dedicati alle varie tappe del recentissimo viaggio fatto da Jack, si alternano quelli riservati alla soppressione del cane Luke, alla partenza di Tom in una fredda notte di dicembre e al suicidio di Michael, compiuto con lo stesso fucile con cui quest’ultimo aveva ucciso Luke e che ora Jack vuole usare contro se stesso, fino ad arrivare all’abbandono definitivo della fattoria e delle campagne del Devon da parte sua e di Ellie. Inoltre, per quanto concerne i ricordi appartenenti al passato remoto di Jack, in questa parte del romanzo occorre distinguere tra quelli che sgorgano direttamente dalla situazione di crisi presente e

quelli che, invece, si collocano all’interno di frammenti a loro volta analettici, connotandosi dunque come flashback di secondo grado.

Nella parte finale dell’opera (capitoli 34-36), l’intricato processo di rievocazione arriva a ricongiungersi col livello diegetico primario e l’attenzione si concentra sempre più su ciò che sta avvenendo nel presente della narrazione. Ellie, infatti, rimette in moto l’auto (e con essa l’azione) e torna a casa, di modo che il lettore può finalmente scoprire se Jack attuerà davvero il proprio piano e userà il fucile per compiere un omicidio-suicidio. Grazie all’apparizione del fantasma di Tom, comunque, Jack desiste infine dal suo proposito e i due coniugi possono ricongiungersi. In più, c’è anche spazio per accennare tramite prolessi esterna cosa accadrà dopo la fine della storia (Jack si sbarazzerà definitivamente del fucile e racconterà a Ellie di aver gettato la medaglia del prozio George nella tomba di Tom, anche se ciò non corrisponde al vero), tuttavia queste informazioni si spingono oltre la fine dell’atto narrativo (“But all this - while he had still to open the door that his brother had guarded - was yet to come”, pp. 352-353).

In generale, la narrazione segue una modalità di rievocazione associativa. Sono numerose le situazioni che, per analogia, attivano il ricordo di altre: ad esempio, la lettera da cui Jack apprende che il fratello è morto ne richiama altre scritte da lui stesso o ricevute da altri personaggi, come Ellie. A volte, è sufficiente una parola a innescare una reminiscenza, mettendo così in connessione due eventi collocati su piani temporali diversi: la parola “caravan”, pronunciata da Ellie all’inizio del capitolo 8 (e la posizione incipitale ne sottolinea l’importanza), che si apre su un episodio risalente ad oltre dieci anni prima dell’inizio della narrazione, non può non risuonare nella mente di Jack e lasciare quindi spazio a un’ulteriore analessi in cui vengono rievocate le due vacanze che egli aveva trascorso al mare con la madre e Tom, alloggiando proprio in una roulotte. Allo stesso modo, il suicidio di Michael avviene in una gelata notte di gennaio, simile a quella che Jack trascorre in albergo a Okehampton dopo aver presenziato alla cerimonia di rimpatrio del feretro del fratello, e proprio questo particolare pare essere una delle cause che provocano il sogno che ne innesca il ricordo: “It would have to be a frosty night. He saw the dip of Barton Field” (p. 227).

Nel romanzo risulta perciò possibile rintracciare una fitta rete di corrispondenze e somiglianze. In effetti, l’opera è talmente disseminata di ripetizioni e analogie che finisce col creare l’impressione di un microcosmo dominato da una sorte avversa a cui è impossibile sottrarsi, producendo un effetto opprimente e ossessionante sia sui personaggi che sul lettore. E a tale sensazione di ripetitività e ineluttabilità di eventi fuori dall’ordinario si allude fin dall’incipit: “There is no end to madness, Jack thinks, once it takes hold” (p. 1).

Tra gli eventi che si ripresentano in modo analogo, particolare importanza riveste proprio la storia dei due giovani antenati Luxton cui si è accennato precedentemente. Rappresentando la storia di due fratelli, essa stabilisce una forte corrispondenza con quella di Jack e Tom, rispetto alla quale agisce come un funesto presagio che lascia scorgere anticipatamente quale sarà la sorte di Tom nell’esercito. Non a caso questo episodio è uno dei primi ad essere narrato nel romanzo, suggerendo così fin dall’inizio come quella della famiglia Luxton sia una storia di caduta. A rafforzare quest’impressione, segue la narrazione della morte per cancro alle ovaie della madre di Jack, l’evento che, “like a line in history” (p. 20), segna nella storia del figlio e in quella della fattoria il punto di confine tra un prima felice e un dopo catastrofico. E la malattia costituisce un altro elemento che si ripropone insistentemente: dopo aver strappato Vera all’affetto dei suoi cari, essa colpisce infatti anche il cane Luke, che finisce col replicare il percorso di decadimento già intrapreso dalla donna, e Michael, che però non attende che essa faccia il suo corso e decide di togliersi la vita, così come in precedenza aveva scelto di porre fine alle tribolazioni dell’animale, ormai infermo e cieco. Inoltre, non si deve dimenticare che proprio una malattia, l’encefalopatia spongiforme bovina, è all’origine della rovina finanziaria che si abbatte sulla fattoria e che quanto accade all’interno della famiglia Luxton trova un corrispettivo nella famiglia Merrick: prima della morte di Vera, Alice Merrick aveva abbandonato volontariamente (così come volontario è l’allontanamento di Tom) il marito Jimmy e la figlia Ellie, privando la propria fattoria della presenza materna; in modo analogo, solo pochi mesi intercorrono tra la morte di Michael e quella di Jimmy, colpito da un tumore ai polmoni che si va ad aggiungere alle pessime condizioni del suo fegato, già messo a dura prova dall’abuso di alcool.

La sensazione di un fato malevolo che perseguita l’individuo è tipica della sintomatologia del trauma, in cui il continuo ripresentarsi di eventi di natura affine interrompe lo scorrere del tempo e imprigiona il soggetto nella propria morsa paralizzante, impedendogli di individuare una via d’uscita dalla propria condizione. Difatti, nel presente narrativo, sia Jack che Ellie ci vengono presentati come totalmente immobili e in preda a una vera e propria coazione a ricordare, con le immagini del loro passato traumatico che si sovrappongono a quelle che dovrebbero effettivamente vedere di fronte a loro: “Ellie sits in the lay-by at Holn Cliffs, not admiring the view” (p. 334); “And Jack, who long ago took his last look at that yard, looks now from an upstairs window at a grey sea, at a sky full of wind-driven rain, but sees for a moment only smoke and fire” (p. 2). In questo modo, la ripetizione riflette il meccanismo dell’acting out del trauma.

Tuttavia, all’interno del romanzo, il ricorso alla ripetizione può anche assumere una connotazione positiva, rivelandosi essenziale per l’assimilazione del trauma. Introducendo varianti stilistiche o spostando il punto di vista, infatti, lo stesso evento può essere rievocato ogni volta in modo diverso e più accurato, in un meccanismo che consente al lettore di ricevere nuove informazioni e ai personaggi di recuperare gradualmente la totalità della memoria.

In quest’ottica, la tecnica della ripetizione riflette la tensione esistente all’interno di ogni opera narrativa tra il desiderio di raggiungere il finale della storia e quello di posticiparlo il più a lungo possibile, tramite interruzioni e digressioni che creino suspense nel lettore, in un movimento che, in modo simile al trauma, rimane sospeso tra la stasi e la catarsi.

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