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3. Il database degli studenti dell’Università degli Studi di Cagliari

3.1 Il contesto storico

3.1.1 Le origini dell’Università di Cagliari e le Costituzioni del 1626

Le vicende che portarono alla fondazione dell’Ateneo cagliaritano presero le mosse nel 1543 nel momento in cui Giovanni Antonio Arquer, durante la seduta del Parlamento presieduto dal viceré Antonio de Cardona, propose l’istituzione di uno Studio generale nella capitale del Regno80. Tale richiesta che, se accolta, avrebbe sicuramente aumentato il prestigio della città, fu dettata dall’esigenza di dare l’opportunità ai giovani che desideravano proseguire gli studi di non essere costretti a migrare fuori dall’isola; ciò comportava cospicue spese che solo chi apparteneva a famiglie benestanti poteva affrontare, impedendo dunque a chi aveva origini più modeste di poter studiare. Inoltre, non era da sottovalutare il rischio che si correva all’epoca nell’intraprendere uno spostamento via mare81. Purtroppo, la mancata unanimità da parte delle componenti parlamentari e le perplessità del sovrano Carlo V resero nulla l’istanza lasciando aperta la questione che fu affrontata nuovamente nel Parlamento che si tenne nel 1553-1554. Ancora una volta si ribadirono le motivazioni presentate dieci anni prima a cui si aggiunsero, nel 1559, le conseguenze dovute all’emanazione da parte di Filippo II del provvedimento che vietava ai sudditi della corona di frequentare le università non iberiche affinché si evitasse ogni contatto con le idee luterane e calviniste oltre che per motivi politici; tuttavia, la risposta del sovrano giunta alcuni anni dopo disattese le aspettative82. In

questo stesso periodo ebbe un forte sviluppo l’azione della Compagnia di Gesù nell’ambito dell’insegnamento superiore e la speranza che anche in Sardegna la Compagnia insediasse un proprio collegio era stata espressa da più voci allo stesso modo di quanto stava avvenendo in varie parti d’Europa. I gesuiti, per quanto vedevano accrescere le adesioni al proprio ordine, mantennero una certa prudenza, inoltre i loro sostenitori facevano leva sul bisogno di una rinnovata evangelizzazione della popolazione dell’isola. La situazione si sbloccò inizialmente a Sassari, allorché il maestro razionale del Regno di Sardegna, Alessio Fontana,

80 G.P. Brizzi, Tra Roma e Madrid: la genesi dello Studio generale di Cagliari (1543-1626), in

Birocchi, La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari. Dai progetti cinque-

centeschi all’Unità d’Italia, Edizioni ETS Pisa 2018, p. 25.

81 G. Nonnoi, Un Ateneo in bilico tra sopravvivenza e sviluppo in M. Rapetti, La riconquista dei saperi. Il pareggiamento dell’Università di Cagliari, Aipsa, Cagliari 2016, p. 8.

82 G. Sorgia, Lo studio generale cagliaritano. Storia di una Università, Università degli studi di Cagliari, Cagliari 1986, pp. 11-12.

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consentì la creazione di un collegio della Compagnia e l’inizio del pubblico insegnamento dal settembre del 1562; nel 1564 fu la volta di Cagliari, cui seguirono le iniziative di Iglesias e Alghero. La presenza di queste scuole, però, non portò all’accelerazione dell’iter di fondazione dell’università, bensì, dilatò i tempi poiché introdusse nel panorama formativo delle città una valida alternativa all’università83.

Il numero crescente di studenti che frequentavano le scuole e l’istituzione di corsi di filosofia e teologia incoraggiarono, durante il Parlamento presieduto dal viceré Antonio Coloma conte di Elda, l’avanzamento di una nuova richiesta di creazione di uno Studio generale a Cagliari che, stavolta, ottenne il benestare di Filippo III il quale inviò l’approvazione ad avviare le pratiche per la creazione dell’università84. Il 12 febbraio 1607 la bolla papale emanata da Paolo V autorizzò la costituzione dello Studio generale in cui si sarebbero dovute insegnare lettere latine, greche ed ebraiche, arti liberali, medicina, filosofia e scienze sul modello delle principali università spagnole85. Affinché questi provvedimenti potessero concretizzarsi era necessario il privilegio di fondazione di Filippo III, ma per ottenerlo era necessario rassicurare il sovrano sulla possibilità di mettere in pratica quanto necessario per il funzionamento dello Studio; così, nel dicembre 1619, il Consiglio cittadino di Cagliari rinnovò la richiesta al sovrano che, il 31 ottobre 1620, concesse il privilegio di fondazione dello Studio generale e sei anni dopo la commissione guidata da Giovanni Dexart presentò le Costituzioni del nuovo ateneo86.

La stesura delle Costituzioni non avvenne senza difficoltà: da una parte si doveva fare i conti con gli scarsi finanziamenti causati dall’inadempienza degli stamenti ecclesiastico e militare nel versamento della loro quota, e dall’altra occorreva mantenere buoni rapporti con il collegio gesuitico. Con quest’ultimo si giunse all’accordo che stabiliva l’assegnazione ai loro maestri delle cattedre di Teologia

83 E. Todde, «Una gestazione lunga e travagliata»: la fondazione delle Università di Sassari e Cagliari, in «Scripta», N.15 (giugno 2020), pp. 229-240.

84 Brizzi, Tra Roma e Madrid, pp. 51-52.

85 Lerida, Salamanca, Valladolid, Compostela, Alcalá de Henares. Per approfondire si rimanda a

Joan J. Busqueta, La fundación del Studium Generale de Lleida y la tradición jurídica ilerdense, in «Scripta», N.15 (giugno 2020). Rosa Maria Alabrús Iglesias, Les Universitats històriques en

terres de llengua catalana, in «Scripta», N.15 (giugno 2020).

86 Brizzi, Tra Roma e Madrid, pp. 53-54. M. Canepa, Le Costitutiones dell’Università di Cagliari,

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scolastica, uno di Sacre Scritture e uno di Casi di coscienze, due o tre maestri di filosofia, un corso di matematica e uno di lingua ebraica che poteva essere svolto da uno dei lettori di Teologia, quindi, un totale variabile da sette a nove docenti87.

Nei 40 articoli che le costituivano fu stabilito che lo Studio, posto sotto la protezione della Vergine e dei Santi Ilario, Lucifero ed Eusebio, fosse governato dal rettore con incarico triennale affiancato da un provvisore generale con il compito di assicurarne l’incremento e il regolare funzionamento, dal sindaco, da un clavario ossia il tesoriere, da un segretario88. Furono istituite quattro facoltà:

Teologia che, oltre alle quattro cattedre affidate ai gesuiti, era composta da una cattedra per l’insegnamento delle dottrine tomiste e da una per l’insegnamento delle dottrine dello Scoto; la Facoltà di Giurisprudenza composta da due cattedre di istituzioni, due di diritto canonico e due di pandette; la Facoltà di Medicina con due cattedre e la Facoltà di Filosofia composta da due cattedre tenute dai gesuiti a cui si aggiungeva una terza per l’insegnamento delle dottrine aristoteliche; qualora i due stamenti, ecclesiastico e militare, avessero accresciuto la dotazione all’università, si sarebbero aggiunte due cattedre di digesto, due di istituzioni e una di chirurgia89. Ogni facoltà aveva il suo collegio e l’unione di questi costituiva il Corpo accademico composto da 54 membri. I futuri studenti, per immatricolarsi all’università, dovevano presentare domanda al segretario e pagare la relativa tassa di immatricolazione, in caso di passaggio di corso la domanda doveva essere rinnovata; anche il passaggio da altre università era ammesso ma solo se l’aspirante presentava i titoli già conseguiti e a seguito del riconoscimento della loro validità doveva tenere una lezione in presenza del collegio della facoltà nella quale si voleva iscrivere. Ogni studente poteva aspirare al conseguimento di tre gradi: il baccelliere, che si conseguiva al quarto anno e la commissione era composta dai soli docenti della facoltà; la licenza e la laurea al quinto anno. Le prove per il conseguimento della licenza dovevano svolgersi alla presenza del collegio della facoltà mentre l’esame di laurea si sosteneva davanti ai quattro collegi delle facoltà90, queste prove

si svolgevano nello stesso giorno o comunque a brevissima distanza tra loro.

87 Ivi, p. 55.

88 M. Canepa, Le Costitutiones dell’Università di Cagliari, Società Editoriale Italiana, Cagliari

1925, pp. 9-10.

89 Ivi, p. 11. 90 Ivi, pp. 12-13.

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Nelle costituzioni non veniva fatto alcun cenno ai notai91 che, per poter esercitare, non avevano necessità della laurea, ma con l’apertura dell’università la normativa che regolava l’esercizio della professione venne perfezionata e divenne obbligatorio per gli aspiranti notai seguire per almeno un anno i corsi di istituzioni e di diritto erogati dalla facoltà giuridica92.

Purtroppo, la carenza di dati relativi a questo primo periodo non ci consentono di quantificare la consistenza degli studenti iscritti, l’unico dato certo che emerge dalla documentazione in nostro possesso è che per il periodo compreso tra il 1674 e il 1764 gli studenti che conseguirono i gradi di licenza o di laurea furono 22293: è

possibile che una percentuale di essi appartenesse a famiglie nobili e ai ceti togati della capitale o nelle zone meridionali dell’isola e un’altra percentuale fosse appartenente agli ordini religiosi presenti a Cagliari e solo un numero ridotto provenisse dalle diocesi limitrofe94.

Il neonato ateneo sin da subito dovette fare i conti con una serie di problemi che si manifestarono a causa dei conflitti tra la municipalità della città e l’arcidiocesi a proposito della nomina del rettore e dell’inadempienza da parte dello stamento ecclesiastico e feudale nel pagamento della quota che erano obbligati a versare. La carenza di fondi era causa di erogazioni non regolari dei compensi che spettavano ai docenti che, in segno di protesta, disertavano le lezioni, rallentando notevolmente le attività didattiche. Solo i cattedratici gesuiti – che non ricevevano alcun compenso – continuarono a esercitare i loro insegnamenti e questo quadro desolante

91 Nel 1583 il Parlamento presieduto dal viceré Michele de Moncada prescrisse che per esercitare

tale professione fosse necessaria un’età minima di venticinque anni e un periodo di apprendistato di almeno sei anni presso un notaio. Ogni aspirante notaio doveva superare un esame in cui si verificava se fosse in grado di leggere e scrivere, la conoscenza dei formulari delle diverse tipologie di atti e doveva dimostrare di essere una persona di buona morale e onesta. La commissione esaminatrice presieduta dal Reggente la Real Cancelleria era composta da due o più dottori in utroque, da due notai pubblici e da un segretario. Una volta superato l’esame prestava giuramento di fedeltà alle leggi in presenza del reggente la Reale Cancelleria e di due testimoni. G. Salice, Notai d’eta moderna. Una prospettiva sociale, in I. Birocchi, La Facoltà di

Giurisprudenza dell’Università di Cagliari, Edizioni ETS, Pisa 2018, p. 147.

92 O. Schena, Brevi note sull’esercizio del notariato nel Regno di Sardegna (secc. XIV-XVII), edito

in M. Faedda, O. Schena, De’ notai, ed insinuatori, e degl’uffizi dell’insinuazione, Carlo Delfino, Sassari 2003, pp. 9-13.

93 Tali dati sono stati desunti dai Libri de Grados conservati nella Sezione I (1764-1848)

dell’Archivio storico dell’Università di Cagliari, sotto sottoserie 2.5.3. Rapetti, Todde, Archivio

storico dell’Università di Cagliari. Sezione I (1764-1848) Inventario, pp. 172-173. 94 Nonnoi, Un Ateneo in bilico tra sopravvivenza e sviluppo, p. 11.

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fu ciò che trovarono i piemontesi al loro arrivo in Sardegna: una Universitàs

Studiorum di cui ormai si conservava solo il nome95.